RICERCA DELLA FELICITA’: istruzioni per l’uso

pubblicato in: AltroBlog 0
RICERCA DELLA FELICITA’: istruzioni per l’uso

Tu, sei una persona felice?

di Anonimo

ALLA RICERCA DELLA FELICITA’

Le emozioni sono componenti fondamentali della nostra vita, da esse,
sovente, traiamo gli stimoli che muovono le nostre giornate. Seppure
ogni singola emozione sia importante e permetta a chi la sperimenta di
sentirsi vivo, l’uomo è soprattutto alla ricerca di quelle sensazioni
ed emozioni che lo facciano star bene e lo appaghino, in una parola è
alla ricerca di quello stato emotivo di benessere chiamato felicità..

Quest’ultima è data da un senso di appagamento generale e la sua
intensità varia a seconda del numero e della forza delle emozioni
positive che un individuo sperimenta.

Questo stato di benessere, soprattutto nella sua forma più intensa –
la gioia – non solo viene esperito dall’individuo, ma si accompagna da
un punto di vista fisiologico, ad una attivazione generalizzata
dell’organismo.

Molte ricerche mettono in luce come essere felici abbia notevoli
ripercussioni positive sul comportamento, sui processi cognitivi,
nonché sul benessere generale della persona.

Ma chi sono le persone felici?

Gli studi che hanno cercato di rispondere a questa domanda evidenziano
come la felicità non dipenda tanto da variabili anagrafiche come l’età
o il sesso, né in misura rilevante dalla bellezza, ricchezza, salute o
cultura. Al contrario sembra che le caratteristiche maggiormente
associate alla felicità siano quelle relative alla personalità quali
ad esempio estroversione, fiducia in se stessi, sensazione di
controllo sulla propria persona e il proprio futuro.

Le emozioni: IL COLORE DELL’ESISTENZA

Le emozioni sono componenti fondamentali della nostra vita, danno
colore e sapore all’esistenza, anche se, in una civiltà come quella
occidentale impostata sul primato della ragione, spesso sono
considerate con sospetto e timore.

Del resto non potrebbe essere altrimenti: infatti se la ragione
promette all’uomo il dominio su se stesso e le cose, le emozioni
spesso producono turbamento e conflitto, non sono mai totalmente
controllabili e a volte ci trascinano a dire o fare cose di cui, una
volta cessato l’impeto emotivo, ci si pente.

Eppure, sono le emozioni che ci fanno gustare la vita ed è proprio
dalle emozioni, piccole o grandi che siano, che l’individuo spera di
ricavare nuovi stimoli che muovano le sue giornate. Del resto come si
potrebbe dire di vivere appieno se non si sperimentassero mai la
gioia, il tremito dello smarrimento o della paura, l’impeto della
passione, l’abbandono alla nostalgia, il peso e la disperazione
provocate dalla sofferenza?.

Tuttavia, seppur ogni singola emozione sia importante e permetta a chi
la sperimenta di sentirsi vivo, l’uomo è soprattutto alla ricerca di
quelle sensazioni ed emozioni che lo facciano star bene e lo
appaghino, in una parola è alla ricerca di quello stato emotivo di
benessere chiamato felicità.

FELICITA’: alcune definizioni

Il tema della felicità appassiona da sempre l’umanità: scrittori,
poeti, filosofi, persone comuni, ognuno si trova a pensare,
descrivere, cercare questo stato di grazia.

Per tentare di definire questa condizione alcuni studiosi hanno posto
l’accento sulla componente emozionale, come il sentirsi di buon umore,
altri sottolineano l’aspetto cognitivo e riflessivo, come il
considerarsi soddisfatti della propria vita. La felicità a volte viene
descritta come contentezza, soddisfazione, tranquillità, appagamento a
volte come gioia, piacere, divertimento.

Secondo Argyle (1987), il maggiore studioso di questa emozione, la
felicità è rappresentata da un senso generale di appagamento
complessivo che può essere scomposto in termini di appagamento in aree
specifiche quali ad esempio il matrimonio, il lavoro, il tempo libero,
i rapporti sociali, l’autorealizzazione e la salute.

