TAOISMO, LA VIA DELL’EQUILIBRIO
CENNI STORICI
Del Taoismo non è possibile stabilire con precisione cronologica l’epoca originaria di formazione,
ma la sua apparizione si può far risalire al periodo della dinastia Chou ( 1027-481 a.C.). Il
taoismo si distingue per la notevole forza polemica, per lo spirito critico, per la sua posizione
anticonformista; recupera l’antico patrimonio religioso del popolo cinese e lo interpreta come
impegno totalizzante della persona, con esperienze mistiche, magiche, astrologiche, divinatorie che
investono l’intero piano dell’essere, proponendo una via salvifica personale all’individuo.
Tuttavia il taoismo, anche quando si organizza in ” chiesa” e si inserisce nella vita cinese, non
diventerà mai religione di stato. Due furono i momenti storici dello sviluppo del taoismo. Il primo
fu il taoismo sviluppatosi fra il settimo e il quinto secolo a.C., all’epoca della prodigiosa
fioritura di scuole di pensiero in Cina. È rappresentato da tre grandi filosofi: Lao-Tzu,
Chuang-Tzu, Lieh-Tzu. Il secondo fu il taoismo religioso o popolare che apparve sotto la dinastia
degli Han. Guidava le masse contadine affamate e desiderose di un ordine nuovo, una specie di
visionario taumaturgo, Chang Chiao. Ma ben presto i ribelli furono annientati dall’efficiente
macchina statale che ristabilì l’ordine con feroci repressioni nelle quali morirono migliaia di
contadini.
Verso il quinto secolo d.C., il taoismo pare consolidato come chiesa con le sue strutture
gerarchiche opposte a quelle buddhiste e confuciane. A capo della chiesa vi è il maestro celeste:
T’ien-Shih, il “papa taoista”; le varie comunità sono presiedute da maestri e shih. Vi sono poi i
Signori (Chu-chih) e i Maestri dei talismani mentre i membri che non fanno parte della gerarchia
costituiscono il “popolo taoista”.
Tra i tanti imperatori cinesi (alcuni ostili, altri indifferenti e solo pochi favorevoli al taoismo)
ricordiamo: Li Shih- min: uno dei più grandi imperatori della Cina, che ampliò con la sua politica
gli orizzonti culturali e religiosi del paese, sostenendo il taoismo nella sua diffusione. Kao-
Tsung: visitò Poh-Chow (patria di Lao-tzu) e dispose che i funzionari alle cariche pubbliche
studiassero il Tao Teh-ching. Lung-chi: subì l’influenza del misticismo taoista, ordinò il culto di
stato per Lao-tzu e fece erigere un’accademia per lo studio dei classici taoisti. In questo periodo
furono riconosciuti al confucianesimo e al taoismo uguali funzioni e diritti.
Più avanti nei secoli, il taoismo dovette subire il confronto con altre dottrine e, a seconda
dellimperatore regnante, fu approvato o messo al bando. Fino al 1311 il taoismo fu rappresentato
ufficialmente nellamministrazione pubblica, dove si sviluppò al di fuori dellufficialità come una
delle forze più autenticamente cinesi e costituì lunica vera alternativa spirituale, fino a giorni
nostri, per chi intendeva inserirsi nella tradizione religiosa nazionale cinese.
PRINCIPI FONDAMENTALI
Secondo il pensiero taoista (che in questo non si discosta da quello confuciano) esiste un’armonia
universale che lega tutti i livelli del cosmo: terra, uomo e cielo. Il principio su cui si fonda il
Taoismo è il tao, termine di difficile interpretazione, tanto che un verso del Taodeing recita: “Il
tao che può essere definito col nome non è il tao costante”. Il tao, che è presente in ogni cosa e
la condiziona, è un flusso vitale che ha dato origine a tutto, e che scorre incessantemente, mutando
sempre e rimanendo sempre lo stesso. Associata al tao è la concezione dello yinyang.
E’ Spirito Anima Genio, è presenza di natura unitaria e ancestrale, precedente la separazione e la
differenziazione propria dell’esistente. Il suo volto è umano e mostra lineamenti decisi e sereni.
