STORIA DELL’OLISMO – 1

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STORIA DELL’OLISMO – 1

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

Consigliamo prima di entrare in questo capitolo la lettura del campo centrale sul PARADIGMA OLISTICO

In questo importantissimo capitolo cerchiamo di porre in evidenza i principali contributi alla
creazione e formulazione di una concezione olistica. A questo capitolo seguiranno altri capitoli che
sviluppano temi profondamente legati alla concezione olistica, come La teoria dei sistemi, il
paradigma olografica, la coerenza elettrodinamica, il vuoto subquantistico, la sincronicità,
l’ipotesi Gaia, la teoria dei Cyber.

OLISMO: LA TEORIA DELL’ORDINE IMPLICATO DI DAVID BOHM
A cura di Emanuele De Benedetti

Presentiamo qui la traduzione di un’intervista con David Bohm pubblicata sulla rivista americana New
Age Journal, nel numero di settembre – ottobre 1989. L’intervista è stata fatta da John Briggs,
autore di ‘Fire in the Crucible’ (St.Martin’s Press), una rivista di scienza popolare sullo stato
attuale delle ricerche sulla creatività e il genio. E’ anche coautore del libro ‘Looking Glass
Universe’ (Simon & Schuster), che tratta estesamente delle teorie di Bohm, e anche di un libro,
uscito di recente, che tratta della teoria del caos e dell’olismo, ‘Turbulent Mirror’ (Harper &
Row).

Olismo: i1 fluire del Tutto

Il termine olistico viene usato in questi giorni per descrivere di tutto, dalla medicina alternativa
ai nuovi modi di trattare gli affari, dai metodi progressisti di insegnamento all’agricoltura
vecchio stile. Ma che cosa significa veramente “olistico”?

Se mai qualcuno al mondo lo sa questo è David Bohm. In parte filosofo, in parte mistico, in parte
attivista sociale, Bohm è principalmente conosciuto a livello mondiale come un fisico teorico, un
esploratore scientifico che ha speso cinquant’anni a investigare l’affascinante teoria che tutte le
parti dell’universo sono fondamentalmente interconnesse, e formano un tutto initerrotto, un flusso
continuo.

Autore di libri quali ‘Causality and Chance in Modern Physics’ (1957), ‘The Special Theory of
Relativity'(1961) e la pietra miliare ‘Wholeness and the Implicate Order’ (1980), Bohm ha creato
delle teorie che si estendono alla religione, alla filosofia, alle arti, alle scienze umane oltre
che a numerosi campi scientifici. Il lavoro di Bohm l’ha reso un outsider tra i suoi colleghi e lo
ha decisamente posto sul fronte avanzato del movimento filosofico – scientifico noto come “la nuova
fisica”: una ricerca dell’olismo inerente alla natura, che ha trovato dei paralleli tra antiche idee
spirituali e le ultime teorie sulle proprietà fondamentali della materia. Recentemente, l’attenzione
di Bohm si è focalizzata nell’applicare quello che ha imparato dalla fisica ai problemi della
società, ne sono risultati dei mezzi rivoluzionati per risolvere il conflitto sociale attraverso un
processo olistico di discussione di gruppo che lo scienziato chiama ‘dialogo’.

Oggi settantunenne e professore emerito di fisica teorica al Birbock College dell’università di
Londra, Bohm è un uomo pallido, modesto, che indossa golf tradizionali col collo a” v” e giacche
professorali di tweed. Sta seduto per lunghi periodi in apparente passività mentre ascolta le
conversazioni che turbinano attorno a lui. Ma quando il soggetto tocca argomenti come la scienza o
la trasformazione, il suo aspetto cambia. La sua voce sale di volume, le sue mani si muovono e le
sue dita tremano come delle antenne che gli fanno strada attraverso dei raffinati percorsi logici,
sconvolgenti nella loro chiarezza In questi momenti il completo assorbimento di Bohm nella sua
scienza e nella sua filosofia della totalità diventa carismatico. Bohm è cresciuto nella parte
ebraica della città mineraria di Wilkes

