SABDA NEI TESTI VEDICI

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SABDA NEI TESTI VEDICI

di Priyavrata das

Srimad Bhagavatam 3.26.33

arthashrayatvam shabdasya
drashtur lingatvam eva ca
tan-matratvam ca nabhaso
lakshanam kavayo viduh

“I saggi che possiedono la vera conoscenza definiscono il suono come ciò che esprime l’idea di un oggetto, indica la presenza di una fonte eloquente invisibile ai nostri occhi, e costituisce la forma sottile dell’etere”.

Srimad Bhagavatam 2.5 26-29

nabhaso tha vikurvanad_abhut sparsa-guno nilah
paranvayac chabdavams ca_prana ojah saho balam

vayor api vikurvanat_kala-karma-svabhavatah
udapadyata tejo vai_rupavat sparsa-sabdavat

tejasas tu vikurvanad_asid ambho rasatmakam
rupavat sparsavac cambio_ghosavac ca paranvayat

visesas tu vikurvanad_ambhaso gandhavan abhu
paranvayad rasa-sparsa-sabda-rupa-gunanvitah

TRADUZIONE
La trasformazione dell’etere genera l’aria, accompagnata dal senso del tatto e dalle qualità proprie degli elementi che l’hanno generata, cioè il suono e le condizioni fondamentali della vita: la percezione sensoriale, le facoltà psichiche e la forza fisica. L’aria si trasforma a sua volta, per effetto del tempo e della natura, e genera il fuoco dotato di forma, accompagnato dal senso del tatto e del suono. Poi il fuoco si trasforma e manifesta l’acqua, che e’ liquida e dotata di sapore. Come gli elementi che l’hanno preceduta, essa e’ dotata di forma, di tatto e di suono. L’acqua, infine, genera tutta la varietà sulla terra, con i suoi odori e, naturalmente, il gusto, il tatto, il suono e la forma.

SPIEGAZIONE
L’intero processo della creazione evolve progressivamente sviluppandosi da un elemento all’altro fino a produrre la varietà sulla terra con gli alberi, le piante, le montagne, i fiumi, i rettili, i volatili, gli animali e le razze umane. L’evoluzione vale anche per la percezione sensoriale: il suono genera il senso del tatto, questo manifesta la forma, e così via. Anche il gusto e l’odorato derivano dallo sviluppo graduale dell’etere, dell’aria, del fuoco, dell’acqua e della terra. Ognuno di essi e’ l’effetto di un elemento e la causa di un altro, ma la causa prima e’ il Signore stesso nella Sua emanazione plenaria, Maha-Visnu, sdraiato nell’acqua causale del mahat-tattva. La Brahma-samhita definisce dunque Sri Krishna la causa di tutte le cause, e ciò e’ confermato anche nella Bhagavad-gita (10.8):

aham sarvasya prabhavo
mattah sarvam pravartate
iti matva bhajante mam
budha bhava-samanvitah

I diversi tipi di percezione sensoriale sono completamente contenuti nell’elemento terra, e parzialmente negli altri elementi. Per esempio, l’etere ha soltanto la qualità del suono mentre l’aria contiene il suono e il tatto. Nel fuoco si trovano il suono e il tatto, ma anche la forma. L’acqua contiene il gusto, oltre che il suono, il tatto e la forma. La terra, infine, comprende tutti questiattributi e in più l’odorato. Di conseguenza, la terra contiene tutta la varietà della vita, che trova la sua origine nell’elemento fondamentale, che e’ l’aria. Le malattie sono causate per lo più da un irregolare circolazione dell’aria nel corpo terrestre degli esseri individuali. Le turbe psichiche sono dovute a una particolare anomalia della circolazione dell’aria all’interno del corpo, perciò gli esercizi yoga hanno un’azione notevolmente benefica sull’equilibrio di queste arie sottili e permettono di eliminare quasi completamente la malattia. Quando questi esercizi sono praticati correttamente hanno l’effetto di accrescere la durata dell’esistenza e permettono di controllare la morte. Così, un perfetto yogi può controllare la propria morte e lasciare il corpo nel momento più opportuno, quando e’ in grado di elevarsi al pianeta che ha scelto. Tuttavia, il bhakti-yogi è superiore a ogni altro yogi perchè, con la forza del suo servizio di devozione, viene elevato al di là dell’universo materiale e trasportato su uno dei pianeti del mondo spirituale, per la volontà suprema del Signore che controlla ogni cosa.

