– SAGGIO SUI CHAKRAS (CENTRI ETERICI) UMANI –
(di Guido Da Todi)
– Seconda parte –
Tuttavia, abbiamo fatto due esempi che prevedono una coscienza ed una
consapevolezza, tese a raggiungere un risultato.
Riguardo al
innata degli universi, tale coscienza e consapevolezza non esistono; esse
ancora debbono apparire in manifestazione. Appare solamente una spinta che
si frantuma in geometriche forme e molteplici direzioni. E, dovunque la
reazione che abbiamo visto – ampliato ed evidenziato – nell’arte del
suonatore di tamburo e nel battito di due palme qualsiasi, l’una contro l’
altra.
In qualunque luogo noi fissiamo l’attenzione, la triade si manifesta con
assoluta costanza. Yinn e Yang producono il loro Tao, nel minuto frammento
del mosaico e nel mosaico intero.
Cio è mostrato, e amorevolmente ampliato, in uno dei testi sacri dell’
umanità intera: “Il Libro dei Mutamenti.” In cui non appare mai il termine
diffusa e soffusa in ogni atto dell’esistere- dal più mediocre al più sacro.
Non è, quindi, una prerogativa della divinità il triplice ritmo dell’essere;
ma,
Potrebbe rappresentare il contenuto di un prossimo articolo la descrizione
dell’automatismo cosmico che, dalla triade, prosegue oltre ad essa.
Sin qui, si è indicato il principio di ciò che Helena Petrowna Blavatsky
(fondatrice della Società Teosofica, ed autrice della Dottrina Segreta)
chiama < la Tetrakis Magica >; ossia, lo jiva (il puro nucleo matematico
originale) che, con il suo respiro irrefrenabile, produce lo Yinn, lo Yang
ed il Tao.
La triade è presente ovunque vi sia azione.
Nel corpo eterico, i tre centri fondamentali (testa, cuore e base della
spina dorsale) sono, appunto, il riflesso di essa.
L’intera pietra angolare della Civiltà antica Cinese si basa sulle armoniche
dello Yinn e dello Yang – e del loro risultato: il Tao – che rappresentano
il < codice a barre > segnato nell’infinito e complesso assieme di componenti
la natura onnicomprensiva.
Si potrebbe solo accennare – per dovere di compiutezza – di come la triade
di cui parliamo si assesti ancor più nella
attestandosi attorno ad un baricentro comune, da cui deriva – com’è
naturale – la nuova spora di tre emanazioni, o emittenze sonore occulte.
E nasca, di conseguenza, la ragion d’essere del magico numero sette: l’uno
matematico originario, la prima triplicità e la seconda, nata dal baricentro
di cui sopra.
Appare, così, il doppio triangolo intrecciato ( o, Stella di Salomone), con
il punto al centro: il simbolo della costituzione perfetta dell’individuo.
Quel simbolo, in cui Leonardo iscrisse la sua splendida rappresentazione
dell’uomo, con le braccia e le gambe divaricate.
Ma, evidentemente, l’argomento si presta a sviluppi ulteriori. A noi è
bastato solo indicare la concretezza e lo sguardo acuto dei più antichi
pensatori dell’umanità, in riferimento ad una delle leggi più diffuse della
natura: il rapporto innato tra gli opposti ed il loro risultato.
Una legge che fa parte di ogni nostro movimento e pulsione intima, e che ci
connette – consapevoli o meno – all’intera unità indivisa delle cose.
Una legge, i cui effetti si mostrano – esotericamente – nella ragion d’
essere dei centri eterici maggiori dell’uomo.
Per riuscire ad afferrare – almeno nella loro natura più nevralgica – l’
essenza e la ragion d’esistere dei chakras, come anche per capirne le
ragioni che – da parte di ogni tradizione yoga – ne hanno fatto un capitolo
fondamentale delle proprie ricerche ed esperienze siamo costretti, ancora
una volta, ad entrare nei ritmi dell’universalità umana e connetterla ad un
più ampio respiro cosmico, che non sia quello – tronco ed ansante – del
proprio io frammentato e separato.