Il suo corpo è spire di serpente avvolte e riavvolte. Esso riunisce e fa vivere in sé i due principi
complementari contemporanei , concentrici e coincidenti, inscindibili e opposti, e proprio non è
possibile depennare nemmeno uno di questi attributi in cui l’Unità si è differenziata
nell’Esistenza. La tradizione taoista chiamò Yin e Yang questi inseparabili principi intrinseci al
vivere.
Yin e yang sono i due princìpi che mantengono l’ordine naturale del tao: yin è il principio
femminile, passivo ed oscuro, identificato con la luna; yang il principio maschile, attivo e
luminoso, identificato con il sole. Yin e yang sono opposti e complementari tra di loro, relativi
(si può essere yin sotto un certo aspetto e yang sotto un altro) e non antitetici, tanto che nella
pienezza dell’uno è implicita l’origine dell’altro. Il loro alternarsi determina tutte le cose.
Il simbolo del Tao è formato da due spirali (SERPI), una che si avvolge e l’altra che si svolge a
partire da un unico Centro. Le due spirali rappresentano la discesa ed ascesa degli aspetti opposti
di ogni energia del cosmo.
Il Simbolo pertanto è una simmetria rotazionale ciclica : la spirale bianca ha l’inizio dove finisca
la spirale nera; essa si avvolge ed aumenta fino ad un massimo ma poi manifesta in se stessa la sua
tendenza opposta (puntino nero) che appunto a partire da questo momento si svolge.
Anche questo aspetto raggiunge un massimo finchè si manifesta la tendenza opposta (puntino bianco),
che si avvolge e così via, ciclicamente. Questo ciclo unifica nella monade Universo tutte le energie
del cosmo nei loro aspetti opposti rendendoli così complementari.
In modo analogo il taoismo concepì l’antico genio dal corpo di serpe in forma duale e ne precisò
dualità di forme, caratteri, nomi. Nella mitologia cosmogonica taoista due leggendari Augusti, Fuxi
e Nugua avevano corpi di spire, sovente intrecciati l’un l’altro. Essi furono gli ordinatori del
mondo. Più volte introdotti come fratello e sorella, come sposi o come amanti, Fuxi e Nugua valgono
nel mito la coppia primigenia da cui l’umanità discende. Erano certo tempi diversi in cui uomini e
animali vivevano in totale unione.
Anche Yao e Shun, due degli antichi primi Cinque Imperatori, precisa Lieh tse il maestro taoista,
avevano parti del corpo di forma animale e sudditi e truppe animali. Nell’iconografia antica, il
Genio primitivo dalla coda di serpente ha dunque due forme e due nomi. Forse molti di più. Non vi è
qui metamorfosi tra l’uno e l’altro aspetto. La metamorfosi, la trasformazione ci insegna ancora
Lieh tse, è propria dell’esistente. Egli, il Genio Mostruoso, è principio e essenza e semplicemente
vive, assoluto e immutabile, contemporaneamente e senza contraddizione presente in differenti e
complementari espressioni.
Il Genio Mostruoso ha dunque due forme e due nomi ed entrambi i nomi introducono al Fuoco, il
movente del calore vitale. Egli è Zhu Long, il Drago Fiammeggiante, e parimenti egli è Zhu Yin,
l’Oscurità Fiammeggiante. Sono queste le due forme in cui e da cui si esprimono le forze vitali del
mondo, il principio e la sorgente stessa di tutti i fenomeni e gli venti di natura. “Zhu Long il
Drago Fiammeggiante vive a nord alla Porta delle oche Selvatiche. Se ne sta chiuso nei Monti Wei Yu,
dove non si vede mai il sole. Questo Spirito ha volto di uomo e corpo di drago. Non ha piedi.”
L’obiettivo del Taoismo filosofico è quello di raggiungere la santità, lo stato di perfetta armonia
con il mondo naturale, uno stato che si acquista uniformandosi ad esso tramite meditazione ed
estasi, che permettono l’identificazione con il tao. La natura non deve essere alterata dall’azione
umana, e per questo il taoista pratica e predica il “non agire” (wu wei) in tutti i campi (anche in
quello politico), non lasciandosi turbare né dai mutamenti, né dalla morte. Nel Zhuangzi è messa in
risalto anche la necessità di non fare distinzioni, di raggiungere lo stadio di una “non
conoscenza”, la quale si ottiene solo dopo aver conosciuto.
