RIFLESSIONI SULLA FILOSOFIA INIZIATICA
di Michele Sole
per Edicolaweb
La ricerca filosofica non era sapere accademico, ma ricerca iniziatica destinata però non a tutti.
Era costume degli antichi teologi nascondere i divini misteri, sotto formule matematiche e metafore
poetiche, perché non venissero diffusi al volgo.
La distinzione tra cultura accademica e la Filosofia Iniziatica
Alcuni esempi concreti possono essere di ausilio per chiarire la differenza tra la filosofia
iniziatica e la cultura accademica che è poi quella ufficiale.
Ad esempio, nell’opera “Alcibiade Primo” di Platone, Socrate afferma alcune cose molto importanti
relativamente alla famosa massima “conosci te stesso”, scritta su una colonna del tempio di Delfi:
– Solo chi conosce se stesso è giusto e temperante;
– Per conoscere noi stessi dobbiamo guardare al divino che è in noi;
– Solo chi conosce se stesso è giusto e temperante e può governare la Città.
Socrate, nel dialogo con Alcibiade sopra riportato, afferma una cosa straordinaria:
– Per governare bene una collettività occorre conoscere se stessi e cioè il lato divino che è in
ognuno di noi.
L’accademico, rispetto a questa importante affermazione, leverà l’essenziale in quanto si limiterà a
fare analisi esegetiche, etimologiche, comparazioni con altri autori o filosofie… non penserà di
comprendere con l’anima e con lo spirito, ovvero, a differenza di colui che ricerca la comprensione
iniziatica, non cercherà di sperimentare e verificare nei propri sentimenti, pensieri e
comportamenti, la conoscenza del divino a cui allude Platone.
Osserva O. M. Aïvanhov:
“Prendiamo un frutto, un’arancia, ad esempio, una cosa è misurarne le dimensioni, il peso, studiarne
i colori, altra cosa è gustarla, mangiarla, assaporarla, sentirne la forza che essa trasmette. La
conoscenza esteriore, intellettuale si ferma allo studio esteriore dell’arancia ma non arriva mai a
sapere come è effettivamente l’arancia perché dimentica di mangiarla.”
“Immaginate che un uomo si trovi all’interno di una sfera e un altro al suo esterno. Colui che si
trova all’interno, naturalmente la vede concava, mentre colui che è all’esterno, convessa. I due
discutono e si azzuffano: è impossibile metterli d’accordo. Interpretiamo ora questa immagine. Colui
che è all’interno della sfera è il cuore; egli osserva la vita dal dentro, soggettivamente, ovvero
attraverso l’emozione, il sentimento e la sensazione. Colui che è all’esterno, è l’intelletto che
osserva le cose dal fuori, obiettivamente, razionalmente. Per questo fra cuore e intelletto, o fra
religione e scienza continuano a perpetuarsi discussioni interminabili e scontri secolari. Chi dice
il vero? Tutti e due, ma ciascuno al cinquanta per cento. Se ora arrivasse un terzo osservatore che
dicesse: ‘La sfera è sia concava che convessa’, i primi due, a questo punto, si inquieterebbero e lo
considererebbero un insensato. In realtà, quest’ultimo è un saggio che contempla la verità nella sua
interezza. Egli rappresenta l’intuizione che ha la capacità di riunire pensiero e sentimento per
vedere le cose contemporaneamente dall’interno e dall’esterno. Per conosce la vera realtà delle
cose, bisogna essere contemporaneamente oggettivi e soggettivi, porsi contemporaneamente all’interno
e all’esterno.” (1) Anche l’uomo della strada, indotto dalla cultura ufficiale a vivere separato dal
proprio “sé superiore” non riterrà normale conoscere e vivere il divino e giammai riterrà normale
che l’uomo politico debba compiere, in via preventiva, un percorso spirituale nel senso indicato da
Platone. Eppure Platone è collocato nei programmi scolastici e tuttora a distanza di secoli è
oggetto di studio e di ammirazione.
Quanto appena rilevato può essere esteso ad altre fondamentali idee, molto note alla cultura
occidentale, espresse da Platone sull’amore e la sessualità, sull’anima e la reincarnazione
(trasmigrazione delle anime).