Barre, Pennsylvania, dove suo padre era un commerciante di mobili. Nel 1943 ha ricevuto il Ph.D. in
fisica all’università della California, in Berkeley, ed è stato uno degli ultimi a laurearsi con
J.Robert Oppenheimer, che poco dopo sarebbe andato a dirigere il progetto della bomba atomica a Los
Alamos. Dopo la guerra Bohm ha preso un posto di insegnamento a Princeton e mentre era lì ha scritto
un libro di testo di meccanica quantistica che venne lodato dal collega professore Albert Einstein e
che venne usato molto diffusamente. In parecchie occasioni Bohm e Einstein hanno discusso i loro
problemi rispetto alle interpretazioni comunemente accettate della meccanica quantistica, il sistema
teorico usato dai fisici per investigare le proprietà della materia a livello atomico.
L’insoddisfazione di Bohm rispetto a certi paradossi della meccanica quantistica lo ha condotto
all’idea che il mondo dell’atomo è completamente interconnesso e non deve essere considerato
semplicemente come una raccolta di parti indipendenti.

Nei libri di testo scientifici il nome. Bohm è stato dato a due fenomeni: ‘la diffusione di Bohm’,
per il lavoro che ha fatto a Berkeley e l”effetto Bohm-Aharanov per la sua ricerca fatta a Bristol,
Inghilterra. Queste due idee hanno guadagnato a Bohm l’ammirazione dei suoi colleghi, ma le sue
teorie iconoclastiche sull’olismo quantistico non sono state altrettanto ben accolte. In alcuni
ambienti è stato beffeggiato come uno scienziato che è andato al di là dei limiti permessi della
scienza.

L’incontro tra oriente e occidente

Un giorno del 1959 sua moglie Sarah gli ha portato a casa un libro del filosofo indiano Jiddu
Krishnamurti. Bohm ha visto immediatamente l’affinità tra il suo crescente interesse per l’olismo a
livello atomico e l’insistenza di Krishnamurti sul fatto che tutte le relazioni del cosmo devono
essere viste olisticamente, perché fondamentalmente nel cosmo non esistono divisioni.

Krishnamurti sostiene che ognuna delle nostre coscienze individuali è una manifestazione dell’intera
coscienza umana, con tutta la sua storia, le sue percezioni e interazioni con la natura. Quindi
l’osservatore è la cosa osservata.

Lo scienziato e il saggio sembravano una coppia improbabile. Krishnamurti era una figura spirituale
austera, un ragazzo di Madras cresciuto in Inghilterra dai Teosofi che alla fine ripudiò la teosofia
assieme a tutte le religioni organizzate e ai sistemi di credenze che si proponevano di dare una
struttura alla verità. Bohm cercò Krishnamurti. Tra i due iniziò una profonda amicizia che è durata
fino alla morte di Krishnamurti nel 1986. Molte delle loro discussioni metafisiche sono state
pubblicate in libri quali ‘Truth and Actuality’ (1978) e “The Ending of Time”(1983) pubblicato in
Italia dall’Ed. Ubaldini.

A metà degli anni ’60, in parte come risultato della sua associazione con Krishnamurti, Bohm ha
cominciato a sviluppare la sua teoria dell’ordine implicato della totalità. Bohm qualche volta usa
la metafora dell’ologramma per spiegare la sua teoria. Un ologramma è un’immagine fotografica
prodotta da una luce laser. L’immagine viene immagazzinata su una lastra fotografica e poi ricreata
illuminando con un laser la lastra per creare un’immagine tridimensionale. Curiosamente, se
illuminiamo col laser una piccola parte tagliata via dalla lastra fotografica originaria, l’immagine
che compare è ancora l’intera immagine anche se con qualche dettaglio in meno. In altre parole, ogni
parte ha implicitamente trattenuto l’informazione del tutto. Gli ologrammi, tuttavia, sono delle
immagini statiche e non catturano quel movimento dinamico che Bohm vede come basilare per l’ordine
implicato complessivo dell’universo, dove ogni ‘parte’ del flusso porta con sé un’immagine implicita
del tutto che è in continuo dispiegamento.

La coscienza implicata del Tutto

Una delle più strabilianti applicazioni dell’ordine implicato è la nuova comprensione della
relazione tra mente e materia. Gli scienziati sono arrivati a credere che la coscienza umana sia il
risultato di una lunga evoluzione in cui gli atomi semplici si sono raggruppati tra di loro in forme
sempre più complesse, dalla singola cellula ai rettili, dalle scimmie all’Homo sapiens coi loro
cervelli ricchi di corteccia.

