Sherlock Holmes e i limiti della scienza moderna

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Sherlock Holmes e i limiti della scienza moderna

di Navina Syama Dasa

“Elementare, mio caro Watson, elementare.” Gli ammiratori del detective immaginario più famoso del
mondo riconosceranno in queste parole il preludio di un’efficace esposizione di ragionamento capace
di meravigliare perfino i più intelligenti. (La frase non è mai apparsa esattamente in questa forma
nei racconti originali di Sir Arthur Conan Doyle, ma ciò non ha impedito che diventasse famosa.) E i
suoi ammiratori sono moltissimi. Infatti, quando nel 1893 Doyle cercò di eliminare il detective per
dedicarsi ad altri progetti, la protesta del pubblico lo obbligò a far rivivere il personaggio. Da
allora seguaci appassionati hanno ricostruito e fatto rivivere Holmes in una molteplicità di media,
compresi film, programmi televisivi, opere teatrali radiofoniche, commedie, spettacoli di
animazione, parodie e caricature.

Un recente adattamento di una serie televisiva britannica restituisce in chiave moderna molti dei
racconti originali. Qual è l’origine di questa perdurante attrazione? Forse il modo in cui Holmes
risolve i problemi rappresenta il metodo moderno di acquisizione della conoscenza. In altre parole,
egli fa quello che la maggior parte di noi (scienziati compresi) fa quando vuole risolvere qualcosa
– vedere, ascoltare, pensare, concludere ma lo fa meglio e più rapidamente. Non ci si deve
meravigliare che egli sia l’eroe intellettuale di moltissime persone. Ma per quelli che come noi
cercano di capire la religione? Può Holmes servirci da modello anche in questo caso? O invece la
ricerca spirituale richiede qualcosa di più di quello che l’indagine scientifica – e il suo modello
Sherlock Holmes – può darci?

Per rispondere a queste domande, innanzitutto dobbiamo capire più a fondo i metodi usati da Holmes
(e dalla sua corrispondente parte scientifica contemporanea) per comprendere i fenomeni materiali.
Egli fornisce il modello di un metodo di conoscenza che applica la logica all’osservazione. Nel
primo episodio della più recente serie britannica, Holmes inizia usando uno dei suoi sensi affilati
– la sua vista acuta – notando alcuni graffi sulla porta di ricarica del cellulare del dottor
Watson. Per interpretare il significato di questi graffi, egli fa allora alcune deduzioni logiche.
In particolare, usa le tecniche conosciute come induzione e abduzione. (Sebbene si dica che nei
racconti egli faccia uso della deduzione, probabilmente questa non è la descrizione più esatta.)

L’induzione è una forma di ragionamento per cui se le premesse sono vere, la conclusione
probabilmente è vera. Il tipo più conosciuto di induzione è la generalizzazione, con cui si deduce
una regola generale da esempi specifici. In questo caso, avendo osservato alcuni graffi sui
cellulari di alcuni alcolizzati, Holmes usa l’induzione per concludere che i telefoni di tutti gli
alcolizzati hanno dei graffi (egli spiega che questi individui hanno difficoltà a ricaricare i
propri telefoni perché le loro mani sono sempre tremanti). L’abduzione è una forma di ragionamento
in base a cui dall’osservazione di un effetto si cerca di indovinare la causa.

Quando s’imbatte nel telefono graffiato di Watson, Holmes usa la regola che ha già derivato
dall’induzione, l’applica usando il metodo dell’abduzione e azzarda che la migliore spiegazione per
i graffi è che il telefono prima apparteneva a un alcolizzato. (Il dottor Watson conferma
successivamente che sua sorella gli ha dato il cellulare e che è davvero un’alcolizzata.) Nello
stesso modo, la scienza moderna costruisce la conoscenza combinando la percezione sensoriale con
queste due forme di deduzione logica. All’inizio gli scienziati compiono osservazioni, usando
generalmente estensioni dei loro sensi come il microscopio e il telescopio. Poi applicano
l’induzione a queste osservazioni per ricavarne teorie e principi. Infine, costruiscono ipotesi
scientifiche applicando queste teorie con l’uso dell’abduzione per spiegare le nuove osservazioni.

