di Andrea Boni
Due uomini anziani in pensione, Max e Jake, spendono ogni ora del loro tempo ad immaginare come può
essere la vita dopo la morte. Ansiosi di ottenere una risposta, fanno un patto, secondo cui il primo
che andrà nel mondo ultraterreno dovrà trovare un modo veloce per comunicare con l’amico ancora
operante nel mondo fenomenico e descrivere i dettagli della vita oltre la vita. Dopo alcuni anni di
dibattiti e speculazioni varie, Max lascia il corpo, e Jake prontamente prende postazione vicino al
telefono in attesa di notizie dall’amico scomparso. Passa un giorno, una settimana, un mese, sei
mesi, ma non arrivano notizie da Max. Ma proprio quando Jake inizia a disperare – ‘forse non c’é
nessun mondo ultraterreno …’ – il telefono suona:
‘Ciao Jake! Sono Max!’
‘Max! Ma dove sei stato tutto questo tempo? Ero terribilmente preoccupato!’
‘Mi spiace veramente, Jake, ma ho avuto problemi a trovare un telefono.’
‘Ok, non importa Max, ma dimmi, dimmi, com’é la vita li?’
‘Bene, ora ti racconto la mia giornata tipo. Solitamente faccio un buon riposo 11 o 12 ore. Mi
alzo al sorgere del sole, faccio un pochino di stretching, eseguo le mie abluzioni e faccio una
passeggiata. Faccio una buona colazione. Dopo colazione mi rilasso un po’ contemplendo il paesaggio
e in men che non si dica è già ora di pranzo. Il pranzo è delizioso e abbondante, così dopo pranzo
faccio un piccolo riposino. Mi alzo rigenerato, e passeggio un po’ lungo il lago, faccio una
nuotatina e arriva subito l’ora di cena. Faccio una cena leggera, seguita da una breve passeggiata e
mi godo il tramonto. Quindi sono pronto per riposare altre 12 ore!’.
‘Ma Max! Questo sembra Miami non il paradiso!’
‘Paradiso? Jake, chi ha parlato di Paradiso? Sono nel Montana e sono un bufalo!’. (1)
Oggi giorno c’è un gran parlare della vita umana in senso lato e di come la tecnologia e le scienze
biomediche stanno cercando di modificare in meglio (o in peggio?) il corso della nostra esistenza. E
purtroppo c’è poco da ridere. Il livello di maturazione tecnologico raggiunto è già oggi ben al di
là della semplice terapia o prevenzione, e di fatto stiamo raggiungendo limiti bioetici preoccupanti
in grado di trasformare la stessa natura umana. Possiamo notare come oggi le naturali relazioni tra
sesso e procreazione, indentità e personalità, sono state profondamente alterate dalle nuove
tecnologie biomediche. La pillola anticoncezionale, la fecondazione in vitro, la clonazione,
l’ingegneria genetica, lo scambio di organi, la generazione di organi di ricambio, le droghe per
aumentare le prestazioni in generale, microchip installati nella mente, il Ritalin per i giovani
(2), il Viagra per gli anziani (e non solo …), il Prozac per tutti. Questo è uno scenario davvero
preoccupante che purtroppo sta passando pressoché inosservato perché leggi ad hoc lo stanno rendendo
‘normale’. Ma come ben sappiamo non è assolutamente detto che ciò che è legale sia anche giusto.
Oggi mi vorrei in particolare soffermare sul problema della clonazione. Lo spunto è venuto da un
recente articolo apparso su Repubblica che riporto di seguito.
