Sapienza Antica 13f

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Sapienza Antica 13f

di Annie Besant

COMPENDIO DEGLI INSEGNAMENTI TEOSOFICI

DEDICATO
CON GRATITUDINE RIVERENZA ED AMORE
A
H. P. BLAVATSKY
CHE MI MOSTRÒ LA LUCE

Parte tredicesima e fine

CAP. XII

FORMAZIONE DI UN COSMO

Nel nostro stadio attuale di evoluzione non è possibile fare altro che
indicare sommariamente pochi punti del vasto insieme del sistema
cosmico, nel quale il nostro globo rappresenta la sua piccola parte.
Per “cosmo” si intende qui significare un sistema che, dal nostro
punto di vista, appare completo in se stesso, che deriva da un singolo
LOGOS ed è mantenuto dalla Sua vita. Tale è il nostro sistema solare,
ed il sole fisico può essere considerato come la manifestazione
inferiore del LOGOS allorché Questi agisce come centro del Suo cosmo;
ogni forma è, in realtà, una delle Sue manifestazioni concrete, ma il
sole è la Sua manifestazione inferiore se considerato come il potere
centrale e vivificatore, che tutto pervade, tutto dirige, tutto
regola, tutto coordina.
Dice un commentario occulto: “Sùrya (il Sole), nel suo riflesso
visibile, presenta il primo stato od il più basso del settimo che è lo
stato più elevato della Presenza universale, il Puro dei puri, il
primo Soffio manifesto dell’eternamente Non-Manifestato Sat (Essenza
dell’Essere), Tutti i Soli centrali fisici od oggettivi sono, nella
loro sostanza lo stato inferiore del primo principio del Soffio” 1,
sono in breve, lo stato inferiore del ‘Corpo fisico’ del Logos.

Tutte le forze e tutte le energie fisiche non sono altro che
trasmutazioni della vita emessa dal sole, il Signore e Datore di vita
del suo sistema. Perciò da molte delle antiche religioni il sole è
stato preso come simbolo del Dio Supremo, simbolo che in verità è meno
soggetto di qualunque altro a false interpretazioni da parte degli
ignoranti.

Il Sinnett giustamente scrive:

“Il sistema solare è invero un’area di Natura che include ben più di
quanto nessuno, fatta solo eccezione dei più elevati fra gli esseri
che la nostra umanità è capace di sviluppare, sarà mai in grado di
investigare. Teoricamente possiamo essere sicuri (e basterà per ciò
rivolgere di notte lo sguardo al cielo) che tutto il nostro sistema
solare non è che una goccia nell’oceano del cosmo; ma tale goccia è a
sua volta un oceano, se considerata dal punto di vista della coscienza
di quegli esseri solo a metà sviluppati che vi dimorano, quali noi
siamo. E noi non possiamo sperare altro per ora, se non che acquisire
delle concezioni assai vaghe sulla sua origine e sulla sua
costituzione. Per quanto vaghe però, queste concezioni ci mettono in
grado di assegnare alla serie planetaria subordinata, nella quale si
svolge la nostra evoluzione, il posto che le spetta nel sistema di cui
è parte, o di avere, in ogni modo, un’idea generale della grandezza
relativa dell’intero sistema, della nostra catena planetaria, del
mondo sul quale attualmente agiamo e dei rispettivi periodi di
evoluzione in cui come esseri umani siamo interessati”

Ed in verità, noi non possiamo intellettualmente renderci conto della
nostra posizione senza avere un’idea, per quanto vaga, dei nostri
rapporti con il tutto; e mentre alcuni studiosi si contentano di
lavorare nella sfera dei loro doveri, lasciando da parte i campi più
elevati della vita finché non siano chiamati a funzionarvi, altri
invece sentono il bisogno di conoscere un disegno più vasto nel quale
essi abbiano il loro posto, e provano un diletto intellettuale
nell’innalzarsi in volo verso l’alto per scorgere a colpo d’occhio
l’intero campo dell’evoluzione. Questo bisogno è stato riconosciuto
dai Custodi spirituali dell’umanità e soddisfatto con la grandiosa
descrizione del cosmo dal punto di vista dell’occultista, tracciata
dalla loro allieva e messaggera H. P. Blavatsky nella Dottrina
Segreta, libro che diverrà sempre più illuminante a misura che gli
studiosi della Sapienza antica esploreranno e domineranno per proprio
conto i livelli inferiori del nostro mondo in evoluzione.

L’apparire del Logos, ci si insegna, è il segnale della nascita del
nostro cosmo.

“Quando Egli è manifesto, tutto vien manifestato dopo di Lui; per
mezzo della Sua manifestazione questo Tutto diviene manifesto”

Egli porta con Sé i frutti di un cosmo passato, le potenti
Intelligenze spirituali che saranno i Suoi collaboratori ed agenti
nell’universo che ora deve essere formato. Primi e più elevati fra
queste Intelligenze sono “i Sette”, spesso chiamati anch’essi Logoi
perché ognuno è il centro di una regione distinta nel cosmo, come il
Logos è il centro di tutto l’insieme. Il commentario sopra citato
dice:

“I sette Esseri del Sole sono i Sette Santi nati da se stessi dal
potere inerente nella Matrice della Sostanza-Madre… L’energia dalla
quale scaturiscono in esistenza cosciente in ciascun Sole, è ciò che
taluni chiamano Vishnu, che è il Soffio dell’Assolutezza. Noi la
chiamiamo la Vita Una Manifestata, essa pure un riflesso
dell’Assoluto”

Questa “unica Vita manifesta” è il Logos, il Dio manifesto.

Da questa divisione primaria il nostro Cosmo prende il suo carattere
settuplice e tutte le sue susseguenti divisioni riproducono nel loro
ordine discendente questa scala settenaria. Sotto ognuno dei sette
Logoi secondari si raggruppa una settuplice gerarchia discendente di
Intelligenze che formano il corpo governante del Suo regno: fra queste
si trovano i Lipika, Registratori del karma di quel regno e di tutte
le entità ivi incluse; i Mahàragia o Devaràgia che sovrintendono allo
svolgimento della legge karmica; e le grandi legioni dei Costruttori,
che modellano tutte le forme sulle idee che si trovano nella mente del
Logos o Mente Universale. Quelle idee sono trasmesse da Lui ai Sette,
ognuno dei quali organizza il Suo proprio regno sotto quella suprema
direzione ed ispirato da quella Vita, dandogli, allo stesso tempo, il
Suo colorito individuale. 11. P. Blavatsky chiama questi Sette Regni
che costituiscono il sistema solare, i sette centri Laya; essa dice:

“I sette centri Laya sono i sette punti zero, dando al termine zero lo
stesso significato che gli attribuiscono i Chimici. Nell’Esoterismo
esso indica un punto in cui comincia il calcolo della
differenziazione. Da questi Centri al di là dei quali la Filosofia
Esoterica ci permette di percepire i vaghi contorni metafisici dei
‘Sette Figli’ della Vita e della Luce, i Sette Logoi dei Filosofi
Ermetici e di altri sistemi, ha inizio la differenziazione degli
Elementi che entrano nella costituzione del nostro Sistema Solare”

Questo regno è un’evoluzione planetaria di carattere meraviglioso, è
il campo in cui sono vissuti gli stadi di una vita della quale un
pianeta fisico come, per esempio, Venere non è che un’incarnazione
transitoria.

