Sole, Salute e Vitamina D
I benefici della luce solare per la nostra salute e come esporsi al sole in modo sicuro
Richard Hobday – 04/07/2013
da Guarire con il Sole (Macro Edizioni, 2008)
Cè ancora molto da capire sugli effetti della radiazione solare sullorganismo umano ma le scoperte
dei medici che lhanno utilizzata come medicina ci danno almeno qualche indicazione su cosa fare e
cosa non fare. Questi medici hanno utilizzato la luce solare per curare e guarire ferite di guerra e
tubercolosi. I loro pazienti godevano di uno stato di salute miserevole ed erano estremamente
sensibili alla luce solare; oggi poche persone si trovano in condizioni equiparabili alle loro. In
ogni caso sembra ragionevole suggerire che per utilizzare in modo sicuro la luce solare oggi valgono gli stessi principi validi in epoche precedenti.
I punti principali dellelioterapia, riassunti di seguito, forniscono un punto di partenza a
chiunque voglia utilizzare lelioterapia a scopo terapeutico. Nelle pagine che seguono vengono prese
in esame alcune delle indicazioni pratiche più importanti: limportanza del fattore latitudine,
altitudine, ora del giorno, periodi diversi dellanno, temperatura ambiente mentre si prende il sole e altro ancora.
Queste variabili incidono direttamente sul modo in cui il nostro organismo reagisce alla luce solare
ed è bene familiarizzarsi con questi concetti. Una delle funzioni su cui maggiormente influiscono è la capacità della pelle di sintetizzare vitamina D.
Esporre lintero corpo di un giovane adulto bianco a una dose di radiazioni ultraviolette (UV) di
durata abbastanza lunga da causare un appena percepibile rossore della pelle ventiquattrore dopo
lesposizione (il che corrisponde nel linguaggio medico ufficiale a una dose minima eritematogena,
ossia a un MED) può produrre lequivalente di circa 10.000 UI di vitamina D, un quantitativo largamente in eccesso rispetto a quanto viene richiesto quotidianamente.
Ma è in ogni caso utile perché lorganismo umano così facendo immagazzina la vitamina D nei tessuti
grassi e nel muscolo scheletrico, rendendola poi disponibile in quei periodi in cui la luce solare è troppo debole perché la sintesi della vitamina D avvenga ai giusti livelli.
Se il quantitativo minimo giornaliero dellindividuo medio su indicato è di 200 UI, allora il
quantitativo minimo annuale di vitamina D è di circa 73.000 UI. Quindi, mettendo in conto che questo
individuo normalmente produrrà un po meno vitamina D quando lesposizione al sole è più moderata,
diciamo 7.000 UI, avrebbe bisogno di 11 sessioni di esposizione per generare abbastanza vitamina D
per coprire un anno. Ma non è così semplice. Per un verso la dose raccomandata giornaliera può andare bene se lobiettivo è la prevenzione di rachitismo e osteomalacia.
Ma se lobiettivo diventa la prevenzione del cancro alla pelle, oppure una ottimale struttura ossea,
potrebbe essere necessario raddoppiare questo quantitativo. Nella pratica, quindi, arrivare a una
cifra che indichi chiaramente il fabbisogno di esposizione solare per soddisfare le nostre richieste
di vitamina D diventa piuttosto complicato, se non impossibile. Ancora di più se consideriamo che ognuno di noi ha una sua modalità di reazione alla luce solare.
Come prendere il sole senza danni per la salute
Programmate lesposizione evitando di concentrare tutto in due o tre settimane dellanno.
Se andate allestero in un clima più caldo o più freddo, prima di prendere il sole, per qualche giorno fate delle camminate allaria aperta e fresca.
Non arrostitevi: la temperatura dellaria per abbronzarsi senza danni per la salute dovrebbe essere inferiore a 18 °C (o 64 °F).
Il periodo più importante dellanno per prendere il sole è in primavera e inizio estate.
Il primo sole del mattino sembra sia particolarmente benefico. Appena dopo lalba è lideale.
Delle esposizioni frequenti e di breve durata sono da preferire a una prolungata esposizione.
È essenziale esporsi allintero spettro della luce solare, quindi è meglio non usare creme solari e simili.
Un cappello vi aiuterà a proteggere la delicata pelle del vostro viso, collo e testa.
Se siete sensibili alla luce solare cominciate a esporre al sole prima i piedi, poi le gambe e solo alla fine si possono esporre, con grande cautela, laddome e il tronco.
Se volete una vera e propria tintarella, bisogna prestare molta attenzione al modo in cui la
tintarella si sviluppa gradualmente e, prima di esporre le parti più sensibili del corpo, calcolare il livello di tolleranza personale alla luce solare.
Mangiate alimenti integrali, evitate quelli raffinati o troppo elaborati. Evitate di prendere largomento alla leggera e soprattutto non scottatevi.
