a cura di Ermando Danese
‘Recentemente scienziati molto stimati hanno cominciato a domandarsi
se alcuni megaliti non siano stati, dopo tutto, costruiti al fine di
trasmettere, o almeno di rappresentare, delle tradizioni spirituali o
culturali. – Scrive Wernick. Alcuni storici hanno esaminato Stonehenge
ed altri megaliti con l’occhio della fede, ed affermano di avervi
trovato misure e rapporti di straordinaria complessità e profondo
significato. Queste misurazioni, come altre simili della Grande
Piramide d’Egitto, dei templi di Akabar in India, della cattedrale di
Chartres in Francia e della Piramide del Sole a Teotihuacàn nel
Messico, si dice rappresentino certe formule esoteriche esprimenti le
nascoste armonie dei cieli e i simboli del passato.
Circoscrivendo la pianta dei megaliti con triangoli, pentagoni ed
esagoni, e misurando le distanze fra alcune punte di queste figure,
moltiplicandoli, poi, oppure trovando le loro radici quadrate, gli
scienziati hanno fatto calcoli che risolverebbero diversi
problemi.John Michell, ad esempio, presenta una serie di carte e
piante per dimostrare che Stonehenge fu ‘costruita secondo la
geometria ed i calcoli del Quadrato del Sole’. Questo mistico Quadrato
del Sole, spiega Michell, è una disposizione di numeri in fila come in
una cartella di tombola, nella quale ogni fila – verticale,
orizzontale o diagonale – dà come risultato 111, mentre la somma
totale dei numeri è di 666, una cifra ricca di significati per gli
occultisti’.Giuseppe Porto scrive che ‘recentemente si è scoperto che
111 metri corrisponde alla millesima parte di un grado dei meridiani.
Questo richiama la prassi medioevale seguita per costruire le
cattedrali gotiche, le cui navate avevano una lunghezza pari alla
millesima parte della larghezza del grado del parallelo geografico su
cui le cattedrali stesse sorgevano’.Infatti, scrive Aldo Tavolaro, che
‘la cattedrale di Chartres sorge su un parallelo geografico
(48°26’53’) la cui lunghezza di un grado è di 74 chilometri. Ebbene,
la lunghezza della navata della chiesa è di 74 metri (millesima parte)
e quella del coro di 37 metri (duemillesima parte) e 37 metri è alta
la volta ed altrettanto profondo il pozzo celtico.La cattedrale di
Beauvais sorge su un parallelo geografico (49°26′) la cui lunghezza di
un grado è di 72 chilometri. La lunghezza totale della cattedrale è di
72 metri (millesima parte della lunghezza di un grado del parallelo) e
36 metri è lungo il coro (duemillesima parte). La cattedrale di Amiens
sorge su un parallelo geografico (49°53′) la cui lunghezza di un grado
è di 70 chilometri e i transetti della cattedrale sono lunghi 70
metri. La cattedrale di Reims sorge su un parallelo geografico
(49°,15′) la cui lunghezza di grado è di 71 chilometri. La cattedrale
è lunga 142 metri, ossia due volte la millesima parte del grado di
quel parallelo.Il cubito sacro o di Salomone (cm 55,5) con il quale
quel saggio re costruì il tempio di Gerusalemme, rientra tra quelle
misure lineari antiche che hanno una matrice geografica perché
discende dal meridiano terrestre13.
Lo troviamo in Egitto e lo ritroviamo anche nel medioevo europeo.
Tuttavia tale misura è presente da ben 4000 anni a Stonehenge dove i
monoliti di quel complesso sono lunghi m 5,5014 (10 cubiti di
Salomone) e il viale d’ingresso è largo m 22 (40 cubiti di Salomone)’.
