SOGNARE DA SVEGLI
di Priscilla Bianchi
Le persone si intrattengono spesso parlando dei loro sogni: sogni da realizzare, sogni ancora tutti
da sognare, sogni finiti in quel celebre cassetto senza fondo che aspetta ancora di essere aperto.
E’ chiaro che quando parliamo di realizzare i nostri sogni, con la parola sogno non ci stiamo
riferendo all’attività psichica che si attiva mentre dormiamo, bensì ad un sinonimo di desiderio o
fantasia. Per quanto riguarda il termine desiderio, l’etimologia ce ne svela la natura più profonda.
Le due parole latine che compongono il desiderio sono la particella de- che in questo caso indica
allontanamento, ‘via da’ e sidus-sideris, dal significato di ‘stella, astro’. Letteralmente, dunque,
desiderio significa ‘lontano dalle stelle’, indica la mancanza di sidera, delle costellazioni
necessarie per trarre gli auspici. Se ci riflettiamo, effettivamente il desiderare implica una
lacuna, una mancanza: si desidera quel che ci manca e quello che, secondo noi, completerebbe la
nostra vita o ci procurerebbe una gioia al momento assente. E’ proprio a questo punto, all’inizio
cioè del processo, che dobbiamo porre particolare attenzione alla motivazione e alla natura del
nostro desiderio: cosa stiamo desiderando? E soprattutto: perché? Siamo proprio sicuri che quella
cosa, quella persona, quella situazione andrà a colmare qualche nostra lacuna e ci farà stare
meglio? Attraverso questo processo logico saremo probabilmente in grado di evitare i danni maggiori,
sempre che il desiderare egoico, dribblando tutti i filtri razionali, non sia già divenuto sentire,
ovvero non si sia già prepotentemente insediato nei nostri sensi. Quando così accade, la manovra di
inversione a U riesce raramente, e in ogni caso con grande difficoltà. Questo perché l’energia del
desiderio non è più semplicemente psichica, ma è entrata nella centralina dei sensi mandandola in
fibrillazione. Ecco come la Bhagavad-gita, testo di millenaria sapienza, conferma e mette in
guardia:
Come un vento impetuoso spazza via una barca sull’acqua,
così uno solo dei sensi su cui la mente si fissa
porta via l’intelligenza dell’uomo(1)
Quando il pensare/desiderare/fantasticare è ormai nella fase del sentire, quella del volere è dietro
l’angolo ed è piuttosto arduo schivarla. E’ per questo che, come affermano le Upanishad e la Gita e
come ben sintetizza Marco Ferrini nel suo Pensiero, Azione, Destino, è davvero importante
monitorare i nostri pensieri e i nostri desideri, perché da quelli scaturiscono inesorabilmente le
azioni che orientano il nostro presente e anche il nostro futuro. Il desiderio vola sulle ali della
fantasia, che il dizionario descrive come quella facoltà dello spirito capace di riprodurre o
inventare immagini mentali in rappresentazioni complesse, in parte o in tutto diverse dalla realtà.
Tale concetto ci rimanda inevitabilmente a quello di visualizzazione e a quello veicolato dal
sanscrito vikalpa. Vikalpa, nel linguaggio proprio dello Yoga darshana(2), indica un fantasticare
che può avere natura costruttiva, oppure condizionante. Nel primo caso la visualizzazione che il
soggetto proietta sul proprio schermo mentale è basata su sat, sulla realtà, intendendo per realtà
qualcosa che risponde ad una natura vera e buona e che affonda le proprie radici nel principio
cosmico del dharma, l’Ordine universale. Questa è la dinamica che segue un desiderio sano, ben
orientato, che darà buoni frutti. In caso contrario il fantasticare avrà ali corte, perché non
avendo una base reale nel senso appena spiegato, obbligherà il soggetto a naufragare, generalmente
dopo qualche esperienza deludente e dolorosa. Ciò che è fondamentale comprendere è che il desiderio
mette in moto un processo creativo sul piano sottile.
