Riflessioni sullo sviluppo di una corretta personalità spirituale

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Riflessioni

Tratto dagli insegnamenti del Prof. Marco Ferrini (Sriman Matsyavatara Prabhu)

Per conoscere le altre persone bisogna eliminare gli atteggiamenti antagonistici. Un atteggiamento
antagonista produce “barriere” che non permettono la conoscenza degli altri. Tuttavia, perdere,
rinunciare ad un atteggiamento antagonista, non significa diventare complici, ma significa riuscire
ad essere accettati. In questo modo si riuscirà ad influire in maniera benefica sugli altri. Anche
le persone colleriche, agitate, egoiste hanno delle qualità. E se loro percepiscono la nostra
amicizia, la nostra accettazione, possono avvicinarsi al nostro intervento che, a sua volta,
richiederà compassione, in modo da portare, con molto lavoro, la persona dal buio alla luce, in modo
da curare persone che sono in difficoltà a causa di eventi traumatici che hanno caratterizzato la
loro vita fino a quel momento.

Se riusciamo ad “interpretare” una personalità spirituale, attraverso l’ascolto e lo studio,
riusciamo a sviluppare analoghi sentimenti. Partecipando con passione alle attività spirituali,
riusciamo a produrre una suggestione molto positiva per la nostra vita spirituale.

Il fine della vita è l’abbandono a Dio. Una “laurea” in perfezione può richiedere anche una vita
intera…dopo milioni di vite passate in varie forme vegetali, animali e umane, quando finalmente ci
rendiamo conto dell’importanza di ritornare finalmente a casa, nel mondo spirituale, dal Signore
Supremo, possiamo spendere anche una vita per raggiungere il fine ultimo, la soluzione dei nostri
problemi, verso la vera felicità. Cos’è una vita di fronte all’eternità?

Krishna nella Baghavad.gita ci dà tutti gli insegnamenti necessari per raggiungere questo scopo. Una
volta che abbiamo compreso l’importanza di questi insegnamenti, non “distogliamo” più la nostra
attenzione, la nostra mente, dall’obiettivo ultimo e fondamentale. “Dopo numerose nascite e morti,
colui che ha la vera conoscenza si sottomette a Me, sapendo che Io sono la causa di tutte le cause e
tutto ciò che esiste. Un’anima così grande è molto rara” (B.g.7.19).

Lo sviluppo della “volontà” è uno dei compiti principali dello yoga. Esso è infatti il principio
unificatore e direttivo di tutte le funzioni psichiche. Attraverso ciò è possibile raggiungere la
liberazione, liberazione che necessita comunque della “grazia”, del sostegno divino, dell’abbandono
a Dio, per essere raggiunta. La volontà è “bloccata” dall’ego; solo quando viene “sbloccata”,
proprio attraverso l’abbandono a Dio, si ha lo sviluppo concreto delle facoltà della volontà, che
finalmente “spazia” a 360°. Così dice Krishna nella Baghavad-gita: “Perciò Arjuna, stronca fin
dall’inizio questo grande simbolo del peccato regolando i sensi e annienta così questo devastatore
della conoscenza e della realizzazione spirituale” (3,41). E ancora: “Sapendo di essere trascendente
ai sensi, alla mente e all’intelligenza materiale, o Arjuna, si deve rendere stabile la mente con
una intelligenza spirituale risoluta, conquistare così, con forza spirituale [forza di volontà…è
questo l’uso legittimo della forza di volontà, che non è la volontà forte ma è la volontà
sapiente]questo nemico insaziabile, la lussuria.” (B.g.,3,43).

