Ricordi ed episodi della vita di Yogananda Paramahansa – 3
“Non sono pericolose le vostre dottrine sul controllo delle emozioni?”, domandò
uno studente. “Molti psicologi affermano che la repressione conduce a
disadattamenti pschici e perfino a malattie fisiche”. Il M. rispose: “La
repressione è dannosa quando ci si aggrappa al pensiero di volere una cosa, ma
non si fa nulla per ottenerla. E’ beneficio invece l’autocontrollo quando si
sostituiscono ai cattivi pensieri pensieri giusti e si convertono gli atti
reprensibili in azioni utili”.
“Coloro che si soffermano sul male, si fanno male. Gli uomini che colmano la
loro mente di saggezza e la loro vita di attività costruttive, si risparmiano
molta ignobile sofferenza”.
“Dio ci mette alla prova in molte maniere”, disse il M. “Egli rivela le nostre
debolezze perchè possiamo rendercene conto e tramutarle in forze. Egli può
mandarci delle disgrazie che sembrano insopportabili; talvolta sembrerà perfino
respingerci da Sè. Ma il devoto intelligente dirà:”‘No, Signore, io voglio Te.
Nessuna cosa potrà ostacolare la mia ricerca. La preghiera del mio cuore è
questa: non impormi mai la prova dell’oblio della Tua presenza’”.
“Signore, datemi la grazia della devozione”, supplicò un discepolo “In effetti
tu stai dicendo: ‘Datemi del denaro perchè io possa comprare quello che
voglio'”, replicò il M. “Ma io dico: ‘No prima devi guadagnarti il denaro. Dopo,
potrai leggittimamente godere di quello che comprerai'”.
Per aiutare un allievo a far decollare l’aeroplano del suo pensiero, il M. narrò
questa sua
esperienza: “Un giorno vidi un gran mucchio di sabbia sul quale si arrampicava
una piccola formica. Mi dissi:’ Questa formica deve pensare che sta calando
l’Himalaya. Il mucchio poteva sembrare gigantesco alla formichina, ma non a me.
Similmente, un milione dei nostri anni solari possono essere meno di un minuto
nella mente di Dio. Noi dobbiamo allenarci a pensare in termini grandiosi:
Eternità! Infinito!”.
Y. e un gruppo di discepoli facevano la loro passeggiata serale sul prato
dell’Eremitaggio di Encinitas. Uno dei giovani chiese informazioni su un certo
santo il cui nome gli sfuggiva. “Signore”, disse “è quel M. che vi apparve qui
alcuni mesi fa”. “Non ricordo”, replicò P. “Era nel giardino, in fondo,
Signore”. “Molti vengono a trovarmi qui; io vedo alcuni che sono andati oltre, e
altri che sono ancora sulla terra”. “Com’è meraviglioso, signore!”. “Dovunque è
un devoto di Dio, là vengono i suoi santi”. Il Guru tacque per qualche
minuto,mentre eseguiva alcuni esercizi. Poi disse: “Ieri, mentre meditavo in
camera mia, desiderai conoscere certi particolari sulla vita di un grande M. dei
tempi antichi. Egli si materializzò dinanzi a me. Rimanemmo per lungo tempo
seduti sul mio letto, fianco a fianco, tenendoci per mano”. “Signore, vi
raccontò la sua vita?”. “Bè”, rispose Y. “nello scambio di vibrazioni mi si
rivelò tutto il quadro”.
Per mettere in guardia i rinuncianti dell’Ordine SRF contro l’autocompiacimento
spirituale, il Maestro disse loro: “Dopo aver raggiunto il nirbikalpa samadhi
non si ricade mai più nell’illusione. Ma, prima di raggiungere tale stato non si
è mai al sicuro. “Un discepolo di un grande maestro indù era un’anima così
grande, che il suo Guru usava porlo ad esempio a tutti. Un giorno, il discepolo
raccontò che stava aiutando un donna devota, e meditava con lei. “Il Guru disse
quietamente: ‘Sadhu, sta’ in guardia!”. “Alcune settimane dopo, alcuni semi di
cattivo karma gerogliarono nella vita del discepolo; egli fuggì con la donna.
Presto però ritornò dal suo Guru piangendo: ‘Mi dispiace!’. Non permise a un
errore di diventare il centro della sua vita, ma si pose alle spalle tutti gli
errori e raddoppiò i suoi sforzi per raggiungere l’autorealizzazione
completa.”Da questo racconto potete vedere che è possibile perfino a un grande
devoto ricadere temporaneamente nell’illusione. Non allentate mai la vigilanza
su voi stessi, finchè non sarete stabiliti perennemente nella Beatitudine
Ultima”.