La teoria dell’ordine implicato dice, tuttavia, che la coscienza non è solo una proprietà degli
animali superiori. La coscienza è intessuta implicitamente in tutta la materia e la materia è
intessuta nella coscienza.

Nell’universo bohmiano materia e significato si influenzano continuamente a vicenda, come a livello
individuale lo stato della mente può influenzare il corpo e lo stato del corpo può influenzare lo
stato della mente.

Riguardo ai problemi sociali Bohm vede il mondo come un luogo pieno di problemi, lacerato da
divisioni e conflitti tra gruppi e individui, tra l’uomo e la natura, e pensa che molti di questi
problemi potrebbero essere risolti se ci focalizzassimo sulla totalità invece che dare un valore
supremo alle parole. Lo scienziato crede che si potrebbe attuare un drammatico cambiamento della
società se anche solo pochi individui fossero capaci di realizzare questo spostamento di ottica,
perché, secondo la sua teoria, 1a coscienza è già interconnessa con tutte le altre coscienze.

Negli ultimi anni Bohm si è dedicato alla grande sfida di far accadere questo spostamento verso la
totalità. In raduni e piccoli gruppi in Europa e in America ha incoraggiato la gente a impegnarsi
nel processo di dialogo che ha inventato, che è il suo modo di mettere in pratica la sua idea di
ordine implicato in termini sociali.

Quindi Bohm rimane un outsider. Sarah Bohm dice che gli amici scienziati dei vecchi tempi qualche
volta le fanno delle domande taglienti su suo marito. Chiedono che cosa fa e perché, come se
sentissero che è un traditore e aggiunge: ‘Qui c’è un uomo che era brillante e che ha lasciato i
colleghi del suo gruppo in un modo tale che essi si sentono criticati. Li fa sentire a disagio’.

Ho intervistato Bohm recentemente in un giorno freddo e piovoso, nella cucina di campagna della
fattoria Bailey, un ritiro in una zona agricola della contea di Westchester, nello stato di New
York. Lui e Sarah si sono fermati lì durante il loro pellegrinaggio annuale a Ojai, California, dove
Bohm era stato invitato a parlare alla fondazione Krishnamurti.

John Briggs: Che cosa hai imparato dalla tua ricerca scientifica sulla natura che pensi potrebbe
essere importante condividere con quelli che non sono degli scienziati?

David Bohm: ho imparato che dobbiamo capire l’unità del mondo . Il modo attuale di romperlo in
frammenti non è adeguato. E’ questa la ragione per cui abbiamo bisogno di cominciare un dialogo
serio, per evitare una maggior frammentazione e per riparare la frammentazione che è già avvenuta.

J.B.: Che cosa intendi quando dici che stiamo rompendo il mondo in frammenti.7 . D.B.: Guardati in
giro. Abbiamo ogni genere di divisione. C’è lo scienziato, il non scienziato, il medico, l’uomo di
affari. Nella scienza ci sono campi come la fisica, la biologia, le scienze sociali. Entro a ogni
campo ci sono altri campi particolari e si capiscono a fatica l’uno con l’altro. In :medicina gli
specialisti di una parte del corpo capiscono a fatica che cosa succede in una parte del corpo che è
strettamente legata al primo. Ci sono esempi senza fine.

J.B. Perché questo è un problema? Se hai qualche problema alla vista non vai da un oculista, da
qualcuno che sia specializzato in quella parte del corpo?

L’interconnessione globale

D.B. Pensiamo che il nostro approccio frammentario alla realtà non sia un problema perché molti di
noi hanno l’assunzione metafisica inconscia che la natura sia fatta di parti separate. L’occhio è
una parte, l’orecchio un’altra parte e queste parti interagiscono. Io faccio l’ipotesi che la realtà
non sia fatta così. Se hai qualche problema agli occhi l’ipotesi corrente è che il problema nasca in
quella parte. Ma potrebbe non essere così. Potrebbe avere origine nell’intero corpo, nella mente,
nella società. Per esempio il problema potrebbe essere lo stress o l’inquinamento. La società che
abbiamo creato causerà un deterioramento in ogni genere di parte. Puoi riparare le parti
contemporaneamente, ma è come spingere l’inquinamento a monte mentre cerchi di rimuoverne dei pezzi
a valle. L’inquinamento stesso è un tipico approccio frammentario. Forse è l’esempio che colpisce di
più. Ognuno fa le sue cose, guadagna la sua parte di denaro e produce il suo prodotto, e quindi
aggiunge la sua parte di inquinamento. E poiché il mondo è finito, tutti questi piccoli pezzi si
influenzano l’uno con l’altro, così il suolo e l’aria sono avvelenati, i pesci muoiono e il clima
cambia.

J.B. Questo avviene perché la nostra tecnologia è basata sull’assunzione che puoi estrarre le cose
di valore dalla terra, il suo uranio, oro, olio, pesce, ma quando estrai quello che consideri di
valore ci sono dei prodotti collaterali che non vuoi?

D.B. Allora possiamo liberarci dei prodotti secondari. E’ spazzatura e nessuno sa cosa farsene.
L’idea di scavare miniere e di saccheggiare il mondo per ricavarne dei prodotti e, come conseguenza,
di generare dei prodotti secondari non desiderati, deriva da un punto di vista atomistico: la gente’
e i gruppi si pensano come atomi separati. Un gruppo ha voluto produrre bombolette spray e non ha
pensato ai risultati. Tutto quello di cui si preoccupavano era di fare delle bombolette e dei
frigoriferi, questa era la loro piccola parte.

Ma è saltato fuori che il gas fuoriesce e attacca l’ozono. Un altro gruppo brucia carbone per
produrre energia: questa è la loro piccola parte. La gente dell’Amazzonia dice che brucia la foresta
solo per ottenere un po’ di terra da coltivare. I russi facevano dell’energia nucleare per risolvere
i loro problemi, ma Chernobyl è scoppiata e ne è risultato un danno per tutto il nord Europa.
Nessuna di queste attività prende in considerazione il fatto che tutto è interconnesso
dinamicamente. Le nazioni fanno finta di essere sovrane ma quando il clima cambierà, ci sarà la
carestia dappertutto. La gente qualche volta parla del Tutto o tenta di creare delle organizzazioni
come le Nazioni Unite, ma è solo un finto atto servile nei riguardi del Tutto: in realtà alle
Nazioni Unite non è permesso di fare nulla di serio.

Quello che realmente ci importa sono le nostre divisioni. Ci siamo attaccati. Queste divisioni
avrebbero senso se effettivamente il mondo fosse fatto di parti e se le parti fossero indipendenti,
ma non lo sono, e così il nostro modo di procedere è una forma di auto inganno.

J.B.: Da dove viene questa ideologia delle parti?

Il mondo come macchina

D.B. Nel secolo diciassettesimo l’idea che l’universo fosse come un orologio fatto da Dio. Ogni
parte è indipendente e interagisce spingendo e tirando rotelle e ingranaggi. Una macchina può essere
smontata e rimodellata scambiando le parti. Poi la gente ebbe delle idee più raffinate sulla
macchina. Diceva che era fatta di atomi che si tiravano e si spingevano gli uni con gli altri.
Adesso pensano che sia come un superconduttore. Qualunque sia l’ultimo modello di macchina, la gente
pensa che sia il modello della natura.

il modello meccanico fa della natura un mezzo per un fine. Questo implica che la natura è lì perché
noi possiamo tirare fuori quello che vogliamo. Io sostengo che questo modello non è adeguato. Non
sono contrario a trattare le cose come delle parti, ma dobbiamo capire cosa significa la parola
parte. Una parte non ha significato se non in termini di un tutto. L’idea di trattare una cosa come
soltanto una parte, può funzionare un po’ ma non per tempi lunghi.

J.B. Ovviamente la tua idea che non funziona ti deriva dai molti anni in cui hai studiato la
meccanica quantistica, c’è qualcosa nella meccanica quantistica che suggerisca che nella natura ci
sia fondamentalmente una olisticità?

