Neuroscienze e Cervello
Un approfondimento su sincronicità, serendipità e coincidenze, parole apparentemente simili ma profondamente diverse secondo la filosofia ayurvedica.
Antonio Morandi – 03/05/2021
«La scoperta è vedere ciò che tutti gli altri hanno visto,
ma pensare ciò che nessun altro ha pensato»
ALBERT VON SZENT-GYÖRGYI
C’è spesso confusione fra i termini Serendipity o Sincronicità. Entrambi evocano nell’immaginario collettivo dimensioni insolite e mistiche. Questa caratterizzazione popolare oscura il significato reale di questi straordinari concetti che si tende, per definizione, a tenere comunque separati.
Serendipity è, come cita il vocabolario Treccani, «ritrovamento o scoperta fortuita di qualcosa di buono o utile, senza aver compiuto alcuno sforzo per cercarlo», mentre la Sincronicità, secondo la definizione data dal famoso psicanalista Carl Gustav Jung che ne ha elaborato la teoria, è «una coincidenza significativa di due o più eventi, dove è coinvolto qualcosa di diverso dalla probabilità del caso».
La differenza fra le due definizioni è in realtà basata sul concetto di significatività soggettiva. La Sincronicità è relativa ad un accadimento che mette in relazione la nostra psiche con un evento esterno attraverso un significato profondo, mentre la Serendipity è l’improvvisa capacità di vedere delle connessioni fra due o più eventi apparentemente non correlati.
Tuttavia io ritengo che entrambi i concetti non siano altro che modi diversi di considerare la stessa realtà.
Il pensiero indiano e la visione in Ayurveda
Partiamo da quello che hanno in comune, qualcosa di molto importante ovvero che entrambe le condizioni, per attuarsi, necessitano della capacità di “vedere il presente”, la realtà per quello che è. Normalmente noi vediamo, a livello cosciente, la realtà che ci aspettiamo, la realtà cui siamo abituati.
Il nostro cervello lavora in anticipo, preparando modelli di realtà che possono facilitare o velocizzare le nostre azioni attraverso routine più o meno automatiche. Siamo riportati alla presenza mentale attiva da situazioni di allarme o molto particolari.
È molto difficile mantenere l’attenzione ferma e presente, la mente umana è in perenne movimento, i pensieri si formano, si accavallano, si dileguano e si dissolvono continuamente. Le diramazioni della nostra mente e le costruzioni che ne conseguono guidate dai nostri “desiderata” fanno sì che creiamo e viviamo modelli convenienti di realtà, modelli in cui crediamo fermamente ma che non sempre però sono coerenti con il presente e reale stato delle cose.
Questa descrizione coincide, secondo il pensiero indiano, con quella della natura della mente declinata in ambito biologico dall’Āyurveda: un sistema dedicato all’elaborazione, organizzazione e coordinamento delle percezioni sensoriali in vari modelli di realtà autoreferenti ed autopoietici; destinati a fornire all’Intelligenza Profonda elementi per la scelta delle azioni attuative più adeguate per rispondere agli stimoli ambientali. La definizione Intelligenza Profonda è una traduzione approssimativa del termine sanscrito Buddhi, dalla radice budh “conoscere”, “comprendere”, “illuminarsi”, “risvegliarsi”.
CONTINUA LA LETTURA DI QUESTO ARTICOLO SU SCIENZA E CONOSCENZA N.76 E SCOPRIRAI:
Che cos’è il BUDDHI
Il Buddhi e la meccanica quantistica
Il concetto di Serendipità in Ayurveda
Il concetto di Sincronicità e Coincidenza
Scienza e Conoscenza n. 76 – Aprile-Giugno 2021 >> bit.ly/3dKxwWX
Rivista – Autori vari
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