Si tratta di affrontare i significati – del tutto metafisici, comunque – del
< ciclo >, quale componente inscindibile dell’infinita Vita Una.
Non solo – e lo abbiamo già visto – l’uomo è costretto ad arretrare,
finalmente, di fronte ad una sua esperienza d’animo, che sia appena diversa
da un semplice intuito percettivo, quando si identifica con il Tutto; ma,
egli si vede sempre sospinto a tradurre in cicli, quanto non riuscirà mai a
comprendere, o possedere, intieramente: ossia, la capacità di < confinare >
ciò che non è confinabile.
Gli irruenti voli ciechi, verso la Fiamma Indefinibile non sono – oramai da
millenni – più formulati, da parte di ogni adepto illuminato. Essi sanno che
l’Uno è percepibile solo attraverso gli aspetti di sè medesimo.
La natura stessa possiede la caratteristica dell’assolutezza. In essa si
riflettono le origini.
In ogni pietra, in ogni foglia, in ogni linea energetica elettromagnetica;
insomma, in ogni granello di materia, come anche in ogni vibrazione
energetica le risonanze dell’Uno si perderanno, sempre, nell’immensa
impossibilità
esaminata.
Di essa, allora, evidenzieremo solo alcuni principi – che le scuole
esoteriche ripetono, costantemente.
Vogliamo parlarne, considerato che ci stiamo avvicinando alla natura più
celata dei < centri eterici >?
< . All'inizio, era il Verbo... > -dice la tradizione biblica.
< ..AUM, è la nota che - emanata dal Logos - costruì, mantiene in esistenza,
e sgretolerà il tutto, quando esso verrà < riassorbito > dalla Fonte
Originaria. > – affermano i Veda.
Allorchè volle sforzarsi, sino all’acme delle sue possibilità spirituali, di
giungere all’essenza del ciclo, o della forma, l’uomo riconobbe il primo
principio dell’esistenza: il suono; e, da qui, fu costretto a partire,
seguendo tre formulazioni, di immediata intuizione:
. ogni cosa nasce dal suono (o vibrazione);
. ogni cosa <è> suono (o vibrazione);
. ogni cosa provoca suono (o vibrazione)
Il suono costituisce una gelosa e privilegiata simbologia, in ogni religione
ed in ogni filosofia del pensiero.
Dimostreremo – con relativa semplicità – seguendo il tracciato della scienza
dei chakras, che – se anche è sommamente vera la necessità di conoscerne il
mistero, per proseguire nella strada dell’iniziazione, è anche frutto di
grossa e primordiale carenza evolutiva tutto l’assieme di rituali – nella
prevalente ondata di scuole orientali ed occidentali – che si occupano di
< rivelare il Mantram liberatore > al discepolo; oppure, di donargli il suo
nome occulto.
Ovviamente, non stiamo parlando di alcune Tradizioni Metafisiche di alto
lignaggio spirituale.
Il vostro vero Mantram individuale sarete in grado di realizzarlo, in primo
luogo, seguendo – con partecipazione attiva ed obiettiva – il dispiegarsi
dell’argomento dei chakras, che stiamo sviluppando; e, successivamente, con
una oculate meditazioni su quanto verrete a conoscere.
Quindi, riusciremo a compiere un primo salto di qualità allorquando
comprenderemo più a fondo l’immagine profondamente esoterica, celata nel
concetto che indica come < dio > si trovi < diluito > nell’universale.
Si tratta di riconoscere che ogni aspetto dell’essere possiede le stesse
caratteristiche, date – con veemente abitudine – al principio unico.
Ogni frammento dell’essere è:
. assoluto; e, quindi, privo di un confine determinato ed ultimo;
. pura vibrazione, o suono;
. risultato, e causa di altre vibrazioni
E, parimenti, il concetto prosegue, indicando che la mente umana – come non
può raggiungere la raffigurazione dei limiti del Tutto, così non riesce a
identificare l’esatto punto di connessione tra un frammento del mosaico
universale, e l’altro.
Ci riportiamo, a questo punto del dialogo, al noto e famigliare esempio dell
‘oceano e delle onde.