Come religione popolare, il Taoismo mise in atto diverse pratiche per potenziare e per rendere
immortale il corpo: diete alimentari di vario tipo (inclusa l’ingestione di prodotti ottenuti
tramite ricerche alchemiche), tecniche respiratorie (come lo yoga cinese), ginniche, sessuali, e
contemplative. Nelle numerose leggende taoiste, un posto di rilievo è assegnato ai cosiddetti “Otto
Immortali” (Baxian), un gruppo di personaggi (uomini e donne) che, avendo ottenuto in vita poteri
soprannaturali, sono stati santificati dopo morti.
Oltre agli Immortali, e accanto a Laozi – identificato spesso con Huanlao (Il Vecchio Giallo), uno
dei cinque creatori del cosmo -, c’è un numero elevatissimo di divinità eterogenee, organizzate
gerarchicamente, come i protettori di mestieri e dei fenomeni atmosferici; gli spiriti degli
elementi della natura; le anime di diverse località (cimiteri, luoghi, guadi, strade); i demoni; le
anime degli impiccati, degli annegati e degli antenati; i santi taoisti, confuciani e buddhisti,
eccetera.
MISTERI TAOSTI
Il Genio dal corpo di serpente che si esprime in Zhu Long ed in Zhu Yin, diviene così il centro e il
movente di luce e di calore dei luoghi santi del mistero e del sogno taoista. Antichi testi taoisti
ci introducono a questi misteri.
“Il Genio del Monte Zhong si chiama Zhu Yin, Oscurità Fiammeggiante. Quando apre gli occhi, viene il
giorno. Quando li chiude, viene la notte. Quando espira viene l’inverno. Quando inspira, viene
l’estate. Non beve, non mangia, non respira. Quando respira viene il vento. Il suo corpo grande
mille misure si trova ad est del paese di Senza Polpacci. E’ un essere dal volto umano e dal corpo
di serpente, è di colore rosso e abita ai piedi del monte Zhong, il Monte della Campana.” Shan Hai
Jing. Cap. 8° – Trad. R. Mathieu
“Il Giardino delle delizie sui Monti Kun Lun dove si trova con esattezza? I Nove Piani dei suoi
bastioni a quale altezza giungono? Le sue Porte, rivolte verso le Quattro Direzioni, chi ne
garantisce la guardia? L’apertura che vi è a Nord Ovest in che modo i Soffi la attraversano? Vi è lì
un luogo che il sole non raggiunge? E in che modo Zhu Long il Drago Fiammeggiante lo illumina?” Chu
Ci Tian Wen. – Trad. E.Rochat de la Vallée e C. Larre.
Quintessenza e protettore del principio naturale; Zhu Long lo Spirito Uomo e Serpente rappresenta il
capostipite della variegata ed immortale stirpe dei draghi cinesi, che da un passato remoto e regale
è giunta intatta fino ad oggi e tutt’oggi vive nel centro della tradizione e del culto popolare
cinese. Come è carattere del pensiero taoista, la stirpe dei draghi si esprime secondo la polarità
duale delle presenze archetipiche di cui è discendenza.
Da Zhu Yin e Zhu Long derivano così due famiglie fra loro complementari dei draghi, depositarie e
matrici, l’una della valenza Yin delle forze e degli eventi di natura, l’altra della complementare
valenza Yang. Ne deriva l’esistenza di draghi di natura Yin e di draghi di natura Yang, sovente in
rapporto con la Luna e con il Sole che dei due principi Yin Yang sono le forme celesti, come per
altro con l’ Acqua e con la Terra, con la pioggia e con la secchezza, con il vento, con le nuvole,
con il sereno.