Accingiamoci, ora, a decifrare ed a tradurre in insegnamento
l’esoterismo celato in quel grandioso monumento che è
Stonehenge.Moreau scrive che, anticamente, il suo nome era ‘Cathoir
Gall, che deriva dal gaelico, significa ‘Grande Canto”.Si tratta
proprio del Grande Canto, parafrasi della Grande Opera
ermetica.Abbiamo visto che a nord-est di esso si erge la Heel Stone,
l’unico enorme masso grossolano, non levigato, brutto, appena
smussato.Il nostro Maestro insegna che ‘questa pietra ancora grezza,
impura, materiale e grossolana, raffigura l’immagine del diavolo,
umanizzato sotto le spoglie di Lucifero che porta la luce, la stella
del mattino’.Lucifero è l’immagine dello spirito caduto o precipitato
nella materia, perché la sua luce ne venga fuori è necessario la
stessa precipitazione della grossolanità.Evola scrive che ‘la pietra
da cui si trasse il Graal ornò la fronte di Lucifero, e le sue
schiere, in una specie di ‘rivincita degli angeli’, cercano di
riconquistare, poiché, sotto un certo aspetto, è ancora
misteriosamente presente quaggiù come ‘pietra dell’esilio”.
Lo stesso pianeta Venere della sera diventa, al mattino, Lucifero,
poiché annuncia l’avvento del sole filosofico.Questa pietra caduta, il
nostro Insegnante ci dice ancora che ‘un tempo la si poteva vedere
rappresentata sotto l’aspetto di Satana, a Notre-Dame de Paris; ed i
fedeli, in testimonianza di disprezzo e di avversione, andavano a
spegnere i loro ceri immergendoli nella bocca che questa statua teneva
spalancata. Il popolo la chiamava mastro Pietro del cantone, la pietra
maestra d’angolo, cioè la nostra pietra angolare e il blocco primitivo
sul quale è costruita tutta l’Opera’.Ritroviamo, nei gesti di questi
fedeli, la traduzione allegorica delle ripetizioni delle illuminazioni
– necessari al primitivo blocco sgrossato – simboleggiati dalla fiamma
delle candele che veniva inghiottita o assimilata dalla materia.San
Pietro, aggiunge il Saggio, ‘è la pietra angolare dell’Opera e anche
la pietra fondamentale della chiesa e delle verità cristiane.Per gli
alchimisti la materia prima termina con l’ottenimento della prima
pietra, su questa pietra Gesù ha costruito la sua chiesa e i liberi
muratori medioevali hanno seguito, simbolicamente, l’esempio
Divino’.Nei Vangeli leggiamo al riguardo:’Tu sei Simone, figlio di
Giovanni, ti chiamerai Cefa (che si traduce pietra) e su questa pietra
edificherò la mia chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno
contro di essa’.La similitudine che esiste, poi, tra Lucifero e san
Pietro sta nel fatto che per Lucifero la sua illuminazione è
simboleggiata dall’aurora, mentre per san Pietro è indicata dal gallo,
lo stesso annunciatore del giorno o della luce.’Così il gallo,
attributo di san Pietro – torna a spiegare il Maestro – pietra vera e
fluente sulla quale riposa l’edificio cristiano, il gallo, dunque,
avrà cantato tre volte.
