La nostra mente ricorda più facilmente le scene che non riesce a spiegare e che ricostruisce con
difficoltà: un nuovo tassello per capire come funzionano i ricordi.
27 maggio 2024 – Chiara Guzzonato
Se ricordassimo ogni singola esperienza vissuta nella nostra vita, il nostro cervello sarebbe
decisamente sovraccarico di informazioni: la mente filtra e seleziona le cose da ricordare, ma sulla
base di cosa? Uno studio pubblicato su Nature Human Behavior ha cercato di capirlo utilizzando un
modello computazionale, ed è giunto alla conclusione che le scene che diventano memorabili, passando
allo status di “ricordi”, sono quelle che non ci aspettiamo.
IDRANTI IN MEZZO AI BOSCHI. Prendiamo un esempio: la presenza di un idrante nel bel mezzo di un
bosco ci stupirebbe e sarebbe difficile da interpretare. Questo la renderebbe più memorabile: «La
mente tende a ricordare i fatti che non riesce a spiegare bene», spiega Ilker Yildirim, uno degli
autori.
Per giungere alle loro conclusioni i ricercatori hanno sviluppato un modello computazionale su due
stadi della formazione di un ricordo: la compressione dei segnali visivi e la loro ricostruzione.
Hanno quindi messo a punto una serie di esperimenti nei quali ai partecipanti veniva chiesto di
ricordare delle sequenze veloci di immagini; è emerso che più il computer faticava a ricostruire
un’immagine, più era probabile che quell’immagine venisse ricordata dai partecipanti, a
dimostrazione del fatto che esiste una correlazione tra la complessità delle informazioni visive e
la conservazione della memoria.
Quanto scoperto riguarda non solo la nostra conoscenza del funzionamento della mente umana ma, come
spiega l’autore John Lafferty, potrà essere d’aiuto in futuro per sviluppare dei sistemi di memoria
più efficienti per l’intelligenza artificiale.
www.nature.com/articles/s41562-024-01870-3
da focus.it
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