Sri Nisargadatta Maharaji (1897-1981)
(Trad. di Aliberth)
Sri Nisargadatta Maharaj nacque nel marzo 1897, nel giorno natale di
Hanuman, ed in suo onore gli fu dato il nome di Maruti. Suo padre lavorava
come dipendente e acquistò poi un terreno diventando agricoltore nel tempo
libero. Dopo che il padre di Maruti morì, nel 1915, Maruti andò a Bombay con
il suo fratello maggiore. Nel 1924 si sposò con Sumatibai e insieme
divennero genitori di tre figlie femmine ed un maschio. Poi cominciò a
lavorare come impiegato in un ufficio, ma ciò non faceva parte del suo
temperamento e presto lui si dette a modesti affari. Aprì un negozio di bidi
(le sigarette indiane arrotolate a mano) e cominciò a venderle. La cosa lo
fece diventare prospero.
Egli aveva un intelligente amico di nome Yashwantrao Bagkar, un acuto
ricercatore della verità. Facevano sempre dei dibattiti e un giorno il suo
amico lo portò ad incontrare Shri Sadguru Siddharameshwar Maharaj. Anche se
fu scosso da Sri Siddharameshwar, Maruti sentiva che l’insegnamento
proveniva da oltre lui. A Maruti fu dato un mantra, totalmente in linea con
la tradizione Navnath, e le istruzioni su come meditare. La sua pratica
cominciò a decollare veramente tra gli anni 1933-1936.
Sri Siddharameshwar morì nel 1936 ed evocò in Maruti un forte sentimento di
rinuncia, che egli mise poi in atto. Abbandonò la sua famiglia e il negozio
di bidi e partì per andare sull’Himalaya. Srikant Gogte e P.T. Phadol,
nell’introduzione al libro di Sri Nisargadatta “Io sono Quello”, dicono di
lui, “Sulla strada per l’Himalaya, dove aveva in programma di trascorrere il
resto della vita, egli incontrò un fratello-discepolo, che lo convinse sulle
carenze di una vita totalmente non-mondana e sulla più grande fecondità
spirituale di una azione spassionata nel mondo”. Quando ritornò, scoprì che
dei suoi sei negozi ne era rimasto solo uno, ma che esso era comunque
sufficiente per il sostentamento della sua famiglia, e così Maruti diventò
Sri Nisargadatta Maharaj, dedicando tutto il suo tempo libero alla
meditazione delle istruzioni del suo guru.
Un paio di anni prima che Sri Nisargadatta avesse incontrato Sadguru
Siddharemeshwar per la prima volta, un giovane Americano che in incognito
faceva la ricerca spirituale verso la sua Illuminazione – e che ebbe, alcuni
anni dopo, la fama come ‘Anonimo’ in un romanzo del famoso drammaturgo
Inglese W. Somerset Maugham, dal titolo ‘The Razor’s Edge’ – fece a sua
volta visita a Sri Siddharemeshwar, e fu uno dei primi Americani a farlo.
Il giovane Americano viaggiò a Bijapur per incontrare il Maharaj e, mentre
era lì, seppe dell’esistenza del Vihangam Marg, la ‘Via degli uccelli’. Il
Maharaj insegnò a lui quello che più tardi imparò anche Sri Nisargadatta, e
cioè: “che solo ascoltando e praticando gli insegnamenti del Maestro e
riflettendoci su, proprio come l’uccello che vola da un albero all’altro, si
può ottenere velocemente il Risveglio”. Anche se “la Via dell’uccello” non è
trattata nel libro di Maugham, essa più tardi avrà un ruolo assai
importante, nel modo come la vita del giovane Americano si svolge dopo il
romanzo, e l’interazione che avviene nell’esperienza di Risveglio di un
altro. E neppure, “la Via dell’uccello”, è particolarmente trattata nelle
opere di Sri Nisargadatta, tuttavia, egli voleva che la comprensione della
Realtà Ultima fosse accessibile a tutti, perciò rifiutò di utilizzare un
linguaggio tecnico o complicato, usando invece esempi tratti dalla vita
quotidiana, predicando nel più diretto, semplice e assai lucido linguaggio
del Vihangam Marg.
