30 settembre 2014
Molte delle aree cerebrali che si attivano quando raccontiamo un episodio della vita quotidiana sono le stesse che si attivano in chi ci ascolta, e sono situate nei due emisferi del cervello: è quanto emerge da un nuovo studio, che porta a ritenere che molti dei processi di elaborazione siano gli stessi sia per la produzione del linguaggio sia per la sua comprensione. Finora gli studi in questo campo confinavano nell’emisfero sinistro le aree deputate alla produzione linguistica (red)
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Quando raccontiamo, facciamo affidamento su un’estesa rete di aree cerebrali situate in tutti e due gli emisferi, e non solo sull’emisfero sinistro, come indicato da precedenti ricerche. Molte di queste aree, inoltre, sono le stesse deputate alla comprensione del linguaggio.
Lo afferma un nuovo studio pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” da Lauren J. Silbert e colleghi della Princeton University, che hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale, una tecnica che consente di visualizzare le aree cerebrali attivate in un soggetto impegnato in un certo compito, per analizzare le risposte neurali di alcuni volontari sottoposti a test linguistici.
La complessa architettura anatomico-funzionale coinvolta nella produzione del linguaggio in situazioni della vita reale non è ancora stata caratterizzata completamente. Finora, infatti, gli studi si sono focalizzati sulla produzione di singoli fonemi, parole o brevi frasi pronunciati in ambienti isolati e decontestualizzati.
In questi setting sperimentali, le scansioni d’imaging cerebrale evidenziavano un’attivazione cerebrale decisamente lateralizzata, con il coinvolgimento dell’emisfero frontale sinistro e temporo-parietale sinistro, in contrasto con quanto emerso da studi sulla comprensione del linguaggio, in cui l’attivazione avviene invece in diverse regioni cerebrali in entrambi gli emisferi.
Tuttavia, nelle ricerche è andato via via emergendo un dato sorprendente; quanto più i test di comprensione linguistica riguardano la narrazione di fatti della quotidianità, tanto più si attivano aree cerebrali situate lungo la linea mediana del cervello, come il precuneo e le aree prefrontali mediali, che sono deputate all’elaborazione di informazioni extralinguistiche.
È possibile allora che quest’attivazione più generalizzata sia da attribuire al contesto, e non al fatto che produrre il linguaggio attiva aree diverse rispetto alla sua comprensione? Non è facile rispondere a questa domanda sulla base di risultati sperimentali, poiché i test di comprensione possono essere standardizzati, e quindi ripetuti efficacemente registrando una voce narrante e facendola ascoltare più volte e a diversi soggetti. Per contro, quando si chiede a un soggetto di ripetere più volte un racconto, di volta in volta cambiano i vocaboli scelti, l’intonazione il ritmo.
In quest’ultimo studio, Silbert e colleghi hanno sottoposto a risonanza magnetica funzionale tre persone, due delle quali erano attori professionisti, mentre effettuavano una serie di test in cui dovevano raccontare con spontaneità una storia di circa 15 minuti e poi ripeterla più volte per rendere più uniformi possibile parole, intonazione e ritmo. Le differenze rimaste sono state poi eliminate con un software e le registrazioni così standardizzate sono state fatte ascoltare a un gruppo di altri soggetti, anch’essi sottoposti a risonanza magnetica.
In questo modo, è stato possibile mettere a confronto le aree attivate nel cervello di chi raccontava e di chi ascoltava la stessa narrazione: le analisi hanno confermato che sono coinvolte sia aree linguistiche sia aree extralinguistiche, e che queste aree fanno parte di estesi network in entrambi gli emisferi cerebrali, molti dei quali in comune tra chi racconta e chi ascolta. Tra le aree coinvolte vi sono la giunzione temporo-parietale, sezioni del giro temporale superiore, il giro mediale temporale, del precuneo e del giro cingolato posteriore dei due emisferi.
Questa sorvrapposizione indica che, verosimilmente, molte elaborazioni cerebrali necessarie per la narrazione e per l’ascolto sono comuni. Le aree necessarie all’articolazione dei suoni, come la corteccia motoria e premotoria bilaterale, sono invece coinvolte solo nella narrazione, mentre altre appaiono specificamente dedicate alla comprensione.
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