Riflessioni sulla Cultura Vedica

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Riflessioni sulla Cultura Vedica

di Parabhakti Das

La realizzazione spirituale: da ahankara a prema

La realizzazione spirituale: da ahankara a premaQuale religione è la
migliore, quale di esse è la più importante? Ogni volta che mi vengono
proposti questi quesiti, mi viene spontaneo riflettere su quanto sia
diffusa l’abitudine di classificare ogni cosa e di come la natura
competitiva sia purtroppo presente anche tra i credenti di ogni
religione. La mia e la tua religione, il mio Dio e il tuo Dio, le
religioni di stato, le nostre radici filosofiche, i nostri riti, e
così via. Poco più che ragazzino, già ero affascinato dal misticismo e
dalle religioni in generale e non mi sfuggiva occasione per coltivare
la mia ricerca interiore. La miscela di genti e culture a cui siamo
oggi abituati, era allora molto meno diffusa ed incontrare un
esponente di una tradizione diversa da quella Cattolica costituiva
sempre un avvenimento. Sognavo di viaggiare in Africa o nei paesi
Arabi, ma soprattutto in Oriente, dove avrei potuto incontrare mullah,
rabbini, brahmana, lama, yogi e con loro praticare varie tecniche di
realizzazione spirituale. Un sogno che nel tempo si è realizzato,
avendo avuto la fortuna di conoscere mistici e religiosi che hanno
grandemente contribuito alla mia crescita culturale e spirituale. Ma è
nella cultura vedica che ho infine trovato un’impostazione originale e
atipica: essa infatti non descrive una religione specifica.

Sbagliano coloro che la omologano all’Induismo, sebbene quest’ultimo
affondi le proprie radici in essa. La cultura vedica e in particolare
quella vaisnava, non cerca di affermare un particolare credo religioso
ma parla piuttosto di sanatana-dharma, l’eterna occupazione di ogni
essere, che conduce al risveglio della propria natura spirituale, per
riconnettersi al Divino attraverso un sentimento d’amore spirituale
puro, chiamato prema.

Secondo gli insegnamenti vedici, per tornare nel mondo spirituale,
dimora originale di tutti gli esseri viventi, non è sufficiente
aderire ad una particolare tradizione religiosa, ma è invece
fondamentale seguire un processo di purificazione, o sadhana. Per
raggiungere la perfezione, esso può richiedere anche molte
reincarnazioni e spesso inizia concretamente con l’adesione ad un
credo religioso o ad un metodo yoga. I vari percorsi religiosi,
filosofici e culturali sono da considerasi propedeutici a quello stato
di coscienza pura, dove le catalogazioni geoculturali e religiose non
trovano più ragione d’essere. Srila Prabhupada, grande erudito e
mistico, in uno dei suoi commentari ricorda: “Le religioni non sono
altro che affluenti del fiume della conoscenza spirituale, che sfocia
nell’oceano della trascendenza.”

Anche Krishna, Dio, la Persona Suprema, al termine della
Bhagavad-gita, dopo aver adeguatamente istruito il Suo amico e
discepolo Arjuna sulla conoscenza del corpo fisico, psichico e
spirituale e sui vari metodi di realizzazione del sé annuncia: “Lascia
ogni forma di religione e semplicemente abbandonati a Me. Io ti
libererò dalle conseguenze delle tue azioni, non temere.” La religione
è dunque un mezzo per coltivare la coscienza spirituale. Il primo
passo consiste nel situarsi al livello di sattva, la virtù, posizione
dalla quale la comprensione degli argomenti spirituali diviene
realmente possibile. Le regole ed i principi etici promulgati nelle
varie tradizioni religiose e filosofiche servono questo scopo e
originano tutte da quell’unico Dio che, in accordo a tempo, luogo e
circostanza, ne commisura modalità e dettagli, in modo da garantire ad
ogni persona una evoluzione spirituale adeguata alla condizione in cui
si trova a vivere.

La cultura vedica indica i quattro principi universali del dharma:
Misericordia, Purezza, Veridicità e Austerità. Le regole che regalano
queste quattro virtù a coloro che le praticano sono: evitare di
consumare la carne degli animali o di sfruttarli (Misericordia),
condurre una vita sessuale regolata (Purezza), evitare l’azzardo nel
gioco e nella vita (Veridicità) ed evitare di assumere droghe, alcol o
altre sostanze alteranti (Austerità).

