Rivolgere la mente a Dio aiuta a risolvere problemi

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Rivolgere la mente a Dio aiuta a risolvere i problemi

di Sri Daya Mata, attuale Presidente della SRF

Sri Daya Mata e’ Presidente della Self-Realization Fellowship.
Fu discepola diretta di Paramahansa Yogananda, e per anni – anche – la sua
segretaria personale.

Estraiamo alcune sue considerazioni dal libro:

………………

Sri Daya Mata

SOLTANTO
AMORE

Casa Editrice Astrolabio

Roma

* Rivolgere la mente a Dio aiuta a risolvere i problemi *

Tutte le volte che andavano da Paramahansaji per sottoporgli un
qualsiasi tipo di problema personale o di lamentele – critiche, difficolta’
con altre persone o nel lavoro – egli non si soffermava su quella
particolare questione. Infatti, tranne una volta, non riesco a ricordarmi
che si sia mai intrattenuto con me a parlare dei miei problemi. Noi
discepoli non andavamo mai da lui per questioni private perche’ sapevamo
quale sarebbe stata la sua risposta: “Rivolgi la mente qui” diceva,
indicando il centro cristico fra le sopracciglia, la sede della coscienza
spirituale e dell’occhio divino

“Rivolgi qui la tua attenzione, e mantieni Dio nella tua coscienza”.

Forse a qualcuno potra’ sembrare che il Maestro non ci desse cio’ che
cercavamo perche’, dopotutto, ci si aspetta che un guru tenga ai suoi
discepoli lunghi discorsi sulla spiritualita’, sulla natura di Dio, sul
valore della virtu’. Ma di solito egli si limitava a quelle poche, calme,
efficaci parole. E per le persone ricettive era sufficiente. In questo modo
ci insegnava che se mettiamo a posto la nostra coscienza, invariabilmente
troviamo la soluzione giusta ai nostri problemi.

Il Maestro era una persona di una semplicita’ sublime, come sono del
resto tutti i grandi amanti di Dio. Chiedeva una sola cosa e voleva che
imparassimo una sola lezione: mettere Dio al primo posto della nostra vita.
Dobbiamo tenere presenti nella nostra coscienza le parole del Cristo:
“Cercate prima il regno di Dio e la Sua giustizia, e tutte queste cose vi
saranno date in aggiunta”.
Questo consiglio non e’ rivolto soltanto a coloro che vivono in un
monastero, ma a tutta l’umanita’. Se ci soffermiamo su questa verita’ –
cercare Dio prima di ogni altra cosa – cominceremo gradualmente a capirne il
significato. Quando ci fa male lo stomaco, quando incontriamo delle
difficolta’ nella nostra famiglia o nel lavoro, la soluzione e’molto
semplice: rivolgere intensamente la mente a Dio. Prima di tutto ancoratevi a
lui e poi, da quel piano di coscienza, cercate di risolvere i vostri
problemi. Vi sorprenderete nel vedere quanto questo metodo si riveli rapido
ed efficace. Lo so, perch, e’cosi’ che ho vissuto e ho svolto in tutti
questi anni le numerose attivita’ di cui sono responsabile.

* Le incomprensioni aumentano quando non si comunica *

Quando qualcuno non ci comprende ed e’ arrabbiato, nulla di quello che
possiamo dire servira’ a fargli vedere chiaramente le cose mentre si trova
in preda all’emozione. E` meglio attendere finche’ il nostro presunto
antagonista sia calmo, e poi cercare di intendersi. Quando le persone
smettono di comunicare fra loro, aumenta l’incomprensione. Finche’ c’e’ un
dialogo – non una polemica, ma una discussione aperta – c’e’ la speranza di
coltivare la comprensione e l’armonia.

E` importante non avere mai una mentalita’ ristretta. Il nostro
Gurudeva Paramahansa Yogananda non lo tollerava in coloro che cercavano la
sua guida. Chiunque desiderava stargli vicino doveva dimostrare di avere una
mentalita’ aperta e di essere ragionevole.

Nel cercare di comunicare con gli altri, dovremmo sempre controllare i
nostri moventi. Se col pretesto di cercare comprensione intendiamo soltanto
imporre le nostre idee, il movente non e’onesto, e quindi e’ sbagliato.
Dovremmo sempre cercare sinceramente di comprendere gli altri, mettendo
momentaneamente da parte il nostro personale punto di vista per
immedesimarci nel loro modo di pensare. Dobbiamo comportarci cosi’ se
intendiamo comunicare efficacemente con gli altri.