Srimad Bhagavatam 11.21 35-43

Verso 36
sabda-brahma su-durbodham
pranendriya-mano-mayam
ananta-piaram gambhiram
durvigahyam samudra-vat

sabda-brahma: il suono trascendentale dei Veda; su-durbodham: estremamente difficile da capire; pràna: dell’aria vitale; indriya: i sensi; manah: e la mente; mayam: che si manifesta a differenti livelli; ananta-param: senza limite; gambhiram: profondo; durvigàhyam: insondabile; samudra-vat: come l’oceano.

TRADUZIONE
II suono trascendentale dei Veda è molto difficile da capire e si manifesta a differenti livelli nel prana, nei sensi e nella mente. Questo suono vedico è illimitato, molto profondo e insondabile come l’oceano.

Verso 37
mayopabrmhitam bhumna
brahmanananta-saktina
bhùtesu ghosa-rupena
visesurneva laksyate

maya: da Me; upabrmhitam: stabilita; bhùmna: dall’illimitata; brahmana: l’immutabile Assoluto; ananta-saktina: le cui potenze non hanno fine; bhùtesu: all’interno degli esseri viventi; ghosa-rùpena: nella forma del suono sottile, l’omkàra; visesu: nella sottile copertura fibrosa dello stelo di un fiore di loto; urna: un filo; iva: come; laksyate: appare.

TRADUZIONE
Io, l’illimitata, immutabile e onnipotente Persona Suprema, che vive nel cuore di tutti gli esseri, stabilisco personalmente in ognuno di loro la vibrazione sonora vedica nella forma dell’ omkara. Essa è percepita in modo sottile, come un unico filo fibroso nello stelo di un fiore di loto.

Versi 38-39-40
yathornanabhir hrdayad
urnam udvamate mukhat
akiasad ghosavan prano
manasa sparsa-rupina

chando-mayo ‘mrta-mayah
sahasra-padavim prabhuh
omkarad vyanjita-sparsa-
svarosmàntastha-bhùsitam

vicitra-bhasa-vitatam
chandobhis catur-uttaraih
ananta-paràm brhatirn
srjaty aksipate svayam

yatha: proprio come; ùrna-nabhih: un ragno; hrdayai: dal cuore; ùrnam: la ragnatela; udvamate: emette; mukhai: attraverso la bocca; akasai: dall’etere; ghosa-van: manifestando la vibrazione sonora; pranah: il Signore nella forma dell’aria vitale originale; manasa: mediante la mente primordiale; sparsa-rùpinà: che mostra le forme dei differenti fonemi dell’alfabeto, che cominciano con le lettere sparsa; chandah-maya: che includono tutte le sacre metriche dei Veda; amrta-rnayah: piene di piacere trascendentale; sahasra-padavim: che si diramano in migliaia di direzioni; prabhuh: Dio, la Persona Suprema; omkarat: dalla vibrazione sottile omkàra; vyanjita: espansa; sparsa: con le pause delle consonanti; svara: vocali; usma: sibilanti; anta-stha: e semivocali; bhusitam: decorate; vicitra: variegate; bhasa: con espressioni verbali; vitatam: elaborate; chandobhih: insieme agli arrangiamenti metrici; catuh-uttaraih: che hanno ognuno quattro sillabe in più del precedente; ananta-param: senza limite; brhatim: la grande vastità della letteratura vedica; srjati: Egli crea; aksipate: e riassorbe; svayam: Egli stesso.

