Risvegli
di Ross
Meditazione sul “Risveglio interiore”
Non vi è nulla di più lieto e confortante che ritrovarsi a contatto
con persone che come te, seguono ed effettuano su loro stessi una
ricerca spirituale. La sensazione del contatto con uno di
questi “risvegliati” che si trovi in questo “stato di grazia”. La
personalità di prima, coi suoi angoli acuti e coi suoi elementi
sgradevoli, sembra sparita e una nuova persona, simpatica e piena di
simpatia, sorride a noi e al mondo intero, tutta desiderosa di dar
piacere, di rendersi utile, di condividere con gli altri le sue
nuove ricchezze spirituali di cui non sa contenere in sé la
sovrabbondanza.
Questo stato gioioso dura più o meno a lungo, ma è destinato a
cessare. La personalità ordinaria, coi suoi elementi inferiori, era
stata solo temporaneamente sopraffatta e addormentata, non uccisa o
trasformata. Inoltre l’afflusso di luce e di amore spirituale è
ritmico e ciclico come tutto quanto avviene nell’universo; esso
quindi prima o poi diminuisce: il flusso è seguito dal riflusso.
Questa esperienza interna è penosissima. Le tendenze inferiori si
risvegliano e si riaffermano con forza rinnovata; tutti gli scogli,
i detriti, i rifiuti, che erano stati ricoperti dall’alta marea,
ricompaiono di nuovo.
La persona, la cui coscienza morale si è fatta, in seguito al
risveglio, più raffinata ed esigente, la cui sete di perfezione è
divenuta più intensa, si giudica con maggior severità, si condanna
con maggior rigore e può credere, erroneamente, di esser caduta più
in basso di prima. A ciò può essere indotta anche dal fatto che
talvolta certe tendenze e impulsi inferiori, che erano rimasti
latenti nell’inconscio, vengono risvegliati e stimolati a una
violenta opposizione dalle nuove alte aspirazioni spirituali, che
sono per essi una sfida e una minaccia.
Le energie e l’attenzione di chi vi si trova sono spesso tanto
assorbite dal travaglio che gli riesce difficile far fronte alle
varie esigenze della sua vita personale.
Perciò chi osserva superficialmente e giudica dal punto di vista
della normalità e dell’efficienza pratica, trova che è peggiorato e
vale meno di prima. Perciò al suo travaglio interiore si aggiungono
spesso giudizi non comprensibili e ingiusti da parte di persone di
famiglia, di amici, e non gli vengono risparmiate osservazioni
pungenti sui ‘bei risultati’ delle aspirazioni e degli ideali
spirituali, che lo rendono debole e inefficiente nella vita pratica.
Questi giudizi riescono spesso assai penosi a chi ne è oggetto, che
può talvolta venirne turbato e cadere in preda ai dubbi e allo
scoraggiamento.
Pure questa è una delle prove che devono essere superate. Essa
insegna a vincere la sensibilità personale, ad acquistare
indipendenza di giudizio e fermezza di condotta. Perciò tale prova
dovrebbe venir accolta senza ribellione, anzi con serenità. D’altra
parte se coloro che circondano la persona sottoposta alla prova
comprendono il suo stato, possono esserle di grande aiuto ed
evitarle molti contrasti e sofferenze non necessarie.
In realtà si tratta di un periodo di transizione: un uscire da un
vecchio stadio senza aver raggiunto il nuovo. una condizione simile
a quella del verme che sta subendo il processo di trasformazione che
lo farà diventare un’alata farfalla: esso deve passare per lo stato
di crisalide, che è una condizione di disintegrazione e impotenza.
Ma all’uomo in generale non viene elargito il privilegio che ha il
verme di svolgere quella trasmutazione protetto e raccolto in un
bozzolo.