“La scienza materiale è più teorica della vera religione”, disse il M. “La
scienza è capace d’investigare ad esempio la natura esteriore e il comportamento
degli atomi. Ma la pratica della meditazione conferisce l’onnipresenza; uno
yoghi può diventare uno con l’atomo”.
Un certo esigente discepolo arrivava inaspettatamente al Centro di Mount
Washington e faceva frequenti telefonate interurbane al Maestro. “E’ una persona
strana”, osservò una volta P., “ma il suo cuore è col Signore. Malgrado i suoi
difetti egli raggiungerà la sua mèta, perchè non lascerà in pace Iddio finchè
non ci sarà arrivato”.
Quando il M. venne per la prima volta in America, portava vesti indiane e i
capelli lunghi intorno alle spalle. Qualcuno, affascinato da quella vista che
gli appariva strana, s’informò: “Siete uno che predice la fortuna?”. Y. rispose:
“No io dico alle persone come migliorare la loro fortuna”.
Un giorno, il M. narrò ai suoi discepoli di un santo che decadde dal più alto
sentiero per avere esibito in pubblico i suoi poteri miracolosi. “Ma presto si
rese conto del proprio errore”, continuò P., “e ritornò ai suoi discepoli. Al
termine della sua vita era un’anima completamente liberata”. “Signore, come potè
risollevarsi così presto?” chiese un devoto. “La punizione karmica non è forse
più severa per uomo che cade da un alto stato di evoluzione, che per una
persona comune che sbaglia per pura ignoranza? Sembra strano che quel santo
indiano non abbia dovuto aspettare per lungo tempo la liberazione finale”.
Sorridendo, il M. scosse il capo. “Dio non è un tiranno”, egli disse. “Se un
uomo fosse abituato a una dieta di ambrosia, sarebbe infelice di dover mangiare
formaggio raffermo. Se piangesse disperatamente per avere ancora l’ambrosia,
Iddio non gliela ricuserebbe”.
Un amico riteneva poco dignitoso per la SRF di fare della pubblicità. Il M.
disse: “Wrigley usa
la pubblicità per indurre la gente a masticare gomma. Perchè non dovrei usarla
per indurla a ‘masticare’ delle buone idee?”.
Parlando della rapidità con la quale la grazia di Dio può liberarci dalle
illusioni di maya, il M. disse: “In questo mondo noi abbiamo l’impressione di
essere immersi in un mare di guai. Allora la divina Madre viene e ci scuote,
risvegliandoci da questo terribile sogno. Ogni uomo, prima o poi, avrà questa
esperienza liberatrice”.
Uno studente era indeciso a scegliere il sentiero della rinuncia, oppure una
carriera lungamente desiderata. Il M. teneramente gli disse:”Ogni esaudimento
che cerchi, e molto di più, ti sta aspettando in Dio”.
A un allievo che sembrava essere inestricabilmente irretito dalle cattive
abitudini, il M.
suggerì: “Se ti manca la forza di volere, cerca di sviluppare quella di “non
volere”.
“Quale responsabilità si assume colui che cerca di migliorare gli uomini!”,
eslamò il M. “La rosa nel vaso appare bellissima; ma si dimentica tutto il
lavoro di giardinaggio che ci è voluto per renderla così bella. E se ci si deve
affaticare per ottenere una bella rosa, qual maggiore sforzo è necessario per
produrre un essere umano perfetto!”.
“Non frequentate altra gente troppo spesso”, disse il M. Le amicizie non ci
soddisfano, a meno che non siano radicate nel comune amore per il Signore. Il
nostro desiderio umano d’esser compresi dagli altri con amore, è in realtà il
desiderio dell’anima per Dio. Più cerchiamo l’esudimento fuori di noi, meno
probabile sarà trovare il Divino Compagno”.
“Ci sono tre topi di devoti”, diceva il M. “I credenti che frequentano la chiesa
e si accontenano di questo; i credenti che vivono una vita retta, ma non fanno
alcuno sforzo per raggiungere l’unità con Dio; e i credenti che sono decisi a
scoprire la loro vera identità”.
Richiesto di definire l’autorealizzazione, il M. disse: “Autorealizzazione è
sapere a tutti i livelli del nostro essere- corpo, mente e anima – che siamo già
ora in possesso della Divinità, e che perciò non abbiamo bisogno di pregare che
essa venga a noi; che non siamo soltanto vicini a Dio in ogni istante, ma che la
Sua onnipresenza è la nostra onnipresenza; e che Egli è l’essenza della nostra
vita ora, quanto lo sarà mai in futuro. Tutto ciò che dobbiamo fare, è
migliorare la nostra conoscenza”.
“Iddio supplisce in fretta a qualsiasi necessità dei Suoi devoti, perchè essi
hanno eliminato l’intralciodelle contrastanti correnti dell’ego”, disse il M.”
