Rispetto reciproco, segreto dell’amore

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Rispetto reciproco, segreto dell’amore

(di Sua Santità, il Dalai Lama)

L’immagine che diamo di noi stessi è spesso compiacente. Ci guardiamo con
indulgenza. Quando ci colpisce un evento spiacevole, abbiamo sempre la
tendenza a incolpare gli altri o il destino o un demone o un dio. Proviamo
una forte resistenza a scendere in noi stessi, come il Buddha raccomandava.
Ma quando vi scendiamo, inevitabilmente troviamo la compassione.

Siamo sopravvissuti solo grazie all’affetto degli altri. E fin dalla culla,
forse anche dal ventre della madre, pare che siamo sensibili all’ambiente e
all’affetto che gli adulti nutrono per noi ancor prima della nostra nascita.
Sono convinto che una madre felice porti in seno un bimbo felice: se è
calma, se il suo spirito è in pace, suo figlio ne sarà influenzato.

Quest’affetto è spontaneo e naturale. Da suo figlio, la madre non si aspetta
nulla in cambio. È un affetto puro, senza calcolo, e senza questo sentimento
il figlio non potrebbe sopravvivere. Tutte le nostre vite sono cominciate
avendo, come primo supporto, l’affetto umano. I bambini che crescono
nell’affetto sono più sorridenti e amabili, sono generalmente più
equilibrati. A coloro cui questo affetto è mancato succede il contrario:
sono più duri e hanno più problemi.

Bisogna capire bene che l’affetto di cui parlo non ha un fine, non è dato
con l’intenzione di ricevere, non è un fatto sentimentale. Similmente,
diciamo che la vera compassione è priva di attaccamento. Bisogna prestare
attenzione a questo punto che contrasta con le nostre abitudini di pensiero.
Non è questo, o quel caso particolare che desta la nostra pietà; non
accordiamo la nostra compassione a questa o a quella persona in seguito a
una scelta: la doniamo spontaneamente, pienamente, senza nulla sperare in
cambio. E a tutti.

Questa attitudine riguarda anche la coscienza che potrei avere del mio
stesso valore, se compio questa o quell’azione. Non devo impegnarmi col
desiderio di riuscire bene, di trarre da questa azione una soddisfazione
personale sotto forma di stima per me stesso. Questo desiderio nascosto,
difficile da smascherare, è sufficiente a inquinare le nostre azioni, perché
allora abbiamo un attaccamento, un’intenzione anche inconscia.

Riguardo all’amore e al desiderio sessuale…

Riguardo all’amore e al desiderio sessuale, si può dire che il desiderio
sessuale, per definizione, vuole qualcosa, che è la soddisfazione di questo
desiderio attraverso il possesso dell’altro. In gran parte, si tratta di una
proiezione mentale, suscitata da una particolare emozione. Noi immaginiamo
l’altro in nostro possesso e, in questo attimo del desiderio, tutto sembra
piacevole e attraente. Non vi si scorge alcun ostacolo, alcuna reticenza.
L’oggetto desiderato ci sembra senza difetto, degno di ogni lode.

Quando il desiderio scompare – sia che si ritenga soddisfatto, sia che il
tempo passi e lo indebolisca – non guardiamo più l’altro allo stesso modo.
Le sembianze dell’oggetto, poco prima desiderabile, cambiano e talvolta
rapidamente, all’improvviso. Alcuni ne rimangono stupiti. L’emozione
iniziale si è dissolta, spesso cedendo il posto a un reciproco
disconoscimento. Ciascuno scopre la vera natura dell’altro, fino a quel
momento nascosta dal proprio desiderio. Da qui tanti matrimoni spezzati,
discussioni, processi, odi.

L’amore, invece, è una sorta di chiara conoscenza che può svilupparsi fra
due esseri avendo come condizione il rispetto reciproco. Allora si vede
apparire un sentimento di vicinanza. I due individui che si amano si sentono
vicini, talvolta molto vicini l’uno all’altro. Da questa vicinanza può
nascere una compassione vera, come quella della madre per il figlio. Questa
compassione, quest’affetto, non si basa su un’idea del tipo: questa persona
è vicina a me, è fatta per me, noi ci completiamo in modo magnifico, oppure,
mi è congeniale, mi fa bene, con lei la mia vita sarà migliore. No, si
tratta di un affetto spontaneo, libero da ogni calcolo.
Questo affetto può estendersi, al di là di quella persona può considerare
altri individui. Se è veramente puro non soffre di alcuna parzialità e
smette di scegliere. Può anche rivolgersi ai nostri nemici che, come noi, ne
hanno diritto.

Non ho alcun dubbio che tutti gli esseri umani siano simili a me, che
sperimentino le stesse emozioni, le stesse aspirazioni, gli stessi timori.
Quel che ci accomuna è più forte di quel che ci distingue, molto più forte.
Ed è proprio perché sembrano diversi che la nostra comune natura mi balza
agli occhi con più forza. Tutte le teorie naziste, o cultural-razziste, che
la storia del mondo ha visto succedersi, sono assurde e nefaste: conducono
solo a sanguinosi vicoli ciechi. Soprattutto oggi, quando ci giungono
immagini da ogni parte della terra, la nostra unità profonda mi sembra
evidente. Ogni nuova istituzione dovrebbe prenderla come punto di partenza,
come base.

(Sua Santità il Dalai Lama)

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