Sinestesia

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Sinestesia

A tutti è capitato almeno una volta di ascoltare un suono e di avere – associata alla sensazione
uditiva – anche una sensazione visiva (l’impressione di percepire una tonalità di colore) oppure di
rivolgere il pensiero a numeri ed a lettere particolari ed immaginarli come dotati di un colore che
li contraddistingue o ancora di “sentire” un sapore come “ruvido” – quindi in grado di procurarci
quasi sensazioni tattili – o dotato di un particolare colore dominante – quindi in grado di
procurarci quasi sensazioni visive.

Quando una stimolazione sensoriale viene percepita non solo dall’organo di senso interessato alla
percezione, ma è in grado di suscitare anche sensazioni comunemente associate ad altri organi di
senso, ci troviamo di fronte alla sinestesia. La sinestesia, nella sua forma comune, interessa ogni
individuo. Vi sono, invece, persone che vivono l’esperienza di vere e proprie tempeste percettive di
fronte a suoni, a colori oppure a sapori ed odori particolari.

Tali soggetti sinestetici – che in grandissima parte sono donne – vivono esperienze sensoriali
complesse e multidimensionali. Possono, ad esempio, seguire un brano musicale ed abbandonarsi al
flusso di immagini (sensazioni visive) e/o sensazioni tattili – e non solo – che l’ascolto della
musica è in grado di suscitare.

Altri soggetti percepiscono le parole, le lettere od i numeri come caratterizzati da tonalità
dominanti di colori o serie particolari di bande colorate (in questo caso si cita come caso
emblematico il «Sonetto delle vocali» di Arthur Rimbaud).

Molti artisti hanno tentato di pervenire alla sinestesia attraverso l’assunzione di stupefacenti –
basti ricordare Charles Baudelaire o gruppi musicali psichedelici. Lo scopo era quello di provocare
un “ampliamento” della propria coscienza per riuscire ad interagire col mondo attraverso nuovi ed
inesplorati canali sensoriali. In tal senso, la sinestesia viene ritenuta uno stato di coscienza più
elevato che permette all’individuo di avere una percezione multi-dimensionale del mondo che lo
circonda. A livello neurofisiologico, invece, la sinestesia sembrerebbe interessare il sistema
limbico, ossia la parte più antica del cervello – corrispondente a stadi evolutivi antecedenti alla
comparsa della corteccia cerebrale – in cui le percezioni non erano ancora ben differenziate tra i
vari organi di senso.

Probabilmente molte sinestesie derivano dall’apprendimento (come l’associazione della parola “notte”
con la sensazione di oscurità). Tale ipotesi, valida per i casi di sinestesia comune – di cui ognuno
di noi ha esperienza – non spiegherebbe i casi in cui la sinestesia si manifesta come vera e propria
tempesta di sensazioni, percezioni ed emozioni.
Vi sono senz’altro delle strutture innate che condizionano i modi in cui la sinestesia si manifesta.
Ad avvalorare questa tesi vi sono sinestesie osservate in bambini in tenera età ed il fatto che
molte associazioni tra stimolo percettivo e risposta sinestetica (cioè multi-dimensionale) siano
ricorrenti anche in ambiti culturali differenti.

Interessanti sono gli spunti di riflessione che possono derivare dallo studio della sinestesia
partendo dalla prospettiva propria della scuola della Gestalt, che si proponeva come fine
l’investigazione sulle strutture innate di organizzazione degli stimoli sensoriali.

da vampiri.net

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