Qui viene svelata la chiave di “satipattana”

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Qui viene svelata la chiave di “satipattana”

il processo mentale che conduce alla liberazione dell’individuo

“Il significato della parola Satipatthana”

Il Ven. Sayadaw U Pandita parla spesso del significato della parola
satipatthana e usa la sua etimologia per spiegare il modo giusto per
notare e osservare il sorgere degli oggetti fisici e mentali nella
pratica della meditazione. La dettagliata e pratica esposizione va a
merito del Sayadaw. È una formula, o ricetta per aver successo nella
meditazione. Se applicato meticolosamente nella propria pratica, il
Dhamma sarà rivelato in ogni momento.

– I sette benefici della consapevolezza –

La pratica della meditazione satipatthana porta alla purificazione
della mente, al superare il dolore e le lamentazioni, al completo
superamento delle sofferenze fisiche e mentali, all’entrata nel retto
sentiero e al raggiungimento del Nibbana.

– L’etimologia di satipatthana –

Il termine pali satipatthana è generalmente tradotto come “Le quattro
basi della consapevolezza”. Tuttavia il suo pieno significato può
essere rivelato dividendo la parola composta nelle sue parti ed
esaminando questi elementi sia individualmente, sia in combinazione.

Sati + patthana o

Sati + pa + (t)thana

La parola sati deriva da una radice che significa “ricordare”
(samsarati); ma, come fattore mentale, significa presenza della mente,
attenzione al presente, consapevolezza, vigilanza e attenzione,
piuttosto che la facoltà di ricordare il passato.

Patthana significa “ stabilirsi in modo rigoroso, stabile e fermo,
applicarsi, fissarsi”.

Combinando questi due elementi, il significato della parola composta
diventa “ stabilizzazione rigorosa, stabile e ferma della
consapevolezza sull’oggetto dell’osservazione”. Questo tipo di
consapevolezza è anche chiamata Satipatthana Sati, ferma
consapevolezza.

– Le quattro basi della consapevolezza –

Le quattro basi della consapevolezza hanno una sola essenza: la
contemplazione consapevole di fenomeni naturali. Essi sono
differenziati in modo che questa contemplazione sia applicata a
quattro oggetti: 1) il corpo (kaya); 2) le sensazioni (vedana); 3) gli
stati di coscienza (citta); 4) gli oggetti della mente (dhamma).
L’ultimo comprende fattori come i cinque impedimenti, i cinque
aggregati, le sei basi sensoriali e i sei oggetti dei sensi ( che
sperimentiamo nelle attività quotidiane), i sette fattori di
illuminazione e le quattro nobili verità.

– Sati –

“Consapevolezza” è il termine solitamente usato in italiano come
traduzione del termine “sati”. Tuttavia, questo non rende
completamente il significato. “Potere di osservazione” è una
traduzione più adeguata. La piena estensione del suo significato sarà
spiegata esaminando i suoi vari aspetti: caratteristiche, funzioni,
manifestazioni, cause prossime e inoltre i fattori peculiari della
consapevolezza.

– Non superficialità –

Sati ha la caratteristica di non vacillare; cioè, non divagare
dall’oggetto (apilapana lakkhana). I commentatori hanno dato la
similitudine di una zucca vuota e secca gettata nell’acqua. Un tappo
di sughero o una zucca galleggeranno sulla superficie dell’acqua. Allo
stesso modo la mente comune che osserva e nota non fa che sfiorare
l’oggetto in maniera superficiale. Invece la mente dovrebbe immergersi
o sprofondare nell’oggetto di osservazione, proprio come una pietra
che gettata nell’acqua si immerge e sprofonda fino al fondo. Supponete
di osservare l’addome come oggetto della vostra pratica di
satipatthana. Cercate di essere ben saldi focalizzando la vostra
attenzione sull’oggetto principale in modo che la mente non scivoli
via. Così la mente si immergerà profondamente nel processo del salire
ed abbassarsi. Quando la mente può penetrare questo processo, potete
comprendere la sua vera natura: tensione, pressione, movimento e così
via.

– Tenere l’oggetto in vista –

La “funzione” di Sati è l’assenza di confusione o noncuranza (asammosa
rasa). Questo significa che la mente che osserva e nota non dovrebbe
perdere la visione, né dimenticare, né consentire all’oggetto di
osservazione di sparire. Per esprimere questo concetto in maniera
positiva, la funzione di Sati è di tenere l’oggetto sempre in vista.