È pur vero che ogni onda risulta – sempre – diversa dalle altre; ma, è,
anche, innegabile, che ognuna di esse – a più attento esame – non mostrerà
mai il punto di divisione tra sé stessa, l’oceano e le rimanenti ondulazioni
della superficie marina.
In un certo senso, identificando l’onda al concetto di materia, e l’oceano a
quello di vuoto – o, anche, di spirito – ci è di aiuto riportare un brano
del libro di Fritjof Capra – < Il Tao della Fisica >:
. Materia e spazio vuoto – il pieno ed il vuoto – furono i due concetti,
fondamentalmente divisi, sui quali si basò l’atomismo di Democrito e di
Newton. Nella relatività generale, questi due concetti non possono più
rimanere separati. Ovunque è presente una massa, sarà presente anche un
campo gravitazionale, e questo campo si manifesterà come una curvatura nello
spazio che circonda quella massa. Non dobbiamo pensare, tuttavia, che il
campo riempia lo spazio e lo < incurvi >. Il campo e lo spazio non possono
essere distinti: il campo < è > lo spazio curvo! Nella relatività generale, il
campo gravitazionale e la struttura, o geometria, dello spazio sono
identici. Nella teoria di Einstein, quindi, la materia non può essere
separata dal suo campo di gravità, ed il campo di gravità non può essere
separato dallo spazio curvo. Materia e spazio sono pertanto visti come parti
inseparabili e interdipendenti di un tutto unico..
E chi non riconosce in questa affermazione della fisica quantistica il
concetto monistico di unità dello < spirito e della materia >?
Il Tutto è Uno.
Noi siamo costantemente condotti e sorretti dal < suono >, o < vibrazione >, in
ogni istante della nostra vita.
Esattamente come in quell’esperimento della fisica, con il quale, facendo
assumere ad una sottile lastra di metallo un regolare stato di costante
ondulazione – o frequenza vibratoria delle sue molecole – e versando sulla
superficie del medesimo della sabbia, quest’ultima si disporrà in alcune
raffigurazioni stabili e costanti, seguendo le armoniche del corpo piano,
così la nostra intera ed apparente < fisicità > rappresenta quell’assieme di
sottilissimo pietrisco, coinvolta, coordinata e condotta dalle < pulsazioni
elettromagnetiche planetarie >, in ogni dettaglio dell’esistenza.
Il suono e la vibrazione sostengono il concerto della manifestazione,
esplicita ed implicita, soggettiva ed oggettiva, ovunque la nostra
immaginazione si possa spingere.
Essi sono
E solo in un secondo tempo – quando lo sguardo dell’uomo avrà polarizzato la
sua attenzione sul diaframma elettromagnetico dell’essere – anche l’
apparente materia si mostrerà per quello che è:
< musica solida >.
Dopo queste necessarie indicazioni, caliamoci nell’atmosfera più aderente
alle funzioni formali e biologiche dell’individuo comune.
Anche qui, sarà – comunque – necessario allineare la nostra analisi sulla
vera natura di una complessa esperienza esistenziale, che chiamiamo – in
senso lato: percezione della realtà.
Faremo una panoramica sulle sottili radiazioni – o energie – che la fisica
moderna ampiamente riconosce, e sulla prioritaria importanza che esse
possiedono nei riflessi della quotidianità umana, e non umana.
Tuttavia, sentiamo la necessità – prima di affrontare l’humus, ove
sprofondano le radici dei < centri eterici > – di operare una distinzione
precisa tra < quello che riteniamo di sperimentare >, solitamente, e ciò,
invece, che, in effetti, accade, quando viviamo la piena espressione di ogni
nostra azione psichica, o materiale.
Tale distinzione è necessaria, per farci acquisire quello spirito di fusione
e di partecipazione alla natura che ci circonda, tanto da avvicinarci –
infine – al miglior meccanismo di comprensione di questo universo parallelo
che stiamo investigando.
L’uomo e la donna non sanno che – operativamente, concretamente,
sperimentalmente – essi partecipano – senza posa – tramite la globalità del
loro essere, alla < creazione > dell’universo.
