I musicisti sono in grado di riconoscere le parole con più facilità rispetto alle persone che non
hanno mai studiato il pentagramma. […]
Roma, 19 dic. (Adnkronos Salute) – I musicisti sono in grado di riconoscere le parole con più
facilità rispetto alle persone che non hanno mai studiato il pentagramma. A scoprirlo è uno studio
del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca condotto su quindici musicisti
(pianoforte, violino, violoncello, tromba, clarinetto, flauto, organo, composizione, direzione
dorchestra) del conservatorio Verdi di Milano e su altrettante persone con nessuna competenza
musicale. La ricerca dimostra che chi è in grado di leggere il pentagramma ha una marcia in più: nel
cervello dei musicisti, infatti, si attiva un’area del linguaggio solitamente ‘spenta’ nelle altre
persone.
Lo studio, pubblicato su ‘Neuropsychologia’ e condotto in collaborazione con il Cnr presso il
laboratorio di elettrofisiologia cognitiva della Bicocca, può avere delle applicazioni positive
anche nella cura della dislessia. “È noto che imparare a suonare bene uno strumento musicale –
spiega Alice Mado Proverbio, docente di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica e coordinatrice dello
studio – modifica la connettività cerebrale e la struttura funzionale del cervello – sia a livello
di materia grigia che di materia bianca – velocizzando il transfer inter-emisferico, migliorando il
controllo e la coordinazione motoria e lelaborazione uditiva dei suoni”. Il cervello dei musicisti,
insomma, è più smart.
“Noi abbiamo dimostrato che il cervello dei musicisti che hanno iniziato a studiare musica da
piccoli, entro gli 8 anni, è anche più veloce nel riconoscere le parole continua Proverbio – Per
farlo, abbiamo confrontato l’elaborazione visiva delle note e delle parole in 30 persone destrimani,
registrando la loro attività bioelettrica sincronizzata (Erp) in risposta a parole e note in un
pentagramma”.
I ricercatori hanno scoperto che studiare musica da piccoli modifica i meccanismi neurali di lettura
delle parole, qualunque sia la predisposizione genetica delle persone. Mediante l’applicazione di
una tecnica di neuroimmagine elettromagnetica è stato osservato, infatti, che durante l’analisi di
simboli alfabetici le persone prive di conoscenze musicali attivavano solo la regione per le parole
(detta anche visual word form area, situata nel giro fusiforme della corteccia occipito/temporale,
BA37) e il giro occipitale inferiore di sinistra (BA18), mentre nei musicisti queste regioni si
attivavano su entrambi gli emisferi, raddoppiando il volume corticale impegnato.
Per la comprensione simbolica delle note è infatti necessaria una raffinata analisi spaziale di tipo
globale in cui eccelle l’emisfero destro. I musicisti, a differenza delle altre persone sottoposte
all’esperimento, utilizzavano dunque le cortecce visive di entrambi gli emisferi cerebrali, dando
vita a un meccanismo neurale in parte comune per l’analisi delle parole e delle note nel
pentagramma. “L’evidenza che il meccanismo neurale di elaborazione delle lettere differiva per
musicisti dalle persone che non conoscono il pentagramma conclude Proverbio – dimostra come il
training musicale precoce modifica i meccanismi neurali di lettura. Questi risultati possono avere
interessanti applicazioni per i bambini a rischio di dislessia (deficit di lettura) in cui la
regione visiva per le parole (di sinistra) si attiva in modo atipico o insufficiente”.
Lo studio della musica all’inizio dell’alfabetizzazione svilupperebbe, dunque, un centro di analisi
visiva simbolica anche a destra, che verrebbe poi utilizzato sia per le parole sia per le note.
quotidiano.net
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