Come un giocatore di football non perde mai di vista il pallone, un
giocatore di tennis la pallina e un boxer i movimenti del suo
avversario, così il meditatore non perde mai di vista l’oggetto della
consapevolezza.

– Confronto e protezione –

Ci sono due “manifestazioni” di Sati: venire faccia a faccia con
l’oggetto e protezione.

– Faccia a faccia con l’oggetto –

La principale manifestazione di Sati è confrontarsi, cioè stabilire la
mente direttamente, faccia a faccia, con l’oggetto di osservazione (
visayabhimukha bhava pacupatthana). Sati si manifesta come la mente in
uno stato (bhava) di mettersi a confronto, porsi faccia a faccia
(abhimukha) con un oggetto, o campo di osservazione (visaya).

È detto che il viso umano è indice del carattere. Quindi se volete
conoscere una persona, classificarla, dovete stare faccia a faccia con
lei, ed esaminare la sua faccia attentamente. Poi il vostro giudizio
sarà corretto. Ma se starete in un angolo, dietro o lontano da questa
persona, non sarete in grado di distinguere le fatture della sua
faccia. Similmente quando osservate il movimento ascensionale del
vostro addome, se la mente è realmente faccia a faccia col movimento
di salita, noterete differenti sensazioni come tensione, pressione,
calore, freddo o movimento.

– Protezione –

Se la mente che nota e osserva rimane faccia a faccia con l’oggetto di
osservazione per un significativo periodo di tempo, il meditatore può
scoprire una grande purezza mentale creata dalla totale assenza di
kilesas, le impurità mentali. Questa purezza è il risultato di una
seconda manifestazione di Sati: tutela o protezione dagli attacchi dei
kilesas (arakkha paccupatthana). Con la presenza di Sati, le impurità
mentali non hanno alcuna possibilità di entrare nella corrente della
coscienza.

Sati è paragonata a un portinaio perché controlla le porte dei sei
sensi. Un portinaio non lascia entrare persone cattive e distruttive,
lascia entrare solo persone buone e utili. Sati non lascia entrare
azioni non salutari (akusala), ma solo quelle salutari (kusala). Non
accettando akusala la mente è protetta.

– Le cause immediate della consapevolezza –

Le cause immediate del sorgere della consapevolezza sono: una
percezione forte (thirasanna padatthana) e i quattro fondamenti della
consapevolezza (kayadi satipatthana padatthana).

– Forte percezione –

Per essere consapevoli di un oggetto è necessaria una forte e ferma
(thira) percezione. Più la percezione (sanna) è forte e costante, più
la consapevolezza sarà ferma, forte e costante.

Le due funzioni della percezione sono la registrazione e il
riconoscimento delle formazioni (sankhara), senza riguardo della loro
natura salutare o non salutare. Sanna è comparata alla registrazione
di un discorso con un nastro o un videoregistratore. La registrazione
avviene in ogni caso, senza tenere conto del contenuto o della qualità
del discorso. Una registrazione chiara e di alta qualità, come nel
caso di un concerto o di un’opera registrata col sistema digitale dei
CD, è la causa di un’esperienza di ascolto chiara, forte e incisiva
quando riascoltiamo la registrazione.

Similmente, nella pratica della meditazione, una forte e chiara
percezione (notare e etichettare) degli oggetti di osservazione che
sorgono, è di grande sostegno a una chiara, forte e costante
consapevolezza.

– Le quattro basi della consapevolezza –

Un’altra causa immediata per il sorgere di sati sono le quattro basi
della consapevolezza. Che è come dire che è la consapevolezza la causa
della consapevolezza. Infatti lo sviluppo della consapevolezza è il
risultato del costante slancio: un momento di consapevolezza causa il
successivo.

Questo può essere comparato al processo di acquisire un ‘istruzione,
presupponendo che lo studente sia studioso e faccia i suoi compiti
diligentemente. Le lezioni imparate nei primi gradini dell’istruzione
sono le cause per poter poi apprendere gli insegnamenti più elevati.
L’istruzione della scuola elementare è la causa dell’istruzione nelle
scuole secondarie e questa a sua volta diventa la causa per poter
sostenere un’istruzione universitaria.

In poche parole, la consapevolezza porta a una più grande e forte
consapevolezza.

– Immediatezza –

L’immediatezza, nella consapevolezza per un oggetto di osservazione, è
molto importante. Nulla dovrebbe frapporsi tra l’oggetto che sorge qui
e ora e il notare e osservare. L’oggetto che sorge e la mente che nota
non dovrebbero essere separate nel tempo. L’osservazione dell’oggetto
che sorge nel momento presente dovrebbe avvenire immediatamente, senza
nessun ritardo. Dovrebbe essere istantaneo. Non appena l’oggetto di
osservazione sorge dovrebbe essere notato e osservato.

Se il notare ed osservare viene ritardato l’oggetto sarà già passato
nel momento in cui la consapevolezza gli si rivolge. Gli oggetti del
passato e del futuro non possono essere conosciuti correttamente e, se
l’attenzione non può rimanere con gli oggetti come essi sorgono,
questa non è più la pratica della Vipassana.

– Concomitanza –

Quando due o più processi accadono nello stesso tempo, c’è il fenomeno
della concomitanza. La concomitanza tra la mente che nota e osserva e
l’oggetto dell’osservazione, è un aspetto importante di Sati. Per
esempio, quando un oggetto sorge, la mente cade sull’oggetto
simultaneamente col suo sorgere, sincronicamente con esso.

– Consapevolezza straordinaria –

La particella pa di sati-pa-(t)thana specifica che la consapevolezza
deve essere di una straordinaria e eccezionale natura (visittha);
estrema, intensiva e persistente (bhusattha). La consapevolezza
ordinaria e fuori luogo nella pratica intensiva della Satipatthana
Vipassana. È la natura della particella pa e i suoi aspetti pratici
che adesso esploreremo.

– Precipitarsi (pakkhanditva pavattati) –

La particella pa può anche essere interpretata come: precipitarsi,
balzare, immergersi. Appena l’oggetto di osservazione sorge la mente
deve precipitarsi verso e dentro l’oggetto di osservazione con grande
forza, con coraggio. Essa attacca l’oggetto senza esitazione, senza
pensare, riflettere, analizzare, immaginare, domandare, considerare,
speculare o fantasticare.

Diversi aspetti riguardano “precipitarsi:

1) Improvviso, impetuoso, movimento veloce e immediato fatto con
violenza velocità o grande forza, potenza e dinamismo. Similitudine:
come correre per portare qualcuno all’ospedale.

Catturare, colpire, arrestare un attacco improvviso; fare un attacco o
un assalto immediato; fare una carica. Similitudine: i soldati
catturano e sconfiggono le truppe nemiche con un attacco improvviso e
vigoroso.

Un continuo e assiduo spostamento di molte persone per raggiungere un
certo posto. Similitudine: la folla si precipita sui cancelli dello
stadio di calcio poco prima che la partita cominci.

Muoversi con urgenza, con estrema velocità, fretta e precipitazione.
Similitudine: come una persona che dice: “ho una fretta tremenda”
oppure, seguendo il detto “batti il ferro finche è caldo” bisogna
notare l’oggetto mentre è “fresco” o “caldo”.

I meditatori non devono notare e osservare in una maniera che va e che
viene. La consapevolezza non deve essere fiacca, pigra, occasionale;
non deve fissarsi al di là o troppo tardi; non deve fermarsi. Non deve
esserci una mente che vaga né un luogo per i pensieri. Il notare e
osservare non deve essere freddo o esitante; deve invece scorrere
veloce in maniera ordinata e sistematica.

Afferrare e impossessarsi fermamente dell’oggetto. (upagganhitva pavattati)

Un contadino mentre miete il riso deve afferrare e tenere fermamente
un mazzetto di steli e solo allora potrà tagliarli col suo falcetto.
Similmente un meditatore deve afferrare fermamente l’oggetto di
osservazione in modo che la mente non possa né scivolare via né
perdere l’oggetto che sta osservando.

Quando la consapevolezza diventa salda, il meditatore sarà capace di
afferrare fermamente oggetti grossolani.. Con più pratica,
l’attenzione potrà cogliere oggetti più raffinati ed eventualmente
anche oggetti molto sottili potranno essere trattenuti fermamente
dalla mente. Tuttavia un meditatore deve per prima cosa cercare di
afferrare oggetti fisici prima di tentare di impadronirsi dei più
sottili tipi di oggetti mentali come intenzioni, pensieri, etc.

– Coprire l’oggetto completamente. (pattaritva pavattati) –

La mente che nota e osserva deve coprire l’oggetto di osservazione
completamente, espandendosi sull’intero oggetto, avvolgendolo,
afferrandolo nella sua interezza. Non deve essere osservata solo una
parte, ma l’oggetto deve essere notato e osservato all’inizio, nel
momento intermedio, fino alla sua fine.

– Continuità ininterrotta (pavattati) –

Nel senso pratico, questo aspetto significa che il notare e
l’osservare l’oggetto che sorge deve essere continuo; il che significa
un momento di consapevolezza connesso con quello successivo, momento
dopo momento. Il momento precedente di consapevolezza deve essere
connesso col successivo momento di consapevolezza. In breve la
consapevolezza deve essere sostenuta.

– Similitudini:

– Se c’è una fessura tra due tavole del pavimento, la polvere o la
sabbia possono entrare. Se non c’è continuità nella consapevolezza e
si creano “fessure”, le impurità possono entrare.

– Un uomo deve accendere un fuoco strofinando assieme due bastoncini.
Se smette di sfregare continuamente e si riposa, riprendendo più tardi
il suo lavoro di strofinare i bastoncini, nessun fuoco si accenderà.

Similmente, se la consapevolezza non è continua il fuoco della
saggezza non si accenderà.

Il notare, l’osservare o la consapevolezza dell’oggetto non deve avere
interruzioni, ma essere continuo; non deve procedere a strappi,
partendo e fermandosi continuamente. La gente che pratica a strappi,
riposandosi di tanto in tanto e poi partendo di nuovo, mantenendo la
consapevolezza per un tratto e poi fermandosi per sognare a occhi
aperti, vengono chiamati “meditatori camaleonte” (perché si muovono
con discontinuità come il camaleonte).

– Non alterare.-

La caratteristica universale del “non sé” (anatta) deve essere
applicata ai processi di notazione e osservazione del sorgere del
fenomeno fisico e mentale.

Il meditatore deve mettere molta attenzione nel guardare l’oggetto di
osservazione senza manipolarlo, controllarlo o cercare di modificarlo.
Deve semplicemente osservare quello che c’è, non quello che si aspetta
o vuole che ci sia.

***************

– Conclusione.-

A questo punto cosa possiamo dire su Satipatthana?

Satipatthana è la consapevolezza di un oggetto su cui ci precipitiamo
appena sorge, penetriamo profondamente e ricopriamo completamente con
la nostra attenzione, in modo che la mente possa restare con fermezza
strettamente connessa con esso.

Ad esempio, quando notiamo “sollevarsi”, la mente penetra e nota
l’oggetto che in questo caso è il movimento del sollevarsi
dell’addome. La consapevolezza si precipita dentro e ricopre
completamente questo oggetto in modo che la mente possa restare
fermamente e strettamente connessa con questo fenomeno. Lo stesso
processo viene poi ripetuto quando c’è la notazione “discendere”, e
così via su tutti i fenomeni che sorgono nel corpo e nella mente.

Quindi, in conclusione, Sati, o la consapevolezza, deve essere
dinamica e sempre a confronto con il suo oggetto. La consapevolezza
deve balzare con sollecitudine sopra l’oggetto coprendolo
completamente, penetrandolo completamente senza dimenticare nessuna
sua parte.

Se la vostra consapevolezza ha queste qualità, sono assolutamente
garantiti progressi veloci nella meditazione e, col maturare della
pratica, l’esperienza del Nibbana è assicurata.

_______

– Satipatthana in breve:

„ stabilizzazione ferma e vicina all’oggetto

non superficialità

tenere l’oggetto in vista

stare faccia a faccia con l’oggetto

protezione della mente dall’attacco dei Kilesas (le impurità)

forte percezione

la consapevolezza è la causa della consapevolezza

precipitarsi e sprofondarsi nell’oggetto

afferrare saldamente l’oggetto

coprire completamente l’oggetto con l’attenzione

immediatezza

continuità

simultaneità

non manipolazione o modificazione dell’oggetto

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