Per evitare confusione possiamo chiamare col nome di LOGOS planetario
l’Essere supremo che evolve e governa questo regno. Egli prende dalla
materia del sistema solare, emanata dallo stesso LOGOS centrale, i
materiali primi di cui ha bisogno, e li elabora con le Sue proprie
energie vitali, ogni LOGOS planetario specializzando così la materia
del Suo regno da un serbatoio comune 2. Lo stato atomico in ognuno dei
sette piani del Suo regno essendo identico alla materia di un
sottopiano dell’intero sistema solare, la continuità è così assicurata
attraverso tutto l’insieme. Come osserva 11. P. Blavatsky, gli atomi
cambiano ” i loro equivalenti di combinazione sopra ogni pianeta”,
cioè gli atomi sono per se stessi identici, ma le loro combinazioni
differiscono. Essa prosegue:

“Non solo gli elementi del nostro pianeta, ma anche quelli di tutti
gli altri pianeti del Sistema Solare differiscono fortemente fra di
loro nelle loro combinazioni precisamente come differiscono dagli
elementi cosmici che si trovano al di là dei limiti solari…
L’Occultismo insegna che l’atomo ha sette piani di essere o di
esistenza” 3, i sottopiani, come li abbiamo chiamati, di ogni grande
piano.

Nei tre piani inferiori del Suo regno in evoluzione il LOGOS
planetario stabilisce sette globi o mondi, che per convenzione e
seguendo la nomenclatura ricevuta chiameremo i globi A, B,

C, D, E, F, G. Sono questi le “Sette piccole ruote che girano, l’una
dando nascita all’altra”, delle quali si parla nella Stanza VI del
Libro di Dzyan:

“Egli le costruisce a somiglianza delle Ruote più antiche,
collocandole sui Centri Imperituri”.

Imperituri, poiché ogni ruota non solo dà nascita a quella che le
succede, ma si è reincarnata essa stessa sullo stesso centro, come
vedremo in seguito.

“Ciascuna di queste Catene di Mondi è la progenie e la creazione di
un’altra Catena precedente inferiore e morta, cioè sarebbe, per così
dire, la sua reincarnazione.”

Le sette incarnazioni 2 costituiscono “l’evoluzione planetaria”, il
regno di un Logos planetario. Poiché i Logoi planetari sono sette, si
comprenderà come sette di tali evoluzioni, ognuna distinta dalle
altre, costituiscano il sistema solare 3. In un commentario occulto,
questo emergere dei sette Logoi dall’uno e delle sette catene
successive di sette globi ognuna, è così enunciato:

“Dall’Una Luce, Sette Luci; da ognuna delle Sette, sette volte Sette”

Prendendo a considerare le incarnazioni della catena, i manvantara,
troviamo che anche questi si possono suddividere in sette stadi:
un’onda di vita è inviata dal Logos planetario lungo tutta la catena,
e sette di queste grandi onde di vita, ognuna detta con termine
tecnico “un giro”, completano un singolo manvantara. Ogni globo ha
così sette periodi di attività durante un manvantara, divenendo
ciascuno per turno il campo della vita in evoluzione.
Studiando un singolo globo, troviamo che durante il periodo della sua
attività si sviluppano sopra di esso sette razze radici di una
umanità, insieme con altri sei regni non umani reciprocamente
dipendenti fra loro. Siccome questi sette regni contengono delle forme
a tutti gli stadi di evoluzione e siccome tutti tendono verso una méta
più elevata, così le forme evolventi di uno dei globi passano ad un
altro per continuarvi il loro sviluppo, allorché il periodo di
attività del globo precedente è finito. Vanno in tal modo di globo in
globo sino alla fine di quel giro, proseguendo il loro cammino un giro
dopo l’altro fino al termine dei sette giri, cioè sino alla fine di un
manvantara; riprendono poi ancora a salire, un manvantara dopo
l’altro, finché la loro catena planetaria arriva al termine delle sue
reincarnazioni, e i risultati di quella evoluzione planetaria vengono
raccolti dal Logos planetario. Inutile dire che quasi nulla di questa
evoluzione è a nostra cognizione, non avendo i Maestri indicato che i
punti salienti del meraviglioso complesso.
Anche quando veniamo all’evoluzione planetaria della quale la nostra
terra è uno dei campi, nulla conosciamo dei processi per mezzo dei
quali si sono evoluti i suoi sette globi
durante i due primi manvantara; e del terzo manvantara sappiamo
soltanto che il globo che è ora la nostra luna, era il globo D della
catena planetaria. Questo fatto, però, ci può essere di aiuto a
comprendere più chiaramente ciò che si intende con queste successive
reincarnazioni di una catena planetaria.

I sette globi che formavano la catena lunare passarono, nell’ordine
dovuto, attraverso gli stadi della loro settuplice evoluzione; sette
volte l’onda di vita, l’Alito del Logos planetario, fece il giro della
catena, animandone per turno ogni globo. Di fatto avvenne come se il
Logos, nel guidare l’evoluzione del Suo regno, avesse rivolto prima la
Sua attenzione al globo A, portandovi successivamente in esistenza le
innumerevoli forme che nella loro totalità costituiscono un globo; ed
avesse poi, quando l’evoluzione raggiunse un certo punto, rivolto la
sua attenzione al globo B, mentre il globo A cadeva lentamente in un
placido sonno. Così l’onda di vita passò di globo in globo, finché col
finire dell’attività del globo G fu completato un giro; allora seguì
un periodo di riposo 1, durante il quale cessò l’attività evolutiva
esterna.
Alla fine del periodo di riposo, l’evoluzione esterna ricominciò come
prima sul globo A, dando principio al secondo giro. Il processo si
ripete sei volte; ma quando si arriva al settimo ed ultimo giro, vi è
un cambiamento. Il globo gradatamente si disintegra, e sopravviene lo
stato di centro imperituro; da questo centro si sviluppa, all’alba del
manvantara seguente, un nuovo globo A, come corpo nuovo, nel quale
prendono stanza “i princìpi” del precedente pianeta A. Con questa
frase si vuole soltanto richiamare l’idea di una relazione fra il
globo A del primo manvantara ed il globo A del secondo; ma:la vera
natura di quella relazione resta celata.

Qualche cosa di più si sa del nesso fra il globo D del manvantara
lunare, la nostra luna, ed il globo D del nostro manvantara terrestre,
la terra; e il Sinnett ci dà un buon riassunto delle poche cognizioni
che possediamo su questo soggetto. Egli scrive:

“La nuova nebulosa terrestre fu sviluppata attorno ad un centro che
stava allora presso a poco nella stessa relazione col pianeta morente,
in cui ora stanno i centri della Terra e della Luna. Ma nella
condizione di nebulosa questa aggregazione di materia occupava un
volume immensamente più grande di quello ora occupato dalla materia
solida della Terra; essa si estendeva in tutte le direzioni tanto da
includere il vecchio pianeta nel suo abbraccio infuocato. Essendo la
temperatura di una nuova nebulosa forse parecchio più elevata di
qualunque altra temperatura di cui noi abbiamo cognizione, la
superficie del vecchio pianeta ne fu riscaldata tanto che tutto sopra
di esso, atmosfera, acqua e materie volatilizzabili, fu portato allo
stato di gas, nello stato cioè adatto per soggiacere all’azione del
centro di attrazione della nuova nebulosa. In tal guisa l’atmosfera e
le acque del vecchio pianeta furono prese a far parte della
costituzione del nuovo, ed è per tal fatto che la luna è nel suo stato
presente una massa arida, lucente, asciutta e senza nubi, non più
abitabile e alla quale non si domanda più di servire quale abitazione
di esseri fisici.

“Quando il presente manvantara sarà pressoché finito durante il
settimo giro, la disintegrazione della luna sarà completata e la
materia che essa mantiene ancora unita si risolverà in polvere
meteorica.”

Nel terzo volume della Dottrina Segreta, nel quale sono riportati
alcuni degli insegnamenti orali dati da H. P. Blavatsky ai suoi
allievi più avanzati, si legge:

“Al principio dell’evoluzione sul nostro globo, la luna era assai più
vicina alla terra e più grande che non sia ora. Essa si è allontanata
da noi e si è di molto ridotta di dimensioni. (La luna diede tutti i
suoi princìpi alla terra…) …Una nuova luna apparirà durante il
settimo giro e la nostra luna si disintegrerà alla fine e sparirà .”

