STATI ALTERATI DI COSCIENZA – 11
da “Enciclopedia olistica”
di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli
DROGHE E PSICHEDELICI
Le droghe trascendentali
Linsegnamento del dio Shiva alla dea Parvati
di Nik Donglas e Penny Slinger
da ‘Shiva Puranat tradotto da ‘Les secrets de l’extase’
Sulla sommità del sacro Monte Meru, al centro dell’universo, Shiva, il supremo Yogi, e Shakti, la
sua sensuale controparte femminile, contemplano il mondo e i suoi abitanti.
Sorridendo interiormente la dea domanda: ‘Quali sono le differenti maniere di acquisire i poteri
magici? Parlami anche, per favore, della giusta utilizzazione delle droghe. Tante domande e le loro
segrete risposte si agitano nel mio cuore pensieroso!’
Sporgendosi per accarezzarle i capelli, e guardandola negli occhi, il Signore Shiva disse alla sua
sposa Parvati: ‘Mia adorata, nonostante i pensieri siano numerosi, rare sono le vere risposte!
Benché i poteri magici facciano parte del Tantra, non sono in sé stessi un fine. I poteri magici,
chiamati Siddhis, sono stati la causa di dispute, di gelosie, di karma e di vite senza fine. E’
persino accaduto che degli Yogi rompessero i loro voti. Per amore dei poteri magici numerosi sono
coloro che si sono allontanati dal buon senso e dalla ragione. Certe forme di poteri magici sono
naturalmente presenti alla nascita poiché provengono da vite precedenti, da influenze astrologiche,
dai genitori o dagli antenati. Altri sono acquisiti attraverso pratiche di austerità, ritirando i
sensi dal contatto con il mondo esterno e trasformando il modo di agire. I Siddhis possono anche
essere acquisiti vivendo lunghi periodi in un assortimento meditativo intensamente concentrato, con
la costante ripetizione di potenti mantra e con la corretta utilizzazione di droghe.
Questi cinque metodi sono quelli attraverso i quali i mortali possono ottenere dei Siddhis. Una
persona che ha il controllo sui poteri magici si chiama Siddha. Sono molti i Siddha che sono giunti
aldilà delle limitazioni mondane diventando l’incarnazione del potere magico. Le droghe hanno il
potere di trasportarci aldilà della dimensione mondana. Dai tempi più antichi molte droghe sono
state utilizzate nei riti magici. Tuttavia le droghe tendono ad essere così imprevedibili come le
persone, e come il sesso, possono liberare o asservire. Alcuni dicono che il sesso è la più grande
delle droghe e che non c’è sostanza inebriante più potente che l’amore di un uomo per una donna.
Certo è vero che le droghe e il sesso hanno molte cose in comune. Entrambi possono portare
all’acquisizione di poteri magici ed entrambi hanno una natura in sè stessa illusoria, una capacità
di alterare la percezione della realtà. In questo senso, le droghe e il sesso sono entrambi
trascendentali.
Ci sono molti tipi di droghe dagli innumerevoli effetti. Le droghe trascendentali tendono a far
affiorare ciò che giace appena sotto la soglia normale della coscienza. Esse elevano o provocano
l’espansione, intensificando l’attenzione, e possono risvegliare e far salire l’energia Kundalini.
Appartengono a questa categoria la Marijuana, il Charas, I’Hashish, il Bhang e altre sostanze
naturali e organiche attive sulla coscienza. Tuttavia se una persona prende queste droghe in uno
stato d’animo negativo o di instabilità emotiva, è possibile che la negatività e l’instabilità
vengano fortemente intensificate. L’esperienza della droga diviene allora spiacevole, persino
terrificante, e ne risulta di solito un sentimento di profonda paura. D’altra parte, se una persona
prende queste droghe naturali con un’attitudine mentale positiva ed una certa preparazione yogica,
ne risulteranno delle esperienze trascendentali ed estatiche.
Ci sono anche delle droghe che tendono a contrarre o restringere il campo della coscienza, a
bloccare la percezione e a portare infine verso l’oblio. Non sono delle droghe trascendentali e il
loro uso non è mai stato approvato da nessun Maestro. Fanno parte di questa categoria i derivati
dell’Oppio e le numerose sostanze che alterano la coscienza. Tali droghe producono un effetto
negativo sia sul corpo che sullo spirito, qualunque sia lo stato mentale nel quale ci si trova. Esse
tendono a bloccare le emozioni e a provocare disarmonia all’interno del corpo sottile. Esse inoltre
attirano le influenze e le entità negative, e creano degli ostacoli karmici che sono difficili da
superare.
