Studio sulla reincarnazione (parte seconda e fine)
Studio sulla reincarnazione
– di Sri Aurobindo e Mére –
(parte seconda e fine)
Aurobindo
Considerare l’idea della rinascita e le circostanze della nuova vita come una ricompensa o una
punizione di punya [meriti] o di papa [demeriti] è una rozza idea umana di “giustizia”, assai
antifilosofica e antispirituale e che distorce il vero scopo della vita. La vita, qui in questo
mondo, un’evoluzione e l’anima cresce con l’esperienza, sviluppando attraverso di essa questo o
quell’aspetto nella natura; e se vi è sofferenza è proprio per fare questa esperienza, non per un
giudizio inflitto da Dio o dalla Legge Cosmica per gli errori o le cadute che, nello stato
d’ignoranza, sono inevitabili.
Aurobindo
Riguardo all’affermazione che:”Le relazioni che si stabiliscono in una nascita persistono in
successive nascite, le loro probabilità dipendono dalla forza del legame”, sì, è possibile, ma non è
la legge – di regola lo stesso tipo di relazione non si ripete -; le stesse persone spesso si
rincontrano ancora altre volte sulla terra in vite diverse, ma le loro relazioni sono diverse. Non
sarebbe di alcuna utilità, per lo scopo che ha la rinascita, se la stessa personalità con le stesse
relazioni e con le stesse esperienze si ripetessero di continuo.
Aurobindo
Di solito, un’anima segue continuamente la medesima linea del sesso. Se ci sono cambiamenti di
sesso, si tratta, come regola generale, di parti della personalità che non sono centrali.
Aurobindo
Ci sono dei movimenti che possono sembrare retrogradi, ma sono solo movimenti a zig zag, non
costituiscono una vera caduta all’indietro, ma sono un ritorno di qualcosa che non sia stato
elaborato, così che si possa in seguito retrocedere in avanti. L’anima non ritorna a una condizione
animale, ma una parte della personalità vitale può separarsi e unirsi ad una nascita animale per
potervi così elaborare le proprie propensità animali.
Non c’è alcuna verità nella credenza popolare dell’avaro che diventa un serpente, Sono
superstizioni romantiche popolari.
Aurobindo
L’anima, l’essere psichico, una volta raggiunta la coscienza umana non può più regredire alla
coscienza animale inferiore, né in un albero o in un semplice insetto. E’ invece vero che una parte
dell’energia vitale, o della coscienza strumentale formatasi o una parte della natura possano farlo,
e molto spesso lo fanno, qualora ci sia un qualche forte attaccamento a qualcosa nella vita terrena.
Mére
La settimana scorsa vi ho parlato della nascita: come cioè le anime entrino nel corpo; e vi go
anche detto come questo corpo si formi in un modo molto insoddisfacente, capita così praticamente
per tutte – le eccezioni sono così rare che non vale nemmeno la pena di parlarne.
Vi ho detto come voi veniate in questo mondo, a causa do questa nascita oscura, con tutto il vostro
bagaglio fisico pieno di cose di cui dovete in genere sbarazzarvi se volete veramente progredire.
Qualcuno mi ha scritto, citandomi le mie stesse parole:”Siete portati in questo mondo con la forza,
l’ambiente vi è imposto con la forza e le leggi dell’atavismo vi sono imposte con la forza”, e mi
chiede chi mai sia la causa di tutto questo.
Evidentemente, avrei potuto essere più esplicita, ma pensavo fosse abbastanza chiaro.
Il corpo viene prodotto da un uomo e una donna che diventano il padre e la madre. E sono persone
che non hanno neppure le capacità per chiedere all’essere che stanno per mettere al mondo se questi
lo voglia o se sia in accordo con il loro destino.
Ed è appunto a questo corpo, che loro stesso formano, che impongono, con la forza della necessità,
un atavismo, un ambiente e in seguito un’educazione che costituiranno quasi sempre un ostacolo alla
sua crescita futura.
Per questo ho affermato, e lo ripeto ancora (pensavo fosse chiaro), che è a causa del genitori
fisici e del corpo fisico, niente altro; l’anima che si incarna, sia che stia ancora crescendo e che
sia totalmente sviluppata, si trova a dover lottare contro le circostanze impostale dal tipo di
nascita animale e deve lottare per riuscire a trovare la sua propria via e ritrovare il suo sé
completo.
E’ così.
E’ possibile per il padre e la madre far nascere .. Insomma, chiedere l’anima che vogliono?