Perché è proprio lui, il primo apostolo, che detiene le due chiavi
incrociate della soluzione e della coagulazione; è lui il simbolo
della pietra volatile, resa fissa e densa dal fuoco, che la fa
precipitare. San Pietro, nessuno l’ignora, fu crocifisso a testa in
giù’.Se san Pietro e Lucifero possiedono degli attributi per indicare
la loro natura, la Heel Stone non è da meno, il suo ‘punto di
riferimento’ è l’illuminazione solare del solstizio estivo, ma con un
particolare ancora più espressivo.È stato calcolato che la Heel Stone
non è mai stato un punto preciso di riferimento al sorgere del sole al
solstizio. Si è scoperto che all’epoca della sua erezione, più di
4.000 anni fa, il sole non sorgeva proprio dietro di lei, questo
grazie allo spostamento dell’asse terrestre (Precessione degli
Equinozi) che permette al sole di sorgere in un altro punto
dell’orizzonte. Hadingham scrive che ‘attualmente il primo barbaglio
di sole appare immediatamente a sinistra (ossia a nord) della Heel
Stone, e quanto più si recede nel tempo, mediante i calcoli, tanto più
a nord si trova il punto settentrionale dove sorge il sole. Nel 2000
a.C., nel momento in cui il sole si era innalzato sufficientemente nel
cielo orientale, tanto da colpire con i suoi raggi l’apice della Heel
Stone, la sua distanza dall’orizzonte superava un valore pari al
diametro dell’astro’.La Heel Stone, dunque, segnala il grande segreto
dell’Opera, la realizzazione del sole del Magistero che brilla sul
compost, cioè quando il sole rimontando dopo sorto un po’ a nord di
lei (illuminazione primitiva) non gli appariva sopra.L’aspetto della
Heel Stone che, come scrive ancora il nostro Insegnante, indica ‘quel
blocco appena smussato destinato a ricevere il taglio definitivo che
lo farà diventare la nostra Pietra Cubica’, insieme alla sua
particolare concezione di riferimento, segnala l’importantissimo
punto, cioè, come scrive ancora Fulcanelli, ‘la nostra seconda
operazione che riguarda l’elaborazione del mercurio filosofico’.
Abbiamo letto che la finestra più grande del monumento, che
costituisce l’ingresso, guarda verso la Heel Stone, o in direzione
dell’alba del solstizio d’estate. Aldo Tavolaro scrive che ‘ad Atene
il Partenone è orientato verso il sorgere del sole nel mese di
ecatombeone (un mese estivo), e il raggio dell’astro nascente, che
penetrava nel tempio, andava a baciare la statua d’oro e avorio della
dea Minerva’.Il nostro Iniziatore scrive che ‘tutte le chiese hanno
l’abside rivolta verso sud est e la loro facciata verso nord ovest,
mentre i transetti, che formano il braccio trasversale della croce,
sono orientati nella direzione nord est, sud ovest. Quest’orientazione
è invariabile, deliberatamente voluta, in modo che i fedeli e i
profani, entrando in chiesa da occidente, avanzassero verso il
santuario con la faccia rivolta verso il luogo dove sorge il sole,
verso oriente.
Essi lasciano le tenebre e vanno verso la luce.In seguito a questa
disposizione, uno dei tre rosoni che ornano il transetto e il grande
portico non è mai illuminato dal sole; è il rosone settentrionale che
s’irradia nella faccia del transetto sinistro. Il secondo fiammeggia
al sole di mezzogiorno; è il rosone aperto all’estremità del transetto
destro. L’ultimo s’illumina ai raggi colorati del sole che tramonta; è
il grande rosone del portale, di gran lunga più grande, per estensione
e per bellezza, dei suoi fratelli laterali’.Come vediamo, le chiese
sono state orientate verso il sorgere del sole al solstizio d’inverno
(sud est). Moreau segnala che ‘le vecchie chiese di Roma sono state
orientate verso questo solstizio invernale’.Tavolaro scrive che ‘è
interessante sapere che la chiesetta rurale di San Giorgio in Bari
(XI, XII secolo), ha l’abside rivolta esattamente in direzione del
sorgere del sole al solstizio d’inverno.Questa chiesetta ha il
rettangolo di base in rapporto aureo, cioè a dire che la larghezza
della minuscola facciata (m 6,30) moltiplicata per il numero d’oro
1,618 dà la lunghezza del lato. Va notato che la larghezza della
facciata misurata all’esterno (m 6,30) rappresenta la milionesima
parte della lunghezza del raggio terrestre (km 6.300).Va rilevato, al
riguardo, che sovente, quando la chiesa è più grande, la facciata è
larga il doppio, ossia m 12,60 (milionesima parte del diametro
terrestre) come nel caso di San Giovanni in Patù.Non dobbiamo
dimenticare che nell’antichità i simboli occupavano molto spazio, e vi
erano simboli più accessibili (in exterioribus) che parlavano alla
massa, e altri (in interioribus) che parlavano a pochi che potevano
intendere’.Inoltre Tavolaro ci segnala un’altra chiesetta rurale in
provincia di Bari, quella ‘di Santa Maria a Cesano (XI secolo) nel
territorio di Terlizzi
. La prima cosa da dire è che la larghezza della chiesa, e quindi la
facciata, è di m 6,30. La sua linea è tracciata sul terreno nel senso
Sud-Nord, secondo l’asse del mondo. Dalle estremità di tale linea si
partono normali verso Est altre due linee (i lati della chiesa) la cui
larghezza sarà determinata dalle diagonali che aprono su detti lati un
angolo di 25° pari a quello di culminazione del sole al solstizio
d’inverno alla latitudine su cui sorge la chiesa.La culminazione
solare del solstizio d’inverno è stata inserita nella pianta della
chiesa, nella quale per tre volte è applicata la divina proporzione.