Le droghe naturalmente elevatrici hanno un effetto spirituale sicuro quando sono correttamente
utilizzate come dei sacramenti. Quando sono presi sotto la direzione di una guida spirituale o di un
Maestro esse servono ad iniziare all’esperienza della trascendenza, liberando l’individuo dai limiti
che si è creato.
Le droghe trascendentali possono fornire una scorciatoia verso l’illuminazione, liberando l’ego e il
sé e favorendo nello stesso tempo l’accrescimento della ricettività e della comunione mistica.
Queste droghe dovrebbero essere prese solamente con uno spirito di iniziazione e un’attitudine
mentale positiva.
Quelli che non dimenticano di invocare le qualità trascendentali di Shiva, mentre prendono queste
droghe, non hanno nulla da temere.
Le droghe sono delle entità in sé. L’anima della Marijuana, per esempio, è femminile, essa è
attraente e molto seducente. In sua presenza il tempo passa senza che quasi ci si accorga. Il suo
dolce profumo inebria i sensi ed eleva lo spirito. Essa è gratificata dagli uomini eroici e dalle
donne sensuali.
Quando una coppia fuma insieme la Marijuana le permette di partecipare alla loro relazione.
Accettando il loro invito, l’anima della Marijuana aggiunge spontaneità e humour, agendo nel
contempo come potente iniziatrice. Trasportando la coppia nella sua dimensione, l’anima della
Marijuana esalta e intensifica nello stesso tempo l’amore e la sensibilità.
Anatomia dell’allucinazione: profeti del vuoto
di Judith Hoper e Dick Teresi
da: ‘L’universo della mente’
Il quarantunenne Siegel è probabilmente l’esperto mondiale sulle allucinazioni prodotte
scientificamente. Si dà anche il caso che sia stato l’unico scienziato americano a continuare a fare
ricerche sull’LSD nell’epoca postpsichedelica. (Ai fini scientifici, l’epoca delI’LSD terminò nel
1966, l’anno in cui il composto divenne una “sostanza controllata”, circondata da più burocrazia di
una visita ufficiale nelle province sovietiche). Ma, senza violare una sola legge, Siegel ha
somministrato LSD, mescalina, marijuana, anfetamina, cocaina, psilocibina, polvere degli angeli,
barbiturici e altre sostanze psicoattive a centinaia di volontari all’Istituto neuropsichiatrico
dell’UCLA. E nessuno, egli dice, ha mai fatto un cattivo viaggio nel suo laboratorio.
La storia del primo dizionario scientifico dello spazio interno è contrassegnata da un certo
interessante karma psicofarmacologico. Per esempio, Ron Siegel è nato nello stesso anno (1943) in
cui Albert Hofmann, un chimico che lavorava ai laboratori Sandoz in Svizzera, ingerì per errore un
oscuro composto dell’acido lisergico e fece il primo viaggio al mondo causato da quest’acido. La
storia si ripeté un quarto di secolo dopo quando Ron Siegel, nel corso di esperimenti sulla chimica
della memoria a Dalhousie, stava pesando della fine polvere bianca che era puro LSD-25 della Sandoz
– il Ding-an-sich (la cosa-in-sé), il Pouilly-Fuissé dell’acido. Un po’ della polverina aderì
presumibilmente alle sue dita ed entrò nel suo circolo sanguigno, poiché il ricercatore si trovò ben
presto in uno stato decisamente alterato.
Piuttosto che abbandonarsi all’esperienza mistica, Siegel cercò un modo per applicare il suo
abituale sangue freddo behavioristico al mondo soggettivo. Ciò avvenne non molto tempo prima che si
affacciasse sulla scena una nuova scienza dell”‘introspezione sperimentale” (un altro ossimoro di
Siegel).
“Nei primi anni della ricerca psichedelica”, ricorda Siegel, “l’esperienza della droga era
considerata troppo complicata per poterla descrivere. L’affermazione più circostanziata che si
poteva avere da un protagonista di un viaggio era “Uau!”.
