Fino ad oggi ipotizzata la relazione. Individuata per la prima la zona del cervello, lamigdala, che
attiva la produzione di globuli bianchi e l’infiammazione arteriosa, aumentando il rischio di ictus
e infarto. Lo studio pubblicato su The Lancet
di VALERIA PINI
11 gennaio 2017
La ricerca ha individuato il meccanismo che collega stress e malattie cardiocircolatorie
SE siamo stressati mettiamo a rischio anche il nostro cuore. Può farci male come fumare o avere la
pressione alta. Da tempo si conosceva la relazione fra stati di tensione e affaticamento con le
malattie cardiache, ma ora uno studio, pubblicato su ‘The Lancet’, ha evidenziato che l’amigdala,
quella parte del cervello che gestisce le emozioni, diventa iperattiva e aziona le difese
immunitarie scatenando processi infiammatori deleteri per l’apparato cardiovascolare.
Stress e sistema immunitario. I ricercatori del Massachusetts General Hospital e dell’Icahn School
of Medicine at Mount Sinai (Ismms) di New York, hanno scoperto che l’accresciuta attività
dell’amigdala, l’area che elabora le emozioni come l’ansia, la paura o la rabbia, segnala al midollo
osseo di produrre più cellule di globuli bianchi, che a loro volta agiscono sulle arterie
infiammandole. In pratica il cervello manda al sistema immunitario ‘un segnale sbagliato’ e
quest’ultimo, in determinate condizioni, può causare infarto, angina e ictus. Il collegamento
potenziale “aumenta la possibilità che ridurre le stress può produrre benefici che vanno oltre il
miglior senso di benessere psicologico”, scrive l’autore, Ahmed Tawakol, del Massachusetts General
Hospital e professore associato alla Harvard Medical School.
Lo studio. Gli autori dello studio hanno analizzando i dati di imaging e cartelle cliniche di quasi
300 persone sottoposte a Pet/Ct principalmente per screening oncologici, con un radiofarmaco che
misura l’attività delle aree del cervello da un lato e mette in luce l’infiammazione nelle arterie
dall’altro. Tra i soggetti analizzati nessuno aveva un tumore attivo o malattie cardiovascolari
quando si è sottoposto all’esame. Dopo un periodo di monitoraggio dell’intero campione della durata
media di quasi 4 anni, è emerso che i soggetti più stressati e con amigdala più attiva sviluppano
malattie cardiovascolari con maggiore frequenza. “Mentre un collegamento tra stress e malattie
cardiache è stato da tempo stabilito, il meccanismo che media questo rischio non era stato
chiaramente individuato – spiega Ahmed Tawakol, della divisione di cardiologia del Massachusetts
General Hospital, autore principale del lavoro – . Gli studi sugli animali hanno dimostrato che lo
stress sollecita il midollo osseo a produrre globuli bianchi, portando a un’infiammazione arteriosa.
La nostra ricerca suggerisce che un percorso analogo esiste anche negli esseri umani”.
Gli esperti hanno ripetuto lo studio su 13 soggetti con disturbo da stress post-traumatico, una
condizione che segue a un forte trauma e hanno visto che avevano amigdala e sistema immunitario più
attivi, una maggiore infiammazione dei vasi e maggior rischio di malattie cardiovascolari.
Traumi e malattie. “Già in passato si era già visto che pazienti con problemi neuropsichiatrici come
ad esempio, con sindrome ansiosa depressiva o con stress post-traumatico, avevano un’attività
abnorme dell’amigdala – spiega Furio Colivicchi, direttore dell’UOC di Cardiologia del San Filippo
Neri – . Grazie a questi esami è stato possibile vedere quali sono le aree del cervello ‘attive’ in
determinati momenti e a intuire per la prima volta il collegamento fra stress e il funzionamento di
milza e midollo osseo che regolano il sistema immunitario”. L’amigdala è la nostra ‘memoria
emotiva’. Quando siamo molto stressati siamo più fragili? “Persone stressate o per un trauma, o per
una situazione di deprivazione sociale, per un abbandono o un lutto, sono in una situazione
sfavorevole. E’ chiaro che è necessario un concorso di elementi per arrivare all’infarto, ma
possiamo dire che un forte stress può favorire un danno vascolare. Il sistema immunitario ‘si
attiva’ perché riceve un ordine sbagliato dall’amigdala e questa reazione si ritorce sulle arterie”.
www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(16)31714-7/fulltext
da repubblica.it/salute/ricerca
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