Siamo quel che mangiamo

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Siamo quel che mangiamo

di Marco Ferrari da Focus file

Termiti: ecco il cibo misterioso. La sorpresa più grande per i ricercatori è stata la scoperta che
uno dei nostri cugini estinti, l’Australopithecus robustus, si nutriva, oltre che di frutta e noci,
anche dei grassi insetti che popolano a milioni la savana africana. Un’ottima fonte di proteine per
l’ominide che faceva onore al suo nome, con una struttura molto massiccia.
Fino a poco tempo fa si pensava che il grosso “uomo-scimmia” si nutrisse solo di noci, erbe e altro
materiale grossolano. Con questa scoperta il quadro cambia totalmente, e dimostra che più di due
milioni di anni fa una specie simile all’uomo era in grado di usare ossa di grandi animali per
spezzare i duri termitai, ed estrarne le prede. E quindi di come spesso l’evoluzione della nostra
specie e quella dei nostri antenati è governata anche da quello di cui ci siamo nutriti. Il clima e
la dieta hanno cambiato la sorte dei nostri antenati, e quindi anche la nostra.

Antenati vegetariani.
Moltissime ricerche hanno stabilito che dalla comparsa del nostro più antico antenato finora
scoperto, che probabilmente era Ardipithecus ramidus, fino alle prime specie del genere Homo (alla
cui specie Homo sapiens apparteniamo tutti), c’è stato un grande cambiamento della dieta, oltre che
ovviamente della struttura del corpo. La forma dei denti e della mandibola, insieme a quelle delle
altre ossa, hanno spiegato come le prime specie, gli australopitechi, si sono affacciati alla savana
dalla foresta dove vivevano. E così facendo hanno cambiato cibo; sono passati da una dieta composta
praticamente solo da frutta e qualche erba a mangiare anche tuberi, radici, foglie robuste e noci. E
alcuni ricercatori arrivano a dire che proprio il cambio di dieta ha dato lo stimolo all’evoluzione
dell’uomo.

Giù dagli alberi
Le prime specie che colonizzarono la savana appartenevano al genere Australopithecus, che significa
uomo meridionale. In quel periodo molte forme diverse di australopitechi nacquero e si svilupparono
nella savana dell’Africa orientale (come puoi vedere nel Multimedia Clima, scimmie e uomini),
diffondendosi un po’ in tutto il continente, dall’Etiopia al Mali. A un certo punto le specie
antenate dell’uomo presero due strade diverse.
Da una parte alcune specie che divennero sempre più grandi e robuste (come, appunto,
Australopithecus robustus, che però secondo molti apparteneva a un altro genere, il Paranthropus);
con i potentissimi muscoli della mascella spezzavano le noci e i frutti (e puoi vederlo meglio nel
Multimedia Diete preistoriche), ma si nutrivano anche di termiti. Gli australopitechi robusti (un
minimo di tre specie) si svilupparono in Africa orientale e centrale, ma pian piano scomparvero.

Verso l’uomo
Un altro gruppo di Australopithecus più gracili iniziò invece a “esplorare” anche altri tipi di
dieta, in particolare la carne, e a usare il fuoco. I gracili iniziarono a trasformarsi in veri e
propri appartenenti al genere Homo, cioè scimmie antropomorfe con il cervello sempre più grande,
l’andatura sempre più eretta e la dieta sempre più carnivora. E aumentarono, anche se di poco, anche
le dimensioni del cervello. Finché, circa 2,4 milioni di anni fa, nacque la prima specie di uomo
vero e proprio, Homo habilis.

Fuori dall’Africa
Dopo Homo habilis, Homo erectus (o una specie simile che si chiama Homo ergaster) uscì dall’Africa e
raggiunse l’Europa e l’Asia occidentale poco meno di due milioni di anni fa. Da lì si diffuse
lentamente verso oriente, arrivando fino alle isole del Sud-est asiatico. Erectus imparò a
utilizzare il fuoco, forse addirittura 500.000 anni fa. Con esso ci si poteva difendere dai
predatori, e soprattutto cuocere i tuberi e la carne per farli diventare tenere e mangiabili; con
questo si crearono altre possibilità per l’espansione in ecosistemi diversi da quelli di savana, e
in climi più freddi.
Come dice il paleoantropologo Alan Walker, dell’Università della Pennsylvania: «I vegetariani devono
stare dove crescono le piante di cui si nutrono, i carnivori possono postarsi e inseguire le prede».
Anche se non è stato certo un cervello di grandi dimensioni ad aiutare l’uomo a diffondersi fuori
dalla sua “culla africana”. I primi uomini trovati fuori dall’Africa sono stati scoperti solo nel
2000 a Dmanisi, in Georgia. Appartenevano alla specie Homo ergaster (o forse Homo erectus) e avevano
un cervello poco più grande di quello degli australopitechi africani.

L’invasione dell’Europa
Intanto in Africa si sviluppavano altre specie di uomini, sempre più simili alla nostra. Una di
queste si spostò anche in Europa e diede origine all’uomo di Neandertal (Homo neanderthalensis),
adattato al clima rigido dell’Europa, che fu anche coperta più volte da una coltre di ghiaccio. La
loro struttura era compatta e robustissima, perfetta per sopravvivere in un’Europa coperta dalla
tundra e popolata da bisonti, mammut e rinoceronti lanosi. I neandertaliani divennero provetti
cacciatori, e quindi convinti carnivori.

Arrivano i moderni
Dall’Africa arrivarono anche i nostri antenati diretti, gli appartenenti alla specie Homo sapiens
(segui il loro tragitto nel Multimedia L’odissea dell’uomo). La struttura della specie in Africa era
praticamente identica a quella dell’uomo moderno, con un’elevatissima capacità cerebrale e un fisico
alto e snello; la dieta era completamente onnivora, e la percentuale di carne era molto alta (come
puoi vedere nel Multimedia Diete preistoriche). L’Homo sapiens si spostò rapidamente verso nord,
cacciando e nutrendosi di una gran quantità di cibi diversi. In breve tempo, i nuovi arrivati
superarono in efficienza ecologica le altre specie, spingendole all’estinzione. Nel giro di circa
50.000 anni, gli uomini hanno raggiunto tutte le più importanti terre emerse. L’Australia circa
50.00 anni fa, l’America 15.000 anni fa, o prima. Così facendo si scontrano con specie animali e
vegetali completamente nuove, e modificano l’ambiente perché si adattasse ai loro bisogni. Circa
30.000 anni fa sull’intero pianeta esisteva una sola specie di Homo.

Marco Ferrari da Focus file

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