Per lo sviluppo di una corretta personalità, bisogna integrare quelle che sono le caratteristiche
tipicamente maschili con quelle tipicamente femminili. Le prime riguardano il “logos”, cioè la
razionalità, il ragionamento, il pensiero, l’audacia; tuttavia, molte persone, che hanno
mirabilmente sviluppato queste qualità, sono persone che hanno fallito nella loro vita, soprattutto
nella vita relazionale, in quanto totalmente carenti nei sentimenti, nelle intuizioni, nella
sensibilità, caratteristiche queste tipicamente femminili. Al contrario, un eccesso di sentimento,
l’ “eros”, può essere estremamente dannoso: impulsività, incapacità di razionalizzare, conclusioni
affrettate e quindi erronee. Perciò, nelle donne che hanno mancato di integrare la propria
personalità, il “logos” viene asservito all’ “eros”. Viceversa, per gli uomini l’eros viene
asservito al logos. Bisogna perciò raggiungere un giusto equilibrio.

Prima di conquistare imperi occorre conquistare i sensi, la mente. Ciò ci permetterà di interagire
con il mondo esterno in maniera armonica. La mente nemica, selvaggia, “autonoma” è la peggior
nemica. Chi ha conquistato la mente, ha conquistato il mondo. Conquistare la mente significa
scoprire se stessi. Quando la mente tace, perde l’irrequietezza. Arjuna chiede (B.g.,2.54): “Quali
sono i sintomi di chi ha la coscienza immersa nella Trascendenza? Come parla e con quali parole?
Come si siede e come cammina, o Kesava?” Krishna risponde (B.g. 2.55): “O Partha, quando un uomo si
libera da ogni tipo di desideri materiali (ogni illusione di piacere sensoriale) generati dalla
speculazione mentale (manah-gatan) e quando la sua mente trae soddisfazione solo dall’anima (la cui
mente non vaga più alla ricerca di piacere), significa che è situato nella pura coscienza
trascendentale”. E’ questo il saggio dalla mente perfetta ed è stabile (sthita-prajnah).

Ci sono delle facoltà della mente che sono ancora “immature”, di cui occorre essere consapevoli e
che occorre evidenziare. Bisogna fare un bilancio delle nostre facoltà per capire dove noi abbiamo
incertezze, dove, nel momento del bisogno, queste facoltà, diciamo così, “neglette”, vengono meno,
barcollano, diventano inaffidabili. Perciò dobbiamo tenerle d’occhio e ripararle in modo da riparare
il nostro carattere, la nostra personalità, che altrimenti si danneggia sempre di più fino ad un
possibile crollo di tutta la struttura psichica. Una persona depressa, malinconica, è una persona
crollata. Ma si può ricostruire. Per ricostruire il giusto equilibrio della personalità, bisogna
evitare sia l’euforia sia il suo contrario, la depressione.

La funzione del maha-mantra hare krishna hare krishna krishna krishna hare hare hare rama hare rama
rama rama hare hare è quella di bloccare gli automatismi mentali , le “vritti”, e creare un campo di
“sospensione” in cui la mente si acquieta e dall’animo possa filtrare la conoscenza spirituale. Dopo
la purificazione della mente, che avviene attraverso questo processo, il campo della coscienza
attinge infatti direttamente dal piano della realtà e si popola di immagini, ricordi, visioni, suoni
ed emozioni spirituali, così da consentire la presa di consapevolezza della personalità ontologica
(nitya-svarupa).

In altri termini, occorre dare un’altra direzione ed un altro obiettivo alle nostre funzioni
psicologiche. La mente, anzichè elaborare, come di solito, gli elementi fornitegli dall’esperienza
sensibile o di svolgere la sua attività razionale, deve stare tutta raccolta, calma, divenire come
uno specchio in cui si possano riflettere senza deformazioni le immagini provenienti dai livelli
interni più alti. Il sentimento, lasciando i suoi oggetti consueti (cupidigia, kama, libido) deve
trasformarsi in slancio d’amore verso lo spirito. La volontà personale deve rinunciare, almeno per
il momento, ad affermarsi egoisticamente, ma deve divenire una libera obbedienza e volonterosa
dedizione alla più alta volontà del se supremo e spirituale.

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