RADIOGRAFIA DEL PASSATO 2

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RADIOGRAFIA DEL PASSATO 2

di Mauro Paoletti
per Edicolaweb

..segue

Un antico documento indiano conosciuto come Agastya Samhita fornisce una serie di istruzioni per
costruire una batteria elettrica. Secondo la testimonianza di un missionario inglese nel tempio
indiano di Travandrum anni fa ardeva una lampada d’oro situata nel pozzo al centro del tempio che
sarebbe stata accesa oltre centoventi anni prima. Secondo la leggenda gli dèi serpenti indiani, i
Naga, creature che possono volare a lungo nel cielo, vivrebbero nelle profondità dell’Himalaya dove
le stanze sono illuminate da lampade eterne.
Verso la metà del 1800 padre Evarist Regis Huc vide in un tempio lamaista una lampada che ardeva da
tempo immemorabile e che non si sarebbe mai spenta. Cronache antiche di commercianti parlano di un
villaggio presso il monte Wilhelmina, in Nuova Guinea, illuminato da globi di pietra posti su
altissimi pali che al tramonto iniziavano a brillare di una strana luce bianca simile a quella dei
nostri neon, illuminando la notte. Un villaggio simile si trovava anche nel Mato Grosso, stando alle
testimonianze di Barco Centenera, al tempo dei conquistatori spagnoli; situato sopra un isola in
mezzo ad un lago aveva al centro un pilastro di sette metri sulla cima del quale si trovava una
“luna” che illuminava “tutte le case e le acque circostanti cacciando il buio anche in piena notte”.
Le misteriose luci fredde erano state viste anche dall’esploratore P.H. Fawcett che si perse forse
dietro alla loro ricerca.
La cosa curiosa è che sono abbastanza recenti esperimenti per ottenere una luminescenza da pannelli
e oggetti percorsi da correnti deboli senza l’uso di filamenti e bulbi.

Nel passato qualcuno era già riuscito a vincere la forza di gravità. I Caldei sarebbero riusciti a
sollevare con il suono grossi blocchi di pietra; fonti arabe, nel descrivere il metodo usato per la
costruzione delle piramidi, raccontano che i sacerdoti avvolgevano i blocchi di pietra in fogli di
papiro e li toccavano con un bastone. Il masso levitava e si spostava nell’aria per alcuni metri
alla volta. Tavolette babilonesi parlano di come sollevare alcune pietre producendo particolari
suoni; la Bibbia narra come crollarono le mura di Gerico. Cronache cinesi raccontano che il saggio
Liu An bevve l’elisir del Tao divenne senza peso. In un testo buddista, lo Jakata, è citato un
gioiello capace di togliere il peso a colui che se lo pone in bocca.
Alcuni resoconti di viaggiatori parlano di un’asta d’oro sospesa in aria presso il muro di un
monastero, la Chiesa dell’Epistola, sulle montagne del Bidjan in Etiopia. Asta vista due secoli dopo
anche da un chirurgo francese, Jacques Poncet, dal 1698 al 1700. Un ulteriore conferma del fenomeno
giunge dall’esploratore Guillaume Lajean in visita al monastero nel 1863.

Vi sono inoltre testimonianze di pietre sollevate, ma è stato anche notato che spesso tali fenomeni
avvengono in precise circostanze; le pietre devono essere toccate da undici persone, con dieci o
dodici il fenomeno non si verifica, le parole dell’invocazione devono essere pronunciate con una
determinata altezza di suono e distintamente, è necessario il contatto delle dita della mano.
Si ha notizia tramite esploratori che i monaci tibetani posti in semicerchio e utilizzando tamburi e
le loro caratteristiche trombe che producevano una particolare vibrazione sonora, erano in grado di
spostare grosse pietre a diverse distanze e altezze.
Al di là di tutto questo dobbiamo ammettere che tutto ciò potrebbe spiegare come sia stato possibile
rimuovere blocchi megalitici dalle cave da cui erano stati estratti; a Baalbek si può osservare un
lastrone di ventun metri di lunghezza, quasi cinque di larghezza con uno spessore di quattro,
rimosso dalla parete di roccia e trascinato al bordo della cava.
Megalitici monumenti sono sparsi in tutto il globo a testimoniare il grande lavoro svolto dagli
antichi; ovunque troneggiano piramidi, torri, stupa e templi maestosi e ciclopici, taluni finemente
cesellati come quelli presenti in India. Da millenni ci sfidano a spiegare come sia stato possibile
erigerli e modellarli conoscendo la durezza delle pietre usate e di quali utensili potevano disporre
i nostri predecessori.