TRADUZIONE
Come un ragno produce la ragnatela dal suo addome e la emette attraverso la bocca, così Dio, la Persona Suprema, Si manifesta come la riverberante aria vitale primordiale, che include tutti i sacri metri vedici ed è piena di piacere trascendentale. Così il Signore, dal cielo etereo del Suo cuore, crea il grande e illimitato suono vedico avvalendoSi della Sua mente, che concepisce suoni variegati come le sparsa. Il suono vedico si dirama in migliaia di direzioni, adorne con le differenti lettere che si espandono dalla sillaba om: le consonanti, le vocali, le sibilanti e le semivocali. In seguito il Veda è elaborato da molte varietà verbali, espresse in differenti metri che hanno ognuno quattro sillabe in più del precedente. Alla fine il Signore riassorbe dentro di Sé la manifestazione del suono vedico.

SPIEGAZIONE
Srila Sridhara Svàmì ha dato un’elaborata spiegazione tecnica di questi tre versi, la cui comprensione richiede una profonda conoscenza linguistica del sanscrito. Il punto essenziale è che la conoscenza trascendentale si esprime attraverso la vibrazione sonora vedica, che è essa stessa la manifestazione della Verità Assoluta, la Divina Persona. Il suono vedico emana dal Signore Supremo ed è vibrato per glorificarLo e per capirLo. La conclusione di tutte le vibrazioni sonore dei Veda si trova nella Bhagavadgità, dove il Signore afferma, vedais ca sarvair aham eva vedyah: tutta la conoscenza vedica ha lo scopo d’insegnarci a conoscere e amare Dio. La persona che pensa sempre a Krishna, che diventa devota del Signore, si prostra davanti a Lui e Lo adora con fede e devozione cantando il Suo santo nome, ha certamente maturato una perfetta comprensione di tutto ciò che è indicato dalla parola veda (“conoscenza”).
Verso 43
mam vidhatte “bhidhatte mam
vikalpyapohyate tv aham
etavan sarva-vedarthah
sabda asthaya rnam bhidam
rnaya-rnatrarn anudyante
pratisidhya prasidati

mam: Me; vidhatte: ingiunge nel sacrificio; abhidhatte: designa come oggetto di adorazione; mam: Me; vikalpya: presentata come ipotesi alternativa; apohyate: sono confutato; tu: anche; aham: Io; etavan: così; sarva-veda: di tutti i Veda; arthah: il significato; sabdah: la vibrazione sonora trascendentale; asthaya: stabilendo; mam: Me; bhidam: dualità materiale; maya-matram: come semplice illusione; anudya: descrivendo elaboratamente in differenti aspetti; ante: in definitiva; pratisidhya: negando; prasidati: è soddisfatto.

TRADUZIONE
lo sono il sacrificio rituale raccomandato nei Veda, e sono la Divinità degna di adorazione. Sono Io l’oggetto delle varie ipotesi filosofiche, e sono ancora Io ad essere confutato con l’analisi filosofica. Perciò la vibrazione sonora trascendentale stabilisce Me come significato essenziale di tutta la conoscenza vedica. I Veda, dopo aver analizzato in modo elaborato tutta la dualità materiale e aver concluso che essa è soltanto la Mia potenza illusoria, alla fine negano completamente questa dualità e raggiungono la soddisfazione in se stessi.

Pancharatrik – Lakshmi-tantra

mulam adharam arabhya dvistkantam upeyusi
udita aneka sahasra surya vahnindu sannibha
cakravat punar adharat santa pasyatha madhyama
vaikhari sthanam asadhya tatrasta sthanavartini
varnanam jananim bhutva bhogya prasnoumi gouriva

“Situato nella zona a partire dal muladhara fino alla posizione di dvistkanta splendendo come milioni di soli, fuochi e lune, roteando come il globo dell’adhara, sorge il suono conosciuto come santa, pashyati, madhyama. Raggiunta la posizione di vaikhari, si situa in otto luoghi, vale a dire, la gola, la lingua ecc. Essendo la madre di tutti i suoni io elargisco felicità e soddisfazione proprio come fa una mucca”.

Sri Vedanta-sutra Parte 24 Volume Due
Srila Baladeva Vidyabhushana

Il Mimamsa-sutra afferma: autpattikas tu sabdenarthasya sambandhah (I Veda definiscono la relazione tra il nome e l’oggetto definito con quel nome eterna). Questa idea (che i deva siano anime incarnate) sarebbe quindi in contraddizione con l’ eternità dei loro nomi contenuti nei Veda.