Egli deve, soprattutto oggi, restare al suo posto nella vita e
continuare ad assolvere quanto meglio può i propri doveri
famigliari, professionali e sociali, come se non stesse avvenendo
nulla in lui. L’arduo problema che deve risolvere è simile a quello
degli ingegneri inglesi, che dovettero trasformare e ampliare una
grande stazione ferroviaria di Londra, senza interrompere il
traffico neppure per un’ora.
Talvolta la reazione va così oltre, che la persona giunge fino a
negare il valore e la realtà della propria recente esperienza
interiore. Dubbi e critiche sorgono nella sua mente ed essa è
tentata di considerare tutto ciò che è avvenuto come un’illusione,
una fantasia, una ‘montatura sentimentale. Essa diviene amara e
sarcastica; deride se stessa e gli altri e vorrebbe rinnegare i
propri ideali e le proprie aspirazioni spirituali. Eppure, per
quanto si sforzi di farlo, essa non può ritornare nello stato di
prima: ha avuto la visione e il fascino della sua bellezza resta in
lei, non può esser dimenticato. Essa non può più adattarsi a viver
soltanto la piccola vita comune; una divina nostalgia la assilla e
non le dà requie.
La “cura” di tali reazioni consiste soprattutto cercare di avere una
chiara comprensione della nostra natura e nel cercare qual’ è il
modo nel quale si possono superare. Si deve accettare interiormente
che lo “stato di grazia” non poteva durare per sempre, che la
reazione era naturale e inevitabile. E’ come aver fatto un volo
superbo fin presso le vette illuminate dal sole, ammirando il vasto
paesaggio che si stende fino all’orizzonte; ma ogni volo prima o poi
deve finire: si viene riportati alla pianura, e si deve poi
ascendere lentamente, passo a passo, il ripido pendio che conduce
alla stabile conquista delle cime. Il riconoscimento che questa
discesa o ‘caduta’ è un evento naturale, al quale tutti siamo
sottoposti, ci conforta, solleva e ci aiuta ad accingerci
animosamente all’ascesa.
Le sofferenze prodotte dalle basse maree e dai riflussi dell’onda
spirituale sono ampiamente compensate dalle fasi di afflusso e di
elevazione, e dalla fede nel grande scopo e nell’alta meta
dell’avventura interiore.
Questa visione di gloria costituisce una, ispirazione potente, un
conforto infallibile, una sorgente inesauribile di forza e di
coraggio. Noi dovremmo quindi rievocare tale visione nel modo più
vivido e il più spesso possibile, e uno dei più grandi benefici che
possiamo arrecare a chi è tormentato da crisi e conflitti spirituali
è di a fare altrettanto.
Cerchiamo di immaginare vividamente la gloria e la beatitudine
dell’anima vittoriosa e liberata che partecipa coscientemente alla
saggezza, alla potenza, all’amore della Vita Divina. Immaginiamo con
visione ancor più larga la gloria del Regno di Dio realizzato sulla
terra, dell’intera creazione rigenerata e manifestante con gioia le
perfezioni di Dio.
Sono visioni di tal genere che hanno reso capaci i grandi mistici e
santi di sopportare sorridendo i loro tormenti interiori e il loro
martirio fisico, che hanno fatto dire a san Francesco: “Tanto è il
bene che m’aspetto che ogni pena mi è diletto!”.
Le sofferenze di coloro che percorrono la via spirituale sono in
realtà solo reazioni temporanee e per così dire le scorie di un
processo organico di crescita e di rigenerazione interna, perciò
esse spariscono spesso spontaneamente quando la crisi che le aveva
prodotte viene metabolizzata e si prende una piena coscienza del
proprio Se superiore.
A questa, che è stata anche chiamata la ‘crocefissione mistica’ o
morte mistica’, segue la gloriosa resurrezione spirituale che pone
fine a ogni sofferenza . Tutto questo diventa in seguito un grande
compenso, che costituisce la pienezza e la consapevolezza della
rinascita spirituale.
Ross
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