La seconda culminazione, quella estiva, la troveremo nel rapporto base
altezza’.Il solstizio d’inverno è la luce più corta dell’anno, e
indica la primitiva illuminazione miserabile o appena materializzata.
‘È la nascita della luce ‘ aggiunge Fulcanelli ‘ il mattino, l’inizio,
il sorgere del giorno, l’aurora’. Essendo improntato a esprimere i
lavori primari dell’Opera, di questo solstizio si tiene in maggiore
considerazione nell’insegnamento. Il solstizio estivo, indicando la
massima esaltazione solare, generalmente si riferisce
all’Illuminazione Suprema. La funzione del complesso megalitico di
Stonehenge, oltre a essere un osservatorio astronomico del neolitico,
era anche quella di misuratore del tempo.Marcel Moreau scrive che
‘Stonehenge ebbe il nome di Car Gaur, che si traduce con ‘Cerchio del
Tempo’, indicazione certa di una misura e di un calendario. L’uso del
calendario è antichissimo, i misteriosi popoli dell’America centrale
disponevano già di un calendario molto perfezionato, risalente a
parecchi millenni prima di Cristo’.Mario Zanot afferma che a
Stonehenge, ‘al centro del tempio, sembra di essere in un gigantesco
planetario: ogni pietra indica un’ora, un giorno, un mese, una
stagione, un anno solare e una fase lunare’.Rodolfo Benavides scrive
che ‘la Grande Piramide era un quadrante solare che segnalava le date
precise del solstizio d’inverno, dell’equinozio di primavera, del
solstizio d’estate e dell’equinozio d’autunno’.
Aldo Tavolaro, da parte sua, scrive che ‘alla latitudine di Castel del
Monte, sul 41° parallelo, la parete sud del maniero ottagonale si
comporta come uno gnomone, antenato di tutte le meridiane e di tutti
gli orologi solari. A mezzogiorno proietta un’ombra la cui lunghezza è
diversa nel corso dell’anno, ma i cui valori sono specifici
all’ingresso del sole nei vari segni dello zodiaco, mese dopo mese.
Una migrazione dell’astro celeste dalla Bilancia allo Scorpione, dal
Sagittario al Capricorno, scandita da ombre immutabili che segnano sul
terreno misure e punti architettonici fondamentali: la dimensione del
cortile, quella delle sale, quella di una circonferenza ideale entro
la quale sono racchiuse le torri e quella di una recinzione ottagonale
esterna che oggi non esiste più, ma che resta documentata sino al 1897
quando venne distrutta. Come delimitata dal gioco delle ombre sarebbe
stata la vasca ottagonale al centro del cortile, essa pure
scomparsa’.Fulcanelli scrive che ‘l’antichità, che può essere sempre
consultata con profitto, ci ha lasciato un certo numero di quadranti
solari dalle forme più svariate, ritrovate nelle rovine di
Castelnuovo, di Pompei, di Tusculum, ecc. Altri ancora ci sono noti
grazie alla descrizione di scrittori scientifici, in particolare
Vitruvio e Plinio. Così veniamo a sapere che il quadrante chiamato
Hemicyclium, attribuito a Berosio (verso il 280 a.C) era composto da
una superficie semicircolare ‘sulla quale uno stile segnava le ore, i
giorni e perfino i mesi”.Inoltre, il nostro Maestro ci spiega pure il
significato del quadrante solare del palazzo Holyrood di
Edimburgo.’Esso è contemporaneamente un quadrante solare multiplo e un
vero orologio ermetico. Così questo strano icosaedro rappresenta per
noi un’opera dalla duplice gnomonica.