I Limiti

Quanto è utile questo metodo al ricercatore spirituale? Due limiti appaiono particolarmente
problematici: per prima cosa, sia l’induzione sia l’abduzione sono per natura incerte. Per quanto
riguarda l’induzione Holmes può avere osservato che i cellulari di molti alcolizzati hanno dei
graffi, ma questo non significa necessariamente che il cellulare di tutti gli alcolizzati del
pianeta abbia dei graffi (per esempio, possiamo pensare a una donna alcolizzata il cui cellulare
però non ha segni perché l’ha comprato ieri oppure a un alcolizzato che chiede sempre alla propria
moglie di mettere il cellulare sotto carica). Molte volte Srila Prabhupada ha ha fatto un punto
analogo: si può concludere che tutti gli esseri umani sono mortali perché chiunque abbiamo
incontrato alla fine è morto, ma questo lascia aperta la possibilità che non abbiamo mai incontrato
una persona immortale.

Per quanto riguarda l’abduzione, anche se fosse vero che tutti i cellulari di tutti gli alcolizzati
sono graffiati, il danneggiamento del telefono di Watson può essere dovuto a qualche altra ragione
(per esempio, può darsi che la proprietaria precedente fosse presbite e che non usasse mai gli
occhiali quando metteva il telefono in carica). Per un ricercatore religioso che vuole la conoscenza
assoluta, questa incertezza è inaccettabile. Se risultasse che la mia teoria sui percorsi migratori
delle balene megattere fosse sbagliata, questo potrebbe mettermi in difficoltà, ma la vita continua.
Se invece la mia comprensione di Dio viene meno, il destino della mia anima eterna è incerto. Un
secondo limite è che il metodo moderno di acquisizione della conoscenza raramente va al di là di ciò
che i sensi possono percepire.

Una necessità praticamente sempre presente affinché una scienza sia valida è la produzione di una
prova tangibile. Se l’induzione e l’abduzione sono fondate sulla percezione sensoriale, le teorie e
le spiegazioni che da esse si generano saranno confinate alla realtà fisica. Mentre questa
limitazione di potenziali spiegazioni è praticamente irrilevante per la conclusione di Holmes sul
telefono cellulare, è invece problematica per le conclusioni metafisiche che riguardano la natura di
Dio. Dopotutto una delle massime di Holmes è che una volta eliminato l’impossibile, qualsiasi cosa
rimanga, sebbene improbabile, deve essere la verità. Dunque ciò che egli accetta come possibilità è
in primo luogo fondamentale. In un’annotazione analoga, Srila Prabhupada affermava che una persona
che cerca di comprendere la natura fondamentale della realtà può usare la propria intelligenza per
eliminare spiegazioni materiali con il metodo della negazione, ma così non può accedere
positivamente alle verità trascendentali.

L’Intelligenza nell’Ambito Spirituale

Se le osservazioni e il ragionamento di Holmes hanno un valore limitato nell’indagine sul divino,
questo significa che la religione implica il mettere da parte la propria intelligenza? Proprio il
contrario. La letteratura vedica espone una filosofia sofisticata di conoscenza che impiega
completamente il metodo moderno, ma solo come parte subordinata ed ausiliaria di un metodo
tradizionale comprensivo particolarmente adatto all’investigazione spirituale. Per essere sicuri,
l’osservazione e la logica hanno il loro posto. In verità, il primo tipo di prova o pramana,
descritto nella letteratura vedica è la percezione sensoriale. Il termine usato è pratyaksa,
letteralmente “quello che è davanti agli occhi”.

Il secondo tipo di prova è la deduzione logica, conosciuta come anumana, letteralmente “ciò che
proviene dalla mente”. Abbinandole, la letteratura vedica si riferisce ad esse come aroha-pantha, il
metodo ascendente della conoscenza; cioè la conoscenza che sale dalla terra in su. Per molti scopi
giornalieri, i Veda ritengono sufficiente per ottenere la conoscenza una combinazione di questi due
metodi, in un modo molto simile a quello di Holmes. In realtà, anche alcune fondamentali verità
spirituali – che la mia vera idendità è al di là del mio corpo fisico, che io sono controllato da
un’autorità più elevata – possono essere accertate con l’uso della ragione e della percezione, come
Srila Prabhupada spiega nello Srimad-Bhagavatam 2.3.35.

Nel paradigma vedico però, il metodo ascendente non funziona in modo indipendente. Al contrario esso
è subordinato all’opposto – e più importante – processo discendente, conosciuto come avaroha-pantha.
Per rispondere a domande approfondite sul mondo materiale (cioé sulle origini della vita e
dell’universo) questo processo discendente è essenziale; per rispondere a domande importanti su Dio
è indispensabile. Come nel processo ascendente bisogna iniziare con una conoscenza di base e poi
applicare la logica, così avviene anche nel metodo discendente. Sia l’origine della conoscenza di
base, sia il tipo di logica applicata sono però differenti. Mentre Holmes parte con la percezione
sensoriale, i Vedaconsigliano d’iniziare con il terzo tipo di prova: sabda, letteralmente “ciò che
si ascolta”. In altre parole, la voce delle Scritture rivelate fa da guida primaria per un
ricercatore spirituale.* Anche il tipo di deduzione cambia.