“Cavalcando Fei Long il Drago Volante formo il mio carro di molte e varie pietre preziose… Conduco
gli otto draghi che ondeggiano, tengo alto il mio stendardo di nuvole che si elevano in spire…”
Chu Ci Li Sao. – Trad. E. Rochat de la Vallée e C. Larre.
Cavalcatura di saggi ed illuminati, il Drago Celeste è il destriero che giunge a testimoniare e
sancire la riuscita di una vita. E’ la via che rende possibile e realizza la grande ricerca del
mondo taoista, il raggiungimento dell’immortalità con il corpo,da intendersi non come simbolo ma
come effettuale testimonianza di una raggiunta riunione con il Principio.
Antichi racconti ci regalano sprazzi di conoscenza in visioni di draghi volanti che discendono dalle
nuvole agli uomini meritevoli ed accolgono saggi imperatori insieme a tutte le loro corti sul dorso
e li conducono così nei cieli in galoppate eterne.Il Cielo e la Terra, lo Spirito e il corpo
riconoscono così la loro reale coincidenza,al di là delle nostre altrettanto reali limitazioni e
paure. Tanto accadde a Huang Di, il mitico Imperatore Giallo, e a Ying Long, il leggendario drago
suo destriero.
CULTO
Verso il quinto sec., il taoismo appare consolidato anche in quella che è la struttura gerarchica,
con lo sviluppo di una propria mitologia e di un culto. Esiste una triade taoista, i Tre Puri: Puro
Giada, Puro Superiore, Puro Supremo, che risiedono nei Tre Cieli, formatisi quando, attraverso
il processo cosmologico letere cosmologico si frazionò. Il primo (Giada) è il sovrano del Cielo. Il
secondo è il regolatore dellalternanza cosmica yin-yang e del flusso del tempo. Il terzo, che è lo
stesso Lao-tzu, dimora nel terzo cielo e gli si deve culto per aver predicato agli uomini la
dottrina salvifica.
Attorno a questa triade si sviluppa una vivace attività cultuale. Si ignora però il sacrificio e il
culto si fonda sulla pratica ascetica e sugli inni di glorificazione del tao. Vi sono varie liturgie
destinate ad esprimere il ringraziamento o la richiesta fiduciosa al tao, e tutte presentano molti
elementi di magia: vi è la liturgia della pioggia e quella dell acqua, la liturgia del fuoco,
quella del Signore del Cielo e quella del Nuovo Anno.
Tali liturgie erano delle vere e proprie feste religiose perché spesso precedute da digiuni e da
isolamento per ottenere la remissione dei peccati,ed erano presiedute dai bonzi,i quali
raccoglievano le offerte dei fedeli.Dopo la recita della preghiera si procedeva allofferta di un
piatto al Dio del Cielo. Per ogni cibo si rinnovava la cerimonia (preghiere, canti, musica, lettura
dei nomi degli offerenti per la benedizione divina) che durava fino a sera.
La pratica ascetica sviluppò le comunità monastiche maschili e femminili. Dopo un rituale di
iniziazione, il novizio accettava i voti e le regole disciplinari, vivendo secondo norme di
astinenza e di digiuno, di segregazione e di purezza. Il monaco ha per scopo di raggiungere
limmortalità, ma svolge anche attività che stanno tra il sacro e il profano: evocatore sciamanico
degli spiriti dei defunti, medico, mago, astrologo, indovino
Tutte le tecniche praticate – la reintegrazione ( morte risurrezione mistiche), lestasi
(conoscenza nuova che sottrae alla morte e al dolore), lascetismo (annullamento della personalità
per un tempo più o meno lungo), la pratica sessuale (la tecnica erotica taoista a carattere
sacralizzante e cosmico: è un rito che appartiene alla più antica civiltà cinese) mirano a fare di
un uomo comune un Uomo Realizzato , un Immortale, o un Santo, uno che ottiene la Lunga Vita
poiché niente ha presa sul corpo quando lo spirito non è turbato. Niente può nuocere al saggio,
avvolto nellintegrità della sua natura, protetto dalla libertà del suo spirito (Lieh-tzu,II).
LIBRI SACRI
Durante l’epoca T’ang (618 – 906 d.C.), i taoisti provvidero alla compilazione del proprio canone
che assunse il nome di Tao-ts’ang (canestro del tao) redatto sull’esempio di quello buddhista. I
taoisti cominciarono a raccogliere i circa millecinquecento circa scritti, che costituirono il
suddetto Tao-tsang. Il canone taoista è così composto:
Il TAO TEH – CHING. È l’opera fondamentale del taoismo ed è attribuita a Lao-tzu, composta di
cinquemila parole e scritta su richiesta di Yin-Hsi, mentre l’autore si accingeva a lasciare il suo
paese. Il testo è diviso in 81 paragrafi e fu ufficialmente riconosciuto nel 678 a.C., sotto la
dinastia dei T’ang. Il Tao Teh-ching è opera di notevole valore poetico, parte in prosa ritmica,
parte in versi liberi. In Occidente è stato variamente interpretato e vi sono stati tentativi di
accostamenti analogici, erronei, tra il pensiero taoista e l’ascetica cristiana.
Il CHUANG -TZU. È la raccolta di dialoghi, aneddoti, e apologhi scritti da Chuang-tzu, vissuto tra
il 369 e il 286 a.C. L’opera che è considerata dagli studiosi della civiltà cinese come una delle
più interessanti e briose per stile e varietà di contenuto, sviluppa ed espone la dottrina
fondamentale del taoismo. Il Chuang-tzu è diviso in 33 capitoli, tutti ricchissimi e coloriti per la
capacità dell’autore di evocare e descrivere il mondo mitico taoista con un linguaggio fresco e
brillante. Per tale ragione Chuang-tzu è ritenuto il più grande scrittore della Cina antica.
Il LIEH – TZU. È la raccolta di scritti filosofici e metafisici del taoismo, attribuita a Lieh-tzu,
vissuto nel IV-III sec. a.C., di cui manca ogni notizia storica. Il testo è diviso in otto capitoli
e contiene un frammento dellopera di Yang-tzu, sostenitore della Scuola dei legisti, sorta in
contrapposizione ideologica al confucianesimo.
CHUANG TZU
Chuang Tzu visse all’epoca del principe Houei di Leang, che regnò dal 370 al 318 a C. e del principe
Siuan di T’si (319-301 a.C.). Il suo vero nome era Chuang Chou, originario della città di Mong, nel
piccolo stato feudale di Sung, dove la dinastia imperiale dei Chou aveva confinato i discendenti
della precedente dinastia Shang, affinché potessero continuare i loro riti ancestrali. Nella
letteratura cinese precedente all’era volgare, gli abitanti di Sung sono spesso ridicolizzati e
presi in giro, quasi fossero autentici cretini.
Tipico l’aneddoto del contadino di Sung che, per far crescere alcune piante più in fretta, ne
sollevava da terra i germogli con le mani. Questo atteggiamento della cultura dominante in Cina non
è che il riflesso della condanna di una cultura diversa da quella confuciana, una cultura
sicuramente più antica, di probabile origine sciamanica, non accettata dal razionalismo confuciano.
Chuang Tzu nacque quindi in un ambiente culturale particolare, che fece germogliare l’essenza della
sua vita e della sua opera. Ma non bastò a non farlo apparire un folle agli occhi e al giudizio dei
confuciani.
Era sposato e molto povero, “vestito con un abito di ruvida tela tutto rappezzato e con scarpe di
stracci”, porta il testo storico. In gioventù era stato funzionario in una manifattura di gomma…
come che sia, vi rinunciò assai presto per scrivere e vivere in armonia con il Tao. Occupare un
posto da funzionario era contrario al suo pensiero e alla naturale libertà che amava. “Povertà non
vuol dire infelicità. Quando l’uomo di lettere non può mettere in pratica la propria dottrina,
questa è infelicità. Con un abito rappezzato e le scarpe bucate egli è povero, non infelice.
Significa soltanto che non ha incontrato un’epoca felice.”
Ecco come racconta lui stesso un episodio che rivela l’intima natura del grande maestro spirituale:
“Mentre Chuang Tzu pescava con la lenza sulla riva del P’ou, il re di Chou gli inviò due alti
funzionari per fargli delle offerte. ‘Il nostro principe’, gli dissero ‘desidererebbe affidarvi la
responsabilità del suo territorio’. Senza sollevare la lenza, senza neanche volgere la testa, Chuang
Tzu disse loro: ‘Ho sentito dire che c’è a Chou una tartaruga morta da più di tremila anni. Il
vostro re ne conserva il carapace in un paniere avvolto in un panno nella parte alta del tempio dei
suoi avi. Ditemi se quella tartaruga non avrebbe preferito vivere trascinandosi la coda nel fango’.
‘Avrebbe preferito vivere trascinandosi la coda nel fango’, dissero i funzionari. ‘Andatevene
dunque’, disse Chuang Tzu, ‘anch’io preferisco trascinare la coda nel fango’.
Il Tao Te Ching – che Lao Tzu avrebbe scritto sollecitato da un discepolo, poco prima di ritirarsi
sulle montagne a morire espone i principi della via e della virtù, ma le parole di Chuang Tzu li
spiegano, li riprendono, con uno spirito mistico particolare, denso di aneddoti, dialoghi, allusioni
mitiche. E’ lui che dà al taoismo il profondo senso mistico del Tao, della via; con Chuang Tzu si
penetra nell’infinito del Tao: “… i saggi non discutono di ciò che oltrepassa la sfera terrestre,
neppure per negarne l’esistenza. Parlano invece delle cose di questo mondo, ma senza giudicarle”.
Per Chuang Tzu il saggio è un uomo libero dal pensiero, libero da qualsiasi filosofia – Confucio e
il pragmatico confucianesimo sono il suo bersaglio. Nel vero saggio il Tao agisce spontaneamente e
senza ostacoli.
La naturalezza del wu wei, del lasciar correre, del lasciar scorrere, distingue Chuang Tzu da altri
grandi spiriti. Per lui, la naturalezza, la semplicità danno quella serenità che apre all’immensità
del Tao. La semplicità sarà difesa come il bene supremo da Chuang Tzu, per tutta la vita: ad essa
sono legati la felicità spirituale ed il raggiungimento del distacco dall’illusione dei sensi e
dall’identità mondana. L’idea che nel mondo tutto è relativo, che nessuno è completamente bianco né
completamente nero, che il bene non è tutto bene né il male veramente male non vuol dire per il
saggio taoista seguire “la giusta misura”, avere un comportamento ragionevole come indica Confucio.
All’uomo della giusta misura il saggio taoista contrappone l’uomo naturale. Quello che conta è il
movimento, la trasformazione infinita della vita. Il bene e il male, la fortuna e la sfortuna, la
sorte e la malasorte non sono definitivi ma parte del movimento della vita. Ecco la ragione del wu
wei, del lasciar scorrere gli eventi così come vengono, senza interferire mai. Chuang Tzu dice:
“Colui che professa il vero senza vedere il falso, l’ordine senza vedere il disordine, non comprende
nulla dell’ universo e della natura reale degli esseri. Egli è simile a colui che professa il Cielo
senza vedere la Terra, l’oscurità senza vedere la luce. La sua azione è necessariamente votata alla
sconfitta”.
LAO TZU
Parlando della storia del taoismo, non si può fare a meno di accennare alla leggendaria figura
carismatica del suo fondatore, Lao-tzu, benché nelle memorie storiche redatte da Szu-ma chien
(137-87 a.C.) sia scritto testualmente al capitolo LXIII: di Lao-tzu si può soltanto assicurare
che, avendo amato loscurità più di ogni altra cosa, questuomo deliberatamente cancellò ogni
traccia della sua vita.
Nel medesimo capitolo si narra che Lao-tzu nacque nel villaggio di Chujen, distretto di Li,
provincia di Ku, regno di Chun. Il suo nome di famiglia fu Li, il suo prenome comune Erl, il suo
prenome nobile Pai-yang, e il suo postumo Tan: per questo e conosciuto come Lao-Ta. Era archivista
reale di Chou (cronista di corte) e, mentre era in carica, fu visitato da Confucio, il quale gli
chiese dei riti taoisti.