La parola greca gnómon, che è stata trasmessa integralmente alle
lingue latina e francese (gnomon), possiede un altro significato, a
parte quello dell’ago che ha il compito d’indicare il cammino del sole
mediante l’ombra proiettata su di un piano. Gnómon indica anche colui
che acquista la conoscenza, che s’istruisce; definisce il prudente, il
sensato, l’illuminato. Quella parola ha per radice gignósko, scritto
anche ginósko, duplice forma ortografica il cui significato è quello
di conoscere, sapere, capire, pensare, risolvere. Da qui proviene
Gnôsis, conoscenza, erudizione, dottrina, da cui la nostra parola
francese Gnose, dottrina degli Gnostici, e filosofia dei Maghi. Si sa
che la Gnosi era l’insieme delle conoscenze sacre delle quale i Maghi
conservavano accuratamente il segreto e che costituiva, soltanto per
gli Iniziati, l’oggetto dell’insegnamento esoterico. Ma la radice
greca da cui derivano gnomon e Gnosis, ha prodotto anche gnome,
corrispondente alla nostra parola gnomo, col significato di spirito
d’intelligenza.L’icosaedro gnomico di Edimburgo è, quindi, a parte la
sua effettiva destinazione, proprio una traduzione nascosta dell’Opera
gnostica, o Grande Opera dei Filosofi. Per noi, questo piccolo
monumento non serve unicamente e semplicemente a indicare l’ora del
giorno, ma indica anche il cammino del sole dei saggi nel lavoro
filosofale. E questo cammino è regolato dall’icosaedro, che
rappresenta quel cristallo sconosciuto, il sale della sapienza, lo
spirito o fuoco incarnato, lo gnomo, familiare e servizievole, amico
dei buoni artisti, che assicura all’uomo l’accesso alla suprema
conoscenza della Gnosi antica’.Gli gnomi, che aiutarono anche
Biancaneve, sono sempre rappresentati, nella tradizione, vecchi,
brutti e deformi, geroglifici dell’antico spirito ancora piuttosto
grossolano.Il nostro Iniziatore scrive ancora che ‘gli gnomi, creature
fittizie, deformi ma attivi, geni sotterranei preposti alla guardia
dei tesori minerali, vegliano senza sosta sulle miniere d’oro e
d’argento, sui giacimenti di pietre preziose.
