Suono e conoscenza

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Suono e conoscenza

L’osservazione di un fenomeno quale il suono ci rivela la fondamentale unità dell’universo: un universo in cui tutto è vibrazione

di Giancarlo Petroni – 25/03/2013

Quando all’interno di un’importante istituto tecnico iniziai il corso per divenire tecnico del suono, nell’ascoltare il discorso introduttivo del professore di acustica provai una certa perplessità. C’era qualcosa di misterioso in questo fenomeno del suono, ma nessun altro nella classe sembrava mostrare la mia curiosità. Abbiamo una sorgente sonora, si diceva, ovvero un elemento vibrante. La vibrazione della sorgente si propaga all’interno di un mezzo, solitamente l’aria, e giunge fino al timpano, o meglio al nostro apparato uditivo. Il nostro apparato uditivo trasforma le vibrazioni del timpano in una sensazione. Quindi ricapitolando, mi dicevo, abbiamo un elemento vibrante, ad esempio la membrana di un altoparlante, o le corde vocali. Abbiamo poi l’aria: l’elemento vibrante sposta le particelle d’aria, e se una particella d’aria viene spostata dalla sua posizione di equilibrio, le forze elastiche dell’aria stessa tendono a riportarla nella posizione iniziale. Tuttavia a causa dell’inerzia della particella essa si sposta oltre l’originaria posizione di equilibrio, e da qui il fenomeno di propagazione della vibrazione. È quella che viene chiamata “la danza delle particelle”: così come in un campo di grano il vento muove le spighe del grano ma contemporaneamente gli steli rimangono fermamente ancorati al terreno, allo stesso modo le particelle d’aria che consentono la propagazione dell’onda non si allontanano molto dalle loro posizioni di equilibrio. La vibrazione però si sposta e giunge finalmente al timpano che inizia a vibrare in un modo equivalente. Corda che vibra, aria che vibra, timpano che vibra… ma insomma il suono cos’è? E cosa lo distingue da un’altra qualsiasi onda?

Quello che è certo è che c’è qualcosa che si muove, ciò che è chiamato onda sonora, ma malgrado la situazione complessiva sia ben chiara, non sappiamo bene come definire questo qualcosa, salvo affermare che si tratta di energia. Vediamo ora la definizione che del suono dà l’enciclopedia treccani:

La sensazione uditiva e le vibrazioni di un mezzo (per lo più l’aria, ma anche mezzi elastici qualunque) che possono produrre tale sensazione. Per estensione, tutte le vibrazioni propagantisi in un mezzo, anche se non udibili per frequenza o intensità. Le vibrazioni possono essere eccitate nel mezzo o a esso trasmesse dalle vibrazioni di un corpo (sorgente sonora) e a loro volta eccitano l’orecchio (generalmente per azione diretta sul timpano).

Qui, rispetto alle comuni definizioni del suono, c’è un elemento curioso e in un certo senso illuminante: si dice che per suono si intende una vibrazione percepibile dal nostro apparato uditivo, e che per estensione si possono considerare suoni tutte le altre vibrazioni, anche se non udibili per frequenza ed intensità. Anche se questa definizione non è molto condivisibile, perché altrimenti chiameremmo suono qualsiasi cosa, dalle onde del mare, ai terremoti, alle radiazioni luminose, essa pone però l’accento su un dato importante, ovvero che ciò che distingue un terremoto da un colore, un colore da un suono, un suono da un’altra qualsiasi vibrazione, è semplicemente l’entità della vibrazione, in particolare per ciò che concerne l’intensità e la frequenza. In altri termini, e qui arriviamo al punto, tutta l’apparente varietà dei fenomeni che conosciamo e osserviamo nel mondo e nell’universo che ci circonda sembra essere dovuta al diverso grado di vibrazione di una medesima energia. D’altronde le antiche tradizioni spirituali affermavano che tutto è vibrazione, non solo la luce, i suoni o i segnali elettromagnetici che usiamo per le trasmissioni radio o di altro genere, ma anche gli esseri viventi, le pietre, le montagne, i mobili di casa, le emozioni, i sentimenti, tutto dipende dalla vibrazione di una medesima energia. Se questo è vero, ne consegue anche che ogni cosa ed ogni essere vivente sono solo apparentemente separati ma in realtà connessi tra loro. I diversi centri di percezione dell’essere umano sono sensibili a specifici intervalli di frequenze di questa energia vibrante. Alcune vibrazioni ad esempio sono percepite dagli occhi, altre dall’apparato uditivo (il suono appunto), altre dalla mente, e altre ancora da centri di percezione interiori che non sono utilizzati negli stati ordinari di coscienza.

