da “Enciclopedia olistica”
di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli
STATI DI COSCIENZA E PARAPSICOLOGIA
Psicocinesi, le nuove frontiere della ricerca psichica
di William Giroldini
Introduzione
Nell’ambito dei fenomeni studiati dalla moderna Ricerca Psichica, la psicocinesi occupa senz’altro
una posizione di primaria importanza.
Col termine “psicocinesi” si definisce una classe di fenomeni che sembrano implicare una interazione
diretta fra la mente ed un sistema fisico, sia esso un sistema inanimato oppure biologico.
La psicocinesi (comunemente indicata con la sigla PK) viola apparentemente il postulato secondo cui
si può agire su di un sistema fisico solo applicando ad esso energie o forze note di tipo fisico.
Per il carattere “sovversivo” che tale fenomeno presenta rispetto ai postulati che sorreggono le
attuali acquisizioni scientifiche, la PK, assieme agli altri fenomeni relativi alla percezione
extrasensoriale, non è stata ancora pienamente accettata in ambito scientifico.
Ciò nonostante, una massa crescente di ricerche sperimentali depone a favore della realtà del
fenomeno. Cercheremo di riassumere brevemente i risultati delle principali ricerche sulla PK e
sistemi biologici, oppure sistemi fisici casuali, ed inoltre verranno esposte le premesse teoriche
ed i primi risultati di una ricerca sperimentale sulla PK che stiamo conducendo a Milano da circa
due anni.
La PK nei sistemi biologici: alcuni esempi
Molte ricerche di buon livello sono state condotte per verificare la possibilità di influenzare
mentalmente la crescita di piante o semi o di modificare parametri elettrofisiologici nelle piante.
Possiamo citare i lavori di Barros, Quevedo e Garulo (1977) che riportarono risultati positivi sulla
crescita di un elevato numero di semi, su quali veniva esercitata a distanza un’azione PK intesa ad
aumentare la velocità di crescita. Un uguale numero di semi di controllo erano tenuti nelle stesse
condizioni di temperatura, umidità e luce, con scelta casuale dei lotti da considerare come “target”
e come controllo.
In un altro tipo di esperimento, Brier (1969) collegò le foglie di varie piante con elettrodi per
registrare le variazioni di resistività elettrica. Quindi vari soggetti, a distanza, cercavano di
alterare questa variabile fisiologica per un tempo prefissato, ad esempio 5 minuti. I valori medi di
resistività venivano quindi confrontati con quelli dei 5 minuti precedenti e seguenti, ed in tal
modo fu possibile dimostrare che c’era stata una significativa variazione rispetto ai periodi di
controllo.
Qualche anno fa (Giroldini, 1986) ho replicato con successo questo tipo di esperimento, con la sola
variante di misurare i deboli segnali elettrici spontanei sulle foglie, anziché la resistenza
elettrica. In questi test, l’azione PK era basata sulla visualizzazione mentale della pianta da
parte del soggetto, il quale agiva a una distanza variabile fra 8 e 200 metri circa, mentre nessuno
era presente nel laboratorio ed i dati erano raccolti in modo automatizzato.
Nel 1982, Nash ha realizzato esperimenti in cui 60 soggetti cercavano, mediante azione mentale, di
aumentare o diminuire la crescita di colonie di batteri Escherichia coli. I risultati furono molto
positivi ed i tassi medi di crescita nei tubi di cultura furono esattamente nell’ordine
“promozione” > controlli > “inibizione”.
Recentemente, Braud e Schlitz (1989) hanno invece descritto esperimenti in cui 40 volontari
tentarono con successo di influenzare mentalmente l’attività elettrodermica (EDA) di soggetti posti
in stanze perfettamente isolate. I volontari tentarono sia di incrementare che diminuire la EDA in
intervalli casuali, mentre i valori di EDA erano raccolti e analizzati automaticamente mediante un
computer.
La scelta della EDA come variabile fisiologica fu dettata dal fatto ben noto che la EDA è fortemente
correlata agli stati emotivi di una persona, e quindi può “rivelare” l’azione mentale (PK)
esercitata da una persona su un’altra persona anche a livello inconscio.
In un ultimo lavoro, Braud (1990) ha studiato l’influenza menta1e sul tasso di emolisi e globuli
rossi del sangue umano. Le cellule furono sottoposte a stress osmotico e il tasso di emolisi era
misurato spettrofotometricamente. Ciascuno di 32 soggetti tentò di rallentare l’emolisi in 10
provette usando tecniche di visualizzazione, mentre altre 10 provette servivano come controllo. I
soggetti e le provette erano posti in stanze separate, mentre altri aspetti critici del procedimento
erano a “doppio cieco”. I risultati hanno indicato una significativa differenza del tasso di emolisi
fra le provette “protette” e quelle di controllo (P = 0,00002).