Studi concreti sul volo furono iniziati da Leonardo da Vinci e sono stati di grande aiuto per la
costruzione degli aerei e per il volo a vela, ma come affermò Ruggero Bacone nel XIII secolo
“macchine volanti furono realizzate dagli antichi e sono costruite ancora ai nostri giorni”;
un’affermazione che certamente stupisce.
Riferimenti a oggetti volanti sono presenti in varie epoche, ben conosciuti sono i monili in oro
colombiani scoperti dall’archeologo Alan Landsburg definiti “Colganti Zoomorfi” vale a dire
“composizioni aventi forma animale”, ma che di animale non hanno niente in quanto la loro forma
aerodinamica è analoga a quella dei moderni jet con ali a delta. In seguito agli studi di Ivan
Sanderson e di J. Ulrich, sono stati riconosciuti come riproduzioni di velivoli moderni.
Peter Belting, ufficiale dell’aeronautica tedesca, ha riprodotto un modello radiocomandato in scala
1:16 con materiale di schiuma dotato di un motore elettrico, dimostrando che si tratta di un aereo
facilmente manovrabile, stabile e particolarmente adatto al volo a vela.
Altrettanto noto un piccolo manufatto di legno di balsa di 18 centimetri ritrovato nel 1898 nei
pressi della piramide di Saccara, classificato come “uccello” perché gli aerei erano sconosciuti
all’epoca del ritrovamento; solo da un attento esame effettuato nel 1969 si scoprì che si trattava
di un dispositivo di volo con tali caratteristiche avanzate da richiedere una elevata conoscenza di
aerodinamica; in pratica era l’esatta riproduzione di un aliante ancora in grado di volare. In
seguito sono stati scoperti altri modelli simili che dimostrano la conoscenza del volo da parte
degli antichi egizi.

Negli annali cinesi è scritto che l’imperatore Shun fra il 2258 e il 2208 a.C. aveva costruito un
apparecchio capace di volare e un paracadute.
L’imperatore Cheng Tang ordinò a Ki Kung Shi, nel 1766 a.C., di costruire un carro volante con il
quale giunse fino all’Honan; carro che poi distrusse per paura che qualcuno s’impadronisse del
segreto. Un bassorilievo dello Shantung del 147 d.C. raffigura un carro volante trainato da tre
draghi alati.
Nell’antico testo Shi Ching si narra che l’imperatore, visto il moltiplicarsi dei delitti in terra,
ordinò di interrompere le comunicazioni fra cielo e terra e “da allora non ci sono stati più viaggi
né in su né in giù”.
Altrettanto noti i Vimana, i carri degli Dèi dell’antica India di cui parlano i libri sacri come il
Mahabharata, il Ramayana, il Pancantara. Carri, o navi volanti, che volavano alla velocità del vento
con un suono melodioso, che rimanevano a mezz’aria come i nostri elicotteri, o volavano su un
cuscino d’aria, come i nostri hoovercraft; che assicuravano un viaggio comodo e veloce ai passeggeri
come i nostri aerei di linea.

Il libro tibetano del Vero Sapere del tredicesimo secolo, su fonti del settimo, narra che la razza
umana era in grado di volare come i suoi creatori, una facoltà perduta col tempo; i primi sette re
“camminavano in cielo”.
In seguito ad una missione archeologica condotta da scienziati americani, sovietici e indiani, venne
dimostrato che diecimila anni fa gli eschimesi vivevano al centro dell’Asia; a conferma la loro
antica tradizione secondo la quale sarebbero stati portati verso nord da “giganteschi uccelli di
ferro”.
Nel Salvador è stato rinvenuto un vaso antico sul quale spicca l’immagine di un dirigibile con a
bordo varie persone.
Notevoli le tecnologie avanzate in campo medico chirurgico. Alcuni papiri egizi si sono dimostrati
veri trattati di medicina generale, anatomia e patologia, chirurgia ossea, ginecologia, veterinaria;
raccolte di ricette farmaceutiche: Nei musei fanno mostra di sé utensili chirurgici, come forcipi,
bisturi, pinze, simili a quelli usati oggi. Nell’antichità si usava masticare la corteccia del
salice per curare la febbre e altri malesseri; analizzando tale corteccia i nostri scienziati hanno
capito come ricavare l’aspirina dalle sostanze contenute in essa.