Il processo della realizzazione spirituale è poi costituito da nove
stadi conseguenti: sraddha, la fede, sadhu sanga o associazione con
spiritualisti autentici, bhajana kriya, offerta di servizio a Dio,
anartha nivritti, la purificazione e la rimozione degli ostacoli
interiori, nistha o stabilità nella vita spirituale, ruci, sentimenti
di gioia, asakti, scambi emozionali spirituali, bhava, la coscienza
spirituale profonda e prema, il puro amore per Dio, fine ultimo della
realizzazione spirituale. Per accedere al sentiero del cammino
spirituale, è inizialmente necessario il desiderio di guardare oltre
ahankara, o identificazione con il corpo. Essa è composta
principalmente da ahanta, o errata coscienza del sé, che viene
identificato come corpo fisico o psichico e mamata, la coscienza di
mio, in altre parole, la mia famiglia, la mia casa, la mia auto, la
mia nazione e così via. Questi due aspetti di coscienza grossolana
vengono superati grazie a jnana, la conoscenza, raggiungendo
gradualmente la liberazione dal falso concetto di identità materiale.
Viceversa, più predomina l’errata identificazione con il corpo e il
concetto di proprietà, più ci si lega alla materia.

L’ordine di progressione, dallo stadio di condizionamento materiale a
prema, il puro amore per Dio, è il seguente:

1.
quando l’aspetto materiale di ahankara e mamata è estremamente
radicato, esso lega indissolubilmente l’essere al ripetuto ciclo di
nascita e morte;
2.
quando nasce la fede e la persona considera l’idea di diventare
un servitore di Dio, gli aspetti materiali vengono parzialmente
spiritualizzati e la jiva, l’essere o anima, si qualifica per il
servizio al Signore;
3.
allo stadio di sadhu sanga, la spiritualizzazione cresce;
4.
raggiunto lo stadio di anisthita bhajana kriya, l’aspetto
spirituale è localizzato mentre di quello materiale mantiene ancora
piena forza;
5.
allo stadio di nistha, la spiritualizzazione aumenta ancora e
l’influenza materiale regredisce ulteriormente;
6.
in ruci, la coscienza spiritualizzata di “io” e “mio” domina e
la coscienza materiale diventa localizzata;
7.
allo stadio di asakti, l’aspetto spirituale è completo mentre
rimane solo una traccia di quello materiale;
8.
situati al livello di bhava, dell’aspetto materiale rimane solo
un’ombra, che appare solo occasionalmente;
9.
allo stadio di prema, la consapevolezza spirituale è
estremamente intensa e quella materiale completamente assente.

Per entrare e risiedere nella dimensione spirituale è fondamentale
situarsi allo stadio ultimo di prema, condizione che può essere
raggiunta già in questo mondo. Non c’è quindi solo la speranza che il
dopo morte ci riservi qualcosa di positivo, la coscienza spirituale
può essere ritrovata e vissuta in modo completo già in questa vita.

Alla luce degli insegnamenti vedici, la catalogazione delle tradizioni
religiose finalizzata a definire la superiorità di una sopra le altre,
è chiaramente frutto di una visione maldestra e parziale, addirittura
settarea. Per chi avanza genuinamente lungo il sentiero spirituale,
diventa evidente come le varie tradizioni contribuiscano ad allargare
la varietà della proposta, per il beneficio di ogni essere umano. Nel
mondo spirituale non ci sono svariati Dio e non esistono i
dipartimenti Induista, Cristiano, Musulmano, Ebreo, Zoroastriano, o
altro. Esiste solo il puro, incondizionato, ininterrotto sentimento
d’amore per Krishna, o Dio, che immerge coloro che lo raggiungono in
un’incessante e sempre crescente estasi spirituale. Il bhakti yoga,
l’unione con Dio attraverso l’amore spirituale, è la piattaforma
comune a tutte le tradizioni religiose e di pensiero, verso la quale,
più o meno consapevolmente, tutte convergono. Una volta raggiunta
quella posizione eccelsa, ci si libera facilmente e naturalmente da
identificazioni e catalogazioni materiali di qualsiasi natura.

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