Come abbiamo già visto, le persone di origine asiatica e africana necessitano di una esposizione più
lunga a causa del più alto contenuto di melanina della loro pelle. Una persona di pelle nera avrebbe
bisogno dellequivalente di sei MED di una persona di pelle bianca per generare la stessa quantità
di vitamina D. Naturalmente, maggiore è la quantità di pelle esposta maggiore è la quantità di
vitamina D sintetizzata. I padri dellelioterapia normalmente esponevano gran parte del corpo
mettendo in ombra la sottile e delicata pelle della testa e del collo, massimizzando quindi la
quantità di pelle esposta al sole e proteggendo le aree maggiormente a rischio di invecchiamento
accelerato e di carcinoma basocellulare e spinocellulare. Il volto, il collo e il petto sono da due
a quattro volte più sensibili al sole rispetto agli arti, per questo il rischio di scottature è più alto.
Gli indumenti ostacolano o a seconda del tipo di tessuto impediscono in misura più o meno
significativa la formazione di vitamina D. Alcuni test hanno dimostrato che la lana nera è molto
efficace nel bloccare i raggi solari, fino a fermare più del 98% della radiazione incidente UVB che
così non riesce ad attraversare la pelle. Il cotone bianco permette laccesso del 50% circa ma,
anche in questo caso, sarebbero necessari parecchi MED prima che la sintesi di vitamina D abbia
luogo. Nellindagine svolta a livello europeo sui livelli di vitamina D tra i settantenni, di cui
abbiamo parlato nel Capitolo 3, i livelli più bassi furono riscontrati tra gli anziani nei paesi
caldi del sud Europa. Indossare abiti per proteggersi dal sole unabitudine normale tra gli
anziani nel sud Europa era un forte predittore di deficienza di vitamina D. La stessa situazione
si riscontra tra i beduini che vivono nel deserto del Negev. Gli indumenti rappresentano dunque una
barriera efficace contro i raggi ultravioletti anche in climi con unalta insolazione.
Vitamina D, salute e invecchiamento
Gli anziani e i giovani non tollerano il calore del sole, ma hanno la tendenza a cercarsi degli
angolini caldi se se ne presenta loccasione. Gli anziani avrebbero davvero bisogno di crescenti
quantitativi di esposizione al sole a causa del fatto che la loro pelle perde la capacità di
produrre vitamina D man mano che si invecchia. Lo spessore dellepidermide declina con letà ma
anche la quantità del precursore della vitamina D il 7-deidrocolesterolo declina. Secondo alcune
stime, intorno alletà di 70 anni, la capacità di produrre vitamina D si riduce del 30-50% di
efficacia, rispetto a un ventenne. Di conseguenza, parlando in generale, per gli anziani sarebbe
consigliabile trascorrere molto tempo allaperto senza del resto esporsi al sole forte per evitare
il rischio di infarto. Per bambini e adolescenti il fabbisogno di vitamina D è minore rispetto agli
anziani e di conseguenza è minore anche il bisogno di esporsi al forte sole. Questo non significa
che i bambini non debbano stare allaperto, come suggeriscono alcuni esperti; significa solo che i genitori devono sorvegliarli con attenzione ed evitare che prendano troppo sole.
Unaltra caratteristica del processo di invecchiamento che condiziona i livelli di vitamina D è che
il suo assorbimento dagli alimenti attraverso gli intestini diventa meno efficiente negli anziani.
Tuttavia, la vitamina D attivata dalla luce solare è indipendente da qualsiasi problema di
assorbimento per via intestinale e non presenta controindicazioni di sorta quanto a tossicità (a
differenza degli alimenti). Per queste e altre ragioni, di cui abbiamo già detto, per gli anziani lesposizione al sole è una opzione migliore rispetto ai supplementi orali.
Il modo in cui reagiamo al sole dipende molto dal nostro stato di salute. Una persona che non ha
problemi di salute riesce a tollerare il sole molto meglio di una più o meno gravemente malata.
Alcune malattie possono trarre grande beneficio da unattenta esposizione al sole mentre per altre
il sole è del tutto controindicato. Alcuni malati gravi devono essere tenuti nelloscurità totale
perché la loro malattia li rende intolleranti alla luce. Una persona che assume farmaci
immunodepressivi dovrebbe usare molta cautela per quanto concerne lesporsi al sole a causa dellaumentata suscettibilità al cancro della pelle.
Farmaci come carbamezapina, fenitoina e rifampina indeboliscono lattivazione della vitamina D o
accelerano la sua eliminazione dallorganismo; malattie croniche del fegato e dei reni possono,
inoltre, causare deficienza di vitamina D. Un altro elemento da tenere in attenta considerazione è
che una pelle ben nutrita e sana risponde meglio alla luce solare rispetto a una pelle che presenta
insufficienze di nutrienti o che contiene livelli anormalmente alti di grasso. Su questo argomento torneremo comunque alla fine di questo capitolo.
Tratto da Guarire con il Sole (Macro Edizioni, 2008) >> http://goo.gl/KI8EG
Richard Hobday
Guarire con il Sole
I benefici della luce solare per la nostra salute
Editore: Macro Edizioni
Data pubblicazione: Luglio 2008
Formato: Libro – Pag 303 – 13,5×20,5
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__guarire_al_sole.php?pn=1567
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