Se cerchiamo la verita’, e non semplici giustificazioni delle nostre
convinzioni, dobbiamo essere capaci di abbandonare temporaneamente cio’ che
crediamo sia giusto, e vedere la questione con gli occhi dell’altro.

Lasciate che si spieghi. Poi, dopo aver ascoltato la sua versione ed averla
considerata imparzialmente dal suo punto di vista, potremo fare presente il
nostro parere. In altre parole, deve esistere un aperto scambio di idee. E`
probabile allora che entrambe le parti riconoscano di aver sbagliato, e si
rendano conto che la verita’ si trova ad un punto intermedio tra le loro
posizioni opposte.

Purtroppo, la maggior parte di noi si da’ cosi’ tanto da fare per mettere
in evidenza il proprio punto di vista e per convincere l’interlocutore, da
non lasciargli neppure l’opportunita’ di esprimersi. Quando vi trovate in
difficolta’ con qualcuno, dimostrategli sufficiente rispetto tanto da
permettergli di sfogarsi. Per quanto malevolo sia, per quanto si lasci
sopraffare dall’emozione, non interrompetelo. Lasciate che si sfoghi. Poi
rispondete con calma e gentilezza. Anche se stesse dicendo le cose piu’
sgarbate sul vostro conto, ascoltate rispettosamente e dite interiormente a
Dio: “E` cosi’? Devo sapere la verita’, Signore; se davvero sono cosi’ devi
aiutarmi a superare il mio difetto e a cambiare”.

Ma se quella persona dovesse trascendere al punto di perdere la dignita’ ed
offendere i principi spirituali, e non soltanto il vostro orgoglio e il
vostro ego, dovete resistere, dovete diventare d’acciaio. Offendere i
principi divini e’ offendere Dio, e non dobbiamo mai rendercene complici.
Gesu’ non difese mai se’ stesso, ma si mostrava forte, con le parole e coi
fatti, quando la giustizia era calpestata.

Per concludere, il nostro dovere quali figli di Dio in questo mondo e’
di cercare la comprensione: comprendere noi stessi, gli altri, la vita e,
soprattutto, Dio. Questo mondo potra’ essere un posto migliore soltanto
quando la comprensione regnera’ nel cuore e nella mente dell’uomo. Gli
esseri umani devono imparare ad andare d’accordo gli uni con gli altri,
prima che anche le nazioni possano sperare di farlo.

Non dobbiamo mai permettere che il comportamento degli altri ci privi della
nostra pace mentale. E` difficile rimanere mentalmente calmi e frenare la
lingua quando si e’ irritati dagli altri, ma nessuno puo’ percorrere il
sentiero della vita con successo se continua a dire a tutti coloro che lo
infastidiscono come devono comportarsi. I consigli non richiesti creano dei
risentimenti terribili. Non dobbiamo cercare di imporre la nostra volonta’ o
le nostre idee a coloro che ci stanno attorno, a meno che essi stessi non
chiedano il nostro consiglio.

I neofiti sul sentiero spirituale appena provano un certo entusiasmo
per la ricerca di Dio, spesso fanno l’errore di voler cambiare il mondo
intero. Danno inizio a una rivoluzione spirituale in famiglia e compiono uno
sforzo imponente per convertire il marito, la moglie e i figli. E` molto
bello avere questo genere di fervore, ma provoca quasi sempre un senso di
antagonismo.

Paramahansaji diceva invariabilmente a tali entusiasti: “Prima cambiate voi
stessi; trasformate voi stessi e trasformerete migliaia di persone”. Nessuno
vuole che gli si dica cosa deve fare, a meno che lui stesso non cerchi
aiuto. A nessuno piace essere costretto ad ascoltare dei consigli. Quando e’
pronto per ricevere un consiglio, lo chiedera’, e lo vorra’ da coloro con
cui vive o che ama ed ammira, se si rende conto che nella vita di quelle
persone si e’ determinato un cambiamento positivo. Ma finche’ il cambiamento
si tradurra’ soltanto in parole o in pie azioni superficiali, il dubbioso
opporra’ resistenza.