Mentre Holmes ragiona in modo incerto e limitato usando l’induzione e l’abduzione, i Veda
prescrivono il metodo infallibile della deduzione. La deduzione è una forma di ragionamento in cui
se le premesse sono vere, le conclusioni sono certamente vere; è quindi essenzialmente l’opposto
dell’abduzione. Anziché analizzare tutti i tipi di effetti cercando d’indovinarne le cause, come fa
lo scienziato laico, un ricercatore spirituale accetta i principi causali rivelati dalle Scritture e
prevede con certezza vari risultati. Perciò, il continuo impegno dello spiritualista è applicare i
principi rivelati nelle Scritture alla moltitudine di particolari circostanze che incontra. Poiché
l’origine di questi principi è divina, la loro affidabilità è garantita e il loro campo
d’applicazione illimitato. In questo modo sabda e anumana insieme costituiscono un metodo di
conoscenza che supera le due limitazioni del metodo ascendente.

Una Dimostrazione

Per spiegare il metodo discendente, vediamo che cosa possiamo dedurre dalla letteratura vedica in
merito alla dieta appropriata per uno spiritualista serio. In un verso della Bhagavad-gita Sri
Krishna spiega che chi mangia i resti del cibo offerto in sacrificio si purifica, mentre chi prepara
il cibo esclusivamente per il piacere personale incorre in un grave peccato. In un altro verso, Egli
insegna che tutto ciò che si mangia deve essere offerto a Lui. In un altro ancora, elenca i tipi di
cose che accetta: foglie, frutti, fiori e acqua. Se accettiamo questi versi come verità infallibili
delle Scritture, possiamo dedurre che i devoti di Krishna devono mangiare solo cibo vegetariano
offerto a Krishna in sacrificio, pena il karma dovuto all’uccisione anche del più semplice degli
esseri viventi.

Inoltre, nello Srimad-Bhagavatam Krishna viene descritto come un pastorello che vive in un villaggio
di pastori a Vrindavana. Dalle descrizioni del Suo stile di vita possiamo dedurre che il consumo del
latte da parte di un essere umano adulto è opportuno e perfino consigliato, purché le mucche che
producono questo cibo prezioso vengano ben tenute durante tutta la loro vita. Probabilmente non
avremmo potuto trarre alcuna di queste conclusioni se avessimo seguito il metodo di Holmes,
attenendoci a quello che osserviamo e azzardandone una spiegazione; ma a entrambe giungiamo
facilmente se applichiamo la nostra intelligenza per trarre deduzioni sulla base dei principi
generali delle Scritture.

L’ammirazione per le sorprendenti capacità di Sherlock Holmes non è certamente malriposta. I metodi
che lui e gli scienziati suoi contemporanei usano per acquisire la conoscenza – osservazione e
ragionamento – sono universali e necessari e perfino la letteratura vedica dell’antica India li
riconosce validi per alcuni scopi. Non sono tuttavia sufficienti. Poiché sono metodi imperfetti,
soggetti a certezze e scopi limitati, su di essi non si può fare affidamento in modo indipendente.
Al contrario, devono essere usati come supplementari alla rivelazione delle Scritture, specialmente
nelle questioni di carattere religioso.

Il metodo ascendente della conoscenza, che combina la percezione sensoriale con Yamaraja Dasa
l’induzione, e l’abduzione non può da solo svelare le verità trascendentali. In alternativa,
l’insegnamento vedico prescrive un metodo discendente di conoscenza che combina le rivelazioni
dell’autorità con la deduzione. Pertanto il dottor Watson si consiglia saggiamente con il suo amico
detective su molti argomenti, ma quando egli (o qualsiasi altro ammiratore di Sherlock Holmes) è
pronto ad andare alla scoperta di Dio, avrà bisogno di trovare un guru diverso.

Navina Syama Dasa è un discepolo di Sua Santità Bhakti Caru Swami. Vive con sua moglie, Krishna
Priya Dasi e la loro figlia di due anni, Varada Lila, a Filadelfia, dove è l’assistente legale di un
giudice del tribunale federale.

* È interessante notare che la fiducia nella conoscenza proveniente dall’autorità è un fatto
ordinario nella società moderna (per esempio, gli studenti a scuola ascoltano gli insegnanti, i
telespettatori ascoltano i giornalisti), ma che questa strategia è generalmente abbandonata per
quanto riguarda le questioni spirituali.

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