RADIO MENTE frequenza unica
di Luca Bertolotti
… la “mia” mente, la “tua” mente o piuttosto una mente unica? Leggendo “the secret” si capisce che
“accade” quando c’è allineamento con le frequenze della mente universale piuttosto con quelle “mie”
e “tue” in separata sede. Dice il seguente articolo: “con i nuovi sviluppi della fisica quantistica
l’irrazionale ha finito per essere ammesso e le interazioni tra il non materiale e il materiale sono
ormai date per scontate. Ciò che viene chiamata mente potrebbe coincidere con un potenziale
quantistico situato a un livello energetico più sottile del cervello biologico, e per questo da esso
stesso filtrato e limitato”.
da scienzaeconoscenza.it 1-9-2008
La Mente Unica
Nei diversi esperimenti in cui viene dimostrata l’inequivocabile influenza dello sperimentatore sui
soggetti sotto osservazione, siano essi animali o esseri umani, si è potuto verificare che i dati
numerici ottenuti variavano nella stessa direzione delle predizioni mentali e delle aspettative
degli sperimentatori. Basta pensare al noto fenomeno della profezia che si autoadempie, per cui si è
constatato che le aspettative verso una persona possono dirigere le interazioni sociali che questa
avrà, portandola a comportarsi in modo da realizzare una conferma comportamentale di tali
aspettative.
Ovunque si verifichino interscambi emotivi tra sperimentatore e soggetto, si può essere certi che
tali fattori ne influenzeranno i risultati. Fino a pochi anni fa si ipotizzava che questo fenomeno
fosse dovuto a interazioni basate unicamente su scambi verbali, tattili o visivi; attualmente però
il problema si è rivelato più complesso. Come fa notare lo psicoterapeuta e ricercatore Paul
Watzlawick, nessuna teoria scientifica classica è in grado di comprendere l’influenza del pensiero
sugli eventi che si determinano al di fuori del cervello: solo attraverso la realtà non-locale si
può comprendere il funzionamento di tale fenomeno apparentemente inspiegabile. La comunicazione tra
esseri umani si sta rivelando, da un punto di vista scientifico, una capacità interattiva molto più
sottile di quanto finora ammesso da molte teorie, e la sua vera essenza può essere ricercata solo
nel potenziale quantistico.
Nelle scienze che studiano la vita, come la biologia e la medicina, gli scienziati non sono abituati
a trattare con entità non materiali, ma nella fisica moderna la situazione è diversa. In questo
settore vi sono concetti che si applicano a molte entità non materiali, denominate campi, che, pur
non essendo di natura tangibile, sono tuttavia strettamente correlati alla materia. La scienza
moderna rivela che la mente non è fisicamente dipendente dal cervello e dal corpo e non può essere
compresa completamente in termini di chimica del cervello o di anatomia. Si ipotizza quindi che la
vera mente potrebbe essere un campo non materiale in grado di produrre mutamenti fisici nella
propria realtà. Sulla base di questa visione è più corretto considerare il cervello come il
substrato organico di un’entità energetica più sottile, chiamata appunto mente.
Il grande quesito è come possa un’entità totalmente indipendente dalla materia provocare un
qualsiasi effetto sugli eventi fisici. Come possono cose non materiali agire su cose materiali?
Anche se apparentemente questa possibilità appare irragionevole e metafisica, in realtà con i nuovi
sviluppi della fisica quantistica l’irrazionale ha finito per essere ammesso e le interazioni tra il
non materiale e il materiale sono ormai date per scontate. Ciò che viene chiamata mente potrebbe
coincidere con un potenziale quantistico situato a un livello energetico più sottile del cervello
biologico, e per questo da esso stesso filtrato e limitato.
Il fisico statunitense Henry Margenau ipotizza così l’esistenza di un’unica grande mente collettiva
che si manifesta individualmente tramite ogni essere umano, comprendendo una buona parte di
caratteristiche comuni ed alcune peculiarità individuali. Egli denomina questa realtà con il
semplice appellativo di Mente Universale, non trovando nessun termine più adeguato in grado di
renderne l’idea, e ne delinea così le principali caratteristiche:
La sua conoscenza comprende non solo l’intero presente ma anche tutti gli eventi passati. Più o meno
come il nostro pensiero può esplorare l’intero spazio e giungere a conoscerlo, così la Mente
Universale può viaggiare avanti e indietro attraverso il tempo a volontà. [Henry Margenau, 2001 –
professore emerito di fisica e filosofia naturale presso l’Università di Yale].
Se la natura della Mente Universale è non localizzata e atemporale, la conseguente deduzione è che
anche ciascuna singola mente che la compone possiede tali caratteristiche, e ciò è perfettamente in
linea con quanto la fisica quantistica ha svelato. Anche in ambito psicologico si può tracciare un
parallelismo con l’Inconscio Collettivo individuato da Carl Gustav Jung; le sue stesse parole
rivelano una visione della realtà umana sorprendentemente simile a quella del fisico Margenau:
(Se) vogliamo arrischiarci a distinguere esattamente quale parte del materiale psichico va
riguardata come personale e quale come impersonale, ci troviamo subito in un gravissimo imbarazzo,
perché anche del contenuto della Persona dobbiamo dire, tutto sommato, quanto dicemmo dell’inconscio
collettivo; cioè, che è universale. Solo perché la Persona è un segmento più o meno accidentale o
arbitrario della psiche collettiva, possiamo cadere nell’errore di considerarla, anche in toto, come
qualcosa di individuale; ma, come dice il nome, essa è solo una maschera della psiche collettiva,
una maschera che simula l’individualità, che fa credere agli altri che chi la porta sia individuale
(ed egli stesso vi crede), mentre non si tratta che di una parte rappresentata in teatro, nella
quale parla la psiche collettiva. […] Tutto sommato, la Persona non è nulla di reale. È un
compromesso fra l’individuo e la società su ciò che uno appare. [Carl Gustav Jung, 1983, pag. 155;
citazione in Aldo Carotenuto, 1991,
pag. 219]
Qual è quindi il motivo per cui ogni essere umano si sente così individuale e localizzato nel
proprio corpo, avvertendo un profondo senso di limitazione allo spazio e al tempo presente? Margenau
afferma che il senso della nostra universalità è indebolito dalle limitazioni fisiche del corpo,
dalle costrizioni organiche del cervello.
Eppure queste limitazioni non sembrerebbero assolute, ed è probabile che molte persone nell’intero
corso della storia, come i mistici, siano riuscite a superarle.
Fonte e per saperne di più:
La scienza del dubbio: ulteriori scenari all’orizzonte di Luca Bertolotti:
www.sicap.it/merciai/psicosomatica/badjob/Luca.pdf
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