Tantra: metodo per accendere le energie dormienti

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Tantra: il metodo di accendere le energie dormienti

del Prof. P.C. Jain e del Dr. Daljeet

Traduzione di Silvano Scaiola

L’IMMAGINE DEL TANTRA NELLA VISIONE DELLA PERSONA COMUNE

Il Tantra è un sistema spirituale in grado di risolvere il mistero dell’Essere e delle sue relazioni con il mondo, senza essere di per sé misterioso. Preso nelle reti del fraintendimento, di credenze sbagliate, di disapprovazione clericale, di censura moralistica, preoccupazioni etiche, abusi ed usi scorretti ai fini magici, opposizione da parte delle filosofie e teologie ufficiali, e inoltre, di secolare antipatia da parte delle locali autorità Islamiche e Cristiane, ha vissuto a lungo ai margini della società, suscitando indifferenza e anche forti contrarietà. Il termine Tantra spesso è identificato con il praticante stesso, il tantrika, suscitando l’immagine di un uomo rozzo e incanutito, con barba e viso rugoso, occhi profondamente infossati e lunghe ciocche di capelli incolti, sporchi di fango, che ricadono sulle spalle, che indossa un lungo mantello nero con molte pieghe e cordicelle colorate, collane di varie forme e dimensioni, pietre ed amuleti, mazzi di piume di pavone nelle mani. L’uomo è immaginato seduto a terra, di fronte ad un focolare fumante, in una cella sporca e tenebrosa alla periferia di un piccolo villaggio tribale, intento in pratiche considerate prossime ai fantasmi, agli spiriti malvagi ed altre forme di stregoneria e magia nera.

IL PIÙ ANTICO SISTEMA SPIRITUALE DELL’INDIA

Appare poco credibile e strano che il Tantra, evocato oggi con una tale immagine dall’uomo comune, sia in realtà il primo sistema spirituale dell’India, al massimo fra i primi due, considerando anche il Vedanta. Essendo più semplice e naturale, cercando la trascendenza con i mezzi con cui siamo nati e non negandoli, come fa il Vedanta, il Tantra ha dominato per anni la scena spirituale e rituale dell’India per secoli, insieme a tutte le principali teologie, Buddismo, Jainismo e quelle provenienti dal Vedanta, come Shivaismo, Shaktismo e Vishnuismo. La pratica del Tantra è paragonabile ad un metodo scientifico, tecnico e spirituale che guida al raggiungimento della consapevolezza di sé e, in definitiva, alla conoscenza suprema ed alla liberazione.

Il Tantra è presente da sempre nell’orizzonte intellettuale dell’India, forse a partire da un culto rituale precedente ai Veda, praticato dai fondatori di Harappa, quindi da una delle prime culture spirituali. E’ significativo che il numero di testi collegati al Tantra, che iniziano a sgorgare nei primi secoli dell’era Cristiana e continuano fino al tardo settecento, sia più grande di quello di ogni altro sistema di pensiero, nonostante che, sfortunatamente, la maggior parte di essi, di solito manoscritti come documenti segreti per singole persone, sopravviva oggi solo come riferimenti allusivi inseriti in altri testi.

LA CENSURA DEL CULTO È AMPIA QUANTO LA SUA DIFFUSIONE

Non nel modo in cui la mente comune afferra o fraintende, il Tantra è stato nella lista dei censori praticamente da sempre, o almeno da quando l’ascetismo vedico ha conquistato la preminenza, a volte per ragioni psicologico-metafisiche, a volte per giustificazioni morali. La mente umana è naturalmente portata ad ottenere quello che non ha, a cercare di conoscere lo sconosciuto. Questo tipo di mente disapprova il Tantra, perché il Tantra ha come base di partenza ciò che è innato, istintivo, inerente alla natura, in sostanza ciò che è o ciò che si conosce meglio, il corpo, la natura, i desideri, o qualsiasi altra cosa. Per quello che il Tantra considera la fonte di base da sublimare, la mente ordinaria e razionale non è degna di uno sforzo. D’altra parte l’idea generale è che la chiave della trascendenza non è nella negazione di se stessi. Si deve negare o misconoscere se stessi per diventare ciò che non si è. Si venera l’ascetismo, o qualsiasi altra cosa, perché l’ascetismo è al disopra di noi. Si crede che l’ascetismo sia prossimo a ciò che si può ottenere. Per raggiungere l’ottenimento, si chiede prima di interiorizzare questo ascetismo che non è dentro di noi. L’ascetismo ci condanna come una grossolana realtà ordinaria, una cosa di carne densa di fragilità, ci mostra la nostra pochezza e ci ordina di non credere in noi stessi. Ipnotizzati accettiamo questa condanna, più che altro per mancanza di fiducia in noi stessi, perché ammettiamo la nostra pochezza, perché siamo troppo timidi per accettare il nostro potenziale e le capacità da sublimare.

