Sulla Shakti – Sri Aurobindo

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Sulla Shakti

di Sri Aurobindo

Parlerò oggi della Shakti o volontà-energia, poiché essa è il
fondamento dello Yoga. La Shakti si trova nel Sahasradala (il settimo
chakra) proprio sopra la sommità della testa ed opera da tale sede
d’azione.

Sotto di essa, alla sommità del cranio, c’è la Buddhi superiore,
(intelligenza, comprensione) sotto la quale, occupando il livello
mediano del cervello, c’è la ragione, o Buddhi inferiore; sotto
quest’ultima, alla base del cervello, si trova l’organo di
comunicazione con il Manas (mente sensoria). Potremmo chiamare
quest’organo la “comprensione”. La conoscenza, la ragione e la
comprensione sono le tre parti del cervello. Queste funzioni si
trovano nel corpo sottile, ma sono collegate alle parti corrispondenti
del cervello fisico.
Il Manas è nel petto, proprio sopra al cuore, ed è l’organo sensoriale
con i suoi cinque Indrya subordinati. Sotto il Manas, tra il cuore e
l’ombelico, si trova Chitta (coscienza di base, mente emotiva, mente
del cuore). Da quel punto fino all’ombelico ed oltre è la regione del
prana psichico suksma (i piani sottili dell’essere). Tutti si trovano
nel sukshmadeha, ma sono collegati ai rispettivi punti con lo Sthula
Deha (il corpo materiale). Due funzioni sono situate nello sthula deha
stesso: il prana fisico o sistema nervoso e lo Annam o corpo materiale
(materia grossolana). Ora, la Volontà è l’organo dell’Ishwara o
maestro vivente del corpo. Essa opera attraverso tutte queste
funzioni, attraverso la Buddhi per il pensiero e la conoscenza,
attraverso il Manas per la percezione sensoriale, attraverso il Chitta
per l’emozione ed attraverso il Prana per la fruizione.

Quando funziona perfettamente, operando in ciascun organo secondo le
sue capacità, l’azione della Shakti diviene Perfetta ed infallibile.
Ma esistono due cause di debolezza, d’errore e di cedimento. Innanzi
tutto, la confusione degli organi. Se il Prana interferisce nella
sensazione, nell’emozione e nel pensiero, allora la persona diventa
anisha, schiava del Prana, vale a dire dei desideri. Se il Chitta
interferisce con la sensazione ed il pensiero, allora questi ultimi
sono viziati dalle emozioni e dalle loro corrispondenti voglie. Se per
esempio l’amore interferisce con la Buddhi, la persona diventa cieca
rispetto all’oggetto del suo amore, non sa distinguere tra il giusto e
lo sbagliato, tra kartavya e akartavya, in tutto ciò che riguarda
l’oggetto del suo amore. Diventa in misura più o meno grande schiava
delle emozioni, dell’amore, dell’ira, dell’odio della pietà, della
vendetta ecc. Nello stesso modo se il Manas interferisce con la
ragione, la persona prende le proprie sensazioni per idee giuste o
veri argomenti. Giudica basandosi su ciò che vede e sente in luogo di
giudicare ciò che vede o sente. Se, ancora, la ragione,
l’immaginazione, la memoria interferiscono con la coscienza, la
persona è tagliata fuori da ogni conoscenza superiore, vaga in tondo
nel circolo interminabile delle probabilità e possibilità. Se, infine,
persino la Buddhi interferisce con la volontà, allora la persona resta
circoscritta al potere della sua limitata conoscenza, invece di
avvicinarsi sempre più all’Onnipotenza. In breve se una macchina o
strumento è impiegata per un lavoro cui non è adatta, per cui non è
stata creata o adattata fin dall’inizio, o non sarà per nulla in grado
di fare il suo lavoro, oppure lo farà male in quanto si viene a creare
dharma-sankara..

Quello che ora ho descritto è lo stato normale degli uomini prima che
conquistino la conoscenza. Tutto è dharma-sankara, confusione delle
funzioni, cattiva amministrazione e governo incompetente o ignorante.
La Volontà, il vero ministro, è ridotta ad un burattino dei funzionari
di più basso rango che lavorano tutti per i loro scopi egoistici,
interferendo l’uno con l’altro ed ostacolandosi l’un l’altro o
favorendosi l’un l’altro in modo disonesto, per il loro tornaconto e a
detrimento dell’Ishwara loro signore.

Egli non è più l’Ishwara, ma è anisha, diventa la marionetta e lo
zimbello dei suoi servitori.

Come mai lo permette? A causa di Ajnanam. Non sa, non si rende conto
di quello che i ministri e i funzionari ed il loro innumerevole
seguito di portaborse stanno facendo di lui. Che cosa è Ajnanam? E’
l’incapacità di riconoscere la propria vera natura, posizione ed
autorità. Egli ha cominciato con il provare un profondo interesse per
una piccola provincia del suo regno, il corpo. Ha pensato, “Questo è
il mio regno.” E’ diventato lo strumento delle proprie funzioni
fisiche. Così anche con l’essere nervoso, sensoriale, emotivo e
mentale: egli si identifica con ciascuno di essi. Dimentica di essere
diverso da loro, e molto più grande e potente. Ciò che deve fare è
riprendere in mano le redini del potere, ricordarsi di essere
l’Ishwara, il re, il signore e Dio in persona. Basandosi su questa
presa di coscienza deve ricordarsi d’essere onnipotente. Ha al suo
fianco un grande ministro la Volontà.

Che egli sostenga e diriga la Volontà e la Volontà porterà l’ordine
nel governo e costringerà i funzionari a fare ciascuno il proprio
dovere in tutta obbedienza e perfezione. Naturalmente, questo non
accadrà subito. Prenderà tempo. I funzionari sono così abituati a
lavorare nella confusione e nel malgoverno che all’inizio saranno
recalcitranti a lavorare nel modo appropriato; e, d’altra parte, anche
se volessero farlo lo troverebbero difficile. Non saprebbero nemmeno
da dove cominciare. Per esempio, qualora incominciate ad usare la
vostra volontà, che cosa è probabile che accada? All’inizio cercherete
di usarla attraverso il Prana, il desiderio, la vaghezza, la speranza;
oppure l’userete attraverso il Chitta, con emotività, eccitazione,
aspettativa, o attraverso il Manas usando Cheshta, combattimento,
sforzo, come se lottaste fisicamente contro la cosa che volete
controllare; oppure userete la Buddhi, cercando di dominare il
soggetto del vostro interesse con il pensiero, pensando “così sia”,
“che questo accada”, ecc. Tutti sono metodi che lo Yoghi usa per
ritrovare il potere della Volontà: lo Hata-Yoghi usa il Prana e il
corpo, il Raja-Yoghi usa il cuore, il Manas e la Buddhi. Ma il metodo
migliore sfugge a entrambi. Anche il secondo metodo è solo un ripiego
che necessariamente comporta lotta, sconfitta e frequente disappunto.
La Volontà è perfetta nella propria azione solo quando opera in modo
indipendente da tutte queste cose, diretta verso il suo oggetto dal
sahasradala, senza sforzo, senza emozione e ansietà, senza desiderio.
Obbedisce sempre l’Ishwara, ma agisce in sé stessa e attraverso sé
stessa. Usa le altre cose, non dev’essere usata da queste. Ogni
funzione per sé, – e la Volontà è la sua propria funzione.

Usate la Buddhi per la conoscenza, non per il comando; usate il Manas
per la percezione sensoriale, non per il comando né per la conoscenza;
usate il cuore per le emozioni, non per la percezione sensoria, la
conoscenza o il comando; usate il Prana per la fruizione, e per
nessun’altra cosa. Usate il corpo per il movimento e l’azione, non
come una cosa capace di limitare o determinare la conoscenza,
l’emozione, la percezione dei sensi, il potere di godimento. Dovete
quindi mantenervi distaccati e comandare tutte queste cose come entità
da voi separate. Esse sono semplici yantra, meccanismi; il Purusha è
lo Yantri o signore del meccanismo, e l’elettricità o potere motore è
il Volere.

Questa è la vera conoscenza. Vi dirò in seguito come farne uso. E
questione di pratica, non di semplice insegnamento. Colui che ha anche
solo un poco di dhairyam, la calma costanza, usando il Volere può
avvicinarsi per gradi alla padronanza del meccanismo. Ma prima egli
deve sapere; deve conoscere la macchina, il potere motore, deve
conoscere sé stesso. Non è necessario che la conoscenza sia perfetta
per cominciare, ma deve esserci almeno una conoscenza elementare, come
quella che sto cercando di darvi. Vi sto spiegando le diverse parti
della macchina, la loro natura e le loro funzioni, la natura del
Volere e la natura dell’Ishwara.

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NOTE
Sahasradala: il settimo chakra detto Loto dei mille petali.
Buddhi: intelligenza, comprensione, il principio del discernimento.
Manas: mente sensoria.
Chitta:. coscienza di base, mente emotiva, mente del cuore.
Suksma: i piani sottili dell’essere, parti sottili dell’essere umano.
Suksma deha: il corpo sottile.
Sthula deha: il corpo materiale.
Annam: corpo materiale, materia grossolana.
Kartavya e akartavya: il dovere, e ciò che non deve essere fatto.
Anisha: non signore, non padrone, soggetto alla natura.

Tratto dalla rivista edita a Pondicherry dall’Aurobindo Ashram
“DOMANI”, NOV 1989 PAG. 256

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