Stress: cos’è e come lo affrontiamo

pubblicato in: AltroBlog 0
Stress: cos’è e come lo affrontiamo

di Paola Porciello | 21 febbraio 2014

“Sei stressato”. Troppo spesso è quello che ci sentiamo dire quando non riusciamo a trovare la causa
di un malessere, un disagio o un sintomo fisico. Il dottore ci visita ed è tutto a posto. Allora
ecco che nel 90% dei casi viene tirato in ballo lo stress. Ma che vuol dire esattamente? Prima di
sottoporci a cure o analisi, cerchiamo di fare chiarezza e stabilire di cosa stiamo parlando. Capire
cosa ci succede è il punto di partenza.

Quando siamo esposti a uno stressor, il nostro organismo attraversa le seguenti fasi:

1. Allarme: attivazione fisiologica (il battito cardiaco accelera, la pressione sale, il sangue
confluisce nelle parti del corpo interessate ecc.)
2. Resistenza: aumento dell’attenzione e della vigilanza (lo stressor attira tutta la nostra
attenzione)
3. Recupero: ristabilizzazione (ritorno alla normalità)

Queste risposte sono una risorsa preziosa che ci aiuta a mettere in atto strategie per sottrarci al
pericolo o per adattarci a un cambiamento. La sede dell’attivazione si trova nella parte più antica
e profonda del cervello, quella deputata al controllo delle emozioni.

Quand’è che lo stress diventa un problema? Quando si rimane troppo a lungo nella seconda fase. Se
non si ritrova un equilibrio, l’attivazione dell’organismo diventa cronica.

Le strategie comportamentali più comuni per affrontare la situazione sono:

1. Negazione: ci raccontiamo che va tutto bene
2. Compensazione: iperattività, superlavoro
3. Abuso di sostanze (caffè, alcol, droghe, psicofarmaci) e/o disturbi dell’alimentazione

Introdotto la prima volta nel 1936 da Hans Selye, un medico austriaco, il concetto di stress si
riferisce alla risposta fisiologica a uno stimolo (chiamato “stressor”) attraverso cui l’organismo
cerca di adattarsi a pressioni o cambiamenti provenienti dall’esterno o dall’interno del corpo. E’
una reazione “aspecifica”, cioè non dipende dalla causa che l’ha determinata. Il modo in cui
percepiamo e valutiamo il singolo evento definisce ciò che per noi è stressante e ciò che non lo è.
Nel giudizio entrano in gioco il carattere, le esperienze passate, la fase di vita in cui ci
troviamo e gli aspetti culturali e religiosi ai quali facciamo riferimento. Tutte queste variabili
si intrecciano tra loro in modo assolutamente unico in ciascuno di noi.

Siamo fatti di esperienze, di vissuti, di ricordi e progetti. La nostra vita quotidiana è come un
fiume, in alcuni momenti scorre più lento, in altri ci sono le rapide. A volte anche le cascate. Il
segreto sta nel fermarsi e ascoltare quello che ci sta succedendo ora.

Cosa ha scatenato la nostra reazione? Come si sta manifestando nel nostro corpo? Non è facile, lo so
bene. La risposta parte in automatico. Serve allenamento. Spesso passa del tempo prima che riusciamo
ad accorgerci che siamo stressati e che il nostro organismo è in iperattivazione. Allora, proviamo a
risalire alle cause che hanno scatenato la bufera. Una volta individuate, cerchiamo di guardarle
sotto una luce diversa. Talvolta la sola rilettura del problema a freddo è già sufficiente a ridurre
la tensione.

Se volete potete provare a esercitarvi. I vostri commenti saranno preziosi per gli altri lettori.
Quali sono gli eventi che mi procurano stress?
Come reagisco di solito agli eventi stressanti?
Riesco a vedere il problema da altri punti di vista?

Continua…

Psicologia e salute: il cervello “parla”, il sistema immunitario “risponde”

di Paola Porciello | 3 aprile 2014

Oggi cercherò di spiegare in che modo i fattori psicologici esercitino la loro influenza sulle
cellule, sugli organi e sulle funzioni del nostro corpo, attraverso il sistema nervoso centrale.

Nella puntata precedente abbiamo esaminato il concetto di stress, che ci servirà per affrontare
questo nuovo ambito. Farò riferimento al recente testo del Prof. Mario Bertini, “Psicologia della
salute” (Raffello Cortina Editore, 2012), lettura che consiglio a tutti coloro che si occupano di
Salute e dei suoi rapporti con altre discipline.

La relazione fra stress e malattia non è di tipo semplice ma dipende da differenze individuali
biologiche e di personalità, dal contesto, dalle risorse che abbiamo a disposizione e, soprattutto,
dalla percezione dell’evento stressante stesso.

Fino a poco tempo fa si pensava che lo stress psicologico contribuisse allo sviluppo di specifiche
malattie ‘fisiche’, in particolare quelle cosiddette ‘psicosomatiche’, come ad esempio la dermatite.
Successivamente tuttavia la ricerca ha messo in evidenza nuove relazioni tra fattori psicologici e
malattie come ictus, tubercolosi, diabete, leucemia, cancro, vari tipi di malattie infettive, e
perfino la comune influenza.

Il cervello è collegato sia con il sistema endocrino (ormonale) che con il sistema immunitario.
Nuove discipline come la neuropsicoendocrinologia e la neuropsicoimmunologia hanno contribuito a
migliorare la nostra comprensione dei processi complessi che contribuiscono a produrre uno stato di
salute o di malattia.

Andiamo a esaminare le influenze psicologiche sui processi immunitari.

Una ricerca degli anni Settanta pubblicata su Lancet evidenziava come le emozioni legate al lutto
(in questo caso la perdita del coniuge) esercitassero un’influenza negativa sul sistema immunitario,
tramite la riduzione della risposta ai mitogeni. Altre ricerche hanno evidenziato che esiste una
relazione tra funzione immunitaria e qualità della relazione col coniuge e tra questa e la
disoccupazione.

Il nostro cervello quindi, o meglio le sue funzioni mentali, sono in grado di comunicare con le
cellule del sistema immunitario. In che modo? Un sistema immunitario attivato produce sostanze
chimiche che possono essere “percepite” dal sistema nervoso. Si può dire che attraverso questi
canali di comunicazione si può indebolire la resistenza del nostro organismo agli agenti patogeni
(che producono malattia), o viceversa, si trasmettano dei segnali di rinforzo positivo. A
quest’ultimo riguardo, fa notare il Prof. Bertini, le evidenze empiriche divengono purtroppo molto
meno appariscenti.

E’ bene ricordare che sappiamo ancora molto poco circa la natura di queste relazioni. Ciò
nonostante, queste ricerche hanno il grande merito di aver aperto un’altra breccia nelle barriere
tra medicina e psicologia.

Nella prossima puntata approfondiremo il territorio della salute come dimensione positiva e non più
come semplice assenza di malattia.

da ilfattoquotidiano.it

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *