Stress del tempo e insonnia (come vincerla con consapevolezza)

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Stress del tempo e insonnia (come vincerla con consapevolezza)

di J.K.Zinn

tratto da:”Vivere momento per momento”
(Edizioni Pratica)

Viaggi fuori dal tempo

“Pratica il non-fare e ogni cosa andrà a posto da sola – Lao-tzu Tao Te Ching”

Nella nostra società, il rapporto con il tempo è diventato una delle
principali fonti di stress. In certi stadi della vita abbiamo costantemente
la sensazione di non avere mai abbastanza tempo per fare tutto quello che
dovremmo fare. In altre età della vita, il tempo sembra non passare mai:
ore e giorni sembrano interminabili, non sappiamo che cosa fare di tutto il
tempo che abbiamo a disposizione. Per quanto folle possa sembrare, voglio
suggerire che l’antidoto allo stress del tempo è il non fare’ e che tale
antidoto è efficace tanto nella situazione in cui ‘non hai abbastanza
tempo’ quanto in quella in cui ‘hai troppo tempo’. La sfida consiste nel
mettere alla prova quest’affermazione, e verificare se il tuo rapporto con
il tempo si trasforma grazie alla pratica del non fare.

Se ti senti già sopraffatta dalla mancanza di tempo, ti chiederai, forse,
come possa essere d’aiuto sottrarre tempo a tutto quello che hai da fare
per praticare il non fare. E se sei sola e annoiata, e il tempo libero è
l’unica cosa che hai a disposizione in abbondanza, ti chiederai in che modo
il non fare possa riempire questo grande buco che ti opprime.

La risposta è semplice e naturale: la pace interiore si trova fuori dal
tempo. Se prendi l’abitudine di passare un po’ di tempo, ogni giorno, in
uno stato di quiete interna, anche se è solo per due minuti, o cinque o
dieci, in quei momenti esci dal flusso del tempo

La calma, il rilassamento e la centratura che incontri in questo ‘viaggio
fuori dal tempo’, ti accompagnano al tuo rientro e possono trasformare la
tua esperienza del tempo, nella vita di ogni giorno Impari a fluire con il
tempo, nel corso della giornata, facendo semplicemente attenzione al
momento presente, anziché combatterlo o esserne travolta

Più ti abitui a dedicare un certo tempo, ogni giorno, al non fare, più
tutta la tua giornata diventa ‘non fare’: viene soffusa da una
consapevolezza radicata nel momento presente, che si trova quindi fuori dal
tempo. Forse, praticando la meditazione seduta, l’esplorazione del corpo o
lo yoga hai già notato che la consapevolezza non richiede alcun tempo, la
consapevolezza è istantanea e riempie semplicemente ogni momento, gli
infonde più vita. Se ti manca il tempo per fare tutte le cose che vorresti
fare, la consapevolezza ti regala tempo, offrendoti la pienezza di ogni
momento che hai a disposizione. Qualsiasi cosa stia succedendo, ti dà la
possibilità di restare in contatto con il tuo centro, e di percepire e
accettare le cose così come sono. In questo atteggiamento puoi anche
renderti conto di quello che la situazione richiede, in maniera prospettica
e senza indebita ansia. E puoi agire e farlo, lasciando che il tuo agire
sgorghi dal tuo essere, da uno stato di pace.

D’altro canto, poniamo che tu sia in una situazione in cui non sai che cosa
fare di tutto il tempo che hai a disposizione. Il tempo ti pesa. Magari ti
senti vuota, separata dal mondo e da tutte le cose significative che vi
avvengono. Magari non sei in grado di lavorare o di uscire di casa; magari
passi la maggior parte del tempo a letto e leggere ti stanca. Magari sei
sola, senza amici, senza famiglia o lontana da essi. In che modo il non
fare ti può aiutare? Ti sembra che il ‘non fare’ sia quello che stai già
facendo tutto il tempo ed è appunto ciò che ti fa impazzire!

In realtà, anche se non te ne rendi conto, sei immersa in una continua
attività. Probabilmente fai’ dell’infelicità, della noia e dell’ansia.
Probabilmente passi un certo tempo, forse anche gran parte del tempo, in
compagnia dei pensieri e dei ricordi del passato, rivivendo momenti
piacevoli e disgrazie. Magari continui a ‘produrre’ rabbia per cose
accadute molto tempo fa. Oppure ‘fai’ solitudine, risentimento,
autocommiserazione, senso di impotenza. Tutte queste attività mentali
drenano la tua energia. Ti stancano e ti fanno sembrare le ore
interminabili.

La nostra esperienza soggettiva del passaggio del tempo sembra legata
all’attività del pensiero.* Pensiamo* al passato,* pensiamo* al futuro. Il
tempo è lo spazio che intercorre fra i nostri pensieri e ne misura lo
scorrere incessante. Osservando i nostri pensieri andare e venire,
coltiviamo la capacità di soggiornare nel silenzio e nella quiete che
abitano dietro al flusso dei pensieri, in un presente atemporale. Il
presente è sempre qui, è sempre ora. è fuori dal flusso del tempo. Non fare
significa* lasciare andare tutto quanto.* Soprattutto significa lasciare
andare i tuoi pensieri. Significa lasciarti* essere.* Se ti senti
prigioniera del tempo, il non fare è un modo per evadere da questa prigione
ed emergere in una dimensione senza tempo.

Così facendo esci anche, almeno momentaneamente, dal tuo isolamento, dalla
tua infelicità, dal tuo bisogno di sentirti occupata, utile, significativa
per gli altri. Collegandoti con te stessa, fuori dal flusso del tempo, stai
già facendo la cosa più significativa che tu possa fare: stai
rappacificandoti con la tua mente e contattando la tua interezza.

Il passato e il futuro

consentono solo un minimo di consapevolezza Essere coscienti è non
appartenere al tempo.

(T.S. Eliot Bumt Norton, in Quattro quartetti.)

Tempo per II lavoro del ‘non fare’

Potresti considerare tutto il tempo che hai a disposizione, come
un’occasione per intraprendere il lavoro interiore dell’essere e della
consapevolezza. Allora, anche se il tuo corpo non funziona come dovrebbe’,
anche se sei relegata in casa o a letto, hai pur sempre la possibilità di
trasformare la tua vita in un’avventura, ogni momento della quale è
prezioso e significativo.

Se ti impegni nel lavoro della consapevolezza, il tuo isolamento fisico
prende un altro significato. Il dispiacere e il rimpianto di non potere
essere attiva esteriormente, sono controbilanciati dalla gioia di altre
possibilità che si aprono; tutto il tempo che prima ti pesava, diviene
tempo disponibile per il lavoro dell’essere, per il ‘non fare’, per la
consapevolezza e l’autocomprensione. È un lavoro che non ha fine e di cui
non sappiamo dove ci condurrà. Ma dovunque sia, ci porterà lontano dalla
sofferenza, dalla noia, dall’ansia e dall’autocommiserazione. Gli stati
mentali negativi non sopravvivono in una dimensione fuori dal tempo. Come
potrebbero sopravvivere, quando tu diventi la pace stessa? La
consapevolezza concentrata è un crogiolo in cui gli stati mentali negativi
subiscono una trasmutazione. E se le tue condizioni fìsiche ti permettono
di fare, perlomeno, certe attività nel mondo esterno, l’abitudine a
soggiornare nella dimensione del non fare ti aiuterà a intuire come puoi
collegarti con persone e iniziative, in modi che siano soddisfacenti per te
e utili agli altri. Ciascuno di noi ha qualcosa da offrire al mondo. Anzi,
in verità, ciascuno di noi ha qualcosa che nessun altro può offrire,
qualcosa di unico e infinitamente prezioso,* il proprio essere.* Se
pratichi il non fare, scoprirai forse che il tempo libero, anziché
opprimerti con la sua enormità, non ti basta mai per fare tutto quello che
vorresti fare. In questo lavoro, puoi star certa che non sarai mai
disoccupata.

Il sonno: un’attività sacra

Fra tutte le nostre attività abituali, il sonno è una delle più
straordinarie e meno apprezzate. Pensaci: una volta al giorno ci sdraiamo
su una superfìcie comoda e per qualche ora ci assentiamo dal nostro corpo.
Ed è per noi un periodo di tempo sacro. Siamo tanto attaccati alle nostre
ore di sonno, che raramente siamo disposti a sacrificarne volontariamente
qualcuna per fare una cosa che ci sta a cuore. Spesso sentiamo qualcuno
dire: -Se non dormo le mie otto ore, sono uno straccio. E se suggerisci a
una persona di alzarsi un’ora prima per fare una cosa che desidera fare, ma
per cui non trova mai il tempo, il più delle volte la tua proposta viene
recepita come una provocazione. La gente si sente minacciata quando si
parla di toglierle il sonno.

Eppure, ironicamente, i disturbi del sonno sono fra i primi e più comuni
sintomi di stress. Non riesci ad addormentarti perché non riesci a calmare
l’attività della mente, oppure ti svegli nel mezzo della none e non riesci
a riprendere sonno o tutt e due le cose. Spesso ti giri e ti rigiri nel
letto cercando di rilassarti, ti ripeti quanto è importante la giornata di
domani, quanto hai bisogno di riposo. Invano: più cerchi di addormentarti,
più sei sveglia.

Il fatto è che è impossibile costringerti ad addormentarti. È uno di
quegli stati, come il rilassamento, a cui puoi solo abbandonarti. Più cerchi
di addormentarti, più crei tensione e ansia, che ti tengono sveglia.

Riuscire a dormire è un indice di armonia nella tua vita. Dormire a
sufficienza è uno dei fattori base della salute. Quando ci viene a mancare
il sonno, i nostri pensieri, umori e comportamenti diventano nervosi e
sconnessi, il corpo è stanco e più esposto ad ammalarsi.

Cicli naturali

Le nostre abitudini di sonno sono intimamente legate ai cicli del mondo
naturale. Il pianeta compie una rotazione sul suo asse in ventiquattr ore,
producendo l’alternarsi della luce e dell’oscurità, e molti importanti
cicli degli organismi viventi, i cosiddetti* ritmi circadiani*, sono
sintonizzati su questo ciclo. I ritmi circadiani si manifestano nelle
fluttuazioni della secrezione di neurotrasmettitori nel cervello e nel
sistema nervoso, e nella biochimica di tutte le nostre cellule. Questi
fondamentali ritmi planetari sono incorporati nel nostro organismo. I
biologi parlano di un ‘orologio biologico’, controllato dall’ipotalamo, che
regola il ciclo del sonno e della veglia e che può venire disturbato, per
esempio, dai viaggi aerei o dal lavoro notturno. Siamo sincronizzati con i
cicli del pianeta e le nostre abitudini di sonno riflettono questa
sincronia. Quando essa viene turbata, abbiamo bisogno di un ceno tempo per
ritrovarla.

Se hai difficoltà a dormire, può darsi che il tuo corpo voglia comunicarti
qualcosa sul tuo modo di vivere. Come tutti gli altri messaggi del
corpo-mente, questa comunicazione merita la tua attenzione. A volte indica
solo che stai attraversando un periodo particolarmente stressante: quando
le cose ritorneranno alla normalità, il tuo sonno migliorerà da sé.

A volte vuole segnalarti invece, per esempio, che il tuo corpo non fa
abbastanza esercizio fisico. Attività come camminare, fare yoga, nuotare
contribuiscono sostanzialmente a un buon sonno riposante, come puoi
facilmente sperimentare. Spesso le persone sono convinte di aver bisogno di
più sonno di quanto sia veramente loro necessario. Il bisogno di sonno
diminuisce mano a mano che invecchiamo. Ci sono persone per le quali
quattro ore di sonno sono più che sufficienti, ma magari sono convinte di
soffrire d’insonnia e di dover riuscire a dormire più a lungo.

Notti insonni

Nella clinica raccomandiamo ai nostri pazienti, quando non riescono ad
addormentarsi, di alzarsi e fare qualcosa: preferibilmente qualcosa che a
loro piace oppure che sono contenti di sbrigare.

Quando non riesco a dormire, preferisco pensare che forse non ho bisogno di
sonno in quel momento, anche se provo il desiderio di dormire. La seconda
cosa che faccio, allora, è alzarmi a meditare. (La prima è agitarmi nel
letto nervosamente finché non mi rendo conto di quello che sto facendo.) Mi
alzo, mi dice di quanto sia diffusa questa forma di sregolazione del
nostro sisterru^or-po-mente. Molte persone riescono ad addormentarsi solo
con i sonniferi. Il controllo e la regolazione dei loro ritmi corporei
vengono delegati a un agente chimico. Non dovrebbe questo essere un estremo
rimedio, a cui si ricorre soltanto quando ogni altra via è preclusa?

Nella clinica, involontariamente, facciamo venire sonno a molti. Il fatto è
che l’esplorazione del corpo è molto rilassante. Se la pratichi quando sei
stanca, facilmente ti immergi nel sonno, anziché in uno stato di rilassata
attenzione. Per questo alcuni devono fare uno sforzo notevole per restare
svegli durante l’esplorazione del corpo. Certe persone non riescono a
restare sveglie fino alla fine della meditazione, per settimane. Altri
dormono già prima di arrivare al ginocchio sinistro!

Ai pazienti il cui problema principale è l’insonnia, permettiamo di usare
il nastro dell’esplorazione del corpo per addormentarsi la sera, a
condizione che promettano di servirsene anche a un’ora diversa, almeno una
volta al giorno, per svegliarsi’. E funziona!

La maggior parte delle persone con problemi d’insonnia riferiscono un netto
miglioramento dopo qualche settimana di pratica e molti abbandonano l’uso
dei sonniferi prima della fine del corso. Per alcuni è più facile e
ugualmente efficace per addormentarsi, concentrare l’attenzione sul respiro
stando sdraiati a letto, seguendo il respiro mentre entra e continuando a
seguirlo mentre esce, con ogni espirazione, lasciando che il corpo affondi
un po’ di più nel materasso. Puoi immaginarti di espirare fino ai confini
dell’universo e di richiamare il respiro da quelle lontane regioni, finché
non rientra nel tuo corpo.

Pensiamo un attimo a come ci addormentiamo. Ci sdraiamo su una superfìcie
morbida, chiudiamo gli occhi e ci rilassiamo. Tutto comincia ad annebbiarsi
e partiamo per il paese dei sogni.

Praticando l’esplorazione del corpo, in posizione sdraiata e con gli occhi
chiusi, è importante che impariamo ad accorgerci quando, con
l’approfondirsi del rilassamento, arriviamo a un bivio. In una direzione ci
sono l’annebbiamento, l’incoscienza e il sonno. Questa è una strada che è
importante percorrere regolarmente: ci mantiene sani e rinnova le nostre
risorse fisiche e psichiche. Nell’altra direzione c’è la meditazione, che t
uno stato di rilassamento accompagnato da una consapevolezza acuita. Anche
questo è uno stato molto nutriente, che vale la pena di coltivare
regolarmente. Fisiologicamente e psicologicamente è molto diverso dal
sonno. L’ideale è coltivare entrambi questi stati e saper scegliere quando
è il momento di immergerci nell’uno o nell’altro

Usare creativamente l’insonnia

Il nostro attaccamento al sonno di solito ci induce a preoccuparci molto
quando perdiamo ore di riposo. Ma se accetti il fatto che il tuo corpo è
capace di autoregolarsi e di correggere da sé alcuni degli squilibri in
cui incorre, puoi servirti dell’insonnia come veicolo per la crescita, così
come abbiamo visto che puoi usare altri sintomi fisici: o il dolore o
l’ansia. Personalmente, sono da poco uscito da un lungo periodo di sonno
irregolare. Durante undici anni ho avuto ben poche notti di sonno
ininterrotto. Prima mia moglie allattava, poi i bambini hanno continuato a
svegliarsi spesso la notte, fino all’età di quattro o cinque anni. Mia
moglie ed io abbiamo deciso fin dall’inizio di accettare questi loro ritmi,
anziché cercare di costringerli ad adeguarsi alla nostra idea di come
dovesse essere il loro sonno. Questo ha significato alzarsi tre o quattro
volte per notte, giorno dopo giorno, anno dopo anno.

Ogni tanto andavo a letto prestissimo in modo da recuperare un po’ di
sonno. Ma per lo più il mio sistema si è abituato a dormire meno e a
sognare meno e me la sono cavata piuttosto bene per tutti quegli anni.

Credo che uno dei motivi per cui questo ritmo non mi ha spossato né mi ha
fatto ammalare, sia il fatto che non ho opposto resistenza. Ho accettato la
situazione e me ne sono servito per la mia pratica di meditazione.

Spesso mi trovavo a camminare avanti e indietro la notte con un bambino in
braccio, cullandolo, cantandogli, coccolandolo. Usavo il camminare, il
canto, il dondolio per centrarmi nella consapevolezza del bambino, dei suoi
sentimenti, del suo corporei mio corpo, del nostro rapporto. Avrei
preferito stare a letto: ma poiché non c’ero e non ci potevo essere, tanto
valeva usare il fatto di stare sveglio per essere veramente sveglio.

Vedendo le cose in questa luce, stare alzato la notte è diventato per me
una forma di pratica e un’occasione di crescita come padre e come essere
umano. Adesso i bambini dormono tranquillamente tutta la notte. Ma ancora
ogni tanto mi capita di svegliarmi nel mezzo della notte, a volte perché la
mia mente è occupata da molti pensieri, che non se ne vanno anche se cerco
di mandarli via. Allora mi alzo e faccio un po’ di meditazione seduta o un
po’ di yoga o entrambi. Poi, a seconda di come mi sento, torno a letto
oppure lavoro a qualche progetto che voglio finire. C’è molta pace e molto
silenzio nel cuore della notte. Nessuna telefonata, nessun disturbo. La
luna, le stelle, le prime luci dell’alba sono uno spettacolo straordinario
e mi fanno sentire collegato a tutto questo meraviglioso universo. La mente
di solito si rilassa, non appena smetto di volermi riaddormentare e decido
di usare queste ore per la consapevolezza. Ciascuno di noi è diverso e ha
diversi ritmi. Alcuni funzionano meglio la notte, altri la mattina presto.
È molto utile scoprire come puoi usare le ventiquattr’ore della giornata
nel modo che ti corrisponde meglio. Questo puoi scoprirlo solo ascoltando
attentamente la tua mente e il tuo corpo, e lasciando che ti insegnino
quello che hai bisogno di imparare.

Come al solito, questo vuol dire superare un po’ di resistenza al
cambiamento e alla sperimentazione, e permetterti la gioia di esplorare i
confini della tua vita. Il tuo rapporto con il sonno è un tema utilissimo
per la consapevolezza. Preoccupandoti meno del sonno perduto e
concentrandoti maggiormente sull’essere completamente sveglia, puoi
imparare molte cose su di te.

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