L’abuso di oppioidi è un’emergenza sanitaria in molti Paesi: uno studio sfata il mito che si possa
ridurre la dipendenza da oppioidi con la cannabis.
20 dicembre 2023 – Massimo Manzo
La dipendenza dagli oppioidi, contenuti anche nei farmaci prescritti comunemente, sta diventando una
piaga sociale negli Usa.
L’abuso di oppioidi è un’emergenza sanitaria nazionale in molti Paesi del mondo, specialmente negli
Stati Uniti. Per questo motivo, medici e scienziati cercano di trovare nuove strategie per limitare
gli effetti della dipendenza, riducendo i sintomi da astinenza ed elaborando nuove cure.
PIAGA SOCIALE. Tra tutte le droghe illegali in circolazione, attualmente i derivati dell’oppio sono
le più pericolose e causano la morte o la disabilità di un numero di persone molto più alto rispetto
a qualsiasi altra sostanza concorrente. Negli Stati Uniti, le autorità sanitarie considerano la
diffusione di questo tipo di stupefacenti come un’autentica epidemia, tanto che nel solo 2022, il
CDC (Center for Disease Control) ha riportato la morte di quasi 80mila persone per overdose. La più
potente (e diffusa) tra le sostanze in questione rimane il fentanyl, un oppiaceo sintetico cento
volte più forte della morfina e in grado di risultare fatale anche dopo una singola inalazione.
GIUSTA CURA? In molti casi, il consumo di cannabis (legale in vari Stati dell’Europa e del
Nordamerica) è stato visto come un’alternativa agli oppioidi e associato a una riduzione nel consumo
di droghe illecite più dannose per la salute. Questo approccio, però, è stato smentito da uno studio
australiano pubblicato sull’American Journal of Psychiatry.
DATI VENTENNALI. Quello che rende particolarmente significativa la ricerca, guidata dall’Università
di Sidney, è stata la sua durata ventennale, che ne fa una delle analisi scientifiche più lunghe di
questo tipo. Proprio il prolungato periodo di tempo investito nello studio ha permesso agli esperti
di individuare dei trend più precisi attraverso l’analisi dei dati raccolti. L’indagine ha
consentito anche di studiare i cambiamenti nel consumo di droghe nel corso del tempo.
LO STUDIO. Sono state osservate 615 persone dipendenti da eroina monitorate dal 2001 e il 2022,
molte delle quali facevano uso di cannabis. Per esaminare l’eventuale impatto della marjuana
sull’assunzione di oppioidi, e viceversa, i ricercatori hanno utilizzato una tecnica statistica
complessa, in modo da calcolare anche fattori individuali (come l’età) che potrebbero influire
sull’impiego di entrambe le sostanze.
“TERAPIA” SBAGLIATA. L’articolo ha dimostrato che l’utilizzo di cannabis rimane comune tra la
popolazione che ha abusato di eroina, ma queata circostanza non è legata a una riduzione nella
fruizione della droghe più pesanti. Secondo Jack Wilson, membro del Matilda Centre for Research in
Mental Health and Substance Use di Sidney e relatore dello studio, incoraggiare le prescrizioni di
marjuana in sostituzione degli oppioidi nei confronti soggetti affetti da tossicodipendenza, come
avviene in alcuni Stati americani, non è una strategia efficace a lungo termine.
Al contrario, i medici dovrebbero essere cauti nel fare affidamento sulla cannabis per ridurre l’uso
di derivati dell’oppio. In passato, i medici che ritenevano valida questa terapia si basavano su
indagini di breve periodo concentrate soprattutto sul trattamento del dolore cronico (attenuato
dagli effetti dei cannabinoidi), piuttosto che sui livelli complessivi di assunzione degli oppioidi.
ajp.psychiatryonline.org/journal/ajp
da focus.it
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