L’osservazione di un fenomeno quale il suono ci rivela quindi la fondamentale unità dell’universo: non possiamo scomporre il mondo in unità minime dotate di esistenza indipendente, in tanti “mattoncini” che compongono tutta la realtà (come immaginava la fisica classica, a differenza di ciò che sostiene la fisica quantistica). La realtà ci appare piuttosto come una complessa rete di relazioni tra le varie parti del tutto.
Abbiamo affermato che tutto ciò che conosciamo è costituito dalla stessa energia vibrante, che tutta l’apparente varietà dei fenomeni è dovuta al diverso grado di attività delle vibrazioni, e che ogni cosa ed ogni essere vivente sono solo apparentemente separati ma in realtà connessi tra loro. Questo porta ad un principio fondamentale a tutte le tradizioni che hanno veicolato il senso profondo della realtà, stiamo parlando di quella che da alcuni è stata chiamata la dottrina dell’Unità: tutto ciò che esiste, tutte le cose e gli esseri viventi, tutto l’universo, è essenzialmente Uno.
Provate ora ad accendere il vostro impianto stereo e riproducete una delle vostre canzoni preferite, scelta tra quelle che vi emozionano di più. Se avete scelto la canzone giusta inizierete a sentire una sensazione al centro del petto, sensazione che presto si diffonde in tutto il corpo: si tratta di quella sensazione a cui diamo il nome di emozione. Siete solo voi in una stanza e un impianto stereofonico che riproduce della musica, non c’è niente di realmente emozionante dinnanzi a voi, ad esempio una persona amata, o un bel paesaggio. C’è solo una sottile membrana (quella dell’altoparlante) costituita da un materiale sintetico, o da semplice carta, che vibra dinnanzi a voi. Eppure l’emozione c’è, scaturita dal semplice movimento vibratorio di una membrana a forma di cono.

Questa osservazione rende credibile la nostra affermazione precedente, ovvero che anche le emozioni sono vibrazione di un’energia universale, dato che è bastato un comune elemento vibrante a produrne un po’. E rende credibile anche la seconda affermazione, ovvero che esiste una connessione tra tutto ciò che esiste, dato che abbiamo osservato una connessione tra un elemento fisico molto semplice come la membrana di un altoparlante e un elemento intangibile e appartenente a un mondo per lo più sconosciuto come quello delle emozioni. Ora, mentre continuiamo ad ascoltare la nostra canzone (fatelo ora!), chiediamoci: dove si trova l’emozione che stiamo vivendo? La risposta più immediata potrebbe essere dentro di noi. Ma dovrebbe trovarsi anche dentro la canzone, voglio dire dentro la registrazione del brano, visto che è soltanto quando questo viene riprodotto che sento tale emozione. E di conseguenza molto probabilmente l’emozione si trova anche nell’aria, o meglio nello spazio fisico in cui ci troviamo visto che non soltanto io, ma chiunque si trova nel medesimo spazio sta vivendo un’esperienza simile. E ancora, è presumibile che l’emozione di partenza, se cosi vogliamo dire, si trovasse in colui che l’ha scritta, e in colui che l’ha interpretata, per poi essere rimasta impressa nel supporto (digitale o analogico che sia) che è stato usato durante la registrazione.

A questo punto mi torna alla mente una breve storiella appartenente alla tradizione sufi: un ragazzo sta camminando con una candela accesa in mano, ad un certo punto incrocia un anziano signore che lo ferma, e poi con il tono di colui che si ritiene saggio dice: “ragazzo, dimmi da dove viene questa luce?”. E il ragazzo prontamente, prima spegne la candela, poi risponde: “tu dimmi dove è andata, e io ti dirò da dove veniva!”. Potremmo immaginare una versione aggiornata di questa vecchia storiella. Un ragazzo cammina per la strada con un impianto Hi-Fi portatile ascoltando una bella canzone. Un anziano signore lo ferma e chiede: “ragazzo dimmi da dove viene l’emozione che stai provando?”, e il ragazzo, prima preme stop sull’apparecchio e poi dice: “tu dimmi dove è andata ed io ti dirò da dove veniva!”.