Però questo Sapere (alla stessa stregua dei Valori espressi da altri grandi personaggi dell’umanità)
così grandemente apprezzato è stato scisso dalla vita interiore, esso ha alimentato esclusivamente
un tipo di conoscenza esteriore, intellettuale la quale, bene inteso, è necessaria e naturale ma non
esaustiva. Ed è questo il punto fondamentale: non fermarsi alla conoscenza esteriore. (2)
Viene anche da pensare alla relazione intercorrente tra la filosofia occidentale e quella orientale
rispetto alla quale si è affermato:
“Con un certo schematismo si potrebbe osservare che nella nostra storia della filosofia non si
trovano che occasionalmente pensatori disposti a tradurre nella pratica i loro principi. Per usare
una metafora essi progettano edifici sontuosi, per poi vivere in catapecchie fatiscenti. I filosofi
indiani, al contrario, esibiscono una perfetta corrispondenza tra teoria o prassi, cioè conoscenza e
azione. Il loro scopo primario è la realizzazione di sé.” (3)
Appare paradossale, effettivamente, che si stimino notevolmente Santi, artisti e geni e nel contempo
non si approfondiscano a livello di vita interiore quei valori di cui gli stessi sono portatori.
L’anima e lo spirito, componenti essenziali del nostro essere, non sono spesso toccati e influenzati
dalle culture accademiche, mentre essi sono posti al centro della filosofia iniziatica.
Questa separazione tra conoscenza intellettuale da un lato, e la vita della propria anima, del
proprio spirito e la condotta di vita, dall’altro, genera grandi sofferenze nell’individuo e ha
caratterizzato, purtroppo, in occidente, in negativo, anche la comprensione e l’adesione alle Verità
dei Vangeli (con l’espressione “Chiesa di Giovanni”, in contrapposizione alla “Chiesa di Pietro”, si
evidenzia il vero Insegnamento iniziatico dei Vangeli. (4)
A causa di questa attitudine, l’uomo si ritrova ad aver sviluppato in modo disarmonioso il lato
intellettuale a scapito delle proprie risorse interiori collegate invece all’anima e allo spirito e
si trova quindi vulnerabile rispetto alle difficoltà della vita e ai suoi aspetti effimeri ed
illusori.
Egli conosce sempre meglio sotto il profilo esteriore la realtà oggettiva, la terra esteriore e
sempre meno la terra interiore rispetto alla quale egli dovrebbe essere simbolicamente il Re.
Questo approccio intellettualistico può ovviamente riguardare anche la stessa filosofia iniziatica
se si dimentica che “l’esoterismo resta innanzitutto un modo di vivere, un’educazione dello sguardo
che permette di scorgere la presenza ineffabile del Sacro nel quotidiano.” (5)
Ricorda Aïvanhov a tal proposito che gli “atti della vita quotidiana” sono il vero punto di partenza
del cammino di perfezionamento individuale e quindi sono alla base della vera spiritualità:
“Certe scienze quali l’alchimia, la magia, l’astrologia e la Cabala, poiché penetrano in profondità
i grandi misteri della creazione, possono aiutarci ad avanzare più rapidamente sulla via
dell’evoluzione. Ma queste scienze sono di difficile approccio e per capirle bene è consigliabile
iniziare a studiarle nell’uomo, nelle sue attività quotidiane. Infatti nel cibo troviamo l’alchimia,
nella respirazione l’astrologia, nella parola e nel gesto la magia e nel pensiero la Cabala. Non
bisogna cercare di studiare la Scienza esoterica separandola dalla vita. Imparate perciò a mangiare,
respirare, agire, parlare, pensare e verrete così a possedere le basi di queste quattro scienze
fondamentali.”
“Per troppe persone la spiritualità consiste nel leggere libri di esoterismo. Non ne comprendono
molto, non possono farci nulla, perché non si tratta che di teorie, ma che cosa importa? Continuano
a rimpinzarsi di tali letture. Quando comprenderanno che la spiritualità consiste nello scegliere un
metodo, nello studiarlo bene e nel metterlo in pratica? Poiché la sola cosa che conta veramente è la
vita, la vita divina che l’uomo deve vivere, è lei che apporterà tutte le conoscenze del cielo e
della terra. Colui che si accontenta di leggere dei libri, perde il suo tempo; anche se è capace di
esporne perfettamente il contenuto, gli altri sentono perfettamente che dietro questa esposizione
c’è il vuoto, poiché non trasmette alcun amore, alcuna luce, alcuna comprensione profonda. Le
conoscenze sono in pratica inutili se non sono vivificate dall’amore e dalla luce. L’amore e la luce
non si ottengono leggendo, ma applicando ogni giorno le regole della Scienza iniziatica.”
La Filosofia Iniziatica nel passato
La ricerca filosofica non contemplava nel passato la scissione propria della cultura occidentale a
cui abbiamo prima accennato. Infatti, affermava Giamblico:
“Si dice che Pitagora sia stato il primo a chiamare se stesso filosofo, non limitandosi a introdurre
questo nuovo nome, ma spiegandone l’effettivo significato… La Sapienza è un reale sapere intorno
al Bello, al Primo e al Divino sempre identici a se stessi, di cui le altre cose partecipano. La
filosofia è invece desiderio di siffatta contemplazione speculativa. Bello è pertanto anche questo
sforzo interiore di formazione spirituale, che per Pitagora contribuisce alla purificazione degli
uomini.” (6)
Non a caso, Pitagora, come altri greci, era stato in India e aveva appreso importanti conoscenze.
Scrive Schopenhauer: “Secondo Apuleio, Pitagora sarebbe addirittura giunto fino in India, e sarebbe
stato istruito dagli stessi brahmani. Pertanto, io ritengo che la filosofia e la conoscenza di
Pitagora, certo altamente apprezzabili, non sono consistite tanto in ciò che egli ha pensato, quanto
in ciò che egli ha imparato.” (7)
Schopenhauer scriverà ancora, a proposito dei viaggi in India dei filosofi suoi contemporanei: “Voi
andaste colà come maestri e ne ritornaste come discepoli dell’ascoso senso. Là caddero per voi i
veli.” (8)
La ricerca filosofica non era sapere accademico, ma ricerca iniziatica destinata però non a tutti.
Questa limitata destinazione non si riconduceva ad un carattere orgoglioso o aristocratico del
sapere iniziatico ma alla diversa ricettività delle persone, determinata dal diverso grado
evolutivo, posto che diverse sono le esperienze individuali liberamente vissute nel ciclo delle
reincarnazioni. In ragione di ciò S. Paolo, nel rivolgersi ai suoi discepoli, al fine di spiegare
che alcune cose non potevano esser rivelate, utilizzò la famosa metafora sui cibi liquidi destinati
ai bambini e sui cibi solidi destinati agli adulti.
“Ho ancora molte cose da dirvi, ma non le potete sopportare per ora.” (Vangelo di Giovanni VI,12)
“Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro:
‘A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto
in parabole’.” (Vangelo di Marco 4-10)
“Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano
intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa.”
(Vangelo di Marco 4-34)
“Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le
calpestino colle loro zampe e poi si rivoltino per sbranarvi.” (Matteo, 7, 6)
“Su questo argomento abbiamo molte cose da dire, difficili da spiegare perché siete diventati lenti
a capire. Infatti, voi che dovreste essere ormai maestri per ragioni di tempo, avete di nuovo
bisogno che qualcuno v’insegni i primi elementi degli oracoli di Dio e siete diventati bisognosi di
latte e non di cibo solido. Ora, chi si nutre ancora di latte è ignaro della dottrina della
giustizia, perché è ancora un bambino. Il nutrimento solido invece è per gli uomini fatti, quelli
che hanno le facoltà esercitate a distinguere il buono dal cattivo.” (S. Paolo, Lettere agli Ebrei)
“Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei
dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; parliamo di una sapienza divina,
misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria.
Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l’avessero conosciuta, non avrebbero
crocifisso il Signore della gloria.” (S. Paolo, Lettere ai Corinzi 2-6)
Platone parlava di filosofia trasmessa dagli dèi, di tradizione antica, di dottrina antica “bisogna
sempre credere a queste sante e antiche dottrine”. Questa dottrina è distinta dalla filosofia
destinata a “i non iniziati” (Teeteto 155) e ai “i figli della Terra” (Sofista, 247) i quali
sostengono ostinatamente che “tutto ciò che non sono in grado di stringere fra le mani in fin dei
conti non esiste assolutamente”. Invece “la filosofia trasmessa dagli dèi si rivolge agli iniziati,
agli Amici delle Idee, a poche persone” (Politica 297; Repubblica IV 428). “Un Dio in persona
facendoci questo dono ha fatto anche la nostra salvezza” (Epinomis 977).
Afferma Eraclito: “Ad essi è rivolto l’insegnamento dell’Efesio, non agli altri uomini, che non sono
animati dal desiderio di conoscere la verità, di cui non comprendono il valore ed il significato,
indifferenti ed inconsci, quasi dormienti. Agli altri uomini sfuggono le cose che fanno quando sono
desti, come non sanno quanto compiono dormienti.”
Nella Teologia Mistica, Dionigi Areopagita scrive: “Bada a che nessuno dei non iniziati ascolti: mi
riferisco a coloro che rimangono prigionieri delle realtà, che pensano che nulla esista in modo
sovraessenziale al disopra degli esseri, che ritengono di conoscere con la loro scienza colui che ha
fatto della tenebra il suo nascondiglio” (Salmi 17,12).
Se le divine iniziazioni vanno al di là delle capacità di costoro, che cosa si dovrebbe dire a
proposito di coloro che sono ancor meno iniziati, che definiscono la causa trascendente di tutto
anche per mezzo degli esseri più bassi, e che dicono che essa non è affatto superiore alle empie e
svariate raffigurazioni forgiate da loro?
“Una certa filosofia religiosa nacque mirabilmente concorde fra i Persiani e con Ermete fra gli
Egizi; si alimentò poi con Orfeo e Aglaofemo presso i Traci per crescere subito con Pitagora fra i
Greci e gli Italici e giungere, infine, a compimento in Atene con Platone. Era costume degli antichi
teologi nascondere i divini misteri sotto formule matematiche e metafore poetiche, perché non
venissero diffusi al volgo” (Ficino nell’Introduzione alle Enneadi di Plotino).
C’è quindi una dottrina antica, un sapere antico che non ha mai abbandonato l’uomo sin dalle origini
che ha permeato con manifestazioni diverse tutti i popoli e tutte le religioni. A questo sapere
originario attinge la filosofia iniziatica, ed anche l’Insegnamento dei Vangeli, ed a questo stesso
sapere si riconduce l’Insegnamento contemporaneo di Peter Deunov e O. M. Aivanhov.
Anche S. Agostino riconosce l’esistenza di questo antico sapere. Egli afferma nelle Ritrattazioni
(cap.13.3):
“Ho anche detto: Questa è, ai nostri tempi, la religione cristiana conoscendo e seguendo la quale si
ottiene la salvezza col massimo di sicurezza e di certezza. Mi sono espresso così, facendo
riferimento al nome e non alla realtà ch’esso designa. In effetti quella che ora prende il nome di
religione cristiana, esisteva già in antico e non fu assente neppure all’origine del genere umano,
finché venne Cristo nella carne. Fu allora che la vera religione, che già esisteva, incominciò ad
essere chiamata cristiana. Quando, dopo la risurrezione e l’ascensione in cielo, gli Apostoli
incominciarono a predicare il Cristo e moltissimi divennero credenti, fu ad Antiochia che per la
prima volta, come è scritto, i suoi discepoli furono chiamati Cristiani. Per questo ho detto: Questa
è ai nostri tempi la religione cristiana, non perché un tempo non esistesse, ma perché più tardi
prese questo nome.”
Il custode di questa sapere divino, di questa ancora di salvezza per l’uomo, è l’Ordine di
Melkisedec manifestazione dello Spirito del Cristo, il cui ruolo è evidenziato nei Vangeli, nella
Genesi e nelle lettere di S. Paolo e nell’Apocalisse, nonché, sotto diverso nome, in altre grandi
religioni. Egli è il garante della continuità di questo Sapere, di questa filosofia divina in tutti
i tempi e può svolgere questo ruolo in quanto, come sottolinea S. Paolo, Egli “è senza padre, senza
madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e
rimane sacerdote in eterno”. Per tali ragioni è il Maestro di tutti i Maestri. Al suo Ordine
(Fratellanza Bianca Universale) infatti apparteneva lo stesso Gesù.
La Filosofia Iniziatica oggi
La filosofia iniziatica per molti secoli ha operato con grande riservatezza, rivolgendosi a pochi ed
ispirando grandi Maestri, Santi, geni. Non rare volte, come è noto a tutti, i suoi sostenitori sono
stati anche perseguitati.
Il discepolo doveva osservare nel passato un precetto fondamentale “Sapere-Volere-Osare-Tacere”.
Le famose iniziazioni avvenivano nei templi o in luoghi particolari.
Nell’epoca contemporanea, la scienza iniziatica che è sempre l’insegnamento della Fratellanza Bianca
Universale, con l’opera, soprattutto, di Peter Deunov e di O. M. Aïvanhov, riappare in una forma
nuova con metodi nuovi (9) ma aderente ai Principi che hanno trovato la massima manifestazione nei
Vangeli.
Deunov stesso, dirà “relativamente all’Insegnamento che io trasmetto, non dite che è stato inventato
da un qualsiasi Deunov, ma dite che è l’insegnamento della fratellanza della Luce”. La Fratellanza
Bianca Universale è l’unione di tutti gli spiriti che vivono nella bontà, nella saggezza,
nell’amore, nella verità al servizio di Dio. La sua sede non è in qualche luogo della terra presso
un certo popolo ma dappertutto dove le anime sentono di appartenere a questa immensa famiglia divina
e umana.
Anche Aïvanhov dirà: “Quanti ve ne sono che lavorano alla creazione di condizioni favorevoli per i
figli di Dio? Quando ve ne saranno in quantità sufficiente, le forze tenebrose che per il momento
agiscono liberamente a causa delle ambizioni umane, saranno imprigionate e assorbite dal centro
della terra. Questo concetto è rappresentato nell’Apocalisse dall’Arcangelo Michele che sottomette
il drago. L’Arcangerlo Michele è un’entità reale e sarà lui il capo dell’egregore formata dagli
iniziati e dai discepoli della Fratellanza Bianca Universale e quando dico discepoli della
Fratellanza Bianca Universale intendo tutti coloro che lavorano per la luce, a qualunque religione o
movimento spirituale essi appartengano.” (conferenza del 16 aprile 1960 riportata in: I Frutti
dell’Albero della Vita – opera omnia).
La filosofia iniziatica a partire dall’epoca contemporanea si rivolge esplicitamente a tutta
l’umanità, utilizza un linguaggio chiaro e semplice ed offre un braccio fraterno a tutti,
trasmettendo metodi e regole adatte a tutti (10), quale che siano le diverse caratteristiche
evolutive di ciascuno, affinché ognuno possa ritrovare la casa paterna.
Afferma O. M. Aïvanhov: “Il fine di un insegnamento iniziatico è quello di insegnare agli esseri
umani come ritornare verso la casa del Padre, ‘l’alto rifugio’ menzionato nel Salmo 91: ‘Mio rifugio
e mia fortezza, mio Dio in cui confido’. Una volta giunti in quella fortezza si sentiranno al
sicuro, e le forze del male non potranno più venire a sorprenderli. Si direbbe invece che gli uomini
facciano di tutto per allontanarsi da quell’alto rifugio in cui potrebbero dimorare sotto la
protezione di Dio. Vogliono vivere la loro vita allontanandosi dal Signore e trasgredendo le sue
leggi. Ebbene, ciò prova che essi dovranno ancora soffrire molto perché non vogliono entrare nella
luce divina, dove sarebbero protetti. Sì, hanno la tendenza ad allontanarsi, a disobbedire,
semplicemente perché è scritto nel loro destino che debbono soffrire, mentre coloro che hanno già
sofferto molto e hanno capito, fanno di tutto per ritornare presso il Padre e la Madre celesti.”
È altresì importante sottolineare che “Ai nostri giorni le prove dell’iniziazione, non hanno più
luogo nei templi, ma nella vita. È nella vita di tutti i giorni che si devono attraversare le prove
dei quattro elementi, che sono le prove della materia. Quando l’uomo fu cacciato dal Paradiso per
aver disobbedito al Signore, perse il potere che aveva sulla materia, di cui i quattro elementi sono
la rappresentazione simbolica e per ritrovarlo deve imparare a dominare il corpo psichico (la terra)
i sentimenti (l’acqua) i pensieri (l’aria) e dominare la forza sessuale (il fuoco).
Note:
1. Pensieri Quotidiani – www.prosveta.it/collmeditazione.htm
2. Centri e corpi sottili: L’evoluzione umana e lo sviluppo degli organi spirituali – La vita
psichica elementi e strutture: Dall’intelletto all’intelligenza – di O. M. Aïvanhov –
www.prosveta.it/colizvor.htm
3. La filosofia indiana – Arena – Tascabili Newton – pag. 9
4. In Spirito e in Verità – di O. M. Aïvanhov
5. Dizionario dell’esoterismo – M. Mirabail – Oscar Mondadori – pag.118 e segg.
6. La vita pitagorica – Cap, XII, 58-59
7. Parerga e paralipomena – Frammenti sulla storia della filosofia
8. Parerga e paralipomena – Sull’etica – VIII, 115
9. La nuova Terra – www.prosveta.it/colomnia.htm
10. Lo Yoga del Sole – www.prosveta.it/colomnia.htm
Per approfondimenti:
www.prosveta.it/
digilander.libero.it/vangeli/index.htm
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