Sri Nisargadatta continuò a vivere la vita di un comune lavoratore Indiano,
ma il suo insegnamento, che egli trasmise nella sua opera principale “I Am
That” e che è radicato nella antica tradizione delle Upanishad, ebbe un
significativo impatto filosofico nel pensiero contemporaneo. I devoti
venivano da tutto il mondo per ascoltare il messaggio unico di Nisargadatta,
fino al momento della sua morte, nel 1981. Un esempio di persona che fu
scossa dai suoi libri è Aziz Kristof, etichettato come un maestro
non-tradizionale Advaita-Zen, che, leggendo il libro di Nisargadatta ‘I Am
That’, scrive quanto segue:
“In quel momento, sapevo di aver trovato il mio maestro. (Anch’io, leggendo
il suo libro, ebbi questa sensazione – N.d.T.) Egli parlava alla mia
essenza, il suo spirito toccava profondamente il mio cuore. Grazie a lui
realizzai la necessità di stabilizzare lo Stato della Presenza a cui ero già
svegliato. Egli lo chiamava lo stato di ‘Io-Sono’. Per la prima volta,
ottenni la chiarezza riguardo al Sentiero e la necessità del Retto Sforzo.
Mantenere lo Stato della Presenza divenne un nuovo compito, ed era una nuova
sfida. Facendo lunghe passeggiate a piedi, cercavo di non perdere questo
Stato, neanche per un solo momento”.
È interessante notare che il Wanderling, il cui insegnante Zen era la stessa
persona indicata sopra come “Anonimo Americano”, quando ebbe bisogno di un
titolo per il documento sulla sua personale Realizzazione su cui stava
lavorando, lesse un libro di Yatri dal titolo “L’Uomo Sconosciuto: la
nascita misteriosa di una Nuova Specie” (Sidgwick & Jackson, 1988), in cui
si menzionava il termine ‘Dark Lluminosity’, riprese il seguente passaggio
tratto dal libro “I Am That” di Sri Nisargadatta:
“Guarda da vicino e vedrai che tutti i nomi e forme non sono che transitorie
onde nel mare della coscienza, che solo la coscienza può essere definita
esistente, e non le sue trasformazioni. Nella vasta infinità della coscienza
appare una luce, un piccolo punto che si muove rapidamente traccia le
forme-pensieri ed i sentimenti, le idee e i concetti, come una penna che
scrive sulla carta. E l’inchiostro che lascia quella traccia è la memoria.
Tutti voi siete quel piccolo punto, e dal vostro movimento il mondo è sempre
ri-creato. Interrompete il movimento e non vi sarà nessun mondo. Guarda
attentamente al tuo interno e troverai che il punto di luce è il riflesso
della immensità di luce nel corpo, come senso del “Io sono”.
C’è solo la luce, tutto il resto appare. Per la mente, essa [la luce] appare
come oscurità. Essa può essere conosciuta solo attraverso i suoi riflessi.
Tutto può essere visto alla luce del giorno – tranne la luce del giorno.
Essere il punto di luce che traccia il mondo, è essere turiya. Essere la
luce stessa, è turiyatita. Ma a che serve utilizzare i nomi, quando la
realtà è così vicina?”
“Per la mente, essa [la luce] appare come oscurità. Essa può essere
conosciuta solo attraverso i suoi riflessi”. La frase, che la luce è essa
stessa turiyatita che appare come oscurità, e i commenti di Yatri hanno
provocato il titolo ‘Dark Luminosity’.
Sri Nisargadatta Maharaj è un fratello spirituale di Sri Ranjit Maharaj. ‘I
Am That’ (Io Sono Quello) è il più noto e forse il più venduto libro Advaita
(nonduality) di Nisargadatta Maharaj. Esso è stato tradotto in Occidente dal
Dr. Maurice Frydman. (Fonte prima di ricerca I Am That, con qualche
adattamento da: Il Nettare dei piedi del Signore’, a cura di Robert Powell.
Lascia un commento