Chiedere? Per questo dovrebbero avere una conoscenza occulta che generalmente non hanno. Ma in ogni
caso, quello che è possibile è fare che la cosa non avvenga come negli animali, guidati dall’istinto
o dal desiderio, e poi molto spesso e un’aspirazione; i genitori devono mettersi in una condizione
di aspirazione, quasi di preghiera, così che l’essere che hanno intenzione di formare possa
costruire un involucro adatto ad incarnare un’anima – un’anima che possano perciò chiamare perché
s’incarni in quella forma. Ho conosciuto persone – non molte, tali cose non accadono spesso – che
hanno scelto circostanze speciali, si sono preparati attraverso la concentrazione e la meditazione e
un’aspirazione particolare, e che hanno cercato di attrarre un essere eccezionale nel corpo che
stavano formando.
In certi paesi, nei tempi antichi, e persino adesso, la donna che è in attesa di un figlio viene
messa in condizioni speciali di bellezza, di pace e di agio, in condizioni fisiche molto armoniose,
così chela creatura si possa formare nelle migliori condizioni possibili. Questo è evidentemente
quello che si dovrebbe fare, poiché è alla portata delle possibilità umane; gli esseri umani sono
già sufficientemente evoluti perché tutto questo non sia così eccezionale. E tuttavia è piuttosto
eccezionale, poiché pochissimi ci pensano, mentre poi sono innumerevoli quelli che fanno figli senza
neppure volerli.
E’ insomma possibile chiamare quaggiù un’anima ma in questo caso si deve essere abbastanza
coscienti e quindi si deve cercare di fare quel che si fa nelle migliori condizioni. E’ molto raro,
ma è possibile.
Quando si forma un corpo, l’anima che vi si incarna è obbligata a incarnarsi proprio in quel corpo?
Non comprendo bene il problema.
La formazione del corpo dipende totalmente dall’uomo e dalla donna; tuttavia, l’anima che si
manifesta nel nascituro, nel corpo che si sta formando, è obbligata a manifestarsi in quel corpo?
Cioè se l’anima possa scegliere fra corpi diversi?
Si
Certo, ma è davvero eccezionale, nonostante tutto, che tra questa enorme massa umana un’anima
cosciente possa prendere un corpo secondo la sua propria volontà. E’ un fatto davvero raro.
Vi ho già detto che quando un’anima è cosciente, pienamente formata e vuole incarnarsi, generalmente
cerca di vedere, dal proprio dominio psichico, da qualche parte sulla terra una corrispondente luce
psichica. Inoltre, durante l’incarnazione precedente, prima di lasciare il corpo e prima d lasciare
l’atmosfera terrestre, l’anima, come risultato dell’esperienza conseguita nella vita appena
terminata, sceglie in generale (non nei dettagli, ma nell’insieme) le condizioni approssimative
della sua vita futura. Ma sono casi eccezionali. Potrebbe essere stato così per noi, ma la
maggioranza, la grande maggioranza degli essere umani, persino tra coloro che sono ben educati, la
domanda non si pone nemmeno. E’ un essere psichico in formazione che arriva, più o meno formato, e
qui avviamo tutti gli stadi di formazione, dalla scintilla che diventa una piccola lice fino
all’essere pienamente formato, e tutto ciò si estende nell’arco di migliaia di anni. Quest’ascesa
dell’anima per divenire un essere cosciente con una volontà propria e capace di decidere della
propria vita, richiede migliaia di anni.
Quindi per tornare al discorso dell’anima che dica:” No, non voglio questo corpo, me ne cerco un
altro” . non dico che sia impossibile – tutto è possibile. Infatti, ci sono i casi dei bambini nati
morti; significa che non c’era un’anima che vi era incarnata. Ma può anche succedere per altre
ragioni, anche solo per una malformazione, non si può dire. Non dico che il caso di un rifiuto sia
impossibile, ma di solito quando un’anima cosciente e libera sceglie di prendere un corpo sulla
terra, essa lavora su quel corpo ancora prima della nascita.
Non ci sono quindi motivi per non accettare anche gli inconvenienti che possano essere dovuto
all’ignoranza dei genitori; poiché l’anima ha scelto il luogo per una ragione che non è ignorante;
vi ha visto là una luce – può essere anche solo la luce di una possibilità, ma c’era una luce ed è
proprio per questa che ha deciso di venire. Va bene, potrebbe dire:! Ah, no, non mi piace”; ma dove
potrebbe andare a trovare qualcosa che gli piaccia? Può accadere, non dico che sia impossibile, ma
non capita spesso. Poiché, quando l’anima guarda giù sulla terra della dimensione psichica per
scegliere il luogo della sua prossima nascita, essa sceglie con sufficiente discriminazione ed ‘
difficile che commetta un così grave errore. E’ successo anche che delle anime si siano incarnate ma
se ne siano poi andate. Può essere dovuto a molte ragioni.
Per i bambini che muoiono molto presto, dopo pochi giorni o settimane, la ragione può essere
qualcosa del genere. In genere si dice che in questi casi l’anima necessitasse solo un una piccola
esperienza per porta a termine la propria formazione: e così, dopo una vita di poche settimane se ne
è andata. Tutto è possibile. Raccontare la storia dell’anima richiederebbe tante storie quante ne
sarebbero necessarie per raccontare la storia dell’uomo .
In sostanza, quindi, il decidere in modo arbitrario:”E’ in questo modo e non in quell’alto; capita
così e non invece così” è molto puerile. Può capitare qualsiasi cosa. Si presentano vari casi, di
cui alcuni sono più frequenti di altri; si può generalizzare, ma non si può mai dire:”Questo non è
possibile; succede sempre in questo modo, o sempre in un altro modo”. Le cose non avvengono così.
Ad ogni modo, si, in ogni caso, anche nel migliore dei casi, anche quando l’anima sia cosciente,
persino quando abbia coscientemente partecipato alla formazione del corpo fisico, fino a quando il
corpo sarà sempre prodotto nel normale modo animale, non si potrà evitare all’anima di dover lottare
e correggere tutto ciò che le viene da quest’animalità umana.
I genitori possiedono per forza una certa particolare formazione, e si trovano in un loro peculiare
stato di salute che può essere buono o cattivo; anche nel migliore dei casi, i genitori portano in
sé una certa massa di atavismo, di abitudini e di formazione nel loro subcosciente e persino nella
loro coscienza che sono a loro volta il risultato della loro propria nascita, dell0amoente in cui
hanno vissuto e della vita che hanno avuto; e anche se sono presone del tutto riguardevoli hanno
però in sé una quantità di cose che sono assoluta,mente contrarie ad una vera vita psichica – anche
i migliori, anche i più coscienti. Inoltre, ci sono poi tutte le cose della vita che arriveranno.
Anche se ci si mette tutto l’impegno per l’educazione dei propri figli, questo vengono in contatto
con ogni tipo di gente che avrà una certa influenza su di loro, soprattutto quando sono molto
giovani; e tutte queste influenze entrano nel subcosciente, e si dovranno in seguito combattere. Lo
ripeto ancora; anche nel migliore dei casi, siete sempre costretti, dato il modo in cui attualmente
è prodotto il corpo umano, ad affrontare innumerevoli difficoltà che provengono in sostanza dal
subcosciente, che emergono alla superficie e contro le quali si è obbligati a lottare per poter
essere completamente liberi e normalmente sviluppati.
Mére
La rinascita non è una teoria da discutere, è un’esperienza che non ammette dubbio alcuno per chi
l’abbia avuta.
Aurobindo
L’unica questione che, attraverso tutte le complicazioni, è poi la somma di tutta la filosofia e
attorno alla quale alla fine gira tutta la ricerca umana è il problema di noi stessi: perché siamo
qui e cosa siamo, cosa c’è dentro di noi, prima di noi, e attorno a noi, e cosa dobbiamo fare di noi
stessi, dei nostri significati interiori e del mondo in cui viviamo.
Nell’idea della rinascita evolutiva, qualora avessimo la possibilità di accettarne la verità e di
riconoscere i suoi antecedenti e le sue conseguenze, abbiamo una base assolutamente sufficiente che
possa rispondere su tutti i punti interconnessi dell’unica eterna questione. Una evoluzione
spirituale, cioè, la cui scena è l’universo e la terra è il campo e lo stadio in cui ci troviamo, ma
il cui piano è ancora tenuto nascosto dall’alto alla nostra conoscenza limitata – questo modo di
vedere l’esistenza è una chiave luminosa che possiamo utilizzare per molte porte di ciò che ci è
oscuro.
Ma dobbiamo vederla nella sua prospettiva corretta, per poter cogliere le sue vere proporzioni e,
soprattutto, per vederla nel suo significato spirituale più che nel suo processo meccanico.
L’incapacità di poterlo fare in modo corretto ci condurrà in gradi sofisticazioni filosofiche, ci
poterà ora da un lato ora da un altro in esagerate negazioni e lascerà la nostra asserzione del
problema, per quanto perfetta ne possa risultare la logica, insoddisfacente e senza convinzione alla
comprensione globale dell’umanità e alla complessità della sua anima.
Aurobindo
La sola idea di ripetute nascite come processo dell’esistenza della nostra anima non ci porta molto
più lontano della semplice realtà materiale di questa singola vita nel corpo, questo primo fatto
della nostra sensazione cosciente e della memoria che è l’occasione di tute le nostre speculazioni.
Dietro al nostro presente punto di partenza e precedente o stesso inizio successivo nella nostra
corsa nei campi dell0’essere, la rinascita ci ricorda in effetti di un passato, di vissuti eventi
anteriori, di un’esistenza dell’anima in molto corpi precedenti che ha direttamente creato quello
che siamo adesso.
Ma per quale uso o vantaggio, se non ci sia un significato progressivo nella nostra preesistenza e
nella nostra perseverante continuità? Fa retrocedere davanti a noi, lontano nella nostra visione,
l’ostruzione dell’imminente parete vuota della morte; il nostro peregrinare sulla terra diventa meno
un luogo o breve non rintracciabile percorso, che termina in un improvviso ed ambiguo cul de sac: la
nostra dissoluzione fisica rimane priva del più crudele veleno del suo aculeo. Poiché infatti il
peso della morte per l’uomo, la sua creatura pensante, volitiva, sensibile, non p la perdita di
questo povero involucro o veicolo che è il corpo, ma è la cieca finalità psichica che la morte
suggerisce, la stupida fine materiale del nostro volere, pensiero, aspirazione e sforzo, la brutale
interruzione dei cari e dolci affetti e delle relazioni del cuore, la futile e inesorabile
discontinuità di quel meraviglioso senso dell’anima il quale tutto contiene e che ci do le nostre
radianti visione della gloria e della gioia dell’esistenza – questa è la discordanza e l’aspra
incongruenza contro le quali la creatura vivente e raziocinante si rivolta perché incredibili e
inammissibili.
L’ardente sforzo verso l’immortalità della nostra vita, mente e psiche che possono acconsentire alla
cessazione solo ribellandosi con ostilità alla propria fiamma naturale, e il suo stesso diniego, che
l’oscura acquiescenza di un corpo ce consente inerte alla morte quanto alla vita ci apporta,
rappresentano tutta la dolorosa e irriconciliabile contraddizione della nostra duplice natura. La
rinascita prende questa difficoltà e la risolve nel senso di una continuità dell’anima con il ritmo
della ripetizione fisica. Come altre soluzioni non materialistiche essa dà ragione all’ispirazione
dell’anima invece che a quella del corpo, e avvalora la riesca di sopravvivenza, ma diversamente da
certe altre mistifica la vita del corpo con la sia utilità per un’ininterrotta esperienza che
l’anima può avere di se stessa: il nostro così breve agire in un corpo cessa quindi di essere un
caso isolato o un brusco interludio, riceve la giustificazione di un futuro adempimento così come di
un passato creativo per le sue azioni e relazioni altrimenti casuali.
Ma la semplice persistenza, la continuità meccanica non è sufficiente; non è tutto ciò che il
nostro essere psichico rappresenta, non è l’intero e luminoso significato della sopravvivenza e
della continuità: senza ascensione, senza espansione, senza una qualche crescita direttamente nella
luce, nella forza del nostro Spirito, le nostre parti più elevate agiscono qui sempre incomplete, la
nostra nascita nella materia non è giustificata da nessun significato adeguato. Staremmo ben poco
meglio che nel caso in cui la morte restasse la nostra finalità, poiché la nostra vita alla fine
diviene una futilità indefinitamente continuata e rinnovata e temporaneamente conseguente, invece di
essere una futilità inconseguente, bruscamente conclusa e subito condannata.
Con la rinascita, inoltre, anche questo mondo attorno a noi, il nostro ambiente, le sue suggestioni
e le sue opportunità non sono più lasciati come campo di una fioritura fisica effimera o come una
Vita che ben poco si preoccupa dell’individuo e che ha per costui ben poco si preoccupa
dell’individuo o che ha per costui ben poco significato, sebbene forse possa offrire molto alla
specie durante la sua incerta e maggiore durata. Il mondo sviluppa invece attorno a noi un campo di
esperienze dell’anima, un sistema di ricorrenze dell’anima, un mezzo di auto-effettuazione, forse
una cristallizzazione delle effettive immagini, riflessioni di sé dell’essere cosciente. Ma per
quale finalità, se la nostra ricorrenza è solo una ripetizione o una fluttuazione esitante entro
pochi modelli fissi con un campo di realizzazioni molto limitato e sempre incompleto?
Poiché infatti sarebbe proprio così, se non c’è sbocco verso l’alto, se non c’è una progressioni
infinita o liberazione o estensione nelle infinità dell’anima. La rinascita ci dice che quel che
siamo è un’anima che opera costantemente il miracolo della propria incarnazione; ma il perché di
questa incarnazione, cosa debba fare, qui, quest’anima con se stessa e quale uso debba fare di
questo mondo che gli viene dato come suo grandioso scenario, con il suo difficile e plastico
materiale e il suo assediante insieme di stimoli e suggestioni multiformi, non è affatto più chiaro
di prima. La percezione invece della rinascita come un’occasione e un mezzo di evoluzione spirituale
colma ogni lacuna. Fa della vita un’ascensione significativa e non una ricorrenza meccanica; ci apre
le prospettive divine di un’anima in crescita; rende il mondo un nesso dell”espansione spirituale
di se stessi; ci mette alla ricerca, e con una sicura promessa per tutti di una grande scoperta ora
o in seguito; dell’auto-conoscenza del nostro Spirito e dell’auto -realizzazione nella nostra
esistenza di una intenzione saggia e divina.
La sensazione opprimente di un cerchio di ricorrenze meccaniche e l’appassionata ricerca di uno
sbocco verso una fuga assoluta avevano ossessionato i vecchi enunciati sulla verità della rinascita
e avevano lasciato su di essi, nonostante le profondità scandagliate, una certa impronta di
inadeguatezza insoddisfatta, – non erano illogici, poiché sono sufficientemente logici una volta
ammesse le loro premesse, ma insoddisfacenti, perché non ci giustificano il nostro esistere. Poiché
infatti omettendo l’utilità divina dell’opera cosmica, essi non ci spiegano con sufficientemente
ampia, diligente e risoluta completezza Dio, noi stessi e l’esistenza, negano troppo, mancano il
senso positivo del nostro anelito, e lasciano risuonare un’immensa nota di futilità spirituale e di
discordia cosmica.
Aurobindo
Gli interrogativi che circondano la nostra esistenza si spiegano allora tutti assieme con una certa
soddisfacente pienezza. Siamo un’anima dello Spirito e del Sé trascendenti che si dispiega nel cosmo
in una costante personificazione evolutiva, della quale l’aspetto fisico è solo un basamento di
forma che corrisponde nella sia evoluzione ai gradi ascendenti dello spirito, ma la cui crescita
spirituale è il senso reale e il movente.
Ciò che si trova dietro a noi è la condizione passata dell’evoluzione spirituale, le gradazioni
ascendenti dello spirito già scalate, dalle quali attraverso costanti rinascite abbiamo sviluppato
quello che siamo, e stiamo tutt’ora sviluppando questa condizione umana presente e intermedia
dell’ascensione. Quello che ci circonda p il costante processo della rivelazione nel suo aspetto
universale; le condizione passate vi sono contenute, contemplate, da noi superate, ma in modo
generale e vario ancora ripetute come un supporto ed uno sfondo; le condizioni presenti esistono
con come un’inutile ricorrenza, ma in una gestazione attiva e significativa di tutto ciò che deve
essere ancora rivelato dallo spirito, non una ricorrenza decimale irrazionale che ripete per sempre
le sue figure invano, ma una serie in espansione dei poteri dell’Infinto. Quello che ci sta di
fronte sono le maggiori potenzialità, i gradi non ancora ascesi, le ancora più grandiose
manifestazioni che sono state intese.
Noi siamo qui per essere questo mezzo dell’ascendente manifestazione di sé dello spirito. Quello
che dobbiamo fare con noi stessi e con i nostri significati è di crescere e di aprirli ai più grandi
significati dell’essere divino, della coscienza divina, potere divino, gioia divina, della coscienza
divina, potere divino, gioia divina e unità molteplice, e quello che dobbiamo fare col nostro
ambiente è di usarlo coscientemente sempre più per scopi spirituali e farne sempre più una forma
per il dispiegarsi ideale di una perfetta natura e concezione di sé del Divino nel cosmo. E’ questa
sicuramente la Volontà nelle cose che è all’opera, grande e deliberata, senza fretta, senza sosta,
attraverso ogni ciclo, per una infinita Realtà nelle sue proprie figure finite.
dal sito gianfrancobertagni.it
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