Altre documentazioni parlano di trapanazioni, trapianti, anche di cuore, ben riusciti,
ricostituzioni di arti inserendo l’arto offeso sotto la pelle sollevata dell’anca o del torace e
ricostruendo giuntura su giuntura, nervo su nervo, con delicati interventi di microchirurgia. Si
praticavano delicate operazioni di trapanazione del cranio con esito positivo, si conosceva
perfettamente la circolazione sanguigna; in un libro cinese è scritto che il cuore controlla il
flusso del sangue che scorre in circolo come la corrente di un fiume. Era nota l’idroterapia, si
avevano ampie conoscenze nel campo della radioestesia; Celti, Cinesi, Giapponesi, Persiani, Medi,
Etruschi, analizzavano il territorio per stabilire dove costruire templi e abitazioni e per
ricercare sorgenti d’acqua. I vedici sapevano che il corpo umano è percorso da un flusso di energie
invisibili che scorrono nei meridiani e nei “nadis” e regolava il corpo visibile attraverso i
“chakra”; punti dove viene raccolta l’energia vitale del campo energetico dell’universo, trasmessa
in seguito al plesso nervoso più vicino.
È la teoria dell’uomo sottile strutturato nello stato eterico, astrale, mentale, causale, fisico.
Erano già conosciute quelle che noi chiamiamo reti di Hartman e di Cury; le variazioni che subiva il
corpo umano sottoposto ai campi magnetici e gravitazionali, all’attività solare, alle perturbazioni
atmosferiche; si conoscevano quali variazioni potevano subire l’ipofisi e l’ipotalamo, nonché il
DNA, rappresentato già a quel tempo con una doppia elica, come dimostrano i testi Sumeri, Maya,
Aztechi e Toltechi. Nelle caverne Californiane si trovano affreschi della cultura Mesoamericana che
riproducono la struttura del DNA come la conosciamo oggi.
Pitagora non ha inventato niente, dato che sul papiro Rindt è spiegato il suo teorema e quello di
Euclide; probabilmente i due studiosi visitarono la biblioteca di Alessandria dove era custodito il
sapere del mondo antico.

Non mancano riferimenti ad invenzioni del secolo appena trascorso. Eusebio e Anobio narravano, nel
quarto secolo d.C., di aver posseduto “pietre parlanti” in grado di rispondere “con voce acuta e
chiara”. I cristalli di germanio e di silicio usati da noi oggi sono in effetti “pietre parlanti”;
esisteva qualcuno che emetteva segnali catturati da questi ricevitori?
Il libro di Enoch ci informa che l’angelo Azaziel insegnò agli uomini a costruire “specchi magici”
dentro i quali si potevano osservare luoghi e persone lontane. Anche nella Storia Vera di Samostata
si parla di “uno specchio di grandi dimensioni posto sopra un pozzo poco profondo; dentro al pozzo
si udivano le voci provenienti da tutta la terra mentre dentro lo specchio le immagini lontani
regni”.
Anche noi possediamo “uno specchio magico” che chiamiamo Televisione.
Nelle Chandogya Upanishad è scritto “dimmi tutto quello che sai e ti dirò ciò che seguirà”. Gli
antichi oracoli possedevano una macchina del tempo? I sacerdoti egizi chiedevano agli oracoli di
mostrare qualsiasi evento del passato o del futuro. Anche Nostradamus possedeva una “macchina del
tempo”? Egli affermava che “l’eternità lega in un sol punto il passato, il presente, il futuro”.
Non si sono mai trovate carcasse di automobili o altri moderni mezzi di trasporto, a quel tempo non
occorrevano “motori”, la mano d’opera era gratuita e numerosa, costituita da schiavi; nonostante ciò
Ctesibio ed Erone costruirono un motore a vapore a due cilindri e un motore a reazione che
funzionavano perfettamente; potevano iniziare l’era industriale ma la forza più economica era quella
muscolare dell’uomo. In ogni caso strane macchine furono usate per far muovere automi raffiguranti
gli Dèi e altri marchingegni inutili.

Neanche gli Incas si spostavano in auto, ma costruirono la Grande Strada di 5320 chilometri dalla
Colombia al Cile, che ha sfidato il tempo. Non dimentichiamo che molte delle piante commestibili di
cui facciamo uso ci vengono dagli Incas e non sappiamo chi, in effetti, essi fossero. Alcune analisi
effettuate nel 1952, su cinque mummie del British Museum provenienti dal Tempio del Sole di Cuzco,
rivelarono gruppi di sangue sconosciuti; una mummia aveva sangue di gruppo C, E, con assenza del
gruppo D; un’altra D e C senza tracce del gruppo E. Sappiamo che i re praticavano l’incesto per non
guastare il sangue divino; ma di quale sangue si trattava se a detta degli esperti nessuna razza
terrestre rivela composizioni analoghe? Strano a dirsi a causa della rottura di un condotto di acqua
le mummie sono state danneggiate e non è più possibile fare altre analisi su di loro. Ripensiamo
agli Uros che hanno dichiarato di avere un sangue scuro, diverso dal nostro, non “di questo mondo”.
Queste alcune delle testimonianze circa le conoscenze scientifiche del mondo antico per dimostrare
che l’alba della civiltà è più antica di quanto la consideriamo.

Come possono i Maya aver inventato un calendario astronomicamente più esatto del nostro? La Grande
Piramide è la più grande costruzione megalitica al mondo, perché nessun altro è riuscito a ripetere
una simile impresa? Come sapevano i Greci e i Romani dell’esistenza di altri pianeti oltre Saturno?
Tutte le popolazioni si rifanno a tradizioni di una remota età dell’oro, per quale motivo? Perché
raccontano di altri mondi popolati da creature simili all’uomo? Come potevano spostare enormi
blocchi di pietra e costruire colossali monumenti che ancora ci guardano dal passato? Disponevano di
energie a noi note e di altre che ancora non abbiamo scoperto? Come hanno potuto descrivere
accuratamente le “macchine” volanti? Come potevano essere a conoscenza di animali estinti molto
tempo prima? Come sono state tracciate le carte geografiche di continenti non ancora scoperti?
Non basta una risposta generica, forse è esistita in passato una grande civiltà in possesso di alte
conoscenze tecnologiche che dominava il mondo, estintasi in seguito ad un cataclisma geologico.
Spiegherebbe la presenza del mito del diluvio comune a tutti i popoli. Forse una spiegazione ci
viene da Filone di Alessandria secondo il quale a causa del continuo ripetersi di distruzioni dovute
al fuoco o all’acqua, le nuove generazioni non ricevono più da quelle più antiche la memoria degli
eventi. Il Popol Puh racconta che i primi uomini sapevano tutto e vedevano tutto, avevano visitato i
quattro angoli e i quattro pilastri del cielo, ma gli dèi non vollero che divenissero come loro e
“gli occhi dei primi uomini furono chiusi e poterono vedere solo ciò che è chiuso”.
Dobbiamo prendere per reale il mito di un continente sprofondato nell’oceano; la regressione dei
ghiacci iniziò dodicimila anni fa, i mari aumentarono il livello di un metro a secolo fino a seimila
anni orsono. La fine dell’era glaciale è addebitata ad una maggiore radiazione solare connessa allo
spostamento dell’asse terrestre e l’oscillazione dell’eclittica.