Agli inizi del Centro di Mount Washington, scadeva il pagamento di un’ipoteca;
ma non avevamo denaro in banca. Pregai molto profondamente, dicendo al Signore:
‘La sorte di questa organizzazione è nelle tue mani!’ La Madre Divina apparve
dinanzi a me. Mi disse in inglese: ‘Io sono i tuoi titoli bancari, io sono la
tua garanzia’”. “Pochi giorni ricevetti una grossa offerta per il centro”.
Un discepolo era fedele e sempre pronto a svolgere qualsiasi compito che gli
venisse assegnato dal Guru; ma per gli altri non voleva far nulla. Per
correggerlo, il M.
disse: “Dovresti
servire gli altri come servi me. Ricordati che Dio abita in tutti. Non
trascurare nessuna opportunità di farGli piacere”.
“La morte ci insegna a non riporre la nostra fiducia nella carne, bensì in Dio.
Perciò la Morte è un amico”, disse il M.”Non dobbiamo addolorarci eccessivamente
per il trapasso di quelli che ci sono cari. E’ egoistico desiderare che essi
rimangano sempre vicino a noi per il nostro piacere e conforto. Piuttosto,
rallegratevi perchè sono stati chiamati ad avanzare verso la libertà dell’anima
nell’ambiente nuovo e migliore di un mondo astrale. “Il dolore della separazione
fa sì che la maggior parte degli uomini pianga per un certo tempo; poi, essi
dimenticano. Ma i saggi si sentono spinti a cercare i loro cari scomparsi nel
cuore dell’Eterno. Ciò che i devoti perdono nella vita finita, essi ritrovano
nell’Infinito”.
“Qual’è la migliore preghiera?”, s’informò un discepolo. Il M. disse: “Dite al
Signore: ‘Ti prego, fammi conoscere la Tua volontà’. Non dite: ‘Voglio questo e
voglio quello’. Vedrete che otterrete cose assai migliori quando è Lui che
sceglie per voi”.
Spesso il M. chiedeva alle discepole di fare alcune cosette per lui. Quando una
di loro trascurò uno di questi piccoli compiti che non riteneva importante, P.
la rimproverò con dolcezza dicendo: “La fedeltà nel compiere i piccoli doveri ci
conferisce la forza di accettare le decisioni difficili che la vita imporrà un
giorno”.
Parafrasando un commento di Sri Yukteswar, il M. disse a un nuovo discepolo:
“Alcuni credono che l’entrare in un convento per imparare l’autodisciplina sia
causa di dolore quanto un funerale. Invece, ciò può significare il funerale di
tutti i dolori”.
“E’ stolto aspettarsi la vera felicità dagli attaccamenti e possessi terreni,
perchè questi non hanno il potere di darla”, disse il M. “Eppure milioni di
persone muoiono col cuore infranto, avendo cercato invano di trovare nella vita
terrena quell’esaudimentoche esiste solamente in Dio, la Fonte d’ogni gioia”.
Spiegando perchè così poche persone comprendono il Dio Infinito, il M.
disse: “Come una piccola
coppa non può essere un ricettacolo per le immense acque di un oceano, così la
limitata mente umana non può contenere la Coscienza Cristica universale. Ma
continuando ad allargare la propria mente con la meditazione, si raggiunge alla
fine l’onniscienza. Si diviene uniti alla Divina Intelligenza che permea gli
atomi della creazione. “San Giovanni
disse: ‘A tutti quelli
però che lo hanno accolto, a quelli che credono nel suo nome, ha dato il potere
di diventare figlioli di Dio’. Con le parole: ‘A tutti quelli che lo hanno’, San
Giovanni si riferiva agli uomini che hanno perfezionato il loro potere di
ricettività per l’Infinito; essi soli riguadagnano il loro stato di “figli di
Dio”. Essi ‘credono nel suo nome’ raggiungendo l’unità con la Coscienza
Cristica’.
Un allievo che era già vissuto nell’eremitaggio ritornò un giorno e disse al
Maestro con tristezza:”Perchè mai me ne sono andato?”. “Non è questo forse un
paradiso , in confronto col mondo esterno?” chiese P. “Davvero lo è!”, rispose
il giovane, e continuò a singhiozzare per tanto tempo che il maestro, per
compassione, pianse con lui.
