RECITAZIONE MEDITATIVA
(Spiegazione basata sulle istruzioni del Maestro coreano Seung Sahn Sunim)
La recitazione meditativa significa mantenere una mente stabile, percependo
il suono della propria voce. Percepire il suono della vostra voce significa
percepire la natura profonda. La recitazione meditativa può essere canto del
mantra, recitazione del nome di Buddha, recitazione di un sutra o, nella
tradizione theravada, recitazione mantrica dei paritta (formule di
protezione).
Quindi voi ed il suono non siete separati, il che significa che non vi è
alcuna separazione tra voi e l’universo. Per cui sperimentare la vostra
natura profonda è sperimentare la dimensione universale dell’esistenza. Con
una regolare pratica della recitazione diventerete interiormente sempre più
forti e sereni.
Nei centri e monasteri buddhisti le persone vivono e praticano insieme.
All’inizio
la gente arriva con idee molto radicali su cosa le piace o non le piace. Per
molti praticanti occidentali la recitazione meditativa non è facile: troppi
pensieri confusi su cosa desiderano o non desiderano. Ma quando la
pratichiamo correttamente, ascoltando il suono della nostra voce e quello
delle persone intorno a noi, le nostre menti diventano chiare.
In una mente chiara non c’è piacere né dispiacere, ma solamente il suono
della voce. In definitiva, comprendiamo che questo tipo di meditazione non
serve a farci provare un benessere personale, procurandoci delle sensazioni
piacevoli, ma ci permette di stabilire la nostra direzione. La nostra
direzione è quella di rendere chiara la nostra mente, al fine di aiutare gli
esseri senzienti.
Quando recitate e percepite il suono della vostra voce, voi e l’universo
siete già divenuti uno, la sofferenza si dissolve ed appare la felicità.
Così la vostra mente diviene chiara come lo spazio. Chiara come lo spazio
significa chiara come uno specchio. Il rosso diventa rosso, il bianco
diventa bianco. Se qualcuno è felice, io sono felice. Se qualcuno è triste,
io sono triste. Se qualcuno è affamato gli diamo di cui sfamarsi. Il nome di
tutto ciò è Grande Compassione e Grande Saggezza, la Via del bodhisattva.
Questo è meditare recitando, la recitazione Chan.
Percepire il suono significa che ogni cosa è il suono universale. Se
manifestate la non-mente ogni cosa sarà percepita così com’è. Se avete un
“io”, allora il suono diventa il “mio” suono. Ma con una mente chiara come
lo spazio, anche l’abbaiare di un cane o il suono del clacson di un’auto
possono portare all’illuminazione. In quel momento voi e il suo suono siete
divenuti tutt’uno. Quando voi e il suono divenite uno, non sentite alcun
suono, voi siete il suono.
Un famoso maestro Chan solamente sentendo il canto di un gallo, ottenne il
risveglio improvviso. Un altro maestro stava semplicemente spazzando il
giardino quando la sua scopa colpì un sasso che sbattè contro un pezzo di
bambù con un forte colpo ed egli realizzò l’illuminazione. Lui e il suono
erano divenuti uno. Secondo la leggenda il bodhisattva Avalokita s’illuminò
ascoltando il suono delle onde del mare.
Questa faccenda del suono nella pratica Chan è semplice. Qualsiasi suono può
farlo. Quello che è importante è percepire il suono e divenire uno con esso.
Senza alcuna separazione, senza creare un “io” e un “suono”. Nel momento
della reale percezione, non c’è nessuna separazione, solamente il percepire
il suono: la vostra voce e la voce degli altri, il suono della campana o del
tamburo. Questo è il punto cruciale. Da ciò la saggezza crescerà e sarete in
grado di aiutare gli esseri senzienti.
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