Poiché per Siegel “Uau” era un’espressione troppo soggettiva, egli continuò a lavorare a un codice
standardizzato dell’allucinazione. Attraverso inserzioni pubblicitarie in quotidiani diffusi nei
bassifondi, egli reclutò nel suo laboratorio all’UCLA un gruppo pionieristico di esploratori dello
spazio interno. Prima di somministrare loro una singola droga, egli usava diapositive colorate per
insegnare loro un nuovo vocabolario visivo. “Essi non dicevano solo: ‘È un verde chiaro, o un verde
pisello…”‘ spiega Siegel, “ma dicevano: ‘È una lunghezza d’onda di 540 milioni’, e avevano un
margine di errore di un paio di millimicron”. Gli altri punti di riferimento nel paesaggio mentale
erano forme geometriche e tipi di moto. Se ai soggetti di Siegel veniva proiettata un’immagine per
otto millisecondi (V125 di secondo), essi erano in grado di classificarne il colore, la forma e le
dimensioni di movimento con la stessa precisione con cui gli zoologi etichettano generi e specie.
In seguito, mentre una certa dose di un certo farmaco psicoattivo circolava nel loro flusso
sanguigno (sostanza e dosaggio venivano cambiati ogni settimana), gli “psiconauti” entravano nelle
camere buie, isolate acusticamente, del laboratorio. (A noi non fu consentito di avvicinarci alla
zona delle allucinazioni, poiché Siegel è abbastanza attento a evitare la pubblicità che inquinò gli
esperimenti di Timothy Leary a Harvard all’inizio degli anni sessanta). Qui i soggetti comunicavano
circa venti volte al minuto le loro visioni, nel codice precostituito, attraverso un citofono.
“Registravamo queste relazioni da tutti i nostri soggetti e facevamo un’analisi statistica per
ottenere un’immagine prototipo media”, racconta Siegel. “Poi chiedevamo a un artista di disegnarla.
Le immagini venivano riproiettate in seguito ai soggetti, i quali sceglievano quelle che si
avvicinavano di più alle allucinazioni da loro sperimentate”.
Dopo vari anni di minuziosi rilevamenti di questi paesaggi immaginari, Siegel scoprì una cosa
straordinaria: la mente dell’uomo contiene solo un certo numero di visioni.
Quando gli psiconauti chiudevano gli occhi e guardavano dentro di sé senza aver preso droghe,
vedevano tonalità nere, bianche e violette.
Sotto l’influenza di sostanze psichedeliche i colori predominanti erano invece il rosso, l’arancione
e il giallo, mentre il THC (tetraidrocannabinolo), il principio attivo della marijuana, produceva un
azzurro freddo. Assumendo placebo, sedativi e anfetamina, i volontari di Siegel vedevano
principalmente tediose forme bianche e nere che si muovevano a caso; sotto gli effetti dell’LSD e
della mescalina vedevano forme geometriche che diventavano sempre più complesse col procedere del
viaggio. Man mano che l’esperienza si faceva più intensa, queste forme ruotavano, pulsavano ed
esplodevano, cedendo poi il posto a immagini più personali (su questo argomento ci soffermeremo più
a lungo in seguito).
Ma la cosa che interessò di più a Siegel era la seguente: qualsiasi allucinogeno prendessero, gli
psiconauti continuarono a vedere quattro forme geometriche fondamentali ricorrenti: le stesse
quattro forme, o “costanti geometriche”, che uno scienziato dell’Università di Chicago, Heinrich
Kluver, aveva decifrato nelle allucinazioni da mescalina già negli anni venti. Fu Kluver a dar loro
i nomi: la spirale, la galleria o l’imbuto, la ragnatela e la grata (o griglia o favo).
La lezione è che un cervello umano, appartenga esso a uno studente del secondo anno dell’Università
di California a Los Angeles o a uno sciamano huichol, è costruito nello stesso modo e ha
allucinazioni lungo le stesse linee.
Tutte le visioni possibili sono predeterminate dal nostro cablaggio elettrochimico.
Le allucinazioni hanno una proprietà simile, se si crede a Ron Siegel. I1 nostro cervello
immagazzina informazioni nella forma di immagini, e queste vecchie immagini sono soggette ad
attivarsi ogni volta che noi volgiamo i nostri sensi verso l’interno. “Quando fuori è ‘buio’, quando
i nostri sensi non ci danno accesso al mondo reale – come per esempio nella deprivazione sensoriale,
nell’arresto cardiaco o nel sonno – noi vediamo l’arredo della nostra mente, le immagini memorizzate
in essa. L’altro modo per avere allucinazioni è quello di attizzare il fuoco, di stimolare in misura
eccessiva il cervello con una quantità di LSD o con qualcos’altro e di vedere le proprie immagini
interne sovrapposte al mondo esterno”.
