Una ricerca sui topi chiarisce l’ipotesi che esiste da tempo:
potenziare i ritmi di frequenza gamma aiuta il cervello a eliminare la proteina amiloide, tipica
dell’Alzheimer.
2 marzo 2024 – Elisabetta Intini
Stimolare con un particolare ritmo cerebrale potrebbe proteggere dall’Alzheimer
La tipologia di onde cerebrali indica lo stato in cui si trova il cervello.
Incoraggiare un particolare ritmo cerebrale attraverso vari tipi di stimolazione potrebbe dare
benefici alle persone con malattia di Alzheimer: l’ipotesi esiste da tempo, ma ora una ricerca sui
topi chiarisce meglio i meccanismi di base che lo rendono possibile.
Secondo lo studio, pubblicato su Nature, stimolare i ritmi gamma a 40Hz incoraggia la rimozione
degli accumuli di proteina beta-amiloide tipici dell’Alzheimer aumentando l’attività del sistema
glinfatico, che elimina le scorie dal cervello.
IL RITMO GIUSTO PER RICORDARE. I ritmi o onde cerebrali sono oscillazioni ritmiche e ripetitive di
attività elettrica che derivano dal lavoro sincronizzato di cellule e circuiti del sistema nervoso
centrale, necessario per i vari processi cognitivi. Le onde cerebrali, indicate con varie lettere
dell’alfabeto greco, si distinguono in base alla frequenza e sono individuabili attraverso la
registrazione dell’attività elettrica dell’encefalo o encefalografia (EEG).
Le onde gamma o ritmi di frequenza gamma a basso raggio, quelli di circa 40 cicli al secondo (Hz),
caratterizzano gli stati cerebrali di particolare tensione e sembrano avere un ruolo importante
nella memoria.
Ormai dal 2016 si ipotizza che stimolare le onde a questa frequenza attraverso input sensoriali (per
esempio luci intermittenti o suoni sincronizzati a 40 Hz) o in altri modi possa avere effetti
clinici positivi nei pazienti con Alzheimer.
UNO STIMOLO A RIPULIRE. In una serie di esperimenti coordinati da Li-Huei Tsai, neuroscienziata e
direttrice del Picower Institute for Learning and Memory e della Aging Brain Initiative del MIT di
Cambridge, Massachusetts, emerge che la stimolazione di ritmi gamma a 40Hz nei topi con
l’equivalente dell’Alzheimer induce un particolare tipo di neurone a rilasciare segnali proteici
(peptidi) che a loro volta promuovono la rimozione dell’amiloide.
A sbarazzarsi della proteina è il sistema glinfatico, un sistema di rimozione delle sostanze di
scarto attraverso il liquido cerebrospinale, un fluido che circonda e riempie il cervello e il
midollo spinale. Passate ricerche hanno infatti dimostrato che questo sistema può essere regolato
anche dai ritmi cerebrali.
UNA MIGLIORE CIRCOLAZIONE. Mitch Murdock, primo autore dello studio, è partito col replicare i
risultati di precedenti esperimenti del suo laboratorio, ossia col dimostrare che la stimolazione di
onde gamma a 40 Hz aumentava l’attività neurale a quella stessa frequenza e riduceva i livelli di
proteina amiloide nel cervello dei topi. A questo punto è passato a misurare i cambiamenti dei
flussi del sistema glinfatico.
Nei topi trattati con la stimolazione si è in effetti osservato un aumento del fluido cerebrospinale
nei tessuti cerebrali, e anche del ritmo con cui il fluido interstiziale (un liquido extracellulare)
lasciava il cervello.
I vasi linfatici, che drenano via i fluidi, sono aumentati di diametro, e gli accumuli di amiloide
nei linfonodi cervicali – il “sito di scarico” di tutto questo sistema di fluidi – sono cresciuti.
CANCELLO APERTO. Insomma tutto il sistema di pulizie sembrava funzionare a ritmo più sostenuto,
forse – come è passato a dimostrare il team di scienziati – grazie all’attivazione di un particolare
“canale” all’interno degli astrociti (le cellule che fungono da supporto ai neuroni) che serve a
facilitare lo scambio di fluidi nel sistema glinfatico. Quando questo canale è stato bloccato, la
stimolazione non ha ridotto i livelli di amiloide e la memoria dei topi non è migliorata.
In base ai test effettuati, la pulizia dell’amiloide potrebbe essere stata facilitata dal rilascio
di un particolare peptide (un frammento di proteina) da parte di una classe di neuroni e in risposta
alla stimolazione effettuata. Questo peptide, chiamato VIP, è associato a benefici contro
l’Alzheimer perché aiuta a regolare le cellule vascolari, la circolazione sanguigna e glinfatica.
NON UNA PANACEA. Gli autori sottolineano che questo è solo uno dei possibili meccanismi sottostanti
gli effetti positivi della stimolazione dei ritmi gamma a 40Hz, e che, se i risultati sui topi sono
stati osservabili in poco tempo, per iniziare a vedere eventuali benefici clinici sui pazienti ci
vorrebbero mesi di trattamento continuo, e comunque le evidenze scientifiche di un effettivo
miglioramento rimangono preliminari. Non sempre quello che si osserva sugli animali si traduce
automaticamente nello stesso vantaggio per l’uomo.
dx.doi.org/10.1038/s41586-024-07132-6
da focus.it
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