“Sul Sentiero” 2

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“Sul Sentiero” 2

(di Anonimo)

LA COMPRENSIONE

Dopo così lunga ricerca, l’uomo sulla via del risveglio sceglie di dare
direzione e significato al suo cammino; decide, lucidamente e fortemente, di
raffinare le sue capacità e la sua consapevolezza; la sua vita diventa
meditazione sul “senso ultimo” delle cose; la sua attenzione si sposta dal
mondo degli effetti visibili, in cui vive la maggior parte degli uomini
“profani”, a quello delle Cause invisibili che li determinano.

Ogni attività ora viene vista in funzione della maggiore luce che può
apportare alla coscienza propria e a quella dell’umanità, con la quale egli
sente di costituire un unico corpo. Il Tempo e il Denaro diventano strumenti
da usare con discernimento e generosità per i fratelli; molte attività, ritenute
da molti utili, necessarie e “positive”, appaiono inconsistenti e vane.

L’aspirante-ricercatore avverte presto la necessità di ricercare guide e
maestri; ricerca una “Scuola”.

Comprende, con l’esperienza, che le scuole non sono mai a pagamento, non
si trovano in suggestivi luoghi lontani né nei siti internet; vanno ricercate,
con ardore, nel profondo della propria coscienza.

Comprende, che, come afferma la Saggezza antica, la Verità si svela quando
il viandante si dedica con tale fervore al Sentiero da diventare il
Sentiero stesso.
Comprende che tutti i Sentieri, pur diversi e talvolta discordanti, se percorsi
con dedizione totale, si incontrano alla sommità del monte.

Comprende che l’iniziale disagio esistenziale, il fastidio per molti
convenzionalismi sociali, il rifiuto del consumismo e delle “regole
dell’apparire”, la ricerca di sobrietà, l’aspirazione a nuovi modi di vivere
ispirati alla condivisione sono, in realtà, spesso, la manifestazione
dell’avanzamento dell’ anima, che cerca l’Origine.

I rosacrociani definiscono questa fase del processo divina inquietudine,
intuendone il valore di agente della “Legge di Evoluzione”, alla quale tutto il
nostro universo è sottoposto, sia per quanto riguarda l’aspetto materiale che
quello spirituale.

Pertanto, quando ci imbattiamo, e così frequentemente, in individui che
cercano il sacro come fuga dall’inconsistenza, dal nonsenso e dal dolore,
possiamo considerare che quella che osserviamo è una fase propedeutica a
quella successiva, in cui quegli stessi individui, ad un livello più avanzato di
coscienza, potranno, invece che solo “rifugiarsi nella spiritualità”, agirla con
“gioiosa spontaneità” nella propria vita. Con la comprensione progressiva
della loro reale essenza di esseri evolventi, ad una voluta più alta della
spirale evolutiva, essi passeranno allora dal “dire” al “fare”.

Molti saranno impacciati, nelle fasi iniziali del loro cammino, da esperienze
personali irrisolte; in questi casi, il percorso è quello della
rielaborazione del
vissuto; della comprensione delle cause del malessere; dell’accettazione del
passato e, infine, della riconciliazione e del per- dono (etimologicamente:
doppio dono, a sé e all’altro).

Molti saranno accompagnati da dubbi riguardo a veri o presunti maestri,
libri, scuole, insegnamenti, vie spirituali. Col tempo, tuttavia, essi
distingueranno più chiaramente le voci e le indicazioni di chi realmente
“sa”, poiché “ha visto e sperimentato”.

Nell’attesa di una più ampia rivelazione, la ricerca sincera, l’aspirazione del
cuore, la tensione costante alla Verità, la disciplina interiore,
l’etica, la pratica
della Fratellanza, la “lettura” del mondo delle Cause, lo studio della legge di
Analogia, l’osservazione e la trasmutazione di sè sono i mezzi più idonei per
conseguire una sempre maggiore Comprensione e Visione. Ciò è confermato
dal fatto che, peraltro, tali “requisiti” sono quelli richiesti da ogni “scuola
dei misteri”, dall’antichità ad oggi.

Il Pellegrino sulla Via impara pertanto a rimanere vigile, come le vergini del
Vangelo che aspettano il loro signore; a essere persistente, poiché ricorda il
testo evangelico: “Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto”.
Egli sa che il Sentiero che si accinge a percorrere è quello che tutte le anime
mature hanno percorso o stanno percorrendo.