Per essere precisi, nell’allucinazione ci sono due fasi. La fase uno è quella geometrica cui abbiamo
già accennato. La fase due è complessa e le sue immagini sono strettamente personali: conigli
bianchi, omini verdi, serpenti tricipiti, angeli, demoni, “Lucy in the Sky with Diamonds” (LSD),
viaggi fuori del corpo, la faccia della nonna morta.
Quella che nella fase uno è stata una similitudine (“Mi sento come se volassi”), nella fase due
diventa una realtà letterale (“Sto volando”).
La fase due non si presta ovviamente ancora – a un sistema di classificazione scientifica. Ma, dice
Siegel, nascoste in tutta questa stranezza ci sono ancora certe regole del moto nascoste (per
esempio le cose tendono a pulsare e poi a ruotare). Ci sono leggi che governano la metamorfosi delle
immagini: gli uccelli si trasformano di solito in pipistrelli, i pipistrelli in scope e poi in
streghe. I particolari tendono ad accalcarsi nel campo visuale periferico, e le luci brillanti in
centro.
E queste regole sono veramente regole neurali, dice Siegel.
“La forma suggerisce che una colonna di cellule corticali, che archiviano certi ricordi sotto forma
di immagini, è eccitata, cosa che evoca una fila di immagini. Il maestro dell’allucinazione ha
applicato la sua cartografia anche a una grande varietà di stati alterati non indotti da farmaci.
Iperventilazione, ipoglicemia, corse su lunghe distanze e la demenza della neurosifilide, per
menzionarne solo alcuni. Stati di timore estremo, sogno, fantasticherie, e le “aure” surreali che
precedono gli attacchi di emicrania; fiutare la colla, osservare cristalli, bombardamento
sensoriale, deprivazione sensoriale, danze ritmiche e luci intermittenti.
Per non menzionare i marinai di navi che hanno fatto naufragio e gli speleologi rimasti intrappolati
in caverne, che a volte hanno visioni simili a quelle dei santi.
Una settimana dopo la nostra visita a Siegel, telefonammo a Jack Cowan a Chicago e gli chiedemmo di
parlarci dei meccanismi di un cervello in preda ad allucinazioni.
Cowan è un biofisico-matematico che progetta modelli matematici del cervello. “Assieme a un mio
allievo determinai ciò che accade realmente nel cervello di un individuo quando ha delle
allucinazioni,” ci dice. “Questo fatto la dice lunga su come sono i circuiti nella corteccia
cerebrale”.
Ed ecco gli imbuti, le ragnatele, le spirali e le grate/favi – le quattro costanti geometriche di
Kluver – realizzati nel regno astratto delle simulazioni al computer di Cowan, esattamente come lo
erano nelle camere visionarie di Siegel. Le equazioni di Cowan dimostrarono che, ogni volta che
l’eccitazione elettrica supera una soglia critica, la corteccia genera le forme allucinatorie che ci
sono familiari. Che queste geometrie assomiglino ad altre strutture in natura, e in particolare alle
correnti di convenzione ascendenti e discendenti in liquidi scaldati, non è un caso, secondo Cowan,
poiché ai cervelli e ai liquidi turbolenti si applicano le stesse leggi matematiche “Se riscaldate
un liquido in una pentola, vedrete formarsi in esso dei favi”, spiega. “Le strutture sono le stesse
che si vedono nelle allucinazioni. La matematica di questi fenomeni è nota come rottura di
simmetria. Ogni volta che si ha un sistema fisico con simmetrie come lo stato di quiete di un
fluido, in cui tutte le molecole si muovono in modo casuale e sono distribuite in modo più o meno
uniforme – e che vi si introducono perturbazioni, le simmetrie si rompono. Allora si formano delle
strutture”. Nel cervello l’equivalente della fiamma accesa sotto la pentola potrebbe essere l’LSD,
un attacco di petit mal, uno stato psicotico o qualsiasi cosa che sottoponga la corteccia a una
stimolazione eccessiva.
fine
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