In altre ricerche è stato studiato l’influsso PK sul tasso di attività motoria di pesci e ratti, o
su diverse variabili fisiologiche nell’uomo. Molte di queste ricerche hanno dato risultati positivi.
PK con Sistemi Fisici Casuali
Fra i vari metodi sviluppati dalla moderna ricerca psichica per lo studio sperimentale della
psicocinesi, grande attenzione hanno ricevuto i metodi basati sull’uso di sistemi fisici casuali,
per esempio generatori di numeri casuali (RNG), oppure di segnali casuali (RSG). Questi sistemi sono
basati sul decadimento di atomi radioattivi, o sul rumore elettronico dei semiconduttori, tutti
processi casuali. Il vantaggio di questi dispositivi è che il loro comportamento statistico può
essere abbastanza facilmente stabilito empiricamente o teoricamente, in modo da avere un preciso
quadro di riferimento rispetto a cui osservare una eventuale deviazione significativa. In un tipico
esperimento, una persona cerca di distorcere la casualità del sistema in una direzione definita,
utilizzando semplicemente la propria volontà cosciente, ed in condizioni che escludono azioni
fisiche convenzionali. Negli ultimi 10 anni molte ricerche sono state realizzate anche in
prestigiose sedi universitarie. Risultati positivi sono stati riportati da Bierman (1985), Varvoglis
(1986), e Michels(1987). Questi autori hanno studiato in particolare l’influenza della condizione di
biofeedback contro l’assenza di feedback e hanno trovato (come da studi precedenti) che il feedback,
cioè la presentazione immediata del risultato del tentativo di influenzamento PK, favorisce
sensibilmente il successo dell’esperimento. Due gruppi di ricerca, il primo diretto da Jahn (1987,
1988) e il secondo guidato da Lucadou (1981) hanno condotto gli studi sino a oggi più estesi e
completi sulla psicocinesi con l’ausilio di tecniche computerizzate ottenendo entrambi risultati
positivi.
Jahn ha condotto la sua ricerca per circa sei annoi presso la Princeton University con decine di
soggetti e ha ottenuto risultati finali altamente significativi (dell’ordine di P = 0,000001),
trovando che è possibile influenzare mentalmente un Random Event Generator (REG) secondo una precisa
intenzionalità prestabilita, cioè nel senso di aumentare (PK+) o di abbassare (PK-) il tasso degli
eventi casuali rispetto a una base stabilita in assenza di un operatore.
Un altro dispositivo era puramente meccanico, (Random Mechanical Cascade) ed utilizzava un gran
numero di palline di polistirene come bersaglio dell’azione PK. Anche in questo caso sono stati
ottenuti risultati altamente significativi, in accordo con l’intenzionalità del soggetto,
confermando così i risultati di studi precedenti, condotti da parapsicologi, quali per es. Cox
(1974) e Schmidt (1970).
Lucadou ha condotto invece uno studio estremamente complesso in cui l’effetto PK è stato correlato
con diversi tipi di dispositivi RNG, e con molte variabili psicologiche.
La valutazione dei dati ottenuti ha mostrato che la variabile psicologica più importante (in
relazione al successo PK) è la credenza o la non credenza del soggetto nelle possibilità
paranormali.
Un’altra importante conclusione dello studio di Lucadou è che i soggetti sono in grado di migliorare
e promuovere la loro abilità PK in base all’informazione di feedback ricevuta.
Lo stato di conoscenze attuali sulla micro – PK (cioè il tipo di psicocinesi studiata in queste
ricerche) può essere riassunto nei seguenti punti:
1) Esiste una correlazione fra certi processi fisici di tipo casuale e alcune variabili psicologiche
quali l’intenzionalità e la volizione. In altre parole, la mente cosciente sembra in grado di agire
coscientemente sulla materia.
2) Si osserva una significativa differenza in questa correlazione tra una condizione di feedback e
una di non feedback.
3)Il tipo di processo fisico casuale non sembra essere molto importante; la PK sembra in grado di
agire sia su sistemi inanimati come su sistemi biologici.
4) Il miglior quadro teorico per interpretare questi dati sono al momento le cosiddette “Teorie
Osservazionali” sviluppate per esempio da fisici quali Walker (1975), Mattuck (1982) e Bohm (1986),
e basate su particolari interpretazioni della Meccanica Quantistica. Fra l’altro, la M.Q. è stata
fin dagli inizi la sola teoria fisica, tuttora fondamentale, che abbia previsto esplicitamente la
possibilità di interferire con i processi fisici elementari associati alle interazioni fra
particelle.
continua…
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