Essi stanno già < lì > dove credono di andare. E la loro volontà di unione è,
in pratica, lo specchio appannato di una realizzata – ma non sperimentata –
fusione con il tutto.
Ascoltiamo cosa dice, in proposito, l’apice delle conoscenze sociali sulla
fisica quantica.
(ancora, da: “Il Tao della fisica” – Fritjof Capra – Adelphi” )
[..]. Nella fisica atomica, quindi, lo scienziato non può assumere il ruolo di
osservatore distaccato e obiettivo, ma viene coinvolto nel mondo che osserva
fino al punto di influire sulle proprietà degli oggetti osservati. John
Wheeler considera questo coinvolgimento dell’osservatore come l’aspetto più
importante della meccanica quantistica ed ha quindi suggerito di sostituire
il termine
– ” Nel principio quantistico nulla è più importante di questo fatto, e cioè
che esso distrugge il concetto di mondo, inteso come qualcosa
vetro spesse venti centimetri. Anche quando osserva un oggetto così
minuscolo come un elettrone, l’osservatore deve spaccare il vetro: deve
entrare, deve installare il dispositivo di misura che ha scelto. Sta a lui
decidere se misurare la posizione o la quantità di moto. L’installazione del
dispositivo per misurare une delle due grandezze gli impedisce e gli esclude
la possibilità di installare il dispositivo per misurare l’altra grandezza.
Inoltre, la misurazione cambia lo stato dell’elettrone. Dopo, l’universo non
sarà mai più lo stesso. Per descrivere ciò che è accaduto, bisogna eliminare
la vecchia parola < osservatore > e sostituirla con il nuovo termine
< partecipatore >. In un certo qual modo, l’universo è un universo
partecipatorio >.
L’idea di
recentemente dalla fisica moderna, ma è un’idea ben nota a qualsiasi
studioso di misticismo. La conoscenza mistica non può mai essere raggiunta
solo con l’osservazione, ma unicamente mediante la totale partecipazione con
tutto il proprio essere. Il concetto di partecipatore è quindi fondamentale
nella visione orientale del mondo, e i mistici orientali l’hanno spinto sino
alle estreme conseguenze; fino al punto in cui osservatore e osservato,
soggetto ed oggetto, non solo sono inseparabili, ma diventano anche
indistinguibili..
Forse, comprenderemo, a questo punto, come
tutto ritratte da un qualunque coinvolgimento amorevole verso la vita –
timorose, come il bagnante che saggia, intirizzito, l’acqua del mare, con la
punta del piede – e che chiamano tutto ciò: < distacco >, < equidistanza
spirituale >, < saggezza oggettiva dell'essere >, siano, in ultima analisi,
delle anime ben giovani, piuttosto che quei < saggi della montagna >, quali
esse vogliono apparire a tutti i costi.
V’è un punto esatto, uno snodo preciso ed identificabile alla visione
interiore, in cui il nostro io si scopre
tutto; e, proprio per tale ragione, l’unico distacco dalle cose che ci è
concesso, è una costante produzione di energia infiammata, che tonifichi e
ristabilizzi ogni nota dissonante, rendendola armonica e unita al cosmo;
ecco, un distacco dalla supina accettazione di una letargia ambientale; ma,
non, di sicuro, la mancata identificazione della nostra natura con qualunque
altra.
Allora, cosa c’entra, quanto precede, con l’argomento che intitola la nostra
serie di saggi: i chakras?
Vi accorgerete che non ci siamo allontanati dal seminato, e che –
forzatamente – era proprio da questa < curva concettuale > che dovevamo, e
potevamo, collocarci nell’ottica più adatta a comprenderli.
Per ritornare al famigliare esempio dell’onda – che coesiste con le altre,
riconoscendosi elemento intrinseco dell’oceano, assieme ad esse, mentre,
nello stesso tempo, le rimane impossibile identificare un qualunque punto di
separazione tra lei, le altre onde e l’intero mare – aggiungiamo che,
tuttavia, ogni onda – proprio in codesta situazione emblematica – inizia a
percepire, invece, un nuovo elemento guizzante, che appare, là, dove ci si
attendeva un nulla di fatto; una separazione di essenze; una distinzione
precisa tra le unità, minori e maggiori.
