Scoperta l’area dell’effetto placebo contro il dolore

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Scoperta l’area dell’effetto placebo contro il dolore

28 ottobre 2016

Per la prima volta è stata identificata la regione del cervello responsabile dell’effetto placebo
nella riduzione del dolore. La scoperta apre le porte alla possibilità di personalizzare meglio e
più rapidamente le terapie analgesiche e di sperimentare con più efficacia possibili nuovi farmaci
antidolorifici (red)

da lescienze.it

C’è una regione specifica del cervello che è responsabile dell’effetto placebo, almeno per quanto
riguarda l’attenuazione del dolore. A scoprirla è stato un gruppo di ricercatori della Northwestern
University a Chicago e del Rehabilitation Institute of Chicago (RIC), che firmano un articolo su
“PLoS Biology”. La scoperta potrà essere d’aiuto a molte persone che soffrono di dolore cronico.

Per identificare la zona responsabile di questo effetto placebo, una sottoarea all’interno del giro
frontale medio, Marwan Baliki e colleghi hanno progettato un protocollo sperimentale che ha permesso
di trovare un marcatore biologico del dolore nelle immagini cerebrali ottenute con la risonanza
magnetica funzionale (fMRI).

Per confermare la validità del marcatore così identificato i ricercatori hanno poi somministrato un
placebo a un gruppo di pazienti sofferenti di dolore cronico dovuto a una osteoartrite al ginocchio,
riscontrando che coloro che provavano un beneficio significativo dalla somministrazione erano
esattamente i soggetti previsti in base ai risultati della fMRI.

La scoperta – osservano i ricercatori – consentirà di realizzare trial clinici di nuovi farmaci
molto più accurati eliminando dai gruppi sperimentali i soggetti che hanno una elevata risposta al
placebo.

“Attualmente, la risposta al placebo è studiata principalmente in soggetti sani all’interno di
protocolli sperimentali controllati”, ha detto Baliki. “Ma mentre questi esperimenti ci aiutano a
comprendere il fondamento biologico e comportamentale della risposta al placebo quando il dolore
viene provocato apposta, il trasferimento di questi risultati nella pratica clinica, dove il dolore
è principalmente di natura cronica, è insoddisfacente.”

La nuova tecnica potrà aiutare anche la personalizzazione della terapia: disponendo di un marcatore
biologico oggettivo i medici potranno vedere i diversi livelli di risposta di ciascun paziente e
quindi diminuire drasticamente l’esposizione non necessaria a terapie inefficaci.

journals.plos.org/plosbiology/article?id=info:doi/10.1371/journal.pbio.1002570

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