E’ il Sentiero dell’Osservazione e dell’Ascolto: su di Esso il
pellegrino osserva e
ascolta, dentro e fuori di sé, con l’aspirazione costante ad ampliare la sua
Visione per fornirsi degli strumenti sempre più idonei a servire l’Umanità.
E’ il Sentiero della Ricerca: su di esso il pellegrino ricerca la
Verità in prima
persona, oltre gli insegnamenti delle religioni ufficiali.

E’ il Sentiero della Prova, poiché su di esso si presentano numerosi ostacoli
interni ed esterni che verificano i requisiti del candidato.

E’ il Sentiero del Servizio: su di esso l’aspirante diventa un Pensatore che non
acconsente più ad essere trasportato inconsapevolmente dalla corrente
evolutiva, ma intende partecipare attivamente al Piano di Luce per la Terra.

CONOSCI TE STESSO

E’ ben nota l’iscrizione del tempio di Delfi “Conosci te stesso”, che diventa
necessariamente il motto di ogni ricercatore, diventato “entronauta” allo
scopo di migliorare i suoi strumenti, fisici, emotivi, mentali.

Nostro compito è far emergere, attraverso il lavoro su noi stessi, la nostra
personale nota nella sinfonia dell’Universo, sviluppando, come il baco, il
nostro “filo di seta” che ci collega all’anima. In un aneddoto chassidico Rabbi
Sussja, prima della morte afferma: “Nell’al di là non mi si chiederà: “Perché
non sei stato Mosè?” ma mi si chiederà: “Perché non sei stato Sussja?”.

Al lavoro per la conoscenza di sé si riferiscono alcune considerazioni di
Roberto Assagioli5, psicologo e teosofo, fondatore della Psicosintesi, riguardo
al momento in cui l’uomo decide di prendere in mano la propria vita e di
perfezionarsi per poter essere conduttore di Luce.

Egli afferma che la funzione dell’Io nei confronti delle “subpersonalità”- che
costituiscono quel repertorio di ruoli e parti con cui ci muoviamo nella vita –
è quella di identificarsi e disidentificarsi secondo il contesto e la
situazione in
cui si opera: “…in pratica le subpersonalità agiscono come esseri differenti con
caratteristiche molto diverse e anche opposte. Perciò è necessario divenire
consapevoli della esistenza di queste subpersonalità in un tutto
organico più ampio
senza reprimere nessuna delle caratteristiche utili” . Dunque “non
sopprimerle né
tiranneggiarle, bensì dirigerle, fare recitare ad ognuna la parte
giusta che le è
dovuta”.

La disidentificazione permette il distacco tramite l’osservazione. Finché ci
identifichiamo con i nostri personaggi interiori, questi ci fanno recitare
inconsapevolmente le nostre ‘parti’; quando invece ci disidentifichiamo da
essi per entrare nel nostro centro unificatore, possiamo osservarli e dirigerli.

5 R. Assagioli, L’atto di volontà

Egli indica tre tappe successive della trasformazione di sé, che ogni aspirante
attraversa; il processo di auto-educazione è così riassumibile:

Conosci te stesso

Se intendiamo percorrere il Sentiero, il primo compito da affrontare è la
conoscenza, lucida e spregiudicata delle varie “parti di sé”. Per tale impresa
sono richiesti: oggettività, coraggio, umiltà:

– oggettività: guardarsi dal di fuori, senza vittimismi, né autodenigrazione,
né idealizzazioni, né narcisismi;

– coraggio: per abbandonare le false immagini che ciascuno ha di sé (la
maschera), spesso tenute in piedi da pigrizia, paura, pensiero-routine, è
necessaria la qualità del cuore (il termine “cor-aggio” deriva appunto
da cor, cuore);

– umiltà (da humus, terra): accettare le parti-ombra, quelle che non ci
fanno onore, riconoscendo, tuttavia, le proprie qualità di luce.

