STORIA DELL’OLISMO – 2

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STORIA DELL’OLISMO – 2

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

da “Enciclopedia olistica”

La coscienza dell’atomo

D.B. Mentre cammini sei guidato dalla mente. Non sei tirato o spinto dagli alberi circostanti. Il
corpo fisico viene guidato assimilando le forme dell’ambiente circostante illuminato dalla luce.
Questo è ciò che intendo quando dico che l’elettrone ha, di base, una qualità di tipo mentale.
Questo suggerisce che non ci sia una divisione così netta tra materia e mente. C’è mente persino a
livello quantistico. Quindi, come l’informazione assimilata dalla mente attraverso i sensi ti guida
in una passeggiata, così questo campo mette informazioni nell’energia della particella e ne guida il
movimento. Il campo dell’elettrone è influenzato da tutto quello che lo circonda. Se hai parecchie
particelle allora hai, secondo il mio modello un campo singolo interconnesso, o un pool di
informazioni per tutti. Sono in contatto istantaneo attraverso il campo di informazione. Questo è
quello che succede anche agli esseri umani. Se prendi parecchi esseri umani che siano legati
strettamente da un rapporto e qualcuno colpisce uno di loro, gli altri entrerebbero immediatamente
in agitazione. L’agitazione non deve necessariamente essere trasferita meccanicamente. Gli umani,
per mezzo delle loro menti, esistono in un campo di informazione. Vediamo di nuovo la somiglianza
del mondo subatomico col nostro mondo.

J.B. E la superconduttività viene spiegata dalla tua idea di un nuovo campo elettronico?

D.B. Nella superconduttività, se hai un grande numero di particelle a bassa temperatura, ogni
particella è governata dal pool comune di informazioni. Di nuovo è come dei ballerini che hanno
tutti un pool comune di informazioni. Ma, man mano che la temperatura aumenta, questo pool di
informazioni si rompe, fino a che c’è, praticamente, solo un pool per particella. Quindi tutte le
particelle sembrano indipendenti e sembra che agiscano meccanicamente, rimbalzando lontano l’una
dall’altra. L’aspetto olistico subentra solo quando abbassi la temperatura.

J.B. La tua idea di dialogo come è connessa con queste idee scientifiche sulla unità inerente alla
natura?

Elevare la coscienza dell’intera società

D.B. La mia ipotesi è che abbiamo bisogno di imparare a dialogare gli uni con gli altri a causa di
tutta la frammentazione che c’è nel mondo, di cui abbiamo parlato prima. Mi sembra che l’unico modo
in cui possiamo superarla e di fare insieme l’esperienza della nostra interconnessione. Abbiamo
bisogno di una specie di illuminazione sociale per aiutarla ad accadere. In passato alcune persone
avevano sviluppato dei modi per facilitare l’illuminazione individuale, per facilitare la crescita
di un’intelligenza più alta dell’individuo per mezzo della meditazione, dell’intuizione mistica o di
tecniche analoghe. Ma non abbiamo ancora sviluppato modi per far crescere un’intelligenza sociale
più elevata. La difficoltà principale è che abbiamo organizzato la società per algoritmi cioè per
insiemi di regole con cui tentiamo di influenzarci l’un l’altro come parti di una macchina. Il
risultato è che non possiamo comunicare tra di noi su cose che sono veramente importanti. Questo è
evidente a livello internazionale, dove gli argomenti veramente importanti non possono essere
discussi al tavolo della conferenza. Discutiamo dettagli minori su quante bombe o carri armati o
navi devono essere eliminati. Ma il soggetto importante sono i principi dichiarati che ci mantengono
nemici. Per esempio, i russi professano il collettivismo e gli Stati Uniti l’individualismo. Ma a
Ginevra non ne parliamo.

J.B. Non sarebbe comunque inutile? Non si trasformerebbe in nient’altro che una disputa accanita?

D.B. E’ vero. Ma se non possiamo parlare delle radici del problema, non lo risolveremo mai
discutendo soltanto di bombe e navi. Il punto è che non appena la gente prova a parlare di queste
cose la loro temperatura sale. Si eccitano e non sono più in grado di ascoltare. Diventano come dei
singoli elettroni che si urtano rimbalzando via.

J.B. Quindi nei negoziati teniamo la temperatura bassa, ma non c’è coinvolta molta energia.

D.B. I negoziatori la tengono bassa perché non vogliono eccitarsi troppo. Evitano tutti i problemi
di fondo, come fa spesso la gente quando si incontra in società. Sanno che non sono d’accordo sui
punti importanti e quindi parlano educatamente. Questo modo di fare non ha molta energia. E quindi
non c’è neppure molta intelligenza.

J.B. Quindi quello che possiamo fare è di tentare di negoziare, per trovare qualche terreno comune
per i nostri interessi che sono in conflitto.

D.B. E’ la stesa metafisica che dice che il mondo è fatto di parti. Dice che ogni persona è un sé
separato dotato di un insieme di interessi personali. Ma bisogna chiedersi perché le persone, in
Russia, hanno interessi personali russi, mentre le persone in America, hanno .interessi personali
americani. Le stesse persone nate in posti diversi avrebbero avuto degli interessi personali
diversi.

Un tale interesse personale non nasce dal sé. E’ appreso dall’ambiente circostante, dalla cultura
locale.

J.B. Va bene, diciamoci d’accordo che siamo condizionati dal nostro ambiente, religioso, politico o
altro. Ma questo non è un dato di fatto?

D.B. Ma se fai questa ipotesi allora il problema del conflitto tra le persone è insolubile. Io dico
che prima o poi questa ipotesi atomica si frantumerà. Se potessimo stare del tutto da soli, potremmo
continuare a pensarci come atomi separati di individui o nazioni. Ma tutti vivono in situazioni così
affollate che a un certo punto l’ipotesi che siamo fondamentalmente separati si rivelerà falsa.

Massa critica e sovrappopolazione

J.B. Quello che stai dicendo è che siamo cosi tanti sul pianeta che abbiamo raggiunto una massa
critica?

D.B. Sì, è diventato pericoloso. La gente vive nelle città e dice: ‘Vivo nel mio piccolo
appartamento e sono separato e al sicuro”. Ma quando escono fuori per la strada non sono al sicuro.
Perché hai ignorato le altre persone e hai permesso loro di degenerare, non sei al sicuro. Queste
altre persone potrebbero attaccarti, e ucciderti. L’assunzione che siamo degli atomi separati non
funziona: Cal nostro livello di tecnologia e la nostra capacità di distruggere noi e l’ambiente,
continuare con quell’assunzione potrebbe significare l’estinzione. Attualmente, a causa di
Gorbaciov, sembra che questi pericoli stiano diminuendo. Ma se fallisce, cosa che è sicuramente
possibile, ritorneremo alla situazione vecchia e peggio. La popolazione del pianeta è veramente
troppo grande perché la gente possa vivere con lo standard che vorrebbe.

Ma non si può discutere di questo. Per esempio, quando la gente cerca di discutere sul controllo
delle nascite e l’aborto, non riesce a farlo. Alcuni dicono che il feto ha assoluto diritto di
vivere mentre altri dicono l’opposto. Quando cercano di comunicare tra di loro, non ci riescono. E
il fatto che non riescono a comunicare è un problema molto più serio dell’argomento particolare che
li divide. Non sembra che quelli che dicono che il feto ha diritto di vivere se. ne curino molto
dopo che è nato. Si specializzano sul feto. Nello stesso tempo la mortalità infantile aumenta e non
sembra che la gente lo noti. Il problema del feto e della mortalità infantile non sono separati. Ma
ogni partito si specializza in una parte dell’argomento e ignora gli altri fattori.

Dialogo e superconduttività

Quindi queste persone, ognuna con la sua diversa specialità, sono incapaci di parlare tra di loro. I
tentativi di farlo conducono a uno scontro e a considerare l’altro come malvagio. Come potremo
parlare insieme? Il dialogo, nel senso in cui io uso questa parola, ha questo scopo. Non è uno
scambio, non è una discussione.

Discussione significa rimandarsi la palla avanti e indietro come a ping pong. Ha un qualche valore,
ma nel dialogo cerchiamo di andare più a fondo.

J.B. Puoi specificare meglio la tua proposta?

D.B. Creare una situazione dove possiamo sospendere le nostre opinioni e i nostri giudizi per
riuscire ad asco1tarci a vicenda. L’idea è che potremmo generare una specie di superconduttività
sociale e molta energia nell’interscambio, pur mantenendo bassa la temperatura.

Per farlo abbiamo bisogno di una situazione in cui la gente possa parlare insieme liberamente senza
un ordine del giorno o uno scopo specifico che guidino il dialogo. Ci vuole, inoltre, un gruppo
abbastanza numeroso da poter sviluppare un certo numero di sottoculture. Se si riuniscono due
persone con visioni diverse, in genere eviteranno i problemi importanti. Proteggeranno i loro pool
separati di informazioni evitando quelle connessioni che potrebbero farli agitare.

Ma quando abbiamo venti o trenta persone ci saranno senz’altro dei sottogruppi all’interno dei quali
salteranno fuori i problemi più profondi. Non è più controllabile. Alla fine il dialogo toccherà le
assunzioni non negoziabili di qualche individuo e questo libererà molta energia.

J.B. Puoi fare un esempio?

D.B. Abbiamo tenuto un gruppo di dialogo in Israele ed è saltato fuori il soggetto del sionismo.
Alcuni del gruppo dicevano che il sionismo rende impossibile risolvere il problema arabo

ebraico. A questo punto uno è saltato su e ha detto che senza il sionismo Israele e gli Ebrei
andrebbero in pezzi. Era molto turbato. La discussione aveva colpito, una delle sue assunzioni non
negoziabili. Altre persone, hanno cominciato a eccitarsi. Era un momento pericoloso. L’incontro
poteva esplodere, però c’erano ancora delle persone che non erano coinvolte così tanto e queste sono
entrate tangenzialmente e hanno mantenuto bassa la temperatura, di modo che abbiamo potuto
cominciare ad affrontare questi argomenti. Anche la persona che si era così eccitata sul sionismo
non si è arrabbiata abbastanza da andarsene via. Se se ne fosse andato avrebbe fermato il dialogo.
Infine la situazione si è calmata (raffreddata) e lui ha potuto guardare le proprie opinioni insieme
a quelle degli altri. Questo ha creato un pool di informazione. Tutti hanno cominciato ad operare
partendo dallo stesso pool di informazioni.

Creare campi collettivi olistici

Quando ascolti qualcun altro, che ti piaccia o no, quello che dice diventa parte di te Quindi se la
temperatura è alta si crea un conflitto sia fuori che dentro. Ma nel dialogo la temperatura viene
abbassata e viene a crearsi un pool comune dove la gente sospende le proprie opinioni e ascolta gli
altri, quindi le opinioni di ognuno vengono assorbite da tutti gli altri. Questo è quello che
intendo per pool comune di informazione.

Prima o poi la gente riconosce che questo pool comune è più importante dei pool separati. Da questo
scaturisce uno stato di intelligenza elevata, di intelligenza sociale; puoi chiamarla un tipo di
superconduttività.

Così come la superconduttività rende possibili delle cose meravigliose, come i treni che si muovono
senza attrito o circuiti dove l’elettricità fluisce a una velocità incredibile’ allo stesso modo
l’intelligenza che nasce dal dialogo crea la possibilità che qualcosa di nuovo entri nelle relazioni
umane.

J.B. Lo scopo del dialogo è di scoprire il terreno olistico che è stato ignorato dal modo in cui
operiamo come individui e come gruppi di atomi.

D.B. Diciamo che cominciamo con quello scopo, ma che più partecipiamo più lo scopo si ritirerà in
sottofondo man mano che lo raggiungiamo. Non vogliamo che lo scopo ci sia di ostacolo. Una volta che
cominciamo, i nostri scopi entrano nell’ombra. Scopriamo nuove cose che brillano molto più
intensamente dello scopo con cui avevamo iniziato.

J.B. Il dialogo che tu descrivi significa imparare a sospendere la propria posizione. Ma non è un
atteggiamento di base degli esseri umani operare partendo da una posizione e avere dei giudizi e
delle opinioni immediate sulle posizioni degli altri.

D.B. Gli antropologi che hanno studiato i gruppi di cacciatori raccoglitori dicono che molti di loro
si siedono in cerchio senza prendere delle decisioni e sembra che dopo sappiano che cosa fare. Non
hanno un individualismo completo, ne ricevono pressioni da parte del collettivo. E’ un genere di
vita che non porta allo stress che abbiamo noi oggi. E’ stato solo con la crescita della tecnologia
che abbiamo sviluppato autorità, punizioni, ricompense per indurre gli altri ad adottare le nostre
posizioni. Abbiamo dovuto creare degli eserciti per proteggere queste posizioni e ogni genere di
tortura e di crudeltà e di inganno. In altre parole, la crescita della tecnologia ci ha portato a un
peggioramento della nostra situazione psicologica.

J.B. Ma gli antropologi non sostengono anche che è la tecnologia, la nostra abilità di fare degli
strumenti che ci rende diversi dalle altre specie?

Intelligenza circolare

D.B. Non penso che quello sia una buona misura dell’intelligenza. Pensa ai delfini o alle balene.
Non hanno capacità di costruire degli strumenti. Hanno dei cervelli grandi, ma apparentemente la
loro intelligenza è indirizzata diversamente. Qualcuno mi ha raccontato il caso di 8 delfini che si
riunivano insieme quando uno di loro veniva attaccato da un pescecane. Formavano un cerchio attorno
al pescecane e poi si muovevano verso il centro e lo schiacciavano. Era un’azione collettiva, come
la superconduttività e, evidentemente, è nata dalla loro capacità di comunicare.

Non sono sicuro che la capacità di costruire strumenti sia veramente una caratteristica cruciale
dell’intelligenza. Forse la capacità di parlare è la più cruciale. Penso che il dialogo libererà una
forma di intelligenza più sottile di quella usata per costruire strumenti e attrezzi. L’intelligenza
che crea e usa attrezzi non è capace di organizzare la società in modo appropriato da tenere conto
delle conseguenze di quegli strumenti.

J.B. L’intelligenza che usa degli attrezzi è l’intelligenza che enfatizza le parti.

D.B. Ed enfatizza anche l’usare le cose come mezzo per un fine. Nel dialogo non enfatizziamo le
parti. Non usiamo dei mezzi per uno scopo. Il dialogo non funziona dicendo che stiamo tentando di
manipolarci l’un l’altro o il gruppo per uno scopo. Piuttosto stiamo partecipando, parlando insieme,
esplorando, creando. Lo scopo non è conosciuto.

J.B. In genere, quando la gente parla di una intelligenza più elevata, parla di un individuo che
attinge alla sua intelligenza superiore, ottenendo una realizzazione individuale. Tu pensi che sia
disponibile una intelligenza di gruppo?

D.B. Forse un individuo può attingere a una mente superiore, ma abbiamo bisogno, in aggiunta, che
questa mente superiore operi socialmente, altrimenti non sopravviveremo.

La maggior parte della nostra vita è sociale. Se non riusciamo à gestire le cose socialmente,
l’intelligenza superiore individuale non farà molta differenza.

J.B. Come sai, hai dei critici. Gli scienziati sostengono che sei troppo filosofo per essere uno
scienziato. I filosofi sostengono che sei troppo scientifico per essere un filosofo. Talvolta parli
di fare della scienza come un artista fa dell’arte e, nella tua discussione del dialogo, c’è una
grande parte di psicologia e di sociologia. Come ti definiresti?

La vita muore quando l’amore è finito

D.B. Francamente penso che sia un segno di degenerazione e di frammentazione voler etichettare
arbitrariamente la gente.

J.B. Allora come descriveresti una persona che si interessa all’interconnessione del tutto?

D.B. Non penso che abbiamo bisogno di etichettare la gente al di là del dire che sono esseri umani.
Puoi dire che sei interessato a ricercare quello che è alla base delle cose. Puoi dire così.

J.B. Puoi ricordarti se da bambino ti interessavi agli argomenti che stiamo discutendo qui?

D.B. Quando ero in quarta, sono stato molto influenzato in direzione della scienza da un libro di
astronomia che l’insegnante mi aveva prestato. Parlava del sole, della terra, dei pianeti e mi
affascinava molto.

Ho sentito che era qualcosa al di là di tutto il caos e la piccolezza di quello che facevamo nella
nostra piccola città. Il libro aveva in frontespizio una piccola poesia di Francis Bourdillon, “La
notte ha mille occhi \ il giorno solo uno, \ eppure la luce del mondo luminoso muore \ col sole che
muore. \

la mente ha mille occhi, \ e il cuore solo uno, \ eppure la luce di un’intera vita muore, \ quando
l’amore è finito.”

Era una specie di avvertimento di non dare troppo valore a questa affascinante roba intellettuale.
Poteva essere tutto solo come la luce di una stella, era un pensiero che mi faceva rabbrividire. Più
tardi mi è diventato chiaro che non importa che cosa facciamo nella scienza o in ogni altro campo,
non ci aiuterà se non troviamo un modo di essere connessi l’uno con l’altro a un livello profondo.

www.globalvillage-it.com/enciclopedia

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