La tradizione li rappresenta come assai brutti e di piccolissima
statura; in cambio la loro natura è dolce, il loro carattere benevole,
le relazioni con loro estremamente favorevoli. Sotto questo aspetto si
comprende facilmente la ragione occulta dei racconti e delle leggende,
nelle quali l’amicizia di uno gnomo spalanca le porte delle ricchezze
terrestri’. Il tempio di Stonehenge è particolarmente indicato con
l’epiteto di crom’lech, a causa della sua forma tondeggiante; la
D’Eaubonne scrive che crom’lech (da crom, curvo; lech, sassi) in
gallese significa ‘cerchio di pietre megalitiche”.Infatti, l’intero
monumento rappresenta dei cerchi concentrici, più o meno interrotti,
inscritti nel suo rettangolo ideale. Ora quest’antichissima tradizione
si ritrova nella forma d’iniziazione tibetana detta kalachakra, che
significa proprio ‘ruota del tempo’. Il compito principale dei neofiti
consiste nella meditazione sul mandala.Mircea Eliade spiega che
‘mandala significa cerchio. Un mandala rappresenta tutta una serie di
cerchi concentrici, o meno, inscritto in un quadrato. Questo diagramma
viene disegnato per terra con fili di diverso colore. Per il neofito
l’iniziazione consiste nel penetrare nelle diverse zone e accedere ai
diversi livelli del mandala. L’inserimento del neofito in un mandala,
può essere comparata all’iniziazione mediante la penetrazione in un
labirinto; alcuni mandala, del resto, hanno un carattere nettamente
labirintico’.Marcellin Berthelot, citato dal nostro Adepto, scrive che
‘la figura del labirinto fa parte delle tradizioni magiche attribuite
a Salomone. È una serie di cerchi concentrici, interrotto in certi
punti, in modo da formare un percorso bizzarro e inestricabile’.La
Capone segnala che ‘il simbolismo del labirinto si trova inciso su
massi megalitici in molte località marine distanti tra loro. Ne
abbiamo sulle rocce delle coste atlantiche della Galizia, della
Francia, della Cornovaglia; in India, nel Baltico, in Nord America.
Questi labirinti sono identici a quello inciso su una medaglia trovata
a Creta negli scavi di Cnosso’.Tavolaro cita Hermann Kern che al
riguardo scrive:’Tutti i labirinti raffigurati su manoscritti hanno un
orientamento preciso, con l’ingresso a occidente, pure i labirinti
rappresentati sui pavimenti delle chiese hanno quasi senza eccezione
il loro ingresso a occidente’.
Danilo Braccini nota che ‘il labirinto è una figura che compare di
frequente nei manoscritti alchemici come simbolo sia del piccolo
Magistero, o magistero lunare (se percorso dall’ingresso al centro),
sia del grande Magistero, o Magistero solare (se percorso dal centro
all’uscita)’.Il nostro Maestro insegna che ‘l’immagine del labirinto
ci si offre come emblema dell’intero lavoro dell’Opera, con le sue due
maggiori difficoltà: quella della strada da seguire per raggiungere il
centro ‘ nel quale si scatena il duro duello delle due nature ‘ e
l’altra, quella della strada che l’artista deve seguire per uscirne.I
labirinti mostrano almeno tre entrate, che corrispondono, del resto,
ai tre portali delle cattedrali gotiche poste sotto l’invocazione
della Vergine Madre. Una di queste entrate, assolutamente diritta,
conduce direttamente alla camera di mezzo ‘ nella quale Teseo uccise
il Minotauro ‘ senza incontrare nessun ostacolo; essa è
l’interpretazione della via breve, semplice, dell’Opera del povero. La
seconda, che termina anch’essa al centro, vi giunge soltanto dopo una
serie di deviazioni, di ritorni, di circonvoluzioni; è il geroglifico
della via lunga, dell’Opera del ricco. Infine, una terza galleria, la
cui apertura è parallela alle precedenti, e finisce improvvisamente in
un vicolo cieco, a poca distanza dall’ingresso, non porta a nulla. È
solo causa di disperazione e di rovina per i vaganti, i presuntuosi;
per coloro che si mettono lo stesso in viaggio e rischiano l’avventura
senza uno studio serio, senza solidi principii’.Di questi personaggi
ci dà una bell’immagine Friedrich Nietzsche:’Cupo in volto era uscito
quel cacciatore dalla foresta della conoscenza. Brutte verità
pendevano dal suo corpo, erano il suo bottino di caccia.