Padroneggia te stesso

Alla conoscenza di sé si affianca, e poi segue, la padronanza di sé; per poter
essere realmente utili è necessario che si diventi prima padroni a casa propria;
l’emotività non va certamente repressa né rifiutata ma compresa e
controllata. L’esperienza quotidiana ci dimostra che nulla di “bello e nobile”
può compiere chi segue ogni richiamo dell’istinto o dell’emozione.
L’emotività e la sensibilità ci permettono di relazionarci con l’interiorità dei
fratelli; sono “strumenti di contatto” da usare a fini evolutivi, per meglio
comprendere e meglio amare; se si manifestano con caratteri egocentrici,
eccessivi o morbosi, diventano ostacoli e, a volte, difficoltà distruttive.
Trasforma te stesso

Sarà a questo punto possibile la trasformazione di sé, che rappresenta un
servizio, il nostro contributo alla trasformazione del nostro mondo in un
luogo di operatività gioiosa al servizio della Luce. Potremo così –
tutti – “fare
della nostra vita un’opera d’arte” al servizio del Tutto.

LE AULE D’APPRENDIMENTO

Nel corso del suo cammino sulla Terra, l’uomo passa attraverso alcune fasi,
talvolta definite “aule di apprendimento”:

Nell’ Aula dei giochi, l’uomo è concentrato sul senso di mancanza e sulla
conseguente tendenza all’accaparramento a tutti i livelli:

– a livello fisico: beni, denaro, sesso…
– a livello emotivo e mentale: affetti “esclusivi”, gelosie, ripicche, vanità,
egocentrismo, potere, successo, esclusività…
Egli sente che “tutto gli spetta”; chiede di avere “tutto, subito, e senza
sforzo”.

Dirà:

– è mio diritto;
– se non prenderò per me la tal cosa, un altro ne approfitterà;
– voglio “essere felice” (a qualunque costo);
– ognuno pensi a sé;
– non sono responsabile.

Nell’ Aula dell’Apprendimento, l’uomo comincia a sentire talvolta scontento
per ciò che è “solo per sé”. Inizia a condividere, a cooperare, ad empatizzare
(cioè a condividere sentimenti); comprende, in parte, il valore
dell’Inclusività.

Egli è però ancora dipendente dalla pigrizia, dall’incostanza, dalla centratura
sul piccolo sé; in sintesi, dal dominio dell’ego.

Dirà:

– quando mi è possibile, do una mano agli altri;
– faccio quello che posso, ma devo pensare a me (o: alla mia famiglia);
– mi piace/non mi piace
– voglio “essere libero”.

Il suo interesse per l’umanità è ancora vago e di tipo sentimentale ed
episodico, non sempre si manifesta in atti concreti.
E’ ancora concentrato sul “diritto” e sull’”avere” anziché sul Dovere e sul
Dare; sulla giustizia degli uomini e non sull’Amore divino.
Nell’ Aula della Saggezza, l’uomo si sente parte attiva e consapevole di un
Tutto più grande.

A questo stadio egli:

– sa che la sua “felicità” è collegata a quella degli altri;
– considera il Potere e l’avere come occasioni per operare di più e più e con
maggiore ampiezza;
– sa che la Legge dell’Amore governa l’Universo;
– si sente responsabile del progresso suo, di quella dei fratelli e di quello
degli altri regni di natura;
– sente fortemente il Dovere, per il quale è pronto a sacri-ficarsi, cioè ad
anteporre il Bene di molti al suo piccolo vantaggio personale.

Dirà: “Sia fatta la Tua “

Egli si avvia all’iniziazione, cioè ad entrare nel Mondo di Coloro che sanno.

“TUTTO È BENE”

Nei primi stadi, l’uomo è conscio solo di sé e dei suoi bisogni; in una
successiva fase del suo percorso, è consapevole dell’ambiente circostante ma è
ripiegato egoisticamente su di sé e teso alla realizzazione dei suoi personali
obiettivi (fase “del Leone”); in una fase ancora più avanzata, egli “sente” in
modo ancora più ampio: comincia ad avvertire la necessità di governare la
propria vita, in un processo di autoeducazione permanente, e di cooperare, a
diversi livelli, allo sviluppo del Pianeta.

In questa fase egli sente sempre più profondamente l’insoddisfazione per la
vita ordinaria, che gli appare spesso meschina e poco interessante.
Ciò finchè non scopre il valore d’insegnamento di ogni situazione.