Ora però siamo usciti di casa e ci troviamo ad una bella festa danzante, la musica è coinvolgente, ipnotica e allegra allo stesso tempo, e ci ritroviamo a ballare, magari davanti ad una bella ragazza (o ad un bel ragazzo, a seconda dei gusti). In una situazione simile può succedere che le diverse energie costitutive dell’essere umano inizino a sincronizzarsi, stiamo parlando principalmente dell’energia emozionale, sessuale, intellettuale, a cui vanno aggiunte le energie che costituiscono il corpo fisico vero e proprio (secondo la convinzione che anche la materia, a prescindere che sia organica oppure non-organica, consiste di energia anch’essa). Il corpo si muove, i pensieri sono positivi, l’emozione è positiva e potente, ad un certo punto non riusciremo neanche più a distinguere l’una dall’altra energia, si sono unificate in un tutt’uno pieno di senso. Questa sincronizzazione non concerne unicamente l’essere umano nella sua individualità, si tratta di una sincronizzazione tra le diverse energie dei tanti esseri umani partecipanti al medesimo evento sonoro. Le persone si ritrovano a vivere gradualmente dei pensieri, emozioni, stati d’animo sempre più simili, fino a che l’intera massa di individui si sente finalmente unita, quasi fossero tanti elementi di un medesimo organismo.

È ciò che hanno constatato i neurologi del Max Planck Institut di Berlino, quando eseguendo una serie di elettroencefalogrammi su otto coppie di chitarristi jazz, durante esibizioni di un’ora, si sono resi conto che, molto rapidamente (semplicemente ascoltando in cuffia il ritmo della canzone scandito da un metronomo…), le onde cerebrali dei musicisti tendevano a regolarizzarsi e a diventare simili, esattamente come le armonie dei rispettivi strumenti musicali. Man mano che i due musicisti suonavano, le loro onde cerebrali diventavano sempre più simili, fino a diventare quasi indistinguibili.

Abbiamo detto che tutto è vibrazione, ma in realtà non è esattamente così, perché ancora non ci siamo chiesti da dove nascono tali vibrazioni, avranno pure un’origine? Ebbene secondo le antiche tradizioni, c’è una Vita, un Principio assoluto, senza moto ed eterno, di cui non si può dire molto senza correre il rischio di creare confusione e fraintendimenti, che crea delle vibrazioni, attraverso le quali se ne creano delle altre, attraverso il principio del moto causa moto. Il principio Assoluto è anche la Fonte della conoscenza. Diciamo spesso che l’antica Grecia è la culla della nostra civiltà occidentale. Vediamo allora cosa sosteneva Aristotele (e come lui anche altri grandi filosofi precedenti dei quali lui stesso ha ereditato il sapere, come Platone o Pitagora), con un estratto del dodicesimo libro (Λ, Lambda), della Metafisica, conosciuto come il «libro teologico» della Metafisica di Aristotele.

• […]C’è qualcosa che sempre si muove d’un movimento incessante, e tale movimento è circolare. Lo si vede non soltanto col ragionamento, ma anche nel fatto.
• […]l’universo è eternamente lo stesso nel suo mutamento periodico,[…]Ma se l’universo nel suo mutamento periodico è sempre lo stesso, bisogna ci sia qualcosa di permanente ed eterno che agisca sempre allo stesso modo.
• Diremo, per conseguenza che il primo cielo è eterno. Ma, allora, esiste anche qualcosa che lo muove. E siccome quel primo cielo fa da intermedio, essendo mosso e movendo insieme, così c’è qualcosa che muove non mosso, eterno, che non è altro se non sostanza e atto.

Dire che tutto è vibrazione e dire che tutto si muove d’un movimento incessante e circolare equivale a dire la stessa cosa, in quanto oscillazione, vibrazione e ciclo sono pressoché sinonimi.
La civiltà occidentale ha invece per secoli dimenticato l’insegnamento di questi grandi uomini del passato, ed è giunto il momento di riprendere l’antico insegnamento e adattarlo ai nostri tempi. Ma soprattutto gli uomini contemporanei devono imparare a stare nell’Unità: vedere Uno, sentire Uno, udire Uno, “Essere” totalmente e in ogni momento. Le crisi sono frutto delle divisioni, dei pensieri minori; occorre sforzarsi nel portare la mente verso pensieri positivi, e cercare l’Unità.

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