Cresciuta in un clima di pseudoreligiosità con tabù, proibizioni, ogni tipo di repressione, paure… il dilemma della mente comune è che essa vive i desideri, ma li detesta; teme le emozioni, sebbene in esse trovi forza e capacità di rinnovare le proprie energie e di rilassare le tensioni; vive nel sesso, è nata dal sesso, celebra il sesso, fa nascere la vita attraverso il sesso, ma ne ha paura. Teme il sesso, e da qui il Tantra, perché il Tantra venera il sesso.

PROSPETTIVA DEL TANTRA

Il Tantra, un culto spirituale in atto da più di cinquemila anni ad oggi, non è che in minima parte una filosofia e con molta approssimazione si può definire come dogma o insieme organico di dottrine. Non rivendica di oltrepassare ogni regola morale, nonostante non sia immorale. Né morale o immorale, il Tantra è al di là della morale. Il concetto occidentale di peccato, che ha sovrastato l’intera teologia indiana dopo il suo contatto con il mondo occidentale, non è mai stato dominio del Tantra, che non si occupa di modelli, individuali o sociali. La prima preoccupazione del Tantra non è ciò che dovrebbe essere, ma è ciò che è, un’onesta e sincera accettazione di se stessi e del mondo circostante- la Verità dell’Essere. Si tratta piuttosto di una scienza spirituale che esamina le esperienze del Sé dentro il mondo materiale, ed esplora le energie interiori dell’uomo, fisiche e spirituali ed i mezzi per accrescerle, ed il suo posto nel Cosmo, come il terreno definitivo dell’Essere.

Il Tantra non si fa condizionare da problemi intellettuali o indagini metafisiche, come accade nel Vedanta o in altre antiche tradizioni dell’India, che percepiscono l’Essere ed il mondo come maya, illusorio, irreale, mera ombra della vera Realtà , oppure come entità staccate dalla loro identità originale. Domande come perché e da dove non fanno parte dell’area delle riflessioni del Tantra. Al contrario, il Tantra accetta tutte le azioni così come sono, trasformandole in consapevolezza interiore e ancora in evoluzione creativa, tutti i desideri in veicoli di trascendenza e tutte le energie nei mezzi definitivi di liberazione. Il Tantra, secondo il principale enunciato del Vishvasara Tantra “Ciò che è qui è ovunque; ciò che non è qui non è da nessuna parte” (Yadhihastitadanyatra yannehasti na tatkvachit), mira a realizzare il conosciuto e abbandona gli sforzi per correre dietro allo sconosciuto.

Il Tantra è la tecnica del raccogliere le energie interiori del corpo e della mente, tramite la loro accettazione. E’ il processo di elevare ciò con cui si è nati. Identifica l’Essere con l’Essere stesso, non con la sua negazione o non accettazione, piuttosto con la sua completa accettazione.

IL TANTRA: UN INSIEME DI RITUALI DEL CORPO

Dal lato pratico, il Tantra consiste in una specie di diversi rituali fisici, come azione, tecniche e metodi, che guidano all’ottenimento della liberazione. Il Tantra segue un sentiero diverso e a volte diametralmente opposto a quello dell’ascetismo e del Vedanta. Per andare oltre se stessi ed il mondo, il Tantra non richiede al sadhaka, il ricercatore, di combattere ed eliminare sé e il mondo intorno, come fanno l’ascetismo ed il Vedanta; il sadhaka tantrico va oltre se stesso attraverso l’abbandono e il piacere che trova in se stesso e nel mondo e più profondo è il piacere più sottile e vicina è la sua liberazione. La repressione non è la via del Tantra. Al contrario, mette le briglie a ciò che è, lo fa splendere ed a volte lo moltiplica, ma non senza la consapevolezza, che è l’essenza del Tantra. Non accetta la dualità come afferma il Vedanta. Il Tantra afferma solo come è, non come può essere. Da qui, la dissoluzione o negazione di ciò che è nel ciò che può essere, non è il metodo del Tantra. Nel Tantra, ciò che sembra essere separato si dissolve di per sé e riappare come Totalità indivisa. C’è differenza rispetto al Vedanta. Il Vedanta chiede di abbandonare ciò che si è. Solo a questa condizione può emergere la nuova versione di sé. Il Tantra non cerca la negazione del sé naturale, corpo, istinti, desideri o altro, in modo da far nascere il nuovo. Nel Vedanta e in tutte le pratiche ascetiche che ispira, si è forzati a scoprire l’azione ultima attraverso l’inazione assoluta, la propria nuova nascita nella propria estinzione, una vita al di là di questa vita, una Liberazione, Moksha, oltre questo mondo. Questa dualità conflittuale non fa parte della tradizione Tantrica. Lotta, conflitto, opposizione alla natura, negazione di ciò che si è……non sono metodi del Tantra. Il Tantra scopre la Realtà Ultima in ciò che si è. Nella Via Tantrica, la Realtà Ultima coincide con il processo di crescita al quale il sadhaka si sottopone. Una storiella ebrea può illustrare bene il punto.

Una volta un uomo incontra un amico che non vede da venticinque anni. Dopo uno scambio di cortesie gli chiede notizie sul figlio maggiore, Harry. Il viso del suo amico risplende; gli dice che Harry è un poeta molto importante; la gente l’ascolta affascinata; inoltre probabilmente sarà onorato con il Premio Nobel negli anni a venire. Non è minore la sua soddisfazione sul secondo figlio, Benny, un politico che probabilmente può raggiungere la carica di Primo Ministro in qualche anno. Tuttavia sofferenza e disappunto gli appaiono sul viso parlando della situazione del suo terzo ed ultimo figlio, Easy, un semplice sarto, senza un brillante avvenire come quello dei suoi fratelli. Comunque ammette che la famiglia intera ricava il sostentamento dai guadagni di Easy, e che da parte dei suoi risparmi egli stesso ha potuto sviluppare i propri affari da un negozio dove lavorava da solo ad una fabbrica dove una dozzina di persone si guadagnano da vivere. Easy è il tema del Tantra. Egli è come è, e da cosa è proviene tutta la sua crescita. E’ una realtà e altrettanto reale è il suo sviluppo. I suoi fratelli non vivono il presente e il futuro che stanno sognando è al di là della loro portata e realizzazione. Il presente è la tradizione del Tantra. Un rifiuto del presente è un rifiuto di ogni speranza di crescita, materiale o spirituale.

IL MONDO E LA LIBERAZIONE

Come il Tantra non rifiuta il presente, così non rifiuta il mondo. La negazione del mondo, o il ridurlo a qualche specie di nulla trascendentale, lascerebbe solo una mancanza dietro di sé, ed il terreno autentico di crescita andrebbe perduto. Da qui il Tantra, invece di negarlo, trasforma il mondo in veicolo di liberazione, o piuttosto non percepisce un distacco fra i due, il mondo e la liberazione. Si ha bisogno di trascendenza, non di morte e il Tantra percepisce nell’Essere, che consiste di grande mistero e molte energie multidimensionali, il veicolo più potente per decollare verso questa trascendenza. Ora e qui, non allora e altrove, e tutte le sofferenze che pungolano la mente e la rendono sveglia guidandola alla consapevolezza, sono i principi guida del Tantra. Non ritirata o rifiuto, ma la totale o almeno la più piena accettazione possibile di sé, delle proprie energie, desideri, emozioni ed anche debolezze umane, è il sentiero Tantrico della trascendenza. Dal momento che l’essere agisce con qualcuna delle proprie energie, profonda sensibilità ed amore, insieme a consapevolezza e capacità di comprensione, ogni desiderio diventa il suo mezzo per andare oltre, ogni energia una pietra miliare, il corpo un tempio, il mondo il Nirvana, finale estinzione. E’ questo lo stato di sublimazione dove si sperimenta se stessi come identici alla Divinità, ed il proprio essere autentico, così com’è, coincidente con lo stato assoluto di auto coscienza.

UOMO E COSMO

Il Tantra percepisce la creazione come una Totalità Indivisa. Non solo il Tantra, altre correnti, cosmologiche, metafisiche e filosofiche, sostengono che l’uomo condivide con il cosmo tutti i suoi cinque elementi, terra, cielo, fuoco, aria ed acqua. Quindi l’uomo è una forma in miniatura del cosmo. In sintesi, il corpo umano è un modello microscopico dell’universo e così ne rappresenta la forma. Sia l’Induismo che il Buddismo condividono il concetto che l’intero dramma che ha luogo nell’universo si ripete negli esseri umani, perché uomo ed universo sono la stessa cosa. Essi sostengono che il Vuoto, Coscienza Cosmica, e la mente umana sono identici. Come nella Coscienza Cosmica, così come in uno specchio, nella Mente umana le cose sgorgano ed anche scompaiono. Il Tantra usa questo corpo umano come il proprio yantra, uno strumento, che, quando è in grado di esercitare un assoluto controllo degli elementi interni, senza aiuti è anche in grado di controllare gli elementi cosmici e quindi, il cosmo intero. Il Tantra afferma che il corpo umano comprende quattro aspetti : nirvana, sambhogya, dharma e sahaja, che sono rispettivamente il corpo di beatitudine, il corpo illusorio, il corpo fisico e il corpo innato. Questi quattro corpi corrispondono ai quattro piani della realtà, vale a direkaya– fisico, vak – verbale, chitta– spirituale, e jnana – conoscenza. Sono chitta e jnana che aiutano a sublimare kaya e vak e guidano all’ottenimento della liberazione. In alcuni sistemi tantrici il corpo umano è visto come composto da cinque involucri, vale a dire: Annamaya – il corpo fisico tangibile, Pranamaya – il soffio vitale (terzo e quarto), Manomaya– l’eterno elemento di gioia nell’uomo e Anandamaya– la beatitudine.

FONDAMENTI DEL TANTRA :

SHIVA-SHAKTI : NADA-BINDU : BEATITUDINE-PROCREAZIONE

Paradossalmente, il termine Tantra, usato con unanimità assoluta come nome singolare, come se denotasse una singola dottrina o principio, indica un’enorme mole di metodi tantrici, a centinaia, ciascuno dei quali con uno specifico sistema e statuto indipendente, spesso designati come un Tantra indipendente. Il tempo ha oscurato molti di loro, comunque ancora sopravvive qualcosa come 108 Tantra. Secondo la tradizione, all’inizio del Kalpa, o Era, Shiva stesso narrò a Parvati 108 metodi per suscitare le energie interne attraverso kundalini, il potere interno arrotolato (alla base della spina dorsale N.d.T.). Come appurato, da questi 108 metodi si svilupparono i 108 sistemi Tantrici. Si è detto che, meditando su uno di questi metodi, la mente di Parvati una volta raggiunse l’asse del Grande Vuoto. Parvati si stupì nel vedere una divinità seduta su un trono nell’asse del Grande Vuoto e nel momento successivo si vide trasformata in quella divinità, con la forma di Shiva, colma di beatitudine, piegata su di lei. Il Suo viso splendeva con la luminosità delle energie creative. Egli rivelò che l’Uno in lui desiderava essere molti. Si unirono in beatitudine e il Vuoto esplose di energie, radianti e multicolori. Il contatto fra Yoni e Lingam, organi femminile e maschile produsse Nada, il suono supersonico, prima forte e poi basso, e il Vuoto fece eco. Il calore della passione che divampava inizialmente lo trasformò in un suono oscuro, basso e non udibile, da cui scaturì tamas, l’ignoranza. Allora la volontà divina di creare prevalse ed emerse sattva, la purezza. Dopo che la passione si fu calmata ed i movimenti del corpo diventarono regolati, emerse rajas, l’attività. E, infine, emerse il seme cosmico, lo sperma maschile, che si trasformò in bindu, o punto, e da esso scaturirono tutte le forme, il tempo, per la durata di queste forme, lo spazio, per ospitarle, e di qui l’intero universo.

IL SUONO AL DI LA’ DEL SENSO DELL’UDITO

Un mito, che si presenta come una serie concatenate di eventi, è nondimeno una chiave alla radice del Tantra ed alla sua struttura di base. La scena di riferimento del Tantra è ancora lo stesso universo, generato dal Grande Vuoto, l’asse su cui la consorte di Shiva, la Shakti, è divinizzata e dove è incessante l’atto di unione sessuale- unione dei principi maschili e femminili che il metafisico percepisce come unione di Prakriti e Purusha, spirito e materia, il Tantrico come Shiva e Shakti, il devoto come Lingam e Yoni.

Shakti comprova la beatitudine di Shiva, principale obiettivo del Tantra; di qui, il Tantrico si rivolge a Shiva per il proprio desiderio di procreare, che è la fonte di ogni gioia, ma si rivolge a Shakti per tutte le altre potenzialità, come gli aspetti di Shiva come Parabrahama, creazione, conservazione, distruzione. Il Tantrico la percepisce con molti aspetti, che rappresentano, oltre l’energia femminile, l’abbondanza, la molteplicità ed il potere di creare e distruggere. Con l’eccezione della tradizione buddista, in pressoché tutte le scuole di Tantra, Shakti ha uno stato superiore. In quanto Shakti si manifesta nella Yoni, la venerazione della Yoni è la pratica più elevata per il praticante Tantrico.

Nella Via Tantrica il sadhaka è il prodotto del desiderio di Shiva di procreare e moltiplicarsi; di qui, la sua parte microcosmica ritiene di ottenere lo stesso stato di gioia e beatitudine del Proto- Shiva, se è capace di espandere la mente e l’intelletto alla stessa enorme dimensione di Shiva-Shakti nel mito. Egli inizia, come primo passo, dal praticare un rapporto sessuale; immagina di essere il maschio cosmico e che la sua controparte femminile sia la femmina cosmica; nella loro più alta espansione, essi sono Shiva e Shakti; quindi, il loro atto di unione sessuale rappresenta l’unione divina di Shiva e Shakti a livello umano. Egli considera la yoni come la manifestazione della Shakti, e il linga come lo stesso di Shiva, e scopre nell’unione dei due il mezzo per ottenere la beatitudine suprema rivelata nell’unione di Shiva e Shakti. Mentre è in unione sessuale, celebra il Mantra d’invocazione della divinità – Shakti, per farla manifestare nella yoni ed elevare il suo atto al livello di atto divino. Manifesto o immanifesto, la celebrazione del mantra è parallelo al Nada. Afferrato dal calore della passione e dell’ignoranza esplode, basso e non udibile e crea il cosmo tridimensionale. Calmata la passione, emersa la consapevolezza di sé, regolati i movimenti del corpo, il suono del mantra torna ad un livello udibile. L’universo è percepito, nella sua rappresentazione, come yantra –un diagramma mistico della manifestazione. Il diagramma, un Mandala, rappresenta l’universo e, attraverso vari motivi, i suoi altri aspetti, l’unione di Shiva e Shakti, l’emergere del seme, la moltiplicazione del suo atto creativo…. Come il suo atto d’unione sessuale lo espande nell’unione divina di Shiva e Shakti, così il mistico diagramma inizia a rivelargli i misteri del cosmo, elementari, psichici, spirituali… Ora non è più una cosa fuori dall’universo. E’ dentro l’universo. E’ uno con il cosmo, una totalità indivisa.

– La Kundalini –

Kundalini, lo strumento per risvegliare le energie interiori nel mito Shiva-Shakti, è l’essenza di tutti i sistemi Tantrici, come anche dello Yoga e dell’ascetismo Vedico. Kundalini è stata rappresentata come un’energia dormiente, che giace come un serpente arrotolato all’interno del corpo. E’ molti milioni di volte più potente delle energie conosciute del corpo, qualcosa come l’affermazione delle scienze moderne che parlano dell’attivazione di vaste aree dormienti del cervello, che risveglierebbero incalcolabili capacità neurologiche nell’uomo. Quando Kundalini è pienamente risvegliata, la coscienza del sadhaka e la Coscienza Cosmica si unificano. Il risveglio di Kundalini è in forma di salita, dal ‘Muladhara Chakra’ al ‘Sahasrara-padma’. Il corpo è concepito come comprendente sei ‘chakras’, i Tattva dinamici, centri elementari, per la precisione ‘Muladhara’, ‘Svadhisthana’, ‘Mani-pura’, ‘Anahata’, ‘Vishuddha’, and ‘Ajna’.

Sopra di tutti è collocato ‘Sahasrara-padma’ – il loto dai mille petali. ‘Muladhara’, uno spazio triangolare situato nella parte centrale del corpo, ha una forma di vagina di giovane ragazza. E’ descritto come un loto rosso con quattro petali, che rappresenta quattro forme di beatitudine: ‘Yogananda’ – beatitudine dello Yoga, ‘Paramananda’ – beatitudine suprema, ‘sahajananda’ – beatitudine naturale e ‘Virananda’ – beatitudine eroica. Nel centro del loto è lo ‘Svayanbhu-Linga’. Alla base del Linga c’è Brahma-dvara – porta divina, dove Devi Kundalini giace addormentata. Proprio qui è la sede del desiderio creativo che, quando risvegliato, stimola il risveglio di Kundalini. Quindi nella Via Tantrica, il processo di risveglio di Kundalini inizia con l’atto sessuale di accoppiamento. Proprio sopra ‘Muladhara’ e sotto l’ombelico è situato ‘Svadhisthana’, un loto con sei petali, che rappresentano sei qualità dello stato dell’essere, come la credulità, la diffidenza, lo sdegno, la delusione, la falsa conoscenza e la mancanza di misericordia.

Nella zona dell’ombelico è collocato ‘Mani-pura’, un loto con dieci petali che rappresentano dieci virtù, come la vergogna, l’indecisione, la gelosia, il desiderio, la pigrizia, la tristezza, la debolezza, l’ignoranza, l’avversione e la paura. Durante la sadhana o altrove, la mente umana generalmente inclina a rimanere in questi tre Chakra. Quando la mente umana entra nel quarto Chakra, ‘Anahata’, allora inizia il vero viaggio verso ‘Sahasrara-padma’. ‘Anahata’, un loto con dodici petali, che rappresen-tano: speranza, preoccupazione, sforzo, senso di proprietà, arroganza, languore, orgoglio, discriminazione, avidità, duplicità, indecisione e rimpianto, è situato nella regione del cuore. Il suo elemento è l’aria e qui ‘jivatma’ – il sè-appare come la fiamma di un lampo. Vishuddha chakra e Ajna Chakra sono collocati, nel corpo sottile, rispettivamente al livello della gola e tra le sopracciglia. Nel Vishuddha chakra, il sadhaka è in diretto contatto con la Gloria divina. Il ‘jivatma’ riesce a scorgere I suoi colori e trascendendo l’esistenza materiale si dissolve nel Paramatman. Qui, e nell’‘Ajna Chakra, raggiunge lo stato di ‘samadhi’, uno stato di completa trascendenza.

YANTRA E MANTRA

Yantra e Mantra sono due strumenti di trasformazione nella sadhana Tantrica. Yantra, un termine composto da due sillabe, ’yan’ che significa l’azione di regolare e ’tra’, che significa proteggere è approssimativamente il mezzo con cui il sadhaka regola e protegge le sue energie. Lo Yantra è usualmente un diagramma mistico-psichico, cosmico, approssimativamente un Mandala.

Un disegno grafico del Mandala simboleggia l’intero mondo fenomenico del quale l’universo, macrocosmo e uomo o ‘sadhaka’ – microcosmo, sono componenti essenziali. Nella sua configurazione di base un ’Mandala’ è un cerchio, che ha un significato universale di protezione. Un punto, al centro, che forma l’asse, rappresenta il bindu, che è il seme simboleggiante l’unione di Shiva-Shakti, da cui scaturisce la creazione. Il punto rappresenta la divinità che presiede in termini sacri l’asse del cosmo, che il Mandala rappresenta. Il cerchio intorno rappresenta la coscienza dinamica del Creatore. I triangoli rivolti verso l’alto e verso il basso rappresentano l’essenza fondamentale dei principi maschili e femminili. Nella molteplicità dei triangoli con la punta in alto o in basso si rivela la pluralità operativa del processo creativo, che, attraverso l’unione Shiva-Shakti, rivela l’unicità nella molteplicità. Il quadrato di contorno rappresentano il mondo fisico, con le sue quattro direzioni. Nel Tantra buddista, questo quadrato rappresenta il Palazzo Sacro, che è anche il Palazzo della Purezza. Lo ‘yantra’, quando è oggetto di meditazione, diventa lo strumento di trasformazione, proiezione, concentrazione e integrazione per la coscienza del sadhaka che in esso si riconosce, riuscendo a trascendere poi entrambi, il sadaka e lo strumento. In ogni caso, lo ‘yantra’, come idolo della divinità, quando è oggetto di meditazione guida la mente che ricerca verso l’asse dell’universo, dove è il trono della divinità, consentendo un colloquio diretto con la divinità.

Mantra – sillaba sacra, magia o incantesimo, è il potere divino rinchiuso nelle vibrazioni del suono. In quanto le vibrazioni sono interiori, superiori ed al livello più alto, il Tantra identifica tre tipi di suoni: Sphota – il trascendentale, non udibile, definito come suono senza battito; Nada – il suono supersonico e Dhwani, il suono udibile. Il Mantra riveste i tre tipi di suono e, recitato ad alta voce o pronunciato solo mentalmente, il Mantra si carica di energia di energia divina, attraverso ‘Vayu’– l’aria, il veicolo del suono. Dal momento che ‘Vayu’ è vivo dentro e fuori, caricando il mantra di energia divina, il ‘sadhaka’, usando il mantra come strumento divino emerge come meglio preparato per l’ottenimento finale, il risveglio di Kundalini Shakti.

Il termine Mantra è composto da due sillabe, ‘Man’ e ‘Tra’, che significano rispettivamente mente o linguaggio e guidare o proteggere. Il Mantra guida e protegge la mente ed il linguaggio. Il Mantra è una parola articolata. Un Mantra può avere più parole, ma non in una sequenza grammaticale formante un giudizio. Ogni parola è un Mantra con proprietà esoteriche, spesso essendo l’essenza atomizzata di una dottrina completa, o scrittura o insieme di scritture. Senza essere comunicabile in termine di significati, questa parola collega il ‘sadhaka’ con la sfera di Brahmanda, divinità o con l’oggetto di meditazione. Di solito i Mantra sono nomi divini, preceduti dalle ‘Bijaksharas’,le lettere che sono suoni-seme, indeclinabili.

‘AUM’, il ‘Bijamantra’ monosillabico, che attraverso i suoi tre suoni A U M simboleggia i tre aspetti di Dio, creazione – conservazione e distruzione, è la fonte di tutti i Mantra. Allo stesso modo tutti i Mantra finiscono con, o hanno intermittenti ‘Anushvaras’, un suono fonetico trascritto come un punto-bindu, che nel Tantra è simbolo di Shiva-Shakti, processo creativo, seme e creazione.

Ogni Mantra trae costantemente il suo potere dagli eterni Shiva e Shakti. Altri mantra-seme monosillabici sono ‘hrim’, ‘shrim’, ‘krim’, e ‘klim’. ‘Hrim’ è il ‘bijamantra’ di Bhuvaneshvari che rappresenta l’energia femminile; ‘krim’, di Kali, che rappresenta il potere di creare e distruggere; ‘shrim’, di Lakshmi, abbondanza e molteplicità; ‘klim’, il desiderio di procreazione di Shiva nell’aspetto di Kama, gioia e beatitudine. I Mantra sono a volte classificati come maschili, femminili e neutri, il maschile terminante con ‘hum’ o ‘phat’, il femminile con ‘svaha’, e il neutro con ‘namah’.

BIBLIOGRAFIA

· Nirvana Tantra

· Vishvasara Tantra

· Tantraraja Tarangini

· Kamakala Vilas

· Shaktananda Tarangini

· Saundarya Lahari

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· Tantra : Catalogue of Hayward Gallery, London

· Puranic Encyclopedia

· Woodroffe, Sir John : Introduction to Tantra Shashtra

· Osho : The Book of Secrets

· Daljeet, Dr. : Tantra

· Swami Atmananda : Tantra Yoga

· Mukharji, Ajit & Khanna, Madhu : The Tantric Way

· Santiago, J. R. : Sacred Symbols of Hinduism : Mandala : The Mystic Diagrams of Hinduism

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