Saggio sui chakras (centri eterici) umani – di Guido Da Todi – Prima parte

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– SAGGIO SUI CHAKRAS (CENTRI ETERICI) UMANI –

* I CHAKRAS – Introduzione*

La serie di saggi che iniziamo non vuole essere una mera stesura di
informazioni, di elenchi, e di componenti mnemoniche sull’argomento

I centri (chakras) dell’uomo, oggi, fanno parte di un’ampia letteratura
moderna esoterica, che trae le proprie origini da fondamenta antichissime.

Cercheremo di analizzarne la natura – di conseguenza – cogliendo quei
significati universali che ad essi sono pertinenti, e che sono stati – man
mano – < dimenticati per la via >.

Si tenga solo presente, prima ancora che di entrare nel vivo dell’
argomentazione, che l’intero studio da noi, ora, intrapreso tenderà a
dimostrare – tecnicamente e metafisicamente – quanto, in effetti, e per quel
che riguarda l’individuo, quest’ultimo centri eterici, risonanti lungo la sua colonna vertebrale>, bensì egli
stesso sia un complesso ed integrale < centro > (o chakra) planetario.

Impareremo, quindi, ad utilizzare questa , del tutto
sconosciuta alla scienza metafisica moderna, e di cui – nelle rivelazioni
generali e storiche – esistono tuttavia vasti accenni, non approfonditi.

Ciò condurrà ad una liberazione dal dettaglio – pur non trascurando nessuno
di essi – e proietterà chi riesca a percepire il senso del nostro dialogo in
una dimensione sicuramente piena di auto-realizzazione; oltre che in una
metrica sperimentale del tutto allineata all’essenza ed al segreto
tradizionale di questa dimensione potente della nostra essenza eterica e
cosmica.

Per chi non avesse – a questo punto – idea di cosa stiamo per parlare,
indichiamo che i chakras sono considerati, da ogni studioso ed iniziato, dei
fondamentali strumenti di nell’universo parallelo degli
eteri cosmici, oltre che di gestione delle forze fondamentali della vita.

Essi costituiscono una ricchissima iconografia, in ogni testo sulla
meditazione trascendentale, e – specialmente da parte della vasta
letteratura occidentale, dedicata alla rivelazione spirituale dell’Oriente –
vengono riprodotti – sovente con grande cura calligrafica – sulla figura
umana, in atto introspettivo.

Vi è, naturalmente, un diffuso e più dettagliato insegnamento su ogni
facoltà che ciascun chakra rivela; sulla composizione degli stessi, e così
via.

Avrete notato che il ritmo di sviluppo dei contenuti della lista segue dei
percorsi obbligati.

Prima di intraprendere l’esame di un qualunque aspetto tecnico sulla Yoga
(che, lo ricordiamo, ci sforzeremo sempre di non discostare dalla Tradizione
consolidata) ne abbiamo posto – sullo sfondo – la natura spirituale da cui
proviene, e da cui essenzialmente deve venire sostenuta.

È stato il caso, ad esempio, dell’attuale introduzione alla fisionomia
universale dell’individuo, ai suoi centri ed al fuoco kundalini; quando
venne postato il testo integrale dei Commenti ai Sutra di Patanjali, di Roy
Eugene Davis, discepolo diretto di Paramahansa Yogananda.

Allo stesso modo, prima di affrontare l’analisi dei chakras, vi esortiamo a
seguirne, con noi, le squisite Origine Metafisiche.

Senza di ciò è mera illusione supporre di poterne comprendere l’essenziale
natura.

Accludiamo, di conseguenza, un saggio che indica le Origini Metafisiche dei
centri eterici umani.

È sicuramente un dato di fatto l’incredibile natura prolifica che l’uomo ha
mostrato, nelle sue immaginazioni primordiali, quando si è sforzato di
rabberciare e di dare toni e significati diversi a delle verità di grande
semplicità soggettiva; anche se – a prima vista – complesse da affrontare.

È il caso del concetto della trinità, quale appare in ogni religione storica
e presente.

L’uomo fatica a comprendere che la rappresentazione mentale di monismo non
contempla l’idea di un dio creatore; bensì, di un Demiurgo successivo;
ovvero, di un Logos, che sintetizza in sè – sovente – incalcolabili
evoluzioni cicliche, e rappresenta non già un iniziatore della Forma e della
Sostanza, bensì un gestore della Legge, in esse.

Sia i Veda, che la Gnosi Metafisica più illuminata, non parlano mai di quel
dio, responsabile – nelle religioni popolari – del tutto.

È la Legge, è il movimento innato delle primordialità a manifestarsi dai
caos originari, ed a figliare, in effetti, il dio e l’uomo.

Una divinità che fosse contenuta nel tutto da essa stessa creato non viene
contemplata dalla Tradizione Spirituale.

In effetti, la Dottrina Segreta non è atea, nel senso che si vuole dare a
questo termine.

Essa accetta lo Spazio Originario e impossibile a comprendersi da mente
umana – perchè senza limiti e principio – quale fonte e matrice delle cose.
E lo vede come Materia Primordiale Ingenerata, in eterno movimento:
Mulaprakriti.

È in questo spazio che fiorisce l’evoluzione, tendendo a privi di
qualunque confine, nell’eternità della sua natura.

È facile immaginare, quindi, nello seguire le rivelazioni tradizionali dei
Veda – ad esempio – quanto sia consequenziale che il risultato della nostra
timida analisi di un qualunque aspetto molto più avanzato di quello umano –
di un qualunque cosmico -, possa identificarsi nel Logos: nel Dio
personale delle religioni.

Questa, la ragione per cui è dichiarato nella Dottrina segreta che i Rishi
non credono in altra divinità, al di fuori della Vita Una – incomprensibile,
nella sua totalità, a mente umana; ma, invece, riconoscono la fioritura di
questa Vita Una, ossia il Logos.

Si aggiunge, inoltre, che ogni frammento dell’essere – onda unita all’oceano
universale – possiede quella che simbolicamente è chiamata ;
ossia, un potenziale di crescita illimitata delle proprie qualità innate,
che lo rendono : ossia, assoluto.

Torniamo, tuttavia, all’argomento del presente articolo: la trinità.

Viene affermato che la materia primordiale innata (Mulaprakriti, Koilon) ha
tre qualità: < l'eternità >, < il movimento >, < la sostanza >.

Essa, cioè, ma si trasforma; non è vuoto, ma pieno>.

Queste tre caratteristiche – come si può desumere – non appartengono, di
conseguenza, al dio tradizionale, ma ad ogni cosa ed essere in
manifestazione. All’ameba, ed alla polvere cosmica; alla roccia, ed all’
animale; all’uomo ed al genio.

Immaginiamoci, ora – con un ardita e, forse, artigianale prova mentale – di
delimitare una zona assolutamente vergine di dell’
esistenza universa; proprio lì, da dove scaturirà, un domani, l’assieme di
galassie che ospitano quel granello incandescente che è il nostro sistema
solare.

Ebbene, in codesto brandello di < Mulaprakriti > potremo identificare una
tensione centrifuga latente e priva, dalle eternità, di un qualunque riposo;
una tensione che verso l’espansione costante degli universi.

Secondo tradizione, è proprio questa tensione il , che, non
già crea, bensì estrae eternamente dalla manifestazione potenziale quanto è
intrinseco all’essere.

Ora, lasciamo per un attimo queste astratte visioni genetiche, per tornare
nelle nostre tre dimensioni abituali. Ed immaginiamo di trovarci in una sala
da concerto, durante un assolo del suonatore di tamburo.

Egli percuote la pelle tesa del suo strumento con la bacchetta
caratteristica. Un colpo vigoroso (positivo) si abbatte sulla pelle tesa
(negativa) del tamburo: e ne scaturisce il suono.

Oppure, immaginiamo di battere una delle nostre mani contro l’altra. Il
palmo che colpisce (positivo) urta con il palmo che attende l’urto
(negativo): e, anche da questo contrasto, scaturirà un suono.

Positivo, negativo, suono.

La triade è apparsa.

“Tratto dalla mailing list Sadhana

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