Schiavi di un telefonino

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Schiavi di un telefonino

tratto da Asian Osho Times

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Sembra che ci stiamo ipnotizzando a vicenda: se non hai un telefonino
non sei nessuno! Dobbiamo averlo, dobbiamo tenerlo sempre acceso e
dobbiamo rispondere immediatamente a qualsiasi chiamata… anche se
non si chiama più cellulare come una volta, sta diventando una
prigione che ci portiamo appresso.

I telefonini hanno raggiunto una tale diffusione che chi non ne
possiede uno viene guardato un po’ come un troglodita.

I telefonini, ora più che mai, sono un simbolo di benessere, con un
tocco di snobismo. Qui a Pune persino qualche guidatore di risciò –
che magari vive in una baracca – si fa vedere in giro con il suo bel
telefonino in mano! I ristoranti sono pieni di persone che, sedute
allo stesso tavolo, sono impegnate in accese discussioni
telefoniche… con altre persone chissà dove. Osservare questo
comportamento tra due sconosciuti non mi dà fastidio, ma l’altro
giorno è successo a casa mia. Due cari amici, che finalmente erano
riusciti a rincontrarsi dopo tanto tempo, se ne stavano seduti sul
divano del mio salotto e invece di raccontarsi tutto quello che era
loro accaduto in questi anni, non facevano altro che fare o ricevere
telefonate. La situazione era quasi surreale! Ne ho dedotto che questa
forma di dipendenza (dal telefonino) comporta un altro rischio: non
essere mai dove si è, non essere mai con la persona che ti è vicina, e
perdere l’attimo presente, il qui e ora. Di fronte a questa scena mi
sono resa conto di quanto stiamo tutti diventando schiavi delle nostre
comodità. La tecnologia moderna ci inonda di innocenti distrazioni, ma
a meno che non impariamo a usarle, invece di farci usare da loro,
potremmo perdere il più importante dei contatti: quello con il nostro
essere! Televisione via cavo, navigazioni in rete, accessori
high-tech, computer e così via, ci tengono impegnati, occupati e
distratti al limite del comatoso. I loro vantaggi sono indubbi, ma il
contatto che avviene quando guardiamo negli occhi il nostro amore, un
amico, o un membro della famiglia – oppure quando chiudiamo gli occhi
e guardiamo dentro di noi – deve avere la sua parte nella nostra vita,
altrimenti, prima o poi, perderemo la capacità di avere contatti
reali.

Un telefono che squilla ti obbliga irresistibilmente a rispondere il
prima possibile. Quante volte mi sono irritata perché aspettavo una
telefonata importante e nessuno rispondeva con la prontezza
necessaria; quando invece non ho voglia di parlare con nessuno mi
ritrovo a maledire il telefono che squilla. Una volta, quando ho
alzato la cornetta senza aver voglia di farlo, l’amico dall’altra
parte del filo mi ha chiesto cosa c’era che non andava. Ho ammesso di
non sentirmi molto espansiva, di aver voglia di stare da sola. La
risposta del mio amico mi ha tolto un gran peso dal cuore: “Il fatto
che il telefono squilli non implica che tu debba rispondere per
forza!”

Ho scoperto che dedicare un momento fisso della giornata alla
meditazione è un bene, e ve lo consiglio. Durante quel periodo
staccate il telefono, per un’ora diventate inaccessibili. Regalatevi
questa libertà, fuggite dal cellulare! Ai seminari antistress più
moderni, i partecipanti sono pregati di lasciare a casa il telefonino.
All’inizio la richiesta ha incontrato resistenze, ma dopo essere stati
irraggiungibili per un intero weekend, i partecipanti hanno dato
risposte incredibilmente positive. In questo modo, invece di diventare
schiavi della tecnologia – una delle tante forme di dipendenza –
apriamo la porta alla libertà. E con questa nuova libertà possiamo
avere tanto tempo in più… per dipingere, cantare, leggere, meditare,
ballare e celebrare il dono della vita. Yoga Prem

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