ROMA – Potrebbe essere un ‘gigantesco passo in avanti’ (così sostiene il britannico The Independent)
verso la clonazione umana, il risultato ottenuto da un gruppo di ricercatori statunitensi che è
riuscito, per la prima volta, a creare decine di embrioni clonati da scimmie macaco adulte (Macacus
Rhesus), in quanto primati i nostri cugini più prossimi. La sintesi del lavoro, compiuto dall’equipe
guidata dal biologo di origine russa Shoukhrat Mitalipov, dell’Oregon National Primate Research
Centre di Beaverton, sarà pubblicata sul settimanale scientifico Nature. La notizia, che circolava
già da mesi negli ambienti scientifici, è stata ufficializzata all’interno di un rapporto
dell’Istituto di ricerca avanzata delle Nazioni Unite, reso pubblico sabato scorso. E confermata da
Alan Trouson della Monash University di Melbourne, uno dei maggiori specialisti delle tecniche di
clonazione. E’ la prima volta che gli scienziati riescono a creare embrioni clonati vitali da una
scimmia adulta, in questo caso di 10 anni. Nel resoconto, che sarà pubblicato su Nature a fine mese,
i ricercatori dimostrano di essere stati in grado di estrarre cellule staminali da alcuni degli
embrioni clonati, e di aver estratto, da essi, cellule staminali fatte trasformare in tessuti
cardiaci e nervosi.
Gli scienziati avrebbero anche provato, ma senza successo, a impiantare circa cento embrioni clonati
nell’utero di una cinquantina di macachi femmina, madri surrogate. Un tentativo non riuscito, ma
forse solo un episodio sfortunato, visto che nel 1996 per creare la pecora Dolly, primo clone di un
mammifero adulto, furono necessari 277 tentativi. Mitalipov, in attesa di svelare i particolari
della ricerca, durante un simposio qualche mese fa ha anticipato ai colleghi di essere riuscito a
creare due linee di cellule staminali da 20 embrioni clonati. Gli esperimenti avrebbero dimostrato
che si tratta di autentici cloni. Secondo Alan Trounson, che ne ha parlato a The Independent, il
successo di Mitalipov rappresenterebbe il passo avanti lungamente atteso: nonostante numerosi
tentativi, infatti, nessuno finora era riuscito a produrre embrioni clonati di primati da cellule
adulte. ‘I risultati di Mitalipov provano quanto sia valida la ‘teoria dei primati’, ovvero che essi
rispondono ai requisiti necessari. Ora è possibile andare avanti, e prendere seriamente in
considerazione quanto è possibile ottenere con gli umani’. (La Repubblica, 12 novembre 2007)
Questo articolo ci ricorda in modo drammatico quanto sia sempre più radicata nell’animo umano la
volontà di sfidare la Natura, ed imporre così leggi ed evoluzioni.
Un recente articolo apparso sul New York Times, ha contribuito a rendere questo scenario già di per
sé inquietante, ancora più surreale e drammatico (3). Esso è indice del livello di confusione
raggiunto in quest’epoca che, ricordiamoci, corrisponde a Kali yuga, ovvero, appunto, all’era della
confusione, del conflitto e dell’ipocrisia. Secondo tale articolo oggi sarebbero proprio i paesi
occidentali quelli a porre dei limiti alla clonazione, limiti imposti da ragioni etiche
riconducibili a motivazioni religiose della tradizione Giudaico-Cristiana. Secondo tale tradizione,
afferma l’autore dell’articolo, poiché la tradizione Giudaico-Cristiana crede nell’esistenza di un
unico Dio creatore, che genera gli esseri umani inserendo in essi l’anima, l’uomo non può
sostituirsi a Dio creando dei nuovi individui, compito che può appunto essere assolto solo dal
Supremo Creatore. Per quanto riguarda animali e piante, invece, si può procedere poiché in esse non
è presente l’anima. Secondo l’autore, invece, il futuro dell’ingegneria genetica e della clonazione
in particolare, sarà nei paesi Orientali, nella fattispecie in Cina, Singapore e India, poiché lì,
anche grazie alla particolare visione religiosa, non vengono posti vincoli etici, anzi la clonazione
ben si adatta al concetto di reincarnazione così radicato nella società.
Molti scienziati addirittura stanno lasciando i centri di ricerca in Europa e Stati Uniti per unirsi
a gruppi che operano in Oriente, poiché in quei Paesi è possibile trovare mezzi e libertà nella
ricerca. E’ il caso di Nency Jenkins e Neal Copeland, che hanno lasciato Il National Cancer
Institute, per trovare posto in un Centro a Singapore. Sembra che l’Asia offra ai ricercatori
laboratori nuovi, poche restrizioni e una differente visione della Divinità e della vita dopo la
morte. L’autore dice, citando un recente libro dal titolo Challenging Nature4 ad opera del Prof.