Sutra 28
sabda iti cen natah prabhavat pratyakshanumanabhyam

sabdah – le parole dei Veda; iti: così; cet – se; na- no; atah – da questo; prabhavat – a causa della creazione; pratyaksha – a causa della sruti; anumanabhyam – e della smriti.

Se qualcuno obietta che questa idea non è coerente con la natura eterna delle parole dei Veda, allora io dico di no a causa della descrizione della creazione del mondo e anche a causa della testimonianza delle sruti e smriti.

SPIEGAZIONE di Srila Baladeva Vidyabhusana
L’idea affermata qui (che i deva hanno dei corpi) non è in contrasto con la natura delle parole dei Veda. Perché? Il sutra afferma prabhavat pratyakshanumanabhyam (a causa della descrizione della creazione del mondo e anche a causa della testimonianza delle sruti e smriti. La creazione dei corpi materiali (dei deva e degli altri esseri dell’universo) è compiuta (da Brahma) ricordando le loro forme eterne archetipiche registrate nelle affermazioni dei Veda. Queste forme archetipiche sono eterne, esistevano già prima della manifestazione di tutti i corpi degli esseri viventi. Queste forme archetipiche sono descritte da Visvakarma nelle sue scritture con le parole yamam danda-panim likhanti varunam tu pasa-hastam (esse raffigurano Yama con una mazza in mano e Varuna con un cappio nella sua mano). Le parole dei Veda descrivono i deva e altri tipi di esseri viventi come nomi di alcune classi di entità viventi, proprio come la parola “mucca” è il nome di un certo tipo di essere vivente. I nomi dei deva non sono nomi di persone specifiche, come per esempio, il nome Caitra. Perché le parole dei Veda sono eterne Esse sono la sorgente originale della conoscenza. Ciò non è affatto in contraddizione con la spiegazione precedente del Mimamsa-sutra.

Il Mimamsa-sutra affermava pratyakshanumanabhyam, “a causa delle prove fornite in sruti e smriti”. La sruti ( Panca- vaimsati Brahmana ( 6.9,13,22 ) descrive come la creazione del mondo, sia stata preceduta dalle (eterne) parole (dei Veda), che fornirono la seguente descrizione: eta iti ha vai prajapatir devan asrijat asrigram iti manushyan indava iti pitriims tirah-pavitram iti grahan asuva iti stotram visvaniti mantram abhisaubhagety anyah prajah (recitando la parola ete dai Veda, Brahma creò i deva. Recitando la parola asrigram, ha creato gli esseri umani. Recitando la parola indava, ha creato i pita. Recitando la parola tirah-pavitram, ha creato i pianeti. Recitando la parola asuva, ha creato il canto. Recitando la parola visvani, ha creato i mantra. Recitando la parola abhisaubhaga, ha creato le altre creature).

Anche nelle smriti è confermato ciò con le seguenti parole (Vishnu Purana 1.5.64):

nama rupam ca bhutanam
krityanam ca prapancanam
veda-sabdebhya evadau
devadinam cakara sah

“Recitando le parole dei Veda all’inizio, Brahma creò i nomi e le forme degli elementi materiali, i rituali, i deva, e tutti gli altri esseri viventi.”

Sutra 29
ata eva ca nityatvam

atah eva – quindi , ca – e ; nityatvam – eternità .
E proprio per questo motivo l’eternità (dei Veda è dimostrata).

SPIEGAZIONE di Srila Baladeva Vidyabhusana

L’ eternità dei Veda è dimostrata dal fatto che il creatore (Brahma) crea (il mondo) (recitando le parole dei Veda) (che descrivono) le forme eterne e ricordando (la creazione precedente). Kathaka Muni e (altri saggi) sono quindi semplici diffusori (e non autori dei Veda).

Una obiezione può essere sollevata. Le sruti spiegano che, ricordando le parole dei Veda Brahma crea le forme dei deva e degli altri esseri viventi. Questo può essere in riferimento a dopo la distruzione cosmica parziale (naimittika), ma come può questo metodo di creazione essere impiegato dopo la devastazione cosmica completa (prakrita), in cui tutto viene distrutto, e come possono i Veda essere eterni, sottoposti alle circostanze di tale distruzione totale?