Comprende allora che l’anima incontra, nell’esperienza terrena, le esperienze
più utili per il suo sviluppo, che essa stessa “ha progettato”
nell’intervallo di
rielaborazione del vissuto tra una vita e l’altra, se ha raggiunto il grado
evolutivo per poter farlo.
In tale prospettiva evolutiva, ogni cosa assume, in effetti, un senso diverso.
Ciò che per il mondo è considerato un male, un’ingiustizia, un insuccesso, una
ferita, in un’ottica allargata e interiorizzata rivela la sua natura di
insegnamento. Sta a noi superare l’inevitabile momento della delusione, della
rabbia, dello sconforto che accompagna ogni “dolore” per coglierne l’essenza
trasformatrice e sublimatrice.

L’esperienza vissuta svelerà così – spesso non immediatamente ma solo dopo
matura rimeditazione – il suo significato evolutivo: potremmo essere
diventati, ad esempio, più compassionevoli, più forti, più pazienti, più
desiderosi di conoscere e capire…..

Ciò che sembra “inaccettabile” alla personalità, perché percepito come
ingiusto o troppo doloroso, è spesso “il meglio” per l’anima; attraverso quei
vissuti, che a noi tutti appaiono talvolta strazianti, si compie un percorso di
perfezione che è certamente personale, ma che riguarda anche coloro che sono
coinvolti a diversi livelli in quell’esperienza: parenti, amici, semplici
osservatori…Anch’essi potranno cogliere il senso dei fatti, l’insegnamento
nascosto, e sviluppare le qualità che quell’esperienza evoca, spesso per
contrasto rispetto a vicende di violenza e di distruttività: benevolenza, senso
della giustizia, rispetto per la persona, ecc.

In tal senso, siamo tutti “educatori”, nel senso di mediatori di consapevolezze,
poiché cooperiamo, coscientemente o incoscientemente, all’evoluzione
dell’interiorità nostra e degli altri. Il nostro libero arbitrio
consiste nella scelta
di trasformarci attraverso le esperienze in cui ci siamo – e non a caso –
imbattuti; nel considerare le difficoltà come “opportunità di sviluppo”.
Si farà, allora, pace dentro di noi, poiché avremo colto “ il senso” .

E’ necessario evitare pertanto qualsiasi forma di “resa” dell’anima,
di disfatta,
di fronte a delusioni e fallimenti di ogni specie, a reali o apparenti
regressioni
sul Sentiero; le sconfitte non vanno certamente sempre giustificate, ma,
comunque, accettate e comprese. E’ necessario sviluppare, in ogni situazione,
le qualità del per-dono a sé e agli altri, della fiducia nella benevolenza
dell’Universo; bisogna che non venga meno la Volontà di cooperare alla
realizzazione del proprio Proposito personale e di quello dell’umanità, anche
quando non si riesce a intravederli perché offuscati da dolorosa emotività, e
comunque si presenti il proprio destino.

In tale prospettiva, l’individuo si fornisce via via di strumenti idonei al
proprio stato evolutivo: quando si rende conto che le confessioni religiose, con
i loro dogmi e le loro teologie non soddisfano il suo bisogno di razionalità,
diventa un “libero ricercatore”, e, poi, un aspirante e un discepolo.
Egli è, ora, teso a coniugare teoria e prassi, operando al servizio
dell’evoluzione; intende, cioè, materializzare l’ideale in opere concrete,
affinchè esso non rimanga “lettera morta”.

Male e Bene gli appaiono, in una prospettiva più matura, come fasi evolutive
successive.

Pur avendo scelto di promuovere il “Bene”, cioè l’evoluzione, egli sa che il
Male non è che Bene non ancora manifestato, potenzialità di Bene.

In tale prospettiva:

– saprà con certezza di vivere in un Universo causale e non casuale;
– si rassicurerà sul fatto che “tutto ha un senso”;
– comprenderà che “la realtà è effetto di una causa”;
– lavorerà per creare cause che producano effetti di Bene e di Luce;
– non accuserà più gli altri;
– cercherà nella propria immaturità la causa di buona parte della sua
sofferenza;
– comprenderà che “tutto è in rete” e intravederà che “tutto è
simultaneamente”;
– imparerà a leggere le sincronicità;
– svilupperà coscienza e vigilanza;
– comprenderà che ogni azione riflette la sua luce o la sua ombra in tutto
l’Universo,
– vivrà nella serenità che “Tutto è Bene”.

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