Una suora dell’ordine SRF si lamentava della propria mancanza di devozione. “Non
è che io non voglia conoscere Iddio”, ella disse, “ma mi sento incapace di
offrirGli il mio amore. Che cosa dovrebbe fare una persona che, come me,si trova
in uno stato di aridità?”. “Non dovresti concentrarti sul pensiero che manchi di
devozione, ma cercare di svilupparla”, replicò il M. “Perchè agitarsi se Dio non
ti si è rivelato? Pensa al lunghissimo tempo in cui tu Lo hai ignorato! Medita
di più ; entra più nel profondo; e segui le regole dell’eremitaggio. Cambiando
le tue abitudini, risveglierai nel tuo cuore la memoria del Suo Essere
meraviglioso; e quando Lo conoscerai, non c’è dubbio lo amerai”.
Una domenica il M. entrò in una chiesa il cui coro cantava appositamente per
lui. Dopo il servizio religioso, il maestro del coro e il gruppo dei cantori
chiesero a
P.: “Vi è piaciuto
il nostro canto? “. “Non c’è male”, rispose Y. senza entusiasmo. “Oh allora non
vi è veramente piaciuto?”, si informarono. “Non direi questo”. Messo alle
strette per spiegarsi meglio, il M. finalmente disse: “Per quanto riguarda
l’esecuzione era perfetta; ma voi non vi rendevate conto a Chi cantavate.
Pensavate solo a far piacere a me e agli altri ascoltatori. La prossima volta,
non cantate per gli uomini, ma solamente a Dio”.
Con grande rispetto, i discepoli parlavano delle sofferenze sopportate
gioiosamente dai santi martiri della storia. Il M. disse: “La sorte che tocca al
coprpo non ha alcuna importanza per un uomo dalla divina realizzazione. La forma
fisica è come un piatto che il devoto usa, mentre consuma il cibo di saggezza
della vita. Quando la sua fame è sata soddisfatta e placata in eterno, a che
serve il piatto? Si può anche rompere, ma il devoto se ne accorge appena. Egli è
assorto in Dio”.
Le lunghe sere d’estate trovavano spesso il M. assorto in discussioni spirituali
con i discepoli nel portico dell’eremitaggio di Encinitas. In una di queste
occasioni il discorso si volse ai miracoli, e il M. disse: “La maggior parte
degli uomini è interessata ai miracoli e desidera vederne compiere. Ma il mio
M., Sri Yuktèswarji, che aveva il dominio su tutte le forze naturali, aveva
opinioni molto severe su questo argomento. Poco prima ch’io lasciassi l’India
per tenere le mie conferenze in America, egli mi disse: ‘Risveglia negli uomini
l’amore di Dio, non attirarli con esibizioni di poteri straordinari’. “Se io
camminassi sul fuoco o sull’acqua, e riempissi tutte le sale del Paese con
cercatori di curiosità, quale bene ne risulterebbe? Vedete le stelle, le nuvole
e l’oceano. Vedete la nebbiolina sull’erba. Può alcun miracolo compiuto
dall’uomo eguagliare questi fenomeni essenzialmente inesplicabili? Ma anche
così, pochi esseri umani sono indotti dalla natura ad amare Iddio, il Miracolo
di tutti i miracoli”.
A un gruppo di giovani discepoli tendenti a procrastinare, il M. disse:
“Dovreste pianificare la vostra vita. Dio creò la routine. Il sole splende fino
al crepuscolo, e le stelle fino all’alba”.
“La saggezza dei santi non è forse dovuta a favori speciali elargiti dal
Signore?”, chiese un visitatore. “No”, rispose il M. “Che alcune persone abbiano
meno realizzazione divina di altre non dipende dal fatto che Iddio limiti il
dono della Sua grazia, ma è perchè la maggior parte degli uomini impedisce alla
Sua luce sempre presente di attraversarli liberamente. Quando rimuovono il buio
schermo dell’egoismo, tutti i Suoi figli possono egualmente riflettere i Suoi
raggi d’onniscienza”.
Un visitatore parlava, sprezzante, della cosiddetta idolatria vigente in India.
Il M. disse
quietamente: “Se un uomo che sta seduto ad occhi chiusi in una chiesa, permette
ai propri pensieri di soffermarsi su argomenti mondani – gl’idoli del
materialismo! – Dio si rende conto che non lo si sta adorando. “Se un uomo,
inchinandosi davanti a un’immagine di pietra, la vede quale simbolo che gli
ricorda il divino onnipresente Spirito, Iddio accetta la sua devozione”.
“Vado nelle montagne per restare solo con Dio”, uno studente informò il M. P.
rispose: “Non avanzerei spiritualmente in questo modo. La tua mente non è ancora
pronta per concentrarsi profondamente sullo spirito. I tuoi pensieri si
soffermeranno per la maggior parte sui ricordi delle persone e dei passatempi
mondani, anche se vivrai in una grotta. L’eseguire con animo allegro i doveri
terreni, insieme alla quotidiana meditazione, questa è la vita migliore”.
da lista Sadhana >> it.groups.yahoo.com/group/lista_sadhana
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