Suoni e immagini: per il cervello il collegamento è immediato

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Suoni e immagini: per il cervello il collegamento è immediato

Lesistenza di fenomeni di integrazione audiovisiva spiega perché la vista del labiale favorisce la comprensione dei suoni linguistici, cosa che non avviene per esempio al telefono

Un trombettista soffia nello strumento, gonfiando le guance: limmagine è familiare e ovviamente
muta ma non del tutto, almeno per il nostro cervello, perché contiene un riferimento alludito.

Un nuovo studio di un gruppo di ricercatori italiani guidati da Alice Mado Proverbio, docente di
psicobiologia dellUniversità di Milano-Bicocca, ha scoperto infatti che quando osserviamo una
simile immagine si attiva non solo la corteccia visiva, ma anche quella uditiva (in soli 110
millisecondi), e in particolare il giro temporale superiore (BA38). Lo stesso fenomeno non si verifica invece se nellimmagine non ci sono riferimenti sonori.

Il meccanismo si basa sui neuroni specchio audiovisivi e consente al nostro cervello, per esempio,
di ricavare limmagine di un gatto ascoltando il suo miagolio o la voce di una persona guardando una
sua foto, ha spiegato la Proverbio che, con i colleghi Roberta Adorni e Guido DAniello, e con
Alberto Zani, dellIstituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del CNR di Milano (Ibfm-Cnr), firma un articolo di resoconto sulla rivista Scientific Reports.

I neuroni audiovisivi sono responsabili anche di fenomeni quali le allucinazioni uditive, se
sollecitati da stati emotivi particolari come la paura. Basti pensare a quando, condizionati dal
buio, crediamo di avvertire rumori che temiamo – scricchiolii, rumore di passi – nonostante il perfetto silenzio.

I dati evidenziano come il cervello sia in grado di estrarre informazioni associate ai suoni,
normalmente udibili in quelle condizioni, un decimo di secondo dopo la presentazione dellimmagine,
attivando la corteccia temporale superiore, il giro temporale inferiore e medio e, poco dopo, anche
la corteccia uditiva primaria (BA41), allo stesso modo dei suoni percepiti realmente o delle allucinazioni uditive, ha sottolineato Zani.

Lesperimento è stato condotto su 15 volontari esenti da problemi neurologici e psichiatrici che non
avevano assunto né droghe né farmaci. Mediante la tecnica denominata Loreta (Low-resolution
electromagnetic tomography) è stato possibile ricostruire con immagini tridimensionali lordine con
cui si attivano, millisecondo per millisecondo le diverse aree cerebrali di ciascuno soggetto durante il test.

Il campione è stato addestrato a eseguire un compito secondario rispetto agli stimoli indagati, per
esempio premere un tasto alla vista di una gara ciclistica mentre sullo schermo apparivano 300
fotografie colorate per circa un secondo a intervalli di 1.5001.900 millisecondi, ha aggiunto la
Proverbio. Benché le immagini fossero simili come luminanza, grandezza, valore affettivo, soggetti
raffigurati, solo la metà evocava un suono specifico quale il pianto di un bambino, un martello pneumatico, campane, canto lirico.

Lesistenza di fenomeni di integrazione audiovisiva in questa regione del cervello spiega perché la
vista del labiale favorisce la comprensione dei suoni linguistici, cosa che non avviene per esempio
al telefono. Mentre un labiale incongruente con lascolto altera la percezione uditiva, ha concluso
la Proverbio. Questo è il primo studio nelluomo che offre dati neurofisiologici diretti
sullesistenza dei neuroni specchio audiovisivi già identificati nella scimmia. (fc)

lescienze.it

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