Siate un esempio di cio’ che volete siano gli altri. Se avete la
tendenza a perdere le staffe, a rispondere male o ad usare parole aspre, se
rimproverate i figli in maniera irragionevole, se siete nervosi e facilmente
irritabili, pronti ad urlare e a parlare sgarbatamente, cambiate! Questo e’
il modo migliore di cambiare chi ci sta attorno. E` difficile, ma ci si puo’
riuscire. I nostri sforzi dovrebbero essere diretti a fare di noi una
persona stimata e rispettata, le cui parole abbiano un peso, una persona che
parli mossa da saggezza e comprensione vere, mai dall’ira, dal nervosismo,
dall’invidia o dal desiderio di vendicarsi quando e’ stata offesa.

In India, un industriale di grande successo mi disse: “Sono scoraggiato
e turbato; ho ulteriori problemi con mia moglie e con i miei dipendenti. Con
loro uso sempre un tono brusco. Che cosa devo fare?”
.
“Vuole la verita’, o vuole che le dica cio’ che spera di sentirsi
dire?”.

“Voglio la verita’”.

“Bene”, risposi, “Deve cominciare da se stesso. Lei e’ considerato un
tiranno sia dai familiari che dagli impiegati. In conclusione, gli altri le
obbediscono non per amore o per rispetto, ma perche’ usa la frusta. Di
conseguenza non ottiene da loro il lavoro e la collaborazione che potrebbe
ottenere. Deve imparare a rilassarsi: smetta di essere cosi’ teso. Dedichi
un po’ di tempo ogni giorno a rilassarsi; si conceda un po’ di tempo per
pensare a Dio. Supponga che fra un istante la vita le sia tolta, o immagini
di essere gia’ morto”.

E` un esperimento dei piu’ interessanti. Vi accorgerete all’improvviso che
tutte le vostre responsabilita’ non sono piu’ vostre.

Capirete quanto sia importante preoccuparsi un po’ di piu’ del vostro futuro
con Dio.

Poi gli dissi: “Se lo desidera, mentre sono qui, venga ogni pomeriggio
ad ascoltare il satsanga e a meditare con noi”.

Venne ogni giorno, e meditammo e parlammo di Dio.

Due anni dopo – ero di nuovo in India – uno dei suoi impiegati mi
disse: “E` un altro uomo; molto piu’ calmo e piu’ paziente. Per questo ora
c’e’ maggiore distensione e maggiore armonia tra noi; riusciamo a lavorare
meglio, perche’ non siamo sempre tesi e nervosi”.

Questo e’ un esempio meraviglioso di quello che il nostro Guru insegna sul
sentiero della Self- Realization Fellowship.

Finche’ sarete nervosi e tesi con vostro marito, vostra moglie o i
vostri figli, essi reagiranno e si comporteranno in maniera analoga. Non
puo’ essere altrimenti. Quindi, se volete un’atmosfera diversa a casa, sta a
voi prendere l’iniziativa. Non aspettatevi un cambiamento dall’oggi al
domani nell’ambito familiare; cio’ accade raramente. Il cambiamento e’ un
lento processo naturale. Ed anche se non avvenisse mai, non sentitevi
scoraggiati o esageratamente preoccupati. Guruji ci diceva: “Dio ha dato ad
ogni essere umano un dono splendido: il segreto dei suoi pensieri. Nel
pensiero egli puo’ vivere e creare silenziosamente con Dio un rapporto di
amicizia e di comprensione che comincera’ pian piano a manifestarsi nella
sua vita intera, riflettendosi nei suoi rapporti con la famiglia, la
comunita’, il mondo”. Anche se chi vi circonda non cambia in maniera
percettibile, il cambiamento che ha preso forma in voi vi rende meno
vulnerabili al cattivo comportamento degli altri.

* Chi e’ responsabile del comportamento degli adolescenti? *

Spesso si rivolgono a me dei genitori sconcertati dalla differenza
sempre crescente tra una generazione e l’altra. Molte sono le cause dei
problemi della gioventu’ d’oggi e, nel loro insieme, costituiscono una vasta
e complessa tematica. Questi giovani reincarnati, metafisicamente sono sotto
l’influenza del karma, cioe’ delle esperienze delle vite passate , che
possono risalire alle tragedie delle guerre, dei tumulti e delle violenze
razziali degli ultimi trent’anni. Inoltre, va ricordato l’effetto dei mass
media.