Appare, allora, un germe di costante fioritura espansiva, tra ogni elemento
dell’essere; una gemma nascente, sulla pianta dell’infinito procedere
cosmico, quando due, o più < tensioni universali > si manifestano, in più o
meno intensa espressione della Vita Una.
Il risultato di due polarità contrastanti (ma, non, in senso distruttivo) è
un terzo risultato, come ben vedemmo, all’inizio del presente argomento.
Il mascolino ed il femminino – diffusi e pervadenti, in modo universale,
ogni aspetto del dettaglio e dell’integralità dell’essere – sono gli
innescatori di infinite scintille, che determinano il proseguire ritmato
della stessa manifestazione innata.
Yinn, Yang, Tao.
Padre, Figliolo e Spirito Santo.
I valori positivi, quelli negativi, e lo < zero assoluto > che appare tra di
essi.
Proprio come nell’universo stellato appaiono le spore di nuovi mondi, appena
delineati, tra i gas delle comete e dei corpi galattici, per divenire – già
lì, dove il tempo e lo spazio ancora non esistono – semi di universi e di
vita complessa, e simile a quella che noi conosciamo abitualmente – così,
senza che molti di voi se ne siano accorti, noi ci siamo ritrovati nel vivo
della natura e della ragion d’essere dei chakras.
Difatti, < l'idea > del chakra, nella sua
proprio quella del seme di vita, che costituisce il volano che connette ed
amplifica il rapporto tra due realtà opposte.
È proprio il sommuoversi ed il prolungarsi di nuove energie, che nascono
dall’unità inflessibile ed incondizionata, tra onda ed onda, e tra onda ed
oceano, quando tale unità viene posta < in attrito > da un rapporto spaziale e
temporale.
Di scalino in scalino, stiamo avvicinandoci alla realtà concreta che ci
circonda d’appresso, ed ovunque, nell’ambiente in cui viviamo.
Il grumo di terriccio consolidato, che prendiamo nella nostra mano, e
possiamo frantumare, con la forza delle dita, in effetti si trova calibrato
e sorretto dalle leggi cosmiche innate, che abbiamo indicato – nelle linee
essenziali – sino a qui.
Ci toccherà attardarci ancora un poco in un necessario esame di alcuni
concetti della fisica quantica, prima di affrontare pienamente quanto –
forse – molti di voi attendono, con interesse: ossia, il dettaglio e la
particolare natura di quei vortici misteriosi d’aristocratica energia
occulta, che l’uomo possiede lungo la sua colonna vertebrale.
Benché il fatto disti dalla sua piena consapevolezza, l’individuo vive in un
universo che – malgrado da lui venga percepito come < separato da se stesso >,
< materiale > < finito > ed < inerte > – è, in effetti, composto da una trama del
tutto unitaria ed energetica.
Un universo – tra l’altro – che neppure dalla fisica moderna è controllato
direttamente e pienamente, ma studiato attraverso i risultati che le sue
microscopiche particelle ultime esprimono nei laboratori di scienza.
Oggi, noi sappiamo per certo che la materia è composta da < gruppi quantici >
di luce. Ossia, che fotoni – ed altre particelle energetiche – formano gli
atomi, che sono i mattoni ultimi dell’universo conosciuto.
Più del novanta per cento della sostanza elettromagnetica che li
costituiscono è racchiusa nel nucleo dei medesimi. Il quale contrasta – con
la propria attrazione – la forza degli elettroni che gravitano attorno ad
esso.
Viene detto, con illuminata intuizione, che l’immensa velocità di rotazione
degli elettroni, attorno al loro nucleo, provoca la
durezza e di solidità della materia.
Resta, comunque, dichiarato e documentato che ogni
la terra ed i suoi componenti – coscienti ed inerti che siano – non è altro
che < luce >, la cui trama si articola nei giochi e nei chiaroscuri che la
fisica moderna delle particelle ha, abbastanza a fondo, studiato e scoperto.
I cinque sensi dell’uomo fanno parte di questa grande e complessa giostra di
vita planetaria, solare e cosmica.
“Tratto dalla mailing list Sadhana
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