SCIENZA E VEDANTA – LA FORMA UMANA 12
E L’EVOLUZIONE DELLA COSCIENZA (PARTE DODICESIMA).
A cura di Andrea Boni.
(Liberamente tratto e modificato da un articolo di Bhakti Svarupa Damodara Swami)
I metodi per ottenere la conoscenza secondo il Vedanta.
L’epistemologia Vedantica indica che l’acquisizione della conoscenza è possibile in tre differenti
modi: (1) attraverso la percezione dei sensi (pratyaksha), (2) attraverso l’inferenza (anumana), e
(3) attraverso la conoscenza rivelata (shabda). Shrila Jiva Goswami descrive questi metodi nel suo
trattato chiamato Tattva sandarbha, in cui, inoltre, esalta lo Shrimad Bhagavatam come l’opera più
eccelsa all’interno del panorama Indovedico. Pratyaksha è la conoscenza ottenuta direttamente
attraverso la percezione sensoriale, ovvero attraverso gli occhi, le orecchie, il naso, la pelle e
la lingua. La mente è considerata il sesto senso, e quindi anche attraverso essa è possibile
acquisire conoscenza. Certamente pratyaksha è un metodo corretto per ottenere la conoscenza
(pramana), ma non è un metodo assoluto poiché la percezione sensoriale ha evidenti limiti e
pertanto, in quanto tale, non è completa. Tuttavia nella tradizione Vedantica un ricercatore
spirituale sincero che persegue una rigorosa disciplina al fine di purificare mente e sensi, quando
tale processo raggiunge il culmine, e quindi i sensi materiali hanno subito una trasformazione che
li ha portati a diventare spirituali, ha la possibilità, a quel punto, di conoscere la realtà ultima
attraverso pratyaksha. Gli spiritualisti avanzati sono quindi in grado di acquisire la conoscenza
con questa modalità. Nella Bhagavad Gita Krishna afferma:
Raja-vidya raja-guhyam
Pavitram idam uttamam
Pratyakshavagamam dharmyam
Su-sukham kartum avyayam
Questo sapere è il re di tutte le scienze, il più segreto dei segreti. E’ la conoscenza più pura, e
poiché permette di realizzare con percezione diretta la propria vera identità, è la perfezione della
religione. Tale conoscenza è eterna e si applica con gioia. (Bhagavad Gita IX.2)
La conoscenza che consente di accedere ad un piano di comprensione superiore, oltre la materia, è
molto confidenziale, pura e la più elevata. Tale conoscenza è ricevuta direttamente (pratyaksha) da
colui che si applica sinceramente nell’adorazione del Divino perché ha raggiunto lo stadio di
completa purificazione della mente e di tutti i sensi.
Anumana (inferenza) Significa dedurre qualcosa a partire dall’osservazione di qualcos’altro. Il
tipico esempio che viene riportato è quello per il quale viene inferita la presenza del fuoco in un
determinato punto dalla sola osservazione del fumo. E’ un tipo di conoscenza ulteriore rispetto a
quella diretta-sensoriale che nasce dal presupposto di uso della logica. Sia il metodo pratyaksha
che il metodo anumana, seppur approcci corretti, hanno comunque dei limiti che sostanzialmente
risiedono nel fatto che, come affermato da Shrila Jiva Goswami, la percezione sensoriale è soggetta
a quattro limiti. Essi sono:
1) Illusione (bhrama), si pensi ad esempio al miraggio in un deserto;
2) Sono soggetti ad errore (pramada). Il tipico esempio delle scritture è quello di una corda che
viene scambiata per un serpente; accade che spesso interpretiamo come vero ciò che i sensi ci fanno
percepire e dentro di noi si innescano tutti i meccanismi connessi (si pensi alle scariche di
adrenalina nel caso vedessimo un serpente quando invece trattasi di una corda!). E così il detto
popolare errare è umano. A riguardo di ciò è interessante notare che Einstein diceva: potrebbe
essere euristica mente utile tenere a mente cosa uno ha osservato. Ma è sbagliato dedurre una teoria
dai soli dati osservati, è la teoria che ci dice cosa noi possiamo osservare.
3) Campo di ricezione delle informazioni limitato (karanapatava), ovvero i sensi possono percepire
solo una porzione molto limitata della realtà, ad esempio l’orecchio umano non può percepire suoni
che hanno una frequenza sotto i 20 Hertz (infrasonici) e sopra i 20000 Hertz (ultasonici), e
parimenti non è possibile vedere le radiazioni elettromagnetiche nell’ultravioletto o
nell’infrarosso.
4) Tendenza ad ingannare (vipralipsa). L’onestà è una qualità dell’essere umano(1) tuttavia qualche
volta l’essere è sopraffatto dall’orgoglio, dal falso ego, dall’arroganza, oppure semplicemente la
psiche è fortemente condizionata dalle esperienze del passato (samskara) e dagli attributi della
natura materiale (i guna). Capita così che una persona tende ad ingannare gli altri al fine di
dominare, prevalere, prevaricare, emergere. Secondo il Vedanta un tale atteggiamento è sintomo di
una non consapevolezza spirituale.
Shabda (conoscenza rivelata) nell’approccio vedantico, shabda è il metodo più corretto per
ottenere la conoscenza poiché arriva direttamente dalla Verità Assoluta e trascendente.,ed entra
così direttamente nel cuore di persone che hanno raggiunto livelli di coscienza particolarmente
elevati e tali da sviluppare un livello di sensibilità che trascende il limitato piano sensoriale.
Su questo piano c’è la comprensione della Verità Assoluta come la causa di tutte le cause. Se ci
pensiamo bene chiunque ed in qualunque campo del sapere umano (della scienza, dell’arte, ecc.)
riceve la conoscenza attraverso l’ispirazione di una qualche forma di guida. Anche questo tipo di
conoscenza può essere interpretata come conoscenza rivelata. Quella che riguarda il piano
assoluto, trascendente, arriva direttamente dalla Coscienza Suprema, Dio.
Krishna dice nella Bhagavad gita:
Sarvasya caham hrd isannivishto
Mattah smritir jnanam apohanam ca
Vedaish ca sarvair aham eva vedyo
Vedanta-krd veda-vid eva caham
Sono nel cuore di ogni essere vivente e da Me viene il ricordo, la conoscenza e l’oblio. Il fine di
tutti i Veda e quello di conoscerMi. In verità Io sono colui che ha composto il vedanta e sono colui
che conosce i Veda. Bhagavad-Gita 15.15.
E da Quella fontei che arriva la conoscenza più profonda, quella che non può essere compresa sul
piano logico razionale.
(1) Marco Ferrini, Le 26 Qualità del Ricercatore Spirituale, Edizioni CSB.
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