Tutti, quale che sia lo strato sociale di appartenenza, grazie alla
televisione accesa nella propria casa, si trovano, in un certo senso, in
compagnia degli altri livelli sociali e, come disse il nostro Paramaguru
Swami Sri Yukteswar: “La compagnia che si frequenta e’ piu’ forte della
propria volonta’”.

Consideriamo anche l’eccessiva tolleranza della nostra societa’ e il
decadimento dei valori religiosi e morali, messo in risalto dalle
pubblicazioni e dagli spettacoli d’oggi. Cio’ che alimenta gli istinti piu’
bassi dell’uomo e’ destinato a risvegliare le caratteristiche animali insite
in lui. Ma tralasciando queste piu’ ampie considerazioni, vorrei soffermarmi
su alcune verita’ fondamentali riguardanti il rapporto tra i genitori e i
figli.

Non dobbiamo incolpare soltanto gli adolescenti per essersi messi nelle
difficolta’ in cui oggi si trovano. Dobbiamo tenere conto dei loro genitori
e dei genitori dei genitori. Prima di tutto, i genitori stessi spesso
mancano di disciplina e, quindi, non possono dare il buon esempio. Non parlo
dell’esempio dato con un atteggiamento che implica: “Io sono migliore di
te”, ma di un esempio giusto fatto di comprensione unita a fermezza, quando
la fermezza e’ necessaria, ma senza castigare quando si e’ perduto
l’autocontrollo.

Se un genitore cerca di capire i propri figli, non si trincerera’ dietro il
pretesto: “Poiche’ sono tuo padre (o tua madre) devi obbedirmi”. Con i figli
questo atteggiamento non funziona.

Oltre ad amarli, i genitori dovrebbero imparare a essere amici dei loro
figli, e questo rapporto dovrebbe avere inizio in tenera eta’. Se i genitori
non instaurano un rapporto con i figli quando questi sono ancora piccoli,
non ci sara’ un dialogo tra di loro quando i figli saranno cresciuti.

In certe famiglie la madre prepara i pasti, lava i piatti, svolge tutte
le faccende domestiche e ai figli non sono assegnati ne’ compiti, ne’
responsabilita’. Questo non e’ giusto. E` bene che i bambini svolgano
piccoli incarichi nei limiti delle loro capacita’ e della loro eta’. A
ciascuno dovrebbe essere insegnato il senso della responsabilita’ e della
propria dignita’ quale membro legittimo della famiglia a cui deve dare il
proprio contributo.

E` molto importante che i genitori capiscano il punto di vista dei
figli e che cerchino sempre di vedere le cose come le vedono loro. Allora
possono aiutarli meglio a considerare e a porre le cose nella giusta
prospettiva. E mai, in assoluto, i genitori, quando sono in preda all’ira o
all’emotivita’, dovrebbero sgridare o picchiare i figli che non
rispetteranno questo tipo di disciplina, ne’ vi risponderanno positivamente;
essi rispetteranno, invece, il genitore che si comporta con loro con
saggezza, amore e comprensione.

I genitori dovrebbero riflettere attentamente e con chiarezza prima di
stabilire le regole di comportamento dei figli, ma poi, quando diranno ‘no’,
dovranno essere inflessibili. Non si deve dare ai figli l’impressione che
riusciranno ad ottenere cio’ che vogliono perche’, prima o poi, i genitori
dimenticheranno quello che hanno detto. I ragazzi sono piu’ acuti di quanto
non si creda. Non si deve dare loro l’impressione che, se avranno la
pazienza di aspettare, uno dei genitori finira’ col cedere. I ragazzi sono
abbastanza svegli per sapere quando possono averla vinta; e’ la natura
umana.

Un buon genitore come prima cosa dovrebbe pensare: “Quello che sto per
dire a mio figlio e’ una pura e semplice affermazione della mia opinione e
della mia autorita’, o e’ corretto perche’ e’ ragionevole e giusto?”. Ma,
una volta chiarito il punto, deve farsi obbedire. Un ragazzo finira’ col
rispettare questo tipo di disciplina se, al medesimo tempo, si accorgera’
che viene impartita con lealta’ e comprensione. L’amore e il rispetto lo
indurranno a cercare di compiacere un genitore di questo genere.

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