La felicità è anche legata al numero e all’intensità delle emozioni
positive che la persona sperimenta e, in ultimo, come evento o
processo emotivo improvviso e piuttosto intenso è meglio designata
come gioia. In questo caso è definibile come l’emozione che segue il
soddisfacimento di un bisogno o la realizzazione di un desiderio e in
essa, accanto all’esperienza del piacere, compaiono una certa dose di
sorpresa e di attivazione (D’Urso e Trentin, 1992).

Cosa succede quando siamo felici?

Tutti noi, in misura più o meno accentuata, proviamo emozioni, in un
certo senso le agiamo a livello di comportamenti più o meno visibili e
consapevoli, le condividiamo con gli altri parlando o scrivendo di
esse, alcuni riescono perfino ad immortalarle nelle opere d’arte.

Ma cosa succede dentro e fuori di noi quando siamo felici?

Alcuni autori (Maslow, 1968; Privette, 1983) riportano che le
sensazioni esperite con più frequenza dalle persone che si trovano in
una condizione di felicità o di gioia sono quelle di sentire con
maggiore intensità le sensazioni corporee positive e con minore
intensità la fatica fisica, di sperimentare uno stato di attenzione
focalizzata e concentrata, di sentirsi maggiormente consapevoli delle
proprie capacità. Spesso le persone felici si sentono più libere e
spontanee, riferiscono una sensazione di benessere in relazione a se
stesse e alle persone vicine e infine descrivono il mondo circostante
in termini più significativi e colorati.
Inoltre le persone che provano emozioni positive, quali ad esempio
gioia e felicità, a livello fisiologico presentano un’attivazione
generale dell’organismo che si manifesta con un’accelerazione della
frequenza cardiaca, un aumento del tono muscolare e della conduttanza
cutanea e infine una certa irregolarità della respirazione.
In ultimo chi è felice sorride spesso. In effetti il sorriso, sovente
accompagnato da uno sguardo luminoso e aperto, è la manifestazione
comportamentale più rappresentativa, inconfondibile e universalmente
riconosciuta della felicità e della gioia.

Chi sono le persone felici?

Probabilmente chiunque, passando in rassegna le persone che gli sono
vicine, è in grado di identificare tra tutte un amico, un parente o un
conoscente che è considerato da tutti la persona felice per
antonomasia, la persona che non perde il buonumore anche quando deve
affrontare delle situazioni difficili o fastidiose, quella che ha
sempre la battuta pronta e che sembra serena in ogni circostanza.

Ma la felicità da cosa dipende?

Esistono delle caratteristiche dell’individuo che lo rendono
maggiormente permeabile a sentimenti di felicità e gioia piuttosto che
a sentimenti negativi?
E’ molto difficile, probabilmente impossibile, rispondere in modo
sufficientemente accurato a tali quesiti. Tuttavia le ricerche sulla
felicità mettono in luce come essere più o meno felici non dipende in
modo diretto da variabili anagrafiche come l’età o il sesso, né in
misura rilevante dalla bellezza, ricchezza, salute o cultura. Al
contrario sembra che le caratteristiche maggiormente associate alla
felicità siano quelle relative alla personalità e in particolare
quelle relative all’estroversione, alla fiducia in se stessi, alla
sensazione di controllo su se stessi e il proprio futuro (D’Urso e
Trentin, 1992).

Secondo Argyle e Lu (1990) la persona estroversa è più felice perché
ha più rapporti sociali, fa amicizie più facilmente, partecipa ad un
maggior numero di attività pubbliche e collettive dove trova maggiori
motivi di interesse e divertimento. Inoltre una persona felice è anche
una persona che sta bene con se stessa e che ha fiducia nelle sue
capacità e percepisce una fondamentale congruenza tra ciò che è e ciò
che vorrebbe essere. In sostanza, più le persone riescono ad
accettarsi per quello che sono, con tutti i loro pregi e i loro
limiti, più sono felici. Analogamente, quanto più una persona ritiene
di poter ragionevolmente controllare gli eventi che gli accadono nella
sua vita affettiva, sociale, lavorativa, più è felice, e in particolar
modo, è più felice di chi si considera in balia del caso o degli
altri.