L’evoluzione durante il manvantara lunare produsse sette classi di
esseri, chiamati con termine tecnico Padri, o Pitri, poiché furono
essi che generarono gli esseri del manvantara terrestre; sono i Pitri
Lunari della Dottrina Segreta. Di uno sviluppo più elevato erano altre
due classi di esseri chiamati in vario modo Pitri Solari, Uomini,
Dhyàni Inferiori, troppo avanzati per entrare nell’evoluzione terrena
nei suoi stadi primitivi, ma che per il loro futuro sviluppo avevano
bisogno dell’aiuto di condizioni fisiche che si sarebbero presentate
più tardi. La più evoluta di queste due classi consisteva di esseri
individuati, ma d’aspetto animalesco, creature con anime embrionali,
cioè che avevano sviluppato il corpo causale; la seconda classe era
prossima alla formazione di tale corpo.
Dei Pitri Lunari, la prima classe cominciava ad approssimarsi a questa
formazione, poiché in essa si palesava della mentalità, mentre la
seconda e la terza avevano sviluppato soltanto il principio kàmico. Le
sette classi di Pitri Lunari erano il prodotto che la catena lunare
passava, per un ulteriore sviluppo, alla catena terrestre, quarta
incarnazione della catena planetaria. Col principio mentale presente
nella prima classe, col principio kamico sviluppato nella seconda e
nella terza, con questo stesso principio in germe nella quarta,
avvicinantesi appena allo stato di germe nella quinta, ed
impercettibile nella sesta e nella settima, questi esseri entrarono,
quali Monadi, nella catena terrestre, per animare l’essenza elementale
e le forme modellate dai Costruttori.

La nomenclatura da me adottata è quella della Dottrina Segreta. Nel
pregevole studio di Sinnett e dello Scott-Elliot sui Pitri Lunari, i
Dhyàni Inferiori di H. P. Blavatsky, che si incarnarono nel terzo e
nel quarto giro, sono detti appartenere alle classi prima e seconda
dei Pitri Lunari; la terza classe di questi autori è perciò la prima
di H. P. B., la loro quarta classe la sua seconda, e così via. Non vi
è differenza alcuna nell’esposizione dei fatti, ma solo nella
nomenclatura; però, se non viene spiegata, questa differenza di
nomenclatura può facilmente indurre lo studioso in errore. Io seguo la
classificazione di H. P. B.

Col nome di “Costruttori” vengono designate innumerevoli Intelligenze,
gerarchie di esseri dotati in vario grado di coscienza e di potere, i
quali in ogni piano attendono alla costruzione effettiva delle forme.
I più elevati di tali esseri dirigono e controllano, gli inferiori
foggiano i materiali secondo i modelli che sono loro provveduti. E qui
si rende palese l’utilità dei successivi globi della catena
planetaria. Il globo A è il mondo archetipo, sul quale vengono fatti i
modelli delle forme che devono essere elaborate durante il giro; dalla
mente del Logos planetario i Costruttori più elevati prendono le loro
Idee archetipe e guidano i Costruttori dei livelli arupici nel loro
lavoro di modellatura delle forme archetipe per quel giro. Sul globo B
queste forme vengono riprodotte in varie fogge nella materia mentale
da un ordine inferiore di Costruttori e sono sviluppate lentamente
lungo linee diverse, finché siano atte a ricevere un’infiltrazione di
materia più densa; allora i Costruttori nella materia astrale si
assumono il lavoro e sul globo C modellano delle forme astrali con
particolari più elaborati. Quando le forme sono state sviluppate nei
limiti concessi dalle condizioni astrali, subentrano i Costruttori del
globo D e costruiscono le forme nel piano fisico; le specie inferiori
di materia sono così modellate in tipi appropriati, e le forme
raggiungono la loro condizione più densa e più completa.

Da questo punto centrale in poi la natura dell’evoluzione cambia
alquanto: finora la più grande attenzione era diretta alla costruzione
delle forme; nell’arco ascendente, invece, è diretta ad usare la forma
come veicolo della vita che evolve; e nella seconda metà del periodo
di attività del globo D e sui globi E ed F la coscienza si esprime
prima sul piano fisico e poi sui piani astrale e mentale inferiore
attraverso gli equivalenti delle forme elaborate nell’arco
discendente. Nell’arco discendente la Monade si imprime come meglio
può sulle forme in evoluzione e questa azione appare vagamente come
impressioni, intuizioni e simili; nell’arco ascendente la Monade si
esprime attraverso le forme quale loro guida interna. La perfezione
del giro viene raggiunta sul globo G dove la Monade abita ed usa come
suoi veicoli le forme archetipe del globo A.
Durante tutti questi stadi i Pitri Lunari hanno agito come anime delle
forme, adombrandole prima e più tardi abitandole. Nei primi tre giri
la parte più gravosa del lavoro vien fatta dalla prima classe di
Pitri. La seconda e la terza classe entrano nelle forme elaborate
dalla prima; la prima classe cioè prepara queste forme con l’animarle
per un certo tempo e quindi passa oltre, lasciandole a disposizione
della seconda e della terza classe. Con la fine del primo giro le
forme archetipe del mondo minerale sono state portate in basso per
essere elaborate nei giri successivi fino a raggiungere lo stato di
maggiore densità alla metà del quarto giro. Il “Fuoco” è 1’“elemento”
di questo primo giro.

Nel secondo giro i Pitri della prima classe continuano la loro
evoluzione umana, toccando appena gli stadi più bassi come li tocca
tuttora il feto umano, mentre quelli della seconda classe alla fine
del giro hanno raggiunto lo stato umano incipiente. Il grande lavoro
di questo giro consiste nel far discendere le forme archetipe della
vita vegetale, che raggiungeranno la loro perfezione nel quinto giro.
L’“Aria” è 1’“elemento” del secondo giro.

Nel terzo giro i Pitri della prima classe diventano definitivamente
umani per forma; il loro corpo. benché gelatinoso e gigantesco, pure
sul globo D è abbastanza compatto da potersi reggere diritto; l’uomo è
scimmiesco e coperto di peli setolosi. I Pitri della terza classe
raggiungono in questo giro lo stato umano incipiente, ed i Pitri
Solari della seconda classe fanno la loro prima comparsa sul globo D,
mettendosi alla testa dell’evoluzione umana. Le forme archetipe degli
animali sono fatte discendere per essere poi condotte a perfezione con
la fine del sesto giro. L’“Acqua” è 1’“elemento” caratteristico.

Il quarto giro, quello centrale dei sette che costituiscono il
manvantara terrestre, si distingue per il fatto che sul globo A
cominciano a scendere le forme archetipe dell’umanità; questo giro è
tanto distintamente umano quanto i suoi predecessori erano
rispettivamente animale, vegetale e minerale. Non prima del settimo
giro queste forme saranno pienamente realizzate dall’umanità; però
tutte le possibilità della forma umana sono già manifestate in
archetipi nel quarto giro. La “Terra” è 1’“elemento” di questo giro,
il più denso, il più materiale di tutti.

Quanto ai Pitri Solari della prima classe si può dire che si aggirano
più o meno attorno al globo D durante i primi stadi di attività di
questo giro, ma che non si incarnano definitivamente se non dopo la
terza grande emanazione di vita del Logos planetario nella metà della
terza razza, e da principio solo lentamente, in sempre maggior numero
a misura che la razza progredisce, e finalmente in grandissimo numero
al principio della quarta razza.