Se prendiamo in esame il numero degli individui presenti sulla terra nel 6000 a.C., cinque milioni,
e nel 10.000 a.C., solo un milione; dobbiamo chiederci perché esistevano pochi individui se
consideriamo la nostra storia vecchia di circa due milioni di anni. Nonché ammettere che una
drammatica catastrofe si è abbattuta sull’antica umanità.
La storia di Atlantide è tramandata dai sacerdoti del tempio di Neith a Solone, secondo quanto
riferisce Platone. Neith si rivelò ai sacerdoti dicendo: “Io sono ciò che è stato, ciò che è e ciò
che sarà”. Erodoto narra che quei sacerdoti erano in possesso di cronache della storia del mondo
risalenti a varie migliaia di anni, ammette che in quel tempio apprese alcune verità che preferì
tacere. Quali? Strana coincidenza che i custodi della conoscenza siano sempre stati i sacerdoti e
gli astronomi, persone legate al cielo e alle stelle. E lo sono tutt’oggi.
L’Egitto ci parla della comparsa di semidei che aiutarono l’uomo; in particolare di uno che insegnò
a disegnare, scrivere, tendere le corde dell’arpa; a tracciare carte celesti ed a usarle, a far di
conto, ad assegnare un nome alle erbe e alle piante, a beneficiare di quelle buone, a curare le
malattie. Questo semidio era Thoth, Ermes per alcuni; assolto il suo compito ritornò al cielo.
In Messico si chiamava Quetzalcoatl e discese da un “buco del cielo”, per altri giunse con una nave
“alata”. Per i Sumeri approdò sulla spiaggia del Golfo persico, raffigurato come un pesce dal volto
umano, il suo nome era Oannes; nell’America arrivò dal mare invece un bianco alto con una folta
barba: Viracocha. Quindi la civiltà antidiluviana è stata una civiltà extraterrestre?
Frank Drake, astronomo americano, affermò che nel passato visitatori spaziali potevano aver lasciato
testimonianza del loro passaggio; Carl Sagan si avvicinò al concetto affermando che la Terra può
essere stata visitata più volte da varie civiltà galattiche in epoche geologicamente remote e non è
escluso si possa ritrovare oggetti fabbricati da questi visitatori. In fondo Oamnes giunse dal mare
come lo “Splash Down” effettuato dalle capsule Apollo.

Allen Hynek dichiarò che non escludeva l’esistenza di intelligenze extraterrestri e di mezzi per gli
ipotetici viaggi spaziali. Lo scrittore sovietico Alexander Kazantsev in merito al famoso disastro
del 1908 in Siberia, ritiene che l’esplosione sia stata provocata dalla caduta di una nave spaziale.
L’ipotesi è stata convalidata da un altro scrittore Boris Liapounov. Si trattava di un corpo
cilindrico che scoppiò a sette chilometri dal suolo e prima dell’esplosione cambio la sua
traiettoria come tentasse manovre d’emergenza. Quando furono tagliati gli alberi rimasti in piedi
dopo il disastro fu rilevato un grande cerchio di crescita relativo all’anno 1908 che segnalava una
grande radioattività. L’Istituto per le Ricerche Nucleari di Dubna effettuando delle analisi
radiochimiche sul luogo dedusse che il fenomeno era stato provocato dal contatto tra materia e
antimateria. Forse prima che il veicolo toccasse il suolo una fuga di combustibile annichilì
l’antimateria venuta in contatto con la materia.
Oggi sono molti coloro che ammettono la possibilità di frequenti visite da parte di viaggiatori
spaziali. Racconti e leggende comuni a tutti i popoli parlano di queste visite in tempi molto
remoti.

Si deduce che le civiltà antiche discenderebbero tutte da una precedente civiltà annientata da una
catastrofe geologica; di conseguenza che la terra ha conosciuto una civiltà con notevoli conoscenze
tecnologiche in un periodo talmente remoto da essere stato completamente dimenticato; oppure che è
stata visitata da esseri provenienti da altri pianeti che hanno trasmesso queste conoscenze ai primi
uomini. Le due ipotesi possono integrarsi perché è possibile che ci sia stata una civiltà precedente
in contatto con altri mondi.
Gli Hopi ricordano la terza razza umana come una civiltà tecnologicamente avanzata che viveva in
grandissime città; dotata di ampie conoscenze scientifiche; sempre dedita alla guerra usava per
scopi bellici i veloci velivoli di cui disponeva, seminando morte e distruzione. Il Grande Spirito
contrariato da tale comportamento scatenò un violento diluvio sulla Terra causando l’innalzamento
degli oceani, l’inabissamento dei continenti. Così fu annientata la terza razza.
Il buio che ha avvolto il Medio Evo ci ha impedito di comprendere l’inizio della storia umana e ci
ha tolto la possibilità di consultare quei documenti che ci permetterebbero di verificare le reali
conquiste della scienza dalla civiltà antecedente la nostra e di quanto essa sia antica.
Concludendo possiamo affermare che l’alba dell’umanità deve essere notevolmente arretrata nel
passato e che la nostra attuale conoscenza è solo una reminiscenza di quel remoto trascorso.

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