Se il suono della voce non è gratificante
19 giugno 2013
Nei bambini con una forma di autismo ad alto funzionamento, che pure sono in grado di parlare, una
scarsa connessione fra i circuiti cerebrali della ricompensa e le aree deputate all’elaborazione
del suono della voce impedisce di apprezzare gli aspetti emotivi veicolati dall’intonazione. A sua
volta ciò comporta uno scarso interesse e uno scarso sviluppo della capacità di un uso sociale del linguaggio (red)
lescienze.it
Nelle persone con autismo le regioni del cervello sensibili alla comunicazione vocale sono
scarsamente collegate ai circuiti che elaborano la ricompensa, e questo fa sì che apprezzare la
piacevolezza di una conversazione e cogliere gli stimoli emotivi positivi che può dare sia
praticamente impossibile per chi soffre della sindrome. E’ questa la conclusione di uno studio
condotto da neuroscienziati della Stanford University School of Medicine che lo illustrano in un articolo pubblicato sui Proceedings of the Nationall Academy of Sciences.
La scoperta sembra corroborare l’ipotesi che all’origine della scarsa attenzione dei soggetti
autistici alla comunicazione verbale, e quindi dello sviluppo di adeguate competenze linguistiche,
sia proprio la carenza di coinvolgimento dei sistemi della ricompensa e dell’emotività.
“La voce umana è un suono molto importante, che non trasmette soltanto significati, ma fornisce
anche informazioni emotive fondamentali per un bambino”, ha detto Daniel Abrams, autore principale
dello studio, ricordando che il tono di voce dell’adulto è fondamentale per tranquillizzare i
neonati, che alla voce pacata della madre rispondono con un aumento del rilascio di ossitocina a livello cerebrale.
Lo studio si è concentrato sui bambini con una forma di autismo ad alto funzionamento, con punteggi
del QI nel range della normalità e quindi in grado di parlare e leggere, ma con difficoltà a
sostenere una conversazione e a comprendere gli spunti emotivi comunicati dalla voce di un’altra persona.
Dal confronto fra le scansioni di risonanza magnetica funzionale di questi bambini e quelle di un
gruppo di controllo formato da coetanei di pari QI con sviluppo normale è risultato che
nell’emisfero sinistro dei bambini autistici la regione della corteccia destinata all’elaborazione
della voce era scarsamente collegata al nucleo accumbens e all’area tegmentale ventrale, due
strutture cerebrali del circuito della ricompensa che rilasciano dopamina in risposta a stimoli
positivi. La corrispondente area dell’emisfero destro, specializzata nella rilevazione di indizi
vocali come intonazione e tono, era invece debolmente connessa all’amigdala, che elabora gli stimoli emozionali.
In un esperimento di controprova, i ricercatori sono stati in grado di prevedere il livello del
deficit di comunicazione di bambini con autismo ad alto funzionamento a partire dal livello di compromissione di queste connessioni cerebrali.
I risultati, osservano gli autori, convalidano inoltre alcune terapie dell’autismo che mirano a
stimolare la capacità di risposta in bambini che in qualche misura sanno parlare ma che solitamente
non parlano con altri, così da rafforzare la capacità di un uso sociale del linguaggio.
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