FELICITA’ E BENESSERE

Gli stati d’animo positivi possono influire in modo considerevole sia
sul comportamento sia sui processi di pensiero rendendoli maggiormente
adeguati e funzionali alle situazioni di vita dell’individuo. E’ poi
ovvio che tutto questo si ripercuota positivamente sullo star bene
dell’individuo con se stesso e gli altri.
In effetti quando le persone sono di buon umore pensano alle cose in
modo molto diverso rispetto a quando sono di cattivo umore. Ad
esempio, si è trovato che il buon umore porta a descrivere in modo
positivo gli eventi sociali a percepirsi come socialmente competenti,
a provare sicurezza in se stessi e autostima (Bower, 1983). Inoltre
quando si è felici si tende a valutare più positivamente la propria
persona: ci si sente pieni di energia, si considerano meno gravi i
propri difetti e si pensa meno alle proprie difficoltà. In ultimo, si
è visto che più si è felici più si curano e si allargano i propri
interessi sociali e artistici, si pone maggiore attenzione alle
questioni politiche generali, ci si sente più inclini ad accettare dei
compiti nuovi e stimolanti, anche se difficili (Cunningham, 1986;
1988).

Da questo punto di vista non c’è da stupirsi che uno stato emotivo
positivo induca all’ottimismo: Mayer e Volanth (1985), infatti, hanno
trovato una correlazione diretta tra grado di buonumore e probabilità
stimata di eventi positivi.

Essere felici induce anche ad essere più audaci. A questo proposito,
Isen e Patrick (1983) hanno messo in luce come la gioia
tendenzialmente porti a sottovalutare la gravità dei rischi e quindi
porti ad agire in modo meno prudente.

In ogni caso si è anche visto che questo accade solo se la decisione
da prendere non comporta dei rischi seri. In presenza di uno stato
d’animo positivo, non solo il mondo sembra più colorato e desiderabile
e le azioni più facili, ma anche le persone che ci circondano sembrano
migliori.

E’ forse per questo che molti esperimenti rilevano come le persone
felici siano più disponibili, generose e altruiste e provochino negli
altri una maggior simpatia.
In ultimo, per quanto riguarda gli aspetti cognitivi, si è visto che
il buon umore ha degli effetti positivi sulle capacità di
apprendimento e di memoria e sulla creatività: in sostanza quando si è
felici si apprende con più facilità, in misura maggiore e in modo più
duraturo (Ellis, Thomas e Rodriguez, 1984; Ellis, Thomas McFarland e
Lane, 1985) e inoltre si è maggiormente creativi nella soluzione dei
problemi.

FELICITA’: istruzioni per l’uso

A questo punto, visti i vantaggi che essere felici comporta, ci si
potrebbe chiedere se esistono delle strategie che ci aiutino a
sentirci felici o a recuperare il buonumore quando lo si è perso. In
questo senso D’Urso e Trentin (1992) riportano una serie di attività e
atteggiamenti che si accompagnano o favoriscono uno stato di
benessere.

Tali attività o atteggiamenti sono:

1 non attribuire interamente a noi stessi la responsabilità degli
eventi spiacevoli che ci capitano

2 stare in compagnia di persone felici

3 fare esercizio fisico

4 non confrontare la nostra condizione (salute, bellezza, ricchezza
ecc.) con quella degli altri

5 individuare quello che ci piace nel nostro lavoro e valorizzarlo

6 curare il corpo e l’abbigliamento

7 riconoscere i legami tra cattivo umore e cattivo stato di salute:
spesso è il malessere fisico,
più che altri fattori oggettivi, a determinare un cattivo umore

8 dimensionare le nostre aspettative alle capacità e alle opportunità
medie della situazione

9 aiutare le persone a cui piace essere aiutate

10 non fare progetti a lunga scadenza

11 frequentare le persone che ci hanno fatto dei piaceri e alle quali
abbiamo fatto dei piaceri

12 non trarre conclusioni generali dagli insuccessi

13 fare una lista delle attività che personalmente ci fanno stare di
buon umore e praticarle.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *