Riflessioni sulla pace

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Riflessioni sulla pace

di Ajahn Chandapalo, quando parlò in parlamento

(Parole buddhiste nel parlamento italiano del venerabile Ajahn Chandapalo)

© Ass. Santacittarama, 2006. Tutti i diritti sono riservati. SOLTANTO PER DISTRIBUZIONE GRATUITA.

(Il ven. Ajahn Chandapalo, del centro Santacittarama di Frasso Sabino (Rieti) è stato invitato
personalmente, assieme ad altri esponenti di varie religioni, a partecipare ad un momento di unione
spirituale al Parlamento italiano, in questo momento critico per la sopravvivenza di esseri umani
minacciati dalla guerra in Iraq e di tutti gli altri che si trovano in simili tragici frangenti.
Possano tutte le energie spirituali confluire in un unico flusso di compassione, comprensione, amore
per l’altro essere umano che abbiamo di fronte, indipendentemente da come si manifesti e da cosa
professi)

Cari Fratelli e Sorelle, lasciate che mi rivolga a voi in questo modo, percependo sinceramente la
nostra comune appartenenza all’unica famiglia umana, indipendentemente dalla nostra nazionalità,
dagli orientamenti politici, dalle convinzioni religiose, e da qualsiasi altra differenza che
intercorre tra noi. Ciò che ci unisce è assai più vasto di ciò che ci divide, e lo dimentichiamo a
nostre spese.

In un’occasione come questa, ho il cuore pieno di empatia con tutti coloro che sono chiamati ad
assumersi la responsabilità di difficili decisioni, che avranno effetto sulle vite di molti, e mi
sento onorato di avere una tale opportunità per poter offrire, con umiltà, qualche parola di
riflessione.

Parole ispirate dagli insegnamenti del Buddha, un grande essere che fu spesso consultato da re e da
ogni genere di persone, che era conosciuto come uomo di saggezza e di compassione.

Il Buddhismo è generalmente noto come religione di pace. Tuttavia non possiamo rivendicarne un
monopolio, non si tratta di qualcosa che sia di esclusiva pertinenza di qualcuno.

Fondamentalmente, non può esistere una pace buddhista in quanto tale, in opposizione alla pace
cristiana o diversa dalla pace musulmana, la pace autentica è ciò che ci unisce, piuttosto che
separarci.

Sembra che essa sia un’aspirazione condivisa dalla maggior parte degli esseri umani.

Ma allora perché la pace è così sfuggente? Perché, nonostante i notevoli successi del genere umano,
resta così difficile da realizzare? C’è una parabola raccontata dal Buddha, nota coma “la storia dei
ciechi e dell’elefante” che mette in luce quella che sembra essere la causa principale di questo
stato di cose.

Un re fece riunire tutti i sudditi che erano non vedenti dalla nascita, e li fece condurre a
“vedere” un elefante, chiedendo loro di descriverlo. Uno degli uomini tastò la testa dell’elefante,
e lo descrisse come simile ad una brocca per l’acqua.

Un altro toccò la proboscide, e descrisse l’animale come una barra di ferro. Quello che sfiorò un
orecchio, riferì che era simile a un ventaglio, e un altro ancora che ne aveva toccato il corpo,
affermò che somigliava ad un granaio, e così via. Non trascorse molto tempo prima che quegli uomini
cominciassero a discutere animatamente intorno alla natura dell’elefante, asserendo ciascuno di
essere l’unico detentore della ragione, mentre tutti gli altri avevano torto, al punto che si
scatenò una grande rissa

Questo è quanto accade quando aderiamo strettamente ad una visione delle cose incentrata sull’Io, ed
agiamo in conseguenza di essa, ossia quando non riusciamo a cogliere una prospettiva più ampia che
tenga conto della molteplicità dei punti di osservazione. Ma esiste un rimedio: possiamo perlomeno
avere l’umiltà di riconoscere che, dalla nostra posizione, non ci è possibile vedere l’intero
quadro. Poi, possiamo predisporre noi stessi ad ascoltare gli altri punti di vista, ad indagare
quale potrebbe essere la modalità dell’esperienza altrui a partire dalla sua collocazione, fino a
ricavarne una comprensione più inclusiva.

Le buone intenzioni sono essenziali, ma non sono abbastanza. Sono richiesti anche discernimento e
abilità. Sia in qualità di individui sia come nazioni, non possiamo sottrarci al principio naturale
di causa ed effetto. Agendo in funzione dell’impulsività, senza attenzione alle conseguenze di più
ampia portata del nostro agire, determineremo una potenziale sofferenza per gli altri, senza neppure
conseguire uno stabile benessere per noi stessi. Al contrario, ci accorgeremo che le nostre
esistenze saranno colme di ulteriore timore e disagio.

Non possiamo consentire di lasciare qualcuno al di fuori della nostra visione, se davvero
desideriamo una pace durevole e includente. La compassione sorge laddove comprendiamo che tutti sono
nella loro essenza simili a noi, nell’aspirazione al benessere e alla stabilità per se stessi e le
proprie famiglie, nella paura della sofferenza e della morte.

Come è stato detto dal Buddha: Nell’empatia con gli altri Si sente che tutti gli esseri Amano la
vita e temono la morte Non si dovrebbe togliere la vita Né lasciare che altri tolgano la vita

La pace non è realizzabile semplicemente eliminando quello che non riscuote la nostra approvazione o
che ci spaventa. Se nel tentativo di annientare il terrorismo suscitiamo il terrore negli altri,
corriamo il rischio di divenire terroristi a nostra volta. Quando agiamo come accecati, con un atto
di aggressione, non facciamo altro che incrementare la sofferenza presente nel mondo, e spargere i
semi di ulteriori conflitti futuri. Naturalmente non possiamo essere totalmente passivi al cospetto
di una minaccia, ma dovremmo fare sempre del nostro meglio per cercare soluzioni non-violente.

Se veramente vogliamo la pace, allora dobbiamo utilizzare strumenti appropriati. Vale a dire,
saggezza, amore, compassione. Mi sembra che la società umana si trovi potenzialmente ad un punto
cruciale. Milioni di persone in tutto il mondo hanno espresso il loro ripudio nei confronti della
guerra, non convinte che il conflitto armato possa essere strumento adeguato per tentare la
risoluzione dei problemi.

La pace è effettivamente realizzabile, se la desideriamo abbastanza, se siamo disponibili a lavorare
con pazienza per essa, se siamo disposti a sviluppare una consapevolezza globale, e agire con
saggezza e prudenza. Per favore, scegliamo la pace: che essa possa sorgere dalla compassione per
tutti gli esseri viventi.

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