Sutra 30
samana-nama-rupatvac cavrittav apy avirodho darsanat smrites ca

samana – stesso; nama – a causa dei nomi; rupatvat – e forme; ca – anche; avrittau – nella ripetizione; api – anche; avirodhah – non è una contraddizione; darsanat – a causa delle sruti; smrites – a causa delle smriti; ca – anzi.

Poiché i nomi e le forme rimangono gli stessi anche all’inizio di una nuova creazione, non c’è contraddizione. Anzi ciò è dimostrato da sruti e smriti.

SPIEGAZIONE di Srila Baladeva Vidyabhusana

La parola ca (anzi) è usata qui per dissipare ogni dubbio. Che dopo una devastazione cosmica completa ci sia una nuova creazione non smentisce affatto l’eternità delle affermazioni Vediche. Perché? Il sutra afferma samana-nama-rupatvac cavrittav apy avirodho darsanat smrites ca
( Poiché i nomi e le forme rimangono gli stessi anche all’inizio di una nuova creazione, non c’è contraddizione. Ciò è dimostrato da sruti e smriti). Il significato qui è “perché i nomi e le forme precedentemente pronunciate rimangono gli stessi”. Al tempo del grande devastazione cosmica i Veda eterni e le forme archetipiche eterne descritte dai Veda vengono assorbite dal Signore Hari, il maestro di tutte le potenze trascendentali, e dimorano in Lui, diventando un tutt’uno con lui. Al momento della creazione successiva vengono di nuovo manifestate dal Signore. Il Signore Hari e Brahma precedono entrambi con i loro atti di creazione attraverso la recitazione dei mantra Vedici, che conducono alla meditazione sulle forme archetipiche. Al momento di una nuova creazione, il creatore ricorda ciò che precedente aveva creato in questo modo Egli di nuovo crea come aveva fatto precedentemente. Questo è come un vasaio che, dicendo la parola “vaso”, ricorda lo stile e la forma di vasi precedentemente costruiti, e da ciò ne costruirà altri. Allo stesso modo il processo di creazione viene attuato sia dopo la devastazione cosmica parziale, sia dopo la devastazione cosmica completa.

Come possiamo dichiarare tutto ciò? Il sutra afferma darsanat smrites ca ( perché questo è dimostrato da sruti e smriti. Le sruti affermano:

atma va idam eka evagra asit sa aikshata lokan utsrijah

“In principio esisteva solo la Suprema Personalità di Dio. Egli pensò: (Io creerò molti mondi)”. Aitareya Upanishad 1.1

yo brahmanam vidadhati purvam yo vai vedams ca prahinoti tasmi tam

“Il Signore Supremo creo i Veda e li trasmise a Brama”.
Svetasvatara Upanishad 6,18

surya-candramasau dhata yatha-purvam akalpat

“Brahma creò il sole e la luna, come aveva già fatto in precedenza”. Rg Veda

Le smriti affermano:

nyagrodhah su-mahan alpe
yatha bije vyavasthitah
samyame visvam akhilam
bija-bhute yatha tvayi

“O Signore, proprio come un grande albero di banyano è contenuto all’interno di un piccolo seme, allo stesso modo, al momento della devastazione cosmica l’intero universo dimora in Te, il seme da cui esso era germogliato in origine”. Vishnu Purana

narayanah paro devas
tasmaj jatas caturmukhah

“Narayana è la Persona Suprema. Da lui nacque Brahma dalle quatro teste”. Varaha Purana

tene brahma hrida ya adi-kavaye

“Il Signore Supremo all’inizio infuse la conoscenza Vedica nel cuore di Brahmaji, l’essere vivente originale”. Srimad Bhagavatam 1.1.1

In sintesi:
Il Signore Supremo, al termine del periodo della devastazione cosmica, meditò sull’universo materiale come era stato in precedenza, desiderando nel suo cuore. “Io mi espanderò in molteplici forme” differenziando di nuovo le jive e gli elementi materiali che erano stati assorbiti al Suo interno, creando ancora, come era prima, l’universo materiale dal mahat-tattva attraverso Brahma, manifestando i Veda esattamente come erano prima, infondendo l’insegnamento dei Veda nel cuore di Brahma, impegnando Brahma nella creazione delle forme dei deva e degli altri esseri viventi come erano prima, ed entrando personalmente nell’universo per controllarlo dall’interno. Divenuto onnisciente per la misericordia del Signore Supremo, Brahma, meditando sulle forme archetipiche descritte nei Veda, creò i deva e le altre creature come erano prima. In questo modo si spiega la relazione tra i nomi dei deva guidati da Indra e le loro forme archetipiche descritte nei Veda.