Desiderando, soprattutto se il desiderio è accompagnato da una carica emotiva forte, emaniamo una
frequenza energetica che richiama invariabilmente cose, persone e situazioni sintonizzate su quella
stessa frequenza. Pensieri e desideri sui quali ci concentriamo di più, consapevolmente o meno,
diventano cose e si concretizzano nei vari episodi della nostra vita. Questo è, in sintesi, il
principio alla base della ormai nota Law of attraction, la legge di attrazione, una delle leggi
che governano l’universo. La fisica quantistica conferma che l’universo nel quale viviamo è un
insieme di vibrazioni energetiche; anche i nostri pensieri e desideri lo sono e ciascun individuo è
come una potente stazione radio. Certe vibrazioni entrano in risonanza con vibrazioni simili e
determinano specifici campi di frequenza. In sintesi potremmo affermare che ciò che emaniamo sarà
ciò che attraiamo e in tal senso è proprio vero che il mondo è come un grande specchio che riflette
la nostra realtà interiore. Il lavoro più impegnativo consiste nel sondare le nostre pulsioni
inconsce, visto che i desideri inconsci non sono meno forti di quelli consci, ma sono molto meno
determinabili. Risulta quindi prioritario diventare quanto prima e quanto più profondamente
consapevoli dei semi che giacciono sul fondale del nostro inconscio prima che si dischiudano
manifestando situazioni a noi sgradevoli o addirittura ostacolanti per il nostro percorso evolutivo.
Questa analisi è fondamentale anche per riuscire a trovare una coerenza nella nostra modalità di
emissione energetica; ad esempio, se sul piano cosciente desideriamo stringere amicizie sul piano
di sattvaguna(3), ma il nostro inconscio ci sospinge ancora verso situazioni tamasiche o rajasiche,
probabilmente queste ultime spinte avranno la meglio, oppure sfioreremo per breve tempo compagnie
più elevate per essere poi risucchiati in vecchie e ripetitive dinamiche. Se desideriamo cambiare
vita o se intendiamo modificarne almeno alcuni aspetti, dovremmo modificare la nostra frequenza, che
in termini pratici significa modificare i nostri pensieri, ovvero i nostri contenuti mentali.
Secondo la sapienza dell’India classica nell’universo operano tre macrofrequenze, cui ho già
precedentemente accennato: si tratta di sattva, rajas e tamas. Le persone che vibrano secondo la
frequenza di sattvaguna generalmente si circondano di bontà e benessere; quelle che vibrano secondo
la frequenza di rajas, secondo la Gita vanno inesorabilmente incontro alla sofferenza, perché sono
impulsive, frenetiche e sconsiderate nell’azione e nella reazione; chi, infine, è sintonizzato sulla
frequenza di tamas, perpetuando un atteggiamento apatico e negativo, non farà che attrarre nella
propria vita situazioni che somiglieranno a vicoli ciechi e depressione.
Chi impara a sognare da sveglio nel senso vero dell’espressione, coltiva la propria
consapevolezza, seleziona i propri contenuti mentali, comprende a fondo che cosa veramente desidera,
mette a fuoco il proprio sogno e ci si prova dentro, incanala la propria energia e la propria
affettività nella direzione della realizzazione del sogno senza lasciare spazio ad interferenze
ostacolanti, predisponendosi con lietezza d’animo e fiducia. Per poter giungere a tale lucidità di
pensiero ed efficacia nell’azione è condizione imprescindibile intraprendere un percorso di
autodisciplina attraverso il quale riportare armonia nella nostra vita, sviluppando modalità
psicofisiche che ci orientino verso un trend evolutivo. La sadhana bhakti, millenario sentiero di
realizzazione del sé percorso con successo da grandi Maestri e da loro trasmesso ai propri discepoli
di era in era, offre anche all’uomo di oggi strumenti quantomai preziosi per uscire da condizioni
frammentate ed alienanti e ritrovare un appagamento profondo e duraturo. Scopo del Centro Studi
Bhaktivedanta, con i suoi numerosi programmi ed attività, è proprio quello di mettere a disposizione
antiche tecniche ed imperitura saggezza con un linguaggio ed una metodologia adatti ai nostri tempi.
Buona continuazione e buona realizzazione dei vostri sogni.
(1) Bg. II.67
(2) Uno dei sei darshana o sistema di pensiero classico dell’India. L’autore, il saggio Patanjali,
negli Yogasutra che costituiscono tale darshana ha raccolto tutti i principali insegnamenti sullo
Yoga. Il CSB ha svolto numerosi lavori e studi comparati con la odierna psicologia su questo tema,
richiedibili via internet o direttamente alla nostra Segreteria.
(3) I guna sono i costituenti della materia, potenti energie archetipe che strutturano l’universo.
Sattva indica in generale la virtù con tutte le sue caratteristiche, tra cui bontà, luminosità e
visione; rajas e tamas indicano rispettivamente la passione e l’inerzia/ignoranza.
Lascia un commento