D.B. Fino alla fine dei diciannovesimo secolo l’idea di poter ridurre tutto a una macchina di
qualche genere è prevalsa nella scienza. Poi, nella prima parte di questo secolo, è stato scoperto
che gli elettroni, che si pensava fossero le “parti” più piccole della materia, avevano delle
proprietà ondulatorie. La meccanica quantistica ha anche scoperto che le onde di luce possono agire
come delle particelle. I fisici hanno trovato che un elettrone agisce come un’onda o come una
particella a seconda di come viene fatto l’esperimento, in altre parole dipende dall’ambiente
circostante. Questo va contro l’idea meccanica che una parte è indipendente da dove si trova,
l’ambiente non la cambia e il guardarla non la cambia. Ma un elettrone è più come una persona che si
comporta in modo diverso se sa di essere osservata. Negli esperimenti quantistici troviamo che
l’osservatore è l’osservato. Quello che sai dell’atomo come risultato del tuo tentativo di vederlo,
non può essere separato dal contesto in cui .esiste l’atomo, il che include anche l’osservazione. Di
nuovo, questo assomiglia a quello che succede alla gente che viene disturbata quando si sente
osservata. Il modello meccanico che vede il mondo come parti non funziona a livello quantistico.
Prendi l’esempio della superconduttività. E’ un buon esempio di un fenomeno che è difficile da
spiegare col modello meccanico.

J.B. Che cos’è la superconduttività?

D.B. Di solito, quando attraverso un metallo viene inviata della corrente, gli elettroni che
costituiscono la corrente incontrano molta resistenza. Mentre attraversano il metallo, gli elettroni
colpiscono varie imperfezioni del metallo e deviano e si deviano gli uni con gli altri. In questo
modo entrano in un movimento di tipo casuale e perdono il loro momento. Ma nella superconduttività
la corrente fluisce indefinitamente. Non ha resistenza.

Questa proprietà della superconduttività si manifesta solo a temperature piuttosto basse, dove
vediamo che gli elettroni improvvisamente cominciano a muoversi insieme con un’energia elevata, che
rimane ordinata e non diventa casuale. Possono aggirare gli ostacoli come dei ballerini che girano
attorno a una parte dello scenario sul palcoscenico. A temperature più alte gli elettroni cominciano
a rompersi in piccoli gruppi indipendenti. Infine, quando la temperatura è abbastanza alta,
diventano come delle persone che si muovono in giro indipendentemente, urtandosi tra di loro. Qui
vediamo che in una situazione gli elettroni si comportano come parti, mentre in un’altra, a bassa
temperatura, si comportano come un tutto.

J.B. Come spieghi questa differenza così grande nel modo in cui si comportano gli elettroni?

Il campo olistico

D.B. La mia idea è che un elettrone è una particella, ma è accompagnato da un nuovo tipo di campo,
Potremmo chiamarlo un campo olistico. Un campo è qualcosa che si espande in tutto lo spazio. Un buon
esempio è un magnete. Se spargi della limatura di ferro su della carta sopra a un magnete, rivela un
campo che diventa sempre più debole man mano che si estende nello spazio. Se carichi elettricamente
una palla di metallo, diffonderà un campo attorno a sé. Immagina un’onda d’acqua che si diffonde,
con un tappo che galleggia all’interno. Campi del genere sono noti da secoli e la proprietà comune a
tutti è che il loro effetto diminuisce con la distanza. Questa proprietà permette alla gente di
pensare a cose a distanza come a parti separate, indipendenti, che interagiscono attraverso i propri
campi. Tutti accettano questo. Ma quello che, come dico, è nuovo riguardo alla meccanica
quantistica, è che implica un nuovo genere di campo olistico.

Forma/Informazione

L’elettrone ha questo campo sottile, che è veramente un campo di informazione attiva, che lo guida.
La parola ‘sottile’ significa ‘elusivo’, ‘intangibile’, ma anche ‘finemente interconnesso’. Il campo
dell’elettrone è finemente interconnesso all’ambiente circostante. Potremmo dire che questo campo
elettronico sottile ha una qualità mentale rudimentale.

Una delle qualità della mente è che è attiva in relazione alla forma. Non prendi dentro la tua mente
la sostanza o il materiale dell’universo, solo la sua forma. Quando leggi un giornale non assimili
il giornale, assimili la forma delle lettere che hanno un significato, e quell’informazione guida la
tua attività.

J.B. L’elettrone, col suo campo guida sottile, è quindi come un corpo umano con la guida
dell’intelligenza della sua mente.

da “Enciclopedia olistica” – www.globalvillage-it.com/enciclopedia

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