PRANAVA OM

La sacra sillaba “om” si compone di tre matras, “a”, “u”, e “m”. Questi tre matras corrispondono rispettivamente a Bhuh , Bhuvah e Svah; jagrat, svapna e susupti; sukshma, sthula e karana e vaikhari, madhyama e pashyantì. Oltre a queste tre matras, il pranava (“aum”) è composto anche di un quarto componente, vale a dire l’ a-matra o anahata-dhvani – il suono senza sillabe o non prodotto dalla interazione di due oggetti fra di loro. Per la nostra comprensione pratica, questo a-matra corrisponde al rumore di fondo che permane dopo la recita della sillaba “Om”. L’a-matra rappresenta la trascendenza, o turiya, il para-vak.

karma brahmodbhavam viddhi
brahmakshara-samudbhavam
tasmat sarva-gatam brahma
nityam yajne pratisthitam

“I doveri prescritti sono stabiliti dai Veda e i Veda sono direttamente manifestati dall’akshara, la sacra sillaba Om, manifestazione sonora dell’Supremo. Di conseguenza la Trascendenza onnipervadente (Pranava o la sacra sillaba Om) è eternamente situata negli atti di sacrificio.” Bhagavad Gita (3.15)

Così la sillaba “Om” contiene tutti gli elementi dell’esistenza. E’ la riserva di tutte le energie del Supremo, e per questo motivo il Signore Krishna dichiara nella Gita:

om ity ekaksharam brahma

“La singola sillaba Om è la suprema combinazione di lettere.”

Il Signore afferma anche:

yad aksharam veda-vido vadanti

“Coloro che conoscono i Veda recitano l’Om (akshara).”

Perché fanno questo? Perché la sillaba Om è il Signore Supremo stesso e la potenza di tutti i mantra vedici:

pranava sarva vedeshu

“Io mi manifesto all’interno di tutti i Veda, come la sacra sillaba Om”.

Sri Chaitanya Mahaprabhu à stabilito il pranava come il maha-vakya dei Veda, perchè al suo interno risiedono tutti gli inni Vedici e (shabda). Il mondo stesso è una manifestazione di questa sillaba. Essa è la rappresentazione sonora della Verità Assoluta.

Vak non è una manifestazione della natura materiale, il Vedanta sutra 2.4.4 afferma quanto segue:

tat-purvakatvad vacah

Questo indica che vak esisteva prima del pradhana. Il pradhana è la radice della manifestazione cosmica materiale – le tre qualità non differenziate in equilibrio assoluto. Ma ancor prima esisteva il vak. Così il vak è non-materiale.

Per questo motivo troviamo nel Vedanta Sutra la seguente dichiarazione:

anavriti shabdat

“Liberazione attraverso il suono”

Chi volesse approfondire questi concetti può fare riferimento alla Nada-bindu Upanishad, Bhartrihari’s Vakyapadadiya, Prashna Upanishad, Mundaka Upanishad, Mandukya Upanishad, Maitri Upanishad e alla Katha Upanishad, così come per i concetti di shabda, vak, matrika, hiranyagarbha, i quattro stati di coscienza, ecc, si può far riferimento ai Tantra e a tutte le Upanishad. Si dovrebbe sapere che nello studio dei testi Vedici generalmente non sarà possibile trovare un libro solo che sia esaustivo su di un argomento in particolare si dovranno consultare diverse fonti per assimilare una serie di concetti, a volte apparentemente divergenti. Questi concetti dovranno poi essere armonizzati nel loro insieme. Ciò costituisce la meditazione e il sacrificio dello svadhyaya yajna.

da sabdadarsana.blogspot.it

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