Siamo parte di un Tutto. L’unione fa l’universo
di Antonella Lucato
“L’amore è la conoscenza esperienziale della consapevolezza dell’unità, è
la conoscenza esperienziale della verità essenziale al cuore della
creazione. La verità essenziale al cuore della creazione è che tu e io siamo
non solo fatti della stessa sostanza, lo stesso carbonio, idrogeno, ossigeno
e azoto riciclati, ma possiamo addirittura essere lo stesso essere in guise
diverse.”
(Rabindranath Tagore)
L’ispirazione a scrivere questo articolo me l’ha data questa poesia di
Tagore, poeta indiano e premio Nobel per la letteratura, che mi sono
ritrovata a rileggere.
Parla d’amore inteso come rassicurante consapevolezza che siamo parte
integrante di un Tutto, così come le onde lo sono dell’oceano. Amore come
conoscenza esperienziale della nostra vera essenza, capace di farci crescere
ed evolvere.
Come dice Tagore, la coscienza dell’Unità del Tutto è quello stato di
consapevolezza in cui sai veramente, a livello di esperienza, che tutti noi
siamo un’unica cosa, che l’osservatore e la cosa osservata, l’amante e
l’amato, la danza e il danzatore, l’educatore e l’allievo sono lo stesso
essere, sia pure in guise diverse. La coscienza dell’unità è l’intelligenza
che in realtà fa di noi un’unica cosa, ma che si differenzia nell’apparente
separazione che esiste tra di noi.
L’amore non è solo sentimento ed emozione. L’amore è la verità fondamentale
alla base della creazione. Quando parliamo di amore per noi stessi, non
parliamo di amore per il nostro ego, per l’immagine che abbiamo di noi, ma
di intimità con una parte più vasta di noi stessi. Quella parte di noi
stessi che è il fondamento del nostro essere.
Riconosciamo l’esistenza di un’intelligenza che governa l’attività della
nostra mente e del nostro corpo. Quando ci sintonizziamo maggiormente con
essa, ci rendiamo conto che si tratta della stessa intelligenza che governa
l’attività di tutte le menti e di tutti i corpi, di tutto l’universo. Questo
significa sperimentare coscientemente l’unità di tutto ciò che esiste.
Quando ci sentiamo a nostro agio con ciò che siamo è più facile. Se
cerchiamo di essere diversi da chi siamo, indossiamo maschere che ci privano
del nostro fascino autentico. Con le nostre contraddizioni, le nostre
debolezze, i nostri umani limiti e le nostre imperfezioni. Sentirsi bene con
se stessi ci fa sentire bene anche con gli altri. Vivere esperienze d’amore
è più facile quando crediamo profondamente di essere degni d’amore.
Si confonde spesso l’Amore con l’attaccamento. L’attaccamento deriva dal
preoccuparsi solo di sé, dal dare importanza solo a sé o, al massimo, alle
persone della propria famiglia, dall’autocommiserazione, dal lamentarsi e
chiedere continuamente per sé.
L’attaccamento è centrato esclusivamente sul proprio “Io”, chiuso all’
“altro”. E’ il contrario dell’Amore che è capacità di dare, non solo di
prendere o pretendere. Di ascoltare anche ciò che ha da dire l’altro e non
parlare sempre di sé. Di comprendere invece che giudicare, di accettare le
persone per ciò che sono. Come quando si è davvero innamorati e non si pensa
più solo a se stessi. Non si ha la necessità di manipolare, controllare,
giudicare, insistere, ricattare, sedurre.
Quando si ama si entra in contatto con lo spirito. Le abituali certezze
cadono, si esplorano sentimenti e parti sconosciute di sé. Si diventa più
vulnerabili, più esposti ma anche più gioiosi. Le ferite dell’anima sono
causa di sofferenza, di rabbia e aggressività, dell’incapacità di entrare in
contatto con quella parte spirituale di noi stessi dove si origina l’amore
per sé e per gli altri.
Nella tradizione indiana vedantica i Vedanta descrivono sette stadi distinti
nell’evoluzione della coscienza: il primo stadio è quello di sonno profondo,
poi quello onirico, quello in cui si intravede l’anima, poi si passa alla
coscienza cosmica, alla coscienza divina e infine alla coscienza dell’unità.
Man mano che ci evolviamo attraverso questi livelli di consapevolezza
sperimentiamo la compassione e ci apriamo all’amore. Riusciamo a provare
gioia persino nei momenti di agitazione e a distribuire gioia anche agli
altri. Ci sentiamo parte di un tutto, un Universo dove la nostra vita ha un
senso ed uno scopo.
La non conoscenza di noi stessi, della nostra autentica essenza, è uno dei
maggiori ostacoli che ci separa dall’amore. Siamo poco educati all’ascolto
consapevole, al dialogo interiore. Presi dalle tensioni e dalla molteplicità
delle situazioni quotidiane, stare semplicemente in compagnia di se stessi,
dedicare tempo alla preghiera o alla meditazione è considerato dai più una
perdita di tempo che non produce denaro, visibilità o successo apparente.
Distratti da un’infinità di cose, iperstimolati dalle informazioni del mondo
esterno, trovare lo spazio per l’ascolto del nostro mondo interiore è
pratica ancora di pochi.
Basta guardarsi attorno per vedere persone che, nonostante il passare degli
anni, non sono cresciute. Esseri rimasti immaturi ed inconsapevoli
indipendentemente dal successo che possono aver ottenuto nella società.
Deepak Chopra, indiano di nascita, americano d’adozione, medico
endocrinologo esperto in medicina ayurvedica, autore di numerosi libri tra i
più ispiranti di questi anni, è un appassionato estimatore delle poesie di
Tagore. In un suo libro scrive:
“nel disegno della natura tutto è correlato e connesso. La natura è una
sinfonia di cui il corpo umano rappresenta un valido esempio. Una cellula
che svolge circa sei miliardi di funzioni al secondo conosce quelle compiute
contemporaneamente dalle altre cellule. Il corpo umano è in grado di suonare
uno strumento musicale, di combattere i germi, concepire un bambino,
recitare una poesia ed osservare il movimento delle stelle simultaneamente
perché nel suo campo informatico vi è quello delle correlazioni infinite”.
La Mente dell’Universo armonizza tutto ciò che avviene con precisione
straordinaria e determinazione ingegnosa. La sua intelligenza suprema
pervade ogni struttura vivente. Ogni essere umano è espressione di questa
intelligenza.
La nostra vera natura è fatta di puro spirito. Portiamo con noi ovunque la
coscienza del nostro spirito, liberiamo i desideri e lasciamo che la mente
creativa che dirige la danza dell’universo si occupi dei dettagli.
Come disse Gautama Buddha, il Padre del Buddismo:
“la nostra esistenza è effimera come le nuvole d’autunno. Contemplare la
nascita e la morte degli esseri è come contemplare i movimenti di una danza.
La vita è come il guizzo di un lampo nel cielo, come la corsa precipitosa di
un torrente giù da una montagna ripida”.
Quando rimaniamo aperti alle infinite possibilità dell’Universo, dove tutto
è interconnesso, sperimentiamo l’allegria, l’avventura, la magia ed il
mistero della vita.
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