Ed egli si pavoneggiava in abiti cenciosi. Molte spine gli erano
rimaste attaccate ai panni; ma io non vidi alcuna rosa’.Un’identica
interpretazione di questo particolare punto della scienza, si trova in
una figura ‘del libro del Trismosin. ‘ Segnala Fulcanelli ‘ Si vede
una quercia, dalla cui base nasce un ruscello che scorre nella
campagna. Tra le fronde dell’albero si vede un corvo, mentre un uomo,
vestito poveramente, salito su di una scala, sta per prenderlo. In
primo piano, due sofisti, vestiti con ricercatezza di stoffe sontuose,
discutono e argomentano su questo punto della scienza, senza notare la
quercia posta dietro di loro, né vedere la fontana che scorre ai loro
piedi’.Questi personaggi, pur seguendo la strada della ricerca, si
crogiolano nel proprio illusorio sapere, appagando soltanto i propri
appetiti e ‘pavoneggiandosi’ spesso in alcune interpretazioni del
tutto personali.La povertà dell’altro personaggio, invece, rappresenta
la semplicità che bisogna adottare per accedere alla scienza, e la
scala della pazienza che bisogna necessariamente salire per prendere
il corvo, geroglifico della morte mistica.’Quanti ricercatori, ma più
entusiasti che penetranti, urtano e inciampano ancora oggi contro
l’ostacolo di ragionamenti speciosi. ‘ Continua il Maestro ‘ Non
dobbiamo dimenticare che si tratta di una scienza esoterica. Di
conseguenza, un’intelligenza viva, una memoria eccellente, il lavoro e
l’attenzione aiutati da una forte volontà, non sono qualità
sufficienti per sperare di diventare dotti in questa
materia’.Krishnamurti afferma che ‘la logica rende la mente acuta,
chiara, obiettiva, lucida. Ma questo non le darà il resto. È la
percezione che opera logicamente. Non ha bisogno di logica. Qualunque
cosa si faccia è ragionevole, logica, sana, obiettiva’.Quest’inciampo
ha causato il proliferare, in tutti i tempi, dei pseudo-filosofi o
cosiddetti falsi profeti. Tuttavia il XX secolo, con l’istruzione di
massa, ha visto un aumento vertiginoso di costoro che ha spinto Eugène
Canseliet a scrivere ‘quello che abbiamo spesso detto a voce, e che
teniamo molto a che sia stampato. I commentatori moderni si
moltiplicano certo. Che beneficio sostanziale è lecito attendersene?
Essi si dimostrano incapaci di chiarire il passo sapiente o la scena
iconografica che utilizzano senza convincere e per lo più senza
motivo.In Alchimia nessun autore fa opera più dannosa di colui che
disserta di operazioni di cui non ha mai effettuato nemmeno la più
elementare. Per costui i testi sono per lo più simbolici e di pratica
cinicamente intellettuale.
È proprio l’occasione giusta questa perché ci si presenti alla mente
la pertinente citazione che prese da Plinio il Vecchio il pittore
olandese Jacques Appel, tanto invaghito di Humour e di latino, quanto
ricco di talento per i suoi paesaggi: NE SUTOR ULTRA CREPIDAM ‘
CALZOLAIO MAI OLTRE LA SCARPA’ Non ci fermeremo a esaminare le
mostruose divagazioni di scrittori che riescono a trovare editori e
quindi a diffondere novità inconcepibili sul conto dell’Alchimia
secolare e dei suoi più degni rappresentanti. D’altra parte non è
affatto detto che questi pennaioli piuttosto spregevoli non siano,
all’occorrenza, i maneggioni di una vera e propria impresa di
demolizione.La malevolenza e la volontà di nuocere si esercitano
troppo chiaramente perché non si abbiano dubbi sulle loro vere
intenzioni. Che lo studioso dell’arcano si guardi con cura dalla
lettura e dalla compagnia degli pseudo-filosofi; in effetti non vi è
nulla di più pericoloso per colui che apprende una scienza, del
commercio con uno spirito ignorante o ingannatore, a causa del quale
sono inculcati come veri dei falsi principi, per i quali un’anima
senza macchia e in buona fede s’impregna di cattiva dottrina.
Scriviamo perché vi siamo spinti dalla doppia necessità
dell’inesorabile mondo temporale, che bisogna soddisfare, e
dell’apostolato, per quanto modesto sia, che è importante esercitare’.
Segnaliamo pure le stupidaggini che tuttora si studiano nei licei a
causa dei pseudo-filosofi. Questi, scrive Matteo (XV, 14), ‘sono
ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco,
entrambi cadranno in un fosso!’Anche le velenose ideologie politiche
sono state elaborate da loro. Matteo (VII, 15-16) segnala
ancora:’Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di
pecora, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li
riconoscerete’.I cosiddetti maestri spirituali, poi, possono comunque
confondere, tanto che i Vangeli avvertono che potrebbero ‘indurre in
errore, se fosse possibile, anche gli eletti’.Krishnamurti dice che
‘se esaminiamo l’idea che sta dietro la figura del guru, che sta quasi
diventando una seccatura sia qui che in America, in tutto il mondo ‘
mi spiace ma sono alquanto allergico ai guru ‘ ne conosco molti,
vengono a trovarmi.
Dicono: ‘Quel che dite è l’eccelsa verità’, sanno adulare! ‘Ma’,
dicono, ‘noi abbiamo a che fare con gente ignorante e funzioniamo da
intermediari: vogliamo aiutarla’. Mi chiedo perché questi si debbano
paragonare a chi sta parlando. Mi chiedo perché mai debbano pensare
che quello che sta dicendo chi parla, è ciò che anch’essi vanno
dicendo. Perché debbano dire queste cose.Innanzitutto perché
paragonano quel che dicono con K? Qual è il motivo nascosto? È per
stare dalla parte vincente? È perché pensano di non essere del tutto
in regola ma che, paragonandosi a K, potrebbero diventare del tutto in
regola? Per questo s’investono di autorità e negano la libertà. Non so
se vi siete mai accorti che neppure un solo guru ha alzato la voce
contro la tirannia.Andiamo alla ricerca di qualcuno che c’insegni a
essere sensibili: seminari, ashram e altri buchi infami dove imparo a
essere sensibile. ‘ Successo significa Cadillac e Rolls Royce, seguaci
europei e americani, e tutto il trambusto che ne consegue ‘Una volta
venne a trovarmi un monaco, rinomato e con moltissimi seguaci. Ancora
oggi è molto conosciuto. Mi disse: ‘Insegno ai miei discepoli’, ma lo
disse pieno d’orgoglio per avere migliaia di discepoli, orgoglio che
sembrava decisamente assurdo per un guru.Mi disse: ‘Ce l’ho fatta
perché ho imparato a controllare i sensi, il corpo, i pensieri, i
desideri. Li trattengo, come si legge nella Gita, tirando le redini al
cavallo’. Lo lasciai continuare, poi gli chiesi: ‘E cosa ha ottenuto?
Ha controllato, e poi?’. Ribatté: ‘Cosa vuol dire? Io sono arrivato’.
‘Arrivato dove?’ ‘Ho raggiunto l’Illuminazione. L’ho presa, la tengo
in mano, so cos’è’. Risposi soltanto: ‘Benissimo’. Ma si agitava
sempre di più perché voleva convincermi di essere un grand’uomo e
tutto il resto. Io sedevo in silenzio ascoltandolo tranquillamente e
questo lo smorzò. Eravamo seduti sulla riva del mare. Gli chiesi:
‘Vede il mare?’. ‘Naturalmente’, rispose. ‘Può tenere in mano
dell’acqua? L’acqua che tiene in mano non è più il mare’. Non capì.
Una fresca brezza gentile soffiava dal Nord. Gli dissi: ‘Può tenere
questa brezza?’. ‘No’. ‘Può possedere la Terra’. ‘No’. ‘Allora che
cosa possiede? Parole?’. Si adirò talmente che esclamò: ‘Non voglio
più ascoltarla, lei è un uomo malvagio’. E se ne andò’.
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