Lee M. Silver, docente di biologia molecolare presso la Princeton University, che in molti paesi di
tradizione Buddista e Induista è presente una visione religiosa secondo cui non esiste un singolo
Dio creatore, ovvero: o non esiste Dio (tradizione Buddista) o esistono molti Dei (tradizione
Induista) e quindi non c’è un piano Superiore per quanto riguarda la creazione e l’Universo in
generale. Gli esseri viventi, eterni, invece, in virtù del loro karma, vagano di esistenza in
esistenza, e quindi è accettata la ricerca sugli embrioni e sulla relativa clonazione.
Tutto ciò appare spaventoso e terribilmente fuorviante.
Dai testi della Tradizione sappiamo che la Cultura Indovedica è basata su un rigoroso monoteismo
polimorfo, in cui l’unico Dio Creatore si manifesta in molteplici forme, con infiniti attributi e
qualità. L’essere individuale, particella della Persona Suprema originaria, si trova incapsulata
nella materia e vaga a seconda del suo karma in tutte le possibili forme di vita (umana, animale,
vegetale). Sono gli atti compiuti che determinano la matrice e la sperimentzione di bene e male.
purusha prakriti-stho hi
bhunkte prakriti-jan gunam
karanam guna-sango ‘sya
sad-asad-yoni-janmasu
“Così l’essere vivente segue, nell’ambito della materia, i diversi modi di vita e gode delle tre
influenze della natura materiale. Ciò è dovuto al contatto con questa natura. Incontra così il bene
e il male nelle varie specie (Bhagavad Gita XIII.22)
Attraverso la clonazione, quindi, gli scienziati non fanno altro che duplicare il patrimonio
genetico di un corpo che sarà utilizzato da un essere il quale avrà maturato il karma ‘adatto’ a
quella particolare matrice (yoni). La clonazione non potrà mai, tuttavia, dare origine a due esseri
esattamente uguali, perché la struttura psichica, che determina il carattere ed in ultima analisi il
destino, non dipende dal patrimonio genetico, ma dall’esperienza accumulata nel corso di
innumerevoli nascite e morti (samsara).
Ciò che sta cercando di attuare l’uomo oggi, sfidando le leggi della Natura, può essere riassunto in
una sfida al dharma, alla legge cosmica universale. Poiché l’infrazione del dharma è la causa
principale di squilibri psichici, gli atti commessi oggi, attraverso un atteggiamento presuntuoso ed
arrogante, non fanno altro che aumentare e peggiorare il karma individuale e collettivo, creando
così le basi per la formazione di un ambiente psichico inquinato ed instabile, che in ultima analisi
provoca malessere, depressione e in generale stili di vita sempre più degradati.
Le Scritture Sacre ci invitano invece alla ricerca interiore, ad una sana vita basata
sull’introspezione e sul rispetto di valori etici elevati, che consentono il raggiungimento di
livelli di consapevolezza superiori tali da poter comprendere le sottili leggi che regolano
l’Universo, e il Progetto Divino che sottende alla creazione materiale. Ciò, in ultima analisi,
facilita l’unione (yoga) con Dio, portando così amore, compassione e misericordia per creato,
creature (tutte) e Creatore.
1. www.manhattan-institute.org/html/wl2007.htm
2. Il metilfenidato (MPH) è un analogo delle anfetamine, stimolante utilizzato in medicina per il
trattamento del disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD) in bambini e in adulti. È
commercializzato negli Stati Uniti sotto il nome di Ritalin, Ritalina, Concerta (capsule a rilascio
prolungato), Metadate, Methylin e RubifenIn Italia è possibile venderlo dall’otto marzo 2007, la
data nella quale è stata dato il via libera alla vendita sotto prescrizione medica.
3. www.nytimes.com/2007/11/20/science/20tier.html?pagewanted=1
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