L’evoluzione dell’umanità sulla nostra terra, o globo D, presenta in
modo assai marcato l’ininterrotta diversità settuplice alla quale
tante volte abbiamo fatto allusione. Sette razze di uomini si erano
già mostrate nel terzo giro, e nel quarto queste divisioni
fondamentali diventarono distintissime sul globo C, dove si
svilupparono sette razze, ciascuna con le sue sottorazze. Sul globo D
l’umanità comincia con una Prima Razza, detta comunemente
Razza-Radice, in sette punti differenti: “sette di essi, ognuno al
posto assegnatogli.” 1.
Questi sette tipi, simultanei e non successivi, costituiscono la prima
razza-radice, ed ognuno ha a sua volta le sue sette sottorazze. Dalla
prima razza-radice, composta di creature amorfe e gelatinose, evolve
la seconda razza-radice con forme di consistenza più definita, e da
questa seconda, la terza, composta di creature scimmiesche che
diventano in seguito uomini grossolani e giganteschi.

Nel mezzo dell’evoluzione di questa terza razza-radice, chiamata
Lemurica, vengono sulla terra, da un’altra catena planetaria, quella
di Venere, assai più innanzi nella sua evoluzione, dei membri di
quell’avanzatissima umanità, Esseri gloriosi, chiamati spesso Figli
del Fuoco per la loro apparenza radiosa, un ordine elevatissimo tra i
Figli della Mente 2. Essi prendono dimora sulla terra come i Maestri
Divini della giovane umanità, alcuni di essi agendo come canali per la
terza emanazione di vita, per proiettare nell’uomo animale la
scintilla di vita monadica che forma il corpo causale. In tal modo
ottennero l’individualità i Pitri Lunari della prima, della seconda e
della terza classe, vale a dire la grande massa dell’umanità.

Le due classi di Pitri Solari già individuate, la prima ancora innanzi
di lasciare la catena lunare, e più tardi la seconda, formano due
ordini inferiori dei Figli della Mente; la seconda si incarna nel
punto medio della terza razza, e la prima in seguito e per la maggior
parte nella quarta razza, la razza di Atlantide. La quinta, o razza
Ariana, che è ora alla testa dell’evoluzione umana, fu evoluta dalla
quinta sottorazza della razza atlantica; dalle famiglie più
promettenti di quella sottorazza, espressamente segregate nell’Asia
Centrale, fu sviluppato il tipo della nuova razza sotto la
sovrintendenza diretta di un Grande Essere, chiamato con termine
tecnico Manu. Uscendo dall’Asia Centrale, la prima sottorazza si
stabilì nell’India, al sud dell’Himalaya, e coi suoi quattro ordini di
precettori, guerrieri, mercanti e lavoratori 3 divenne la razza
dominante nella vasta penisola indiana, conquistando i popoli della
quarta e della terza razza che allora l’abitavano.

Alla fine della settima razza del settimo giro, vale a dire alla fine
del manvantara terrestre, la nostra catena tramanderà a quella che le
succederà i frutti della sua vita; questi frutti saranno uomini
perfetti e divini, Buddha, Manu, Chohan, Maestri, pronti ad assumersi
il compito di guidare l’evoluzione sotto la direzione del Logos
planetario, con numerose legioni di entità meno evolute di tutti i
gradi di coscienza, le quali abbisognano ancora di esperienza fisica
per portare a perfezione le loro possibilità divine. Il quinto, il
sesto ed il settimo manvantara della nostra catena giacciono tuttora
nel seno del lontanissimo futuro; e dopo, il Logos planetario
raccoglierà in Se stesso tutti i frutti dell’evoluzione ed entrerà con
i suoi figli in un periodo di riposo e di beatitudine. Di quell’alto
stato non ci è dato parlare; come potremmo a questo stadio della
nostra evoluzione sognare le sue glorie che sono tanto al di là di
ogni immaginazione? Noi sappiamo soltanto, e assai vagamente, che i
nostri spiriti esultanti “entreranno nella gioia del Signore”, e
riposando in Lui, vedranno distendersi dinanzi campi sconfinati di
vita sublime e di amore, altezze e profondità di potere e di gioia,
illimitate come l’Esistenza Una, inesauribili come l’Uno che È.

PACE A TUTTI GLI ESSERI.

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