Più tardi, stanco della corruzione e della decadenza della vita pubblica, abbandonò la sua carica
senza più tornare in patria. Nel passare del confine ovest fu implorato dal suo amico Yin.His,
custode del confine, di lasciargli un libro che contenesse lessenza della sua dottrina; perciò
compose il Tao Teh-ching, questo canone durante lepoca Tang, comprende centinaia di scritti
racchiusi in due parti, per un totale 5000 capitoli. Pare che sia morto alletà di ottantaquattro
anni, nel 520 a.C.
TECNICHE TAOISTE
Con il passare dei secoli i taoisti misero a punto tecniche complesse per la purificazione della
mente e del corpo con lideale intento di raggiungere ciò che essi chiamavano immortalità.
Immortale (Hsien) è colui che arriva a purificare la propria carne dal decadimento per il tramite di
pratiche specifiche. Queste erano tecniche di concentrazione mentale e meditazione connesse con
esercizi respiratori per la circolazione del Chi (Chi Kung).
Essi impararono inoltre ad utilizzare erbe medicinali per promuovere e preservare la vitalità.
Furono studiati speciali esercizi ginnici (Tao Yin) per la salute del corpo. Ricordiamo a questo
proposito anche i già citati esercizi dei cinque animali inventati dal medico taoista Hua To. Si
sviluppò in modo particolare lalchimia che fu suddivisa in: Alchimia Esteriore (Wai Tan) che veniva
utilizzata per realizzare droghe, elisir e medicinali destinati soprattutto a prolungare la vita
umana.
Alchimia Interiore (Nei Tan) che utilizzava tecniche di meditazione e di respirazione durante le
quali si pensava che l’Essenza (Ching, in pratica l’ energia sessuale e l’ energia ottenuta dalla
digestione dei cibi e che è rappresentata da alcuni liquidi che circolano nel corpo umano), venisse
raffinata nel Tan T’ien, tramite la respirazione, in Energia Interna (Ch’i) e che questa a sua volta
venisse raffinata in Energia Spirituale o Mentale (Shen).
ARTI MARZIALI
Il Taoismo ha influenzato in modo determinante le Arti Marziali Tradizionali Cinesi. Per il
principio del Wu Wei il Kung Fu non è un’arte violenta, ma esclusivamente difensiva. Non bisogna
infatti agire attaccando, ma semplicemente adattare la nostra azione a quella dell’avversario. Lo
stesso Lao Tzu dice:
Un buon guerriero non è bellicoso.
Un buon combattente non è collerico.
Un buon vincitore non dà battaglia.
La morbidezza e la cedevolezza sono qualità essenziali nella pratica delle arti marziali. Non
bisogna infatti opporsi alla forza dell’avversario, ma bisogna utilizzare la sua forza per batterlo.
Ecco perché Lao Tzu afferma che:
Fra due combattenti vince colui che cede.
Nel Tao Te Ching è inoltre messa in evidenza l’importanza di non prendere sottogamba il proprio
avversario:
Non c’è disgrazia più grande di prendere alla leggera il proprio avversario; se faccio così rischio
di perdere i miei tesori.
L’umiltà deve essere una delle virtù fondamentali di un capo:
“Un buon comandante è un uomo umile.
Anche le tecniche taoiste fisiche, di respirazione, di meditazione, di circolazione del Ch’i hanno
avuto un’importanza determinante sullo sviluppo del Kung Fu.
Il più importante contributo del Taoismo alle arti marziali è stata comunque la creazione del T’ai
Chi Ch’üan, attribuita al monaco taoista Chang San Feng. Tutti i principi del T’ai Chi Ch’üan sono
in perfetto accordo con gli insegnamenti del Taoismo. Il T’ai Chi Ch’üan può infatti considerarsi
un’arte marziale in cui il principio della morbidezza e della cedevolezza è di fondamentale
importanza; può considerarsi inoltre una forma di ginnastica destinata a conferire longevità e
salute al corpo umano ed infine una forma di meditazione dinamica grazie alla quale possiamo
giungere ad unificarci con il Tao.